la Repubblica - 03.08.2019

(Brent) #1
di Emanuele Lauria

medico ed
eurodeputato
Pietro bartolo,
63 anni

Migranti, l’odissea delle navi Ong


E Malta accoglie il bimbo ferito


Dice di aver appreso «con rabbia»
dell’ultimo stop a una nave carica di
disperati decretato da Salvini. Di
avere avuto un sobbalzo, sulla sua
nuova sedia da europarlamentare,
nell’aver sentito il vicepremier
augurarsi che la Alan Kurdi facesse
nuovamente rotta su Tripoli. Così
Pietro Bartolo, il medico di
Lampedusa che ha assistito 300
mila migranti, ha scritto d’impeto
un post: «Quell’uomo che non
voglio neppure nominare non ha
idea di cosa parli». E in
quest’intervista Bartolo apre
l’archivio doloroso della sua
memoria. Per mettere in guardia
contro uno «sciagurato populismo
che rende tutti bestie». Senza citare
mai il titolare del Viminale. «Lui», lo
chiama semplicemente così.
«Questi se ne fregano», ha
detto Salvini criticando l’Ong
tedesca che ha rifiutato il porto di
Tripoli assegnato dalla Guardia
costiera libica.
«L’idea di considerare la Libia un
porto e un posto sicuri è folle. Io non
parlo per sentito dire, io ho visitato
uomini e donne provenienti dai
lager. Ragazzi scuoiati vivi, donne
stuprate che rischiavano la paralisi,
i segni sui corpi delle frustate, le
bruciature delle sigarette.
Testimonianze di torture subite non
in un campo profughi, in una
struttura d’accoglienza, ma in veri e
propri campi di concentramento,
latrine dove si contrae la scabbia. Le
immagini di questo strazio le ho
fatto giungere sino in Vaticano, e
sono sinceramente addolorato se ho
traumatizzato qualcuno. L’ho fatto
per scuotere le coscienze».

Il ministro dell’Interno assicura
che sta lavorando con il governo
libico per creare condizioni di
sicurezza nel Paese nordafricano.
«In Libia non c’è un governo stabile,
ci sono fazioni che si contendono il
potere e tribù in lotta.
C’è un conflitto terribile. Fare
accordi significa favorire questo
stato di cose, sovvenzionare quegli
stessi lager e quei trafficanti che già
lucrano ricattando i parenti dei
reclusi. Significa solo spostare il
muro, dall’Italia al confine libico. Un
errore, sia chiaro, fatto anche dal
ministro Minniti, ma almeno prima
si poteva ancora distinguere fra
migranti economici e migranti in
fuga dalla guerra. Oggi questa linea
di demarcazione, che a me peraltro
non è mai piaciuta, non c’è più».
Il nostro governo rivendica il

fatto che sono diminuiti gli
sbarchi.
«Intanto oggi possiamo sapere solo
quanti migranti partono dal Nord
Africa, non quanti ne arrivano. Non
possiamo sapere soprattutto quanti
non completano il loro viaggio,
perché non ci sono più le
testimonianze delle Ong, visto che
molte sono andate via. Lui ferma le
poche che sono ancora operative,
lasciando intendere che portano in
Italia soggetti pericolosi ma ancora
nessuno ha potuto appurare la
presenza di terroristi a bordo. Lui
sorvola su chi sbarca con le nostre
motovedette o autonomamente a
bordo di centinaia di barchini».
Però gli italiani sembrano dare
ragione alla Lega, che cresce nei
sondaggi.
«È facile parlare in tv o sui social,
fare i fenomeni dissertando sui
numeri e dimenticando che stiamo
discutendo di esseri umani. Lui e i
suoi compagni di viaggio cavalcano
uno sciagurato populismo, usano
l’emergenza immigrazione come
arma di distrazione di massa.
Hanno vinto e forse rivinceranno le

elezioni. Ma coprono quello che è il
vero problema del Paese: non
l’immigrazione ma l’emigrazione,
figlia della crisi economica e
dell’incapacità di governo, una
tragedia che spezza le famiglie
italiane e svuota i paesi, che fra
vent’anni trasformerà il Sud, e forse
non solo il Sud, in un grande ospizio.
La Storia presenterà il conto».
Per restare alla cronaca. La Alan
Kurdi ha fatto rotta su Malta.
«Questo perché l’Europa finalmente
sta rispondendo e apre i porti. Un
evidente passo avanti. Malgrado lui,
d’accordo con i suoi alleati
sovranisti, abbia disertato più volte i
consigli dei ministri europei che
dovevano rivedere il regolamento di
Dublino, dando il via al
ricollocamento obbligatorio dei
migranti in tutti i Paesi, e non più su
base volontaria.
Una riforma che dovrebbe vedere
lui favorevole. Ma se passasse, non
ci sarebbe più la tigre
propagandistica dei clandestini da
cavalcare. Il re, insomma, sarebbe
nudo».

