la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
L’animale che mi porto dentro. 4

Siamo uomini


o maiali?


Apprezzato a tavola e insieme vilipeso, associato a ogni


impurità: miti e riti sul suino che tanto ci assomiglia


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Peppa Pig? Chi lo
spiega ai bambini
che una volta cre-
sciuta la diverten-
te maialina televi-
siva, così spirito-
sa, intelligente e
sensibile, sarà servita in tavola? For-
se non lei, ma una come lei. Il maia-
le è un animale istintivamente sim-
patico, eppure è anche quello più
vilipeso, almeno linguisticamente.
Dare del maiale o del porco a qual-
cuno, non è proprio elegante. Eppu-
re una volta pare che Winston Chur-
chill abbia detto: «Mi piacciono i
maiali. I cani ci guardano dal basso.
I gatti ci guardano dall’alto. I maiali
ci trattano da loro pari». Nessun ani-
male è così simile all’uomo come il
maiale, e nessun animale l’uomo
sente così prossimo a sé come il ma-
iale.
Il Sus scrofa domesticus è un sui-
de addomesticato; appartiene ai
mammiferi e all’ordine artiodattili
suiniformi. Come il cane, e più del
gatto, è un animale da compagnia;
gli piace giocare e stare con gli uma-
ni; è molto comunicativo e usa il
muso come uno strumento di orien-
tamento, poiché è ricco di innume-
revoli terminazioni nervose; e poi
come noi è onnivoro. Ogni anno nel
mondo vengono prodotti oltre 116
milioni di tonnellate di carne di ma-
iale. Non è questo un dato sufficien-
te a suscitare un persistente senso
di colpa verso di lui?
Il maiale domestico viene dal por-
co selvatico, ovvero dal cinghiale,
che sarebbe comparso una trenti-
na di milioni di anni fa, anche se la
sua famiglia dei Suidi è probabil-
mente più vecchia di una ventina
di milioni di anni. L’addomestica-
mento risale a settemila anni fa e si
lega alla fine del nomadismo uma-
no; è avvenuto nell’Asia minore e in
quella orientale. Così il maiale è di-
ventato un alimento stabile nella
dieta degli uomini.
Nell’antico Egitto il maiale è riser-
vato al culto di Osiride, cui è offerto
in sacrificio; il suo dio è Seth, divini-

tà demoniaca. Ritenuto immondo,
possiede qualcosa di selvaggio, re-
taggio che non sembra perdere mai
nonostante i cartoni animali, i tre
porcellini di Disney e Babe, maiali-
no coraggioso. Immondo o no, gli
uomini bramano la sua carne; per
questo, tra gli animali che appar-
tengono alla casa, è quello a cui gli

umani hanno finito per dare meno
confidenza.
Facile da nutrire, nel corso del
Medioevo è prima di tutto animale
del bosco: mangia faggina e ghian-
de. Quando entra in città, scrive Mi-
chel Pastoureau, assume il ruolo di
netturbino: si alimenta di rifiuti e
di scarti delle case, delle botteghe,

delle fiere, e persino dei camposan-
ti. Sporco, repellente e impuro, è
tuttavia indispensabile. L’ambiva-
lenza continua, così come il pasto
delle sue prelibate carni.
Nell’ebraismo e nell’islam vige
un interdetto: non lo si può mangia-
re. L’antropologo Marvin Harris ha
argomentato circa la repulsa: l’alle-
vamento del maiale è incompatibi-
le con lo stile di vita dei nomadi del
deserto, mentre appare adatto alle
popolazioni stanziali, come avvie-
ne a Roma, e poi nelle città della pri-
ma modernità; del resto, l’habitat
del maiale sono le foreste, mentre
si trova a mal partito nelle lande as-
solate e prive d’acqua, dove vivono
i fedeli di queste due religioni.
Quando in Europa le foreste ven-
gono abbattute per ottenere il le-
gname da costruzione per abitazio-
ni e navi, comincia l’allevamento
domestico in spazi appositi. Chri-
stopher Hitchens ha sostenuto che
la messa al bando del porco riguar-
da la pratica dei sacrifici umani: la
sua carne ha un gusto molto simile
alla nostra. Plutarco s’interroga sul
perché nel mondo greco il maiale è
escluso dai banchetti: è forse un
animale sacro? Certo, c’è la vicen-
da di Adone ucciso da un cinghiale;
secondo J. G. Frazer il maiale è sicu-
ramente sacro a Demetra e ha che

fare anche con Venere. I cristiani lo
mangiano, eppure nel Vangelo ci
sono molti riferimenti non certo po-
sitivi, a partire dalla celebre frase
«non gettate perle ai porci» (Mat-
teo); poi il figliol prodigo che cadu-
to in disgrazia diventa guardiano di
porci, e soprattutto l’episodio del
posseduto di Gerasa, narrato dai
tre vangeli sinottici: Gesù ordina ai
demoni di uscire da lui e di entrare
in una mandria di porci che pasco-
la lì vicino, che subito si gettano da
una rupe nel Lago di Tiberiade. I
commentatori collegheranno il ma-
iale a Satana, ma anche agli ebrei
nelle persecuzioni antisemite del
Medioevo. Il maiale incarna il sudi-
ciume, l’ingordigia, la lussuria e la
collera; nei capitelli romanici fun-
ge da cavalcatura e da esempio dei
vizi capitali.
Povero maiale, così vilipeso, ep-
pure così stimato in tavola. Per for-
tuna anche lui ha un santo protetto-
re, Sant’Antonio, il padre del mona-
chesimo. Tentato da Satana nel de-
serto, diventa il pronubo del porco.
E l’erotizzazione? Il tema attra-
versa i secoli, a partire da Circe, che
Odisseo incontra nel suo viaggio e
che trasforma i suoi compagni in
porci, per arrivare sino al romanzo
di Rocco e Antonia, Porci con le ali.
Non ultima cosa: il maiale ha an-
che a fare col denaro, in quanto sim-
bolo di prosperità. Non finisce mai
di stupirci, di interessarci, d’assomi-
gliarci. O siamo noi che somigliamo
a lui?

Cosa leggere
Due libri dove c’è quasi tutto: Tho-
mas Macho, Il maiale (tr. it. di F. Pe-
ri, Marsilio) e Michel Pastoureau,
Il maiale (tr. it. di G. Calza, Ponte
alle Grazie). E ancora: Roberto Fin-
zi, L’onesto porco (Bompiani); G. Biz-
zarri, E. Bronzoni, C. Costa,
Il porco di Venere (Comune di
Reggio Emilia); sul cibo, Marvin
Harris, Buono da mangiare (tr.it. P.
Arlorio, Einaudi).
— 4. Continua

di Marco Belpoliti


In questa
serie Marco
Belpoliti
racconta
gli animali
che abitano
le fiabe
e i racconti,
metafore
della nostra
esistenza

La serie


ARTHUR BAENSCH/GETTY IMAGES

Cultura

E


. Sabato, 3 agosto 2019^ pagina^37

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