di Alessandra Ziniti

“Djokovic” aveva la febbre a 39 da
giorni e una brutta ferita d’arma
da fuoco lunga 10 centimetri e ci-
catrizzata male lungo tutta la spal-
la destra del suo piccolo corpici-
no. Non sorride e non dice una pa-
rola, sta tutto il giorno avvinghia-
to alla mamma. Disturbo da stress
post traumatico, dicono i medici
di bordo della Alan Kurdi che han-

no visitato questo bimbo di 3 anni.
I genitori lo chiamano con il nome
del campione di tennis serbo che
amavano veder giocare sugli
schermi delle tv dei bar del loro
paese: sono fuggiti dal Camerun
per inseguire il sogno dell’Europa
che quel loro primo bimbo, nato
in Libia, incarna. Sopravvissuto ai
centri di detenzione, ferito duran-
te la guerra civile e finalmente riu-
scito a fuggire con la sua famiglia,
papà e mamma e due fratellini più
piccoli. Per garantirgli le cure ne-
cessarie il comandante della Alan
Kurdi ha deciso di andare a Malta
nonostante la nave fosse a sole
venti miglia da Lampedusa nella
speranza che un improbabile rapi-
do accordo tra paesi europei con-
sentisse l’approdo nel porto italia-
no. «Non offriremo a Matteo Salvi-
ni un’altra occasione per uno
show così indegno. Prendiamo sul
serio le nostre responsabilità ver-

so le persone salvate e portiamo il
bambino e la sua famiglia a Malta
— spiega Gordon Isler, portavoce
della Sea-eye — Queste sono le per-
sone da cui l’Italia dovrebbe sal-
varsi? Djokovic ha subito una feri-
ta d’arma da fuoco e noi dovrem-
mo riportarlo in Libia?».
Ma le condizioni del bimbo non
sono bastate a far scendere a Lam-
pedusa la sua famiglia. Dopo il di-
vieto di ingresso in acque italiane
firmato dal governo, la Guardia co-
stiera di Roma, a cui era stata rap-
presentata la situazione a bordo,
ha risposto di far riferimento a
Malta e lì la nave si è diretta nell’at-
tesa che venga raggiunto il nuovo
accordo per la redistribuzione dei
40 migranti a cui, su richiesta te-
desca, la commissione Ue sta lavo-
rando.
In zona Sar maltese, con ben 123
persone soccorse in due interven-
ti, sta in stand by la Open Arms, già

preavvisata dal governo italiano.
«Ci ha sorpreso la celerità con cui
ci ha notificato il divieto di ingres-
so in acque italiane anche se non
stiamo navigando verso Lampedu-
sa», dice il comandante riccardo
Gatti.
Si prospettano giorni difficii per
le due navi Ong a cui a breve si ag-
giungeranno la Ocean Viking di
Msf e Sos Méditerranée, partita ie-
ri da Marsiglia, e la Mare Jonio ieri
restituita a Mediterranea Saving
humans dal procuratore aggiunto

di Agrigento Salvatore Vella. Il
pm, ultimati gli accertamenti sul-
la nave fermata dalla Guardia di fi-
nanza a metà maggio dopo l’ulti-
mo sbarco a Lampedusa, non ha ri-
tenuto che ci fossero elementi per
disporre il sequestro preventivo.
«Siamo felici, il tempo di prepara-
re una nuova missione e tornere-
mo in mare — annuncia Luca Casa-
rini di Mediterranea —. Noi non ab-
biamo mai avuto niente da nascon-
dere. Altri hanno paura dei proces-
si, non noi».

f


Bartolo “Ho visto l’orrore


Nessuno deve tornare


nei lager della Libia”


Ho fatto arrivare


le immagini di quelle


violenze indicibili


fino in Vaticano per


smuovere le coscienze


g
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L’INTERVISTA

La Alan Kurdi


si allontana da


Lampedusa per le cure


al piccolo “Djokovic”


Cresce la flotta dei


soccorsi: la Mare Jonio


è stata dissequestrata


kSalvato dai cooperanti Il piccolo “Djokovic” soccorso dalla
nave Alan Kurdi. Tre anni, è stato ferito da colpi d’arma da fuoco

AFP

Primo piano Fronte dei porti


Il post su Facebook


L’appello su Facebook di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa:
“Ho visto cosa succede a chi scappa dalla Libia e viene riportato lì”

pagina. 6 Sabato, 3 agosto 2019

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