Corriere della Sera - 05.08.2019

(nextflipdebug5) #1


30 Lunedì5Agosto2019CorrieredellaSera


DibattitiDopol’intervistauscitaierisul«Corriere»alcuniautorisiinterroganosullacondizioneattualedellaletteratura


«Troppomitizzati».«No,sonoessenziali»


Gliscrittori elecritichediGinevraBompiani


A


lcuni sono d’accor-
do, altri no, in ogni
caso suscitareazioni
l’intervista diRober-
ta ScorraneseaGinevra Bom-
piani uscita ieri sul «Corrie-
re», in cui l’editoreescrittrice
affermava: «Vedo menoconsi-
stenzaetanto, troppo editing.
La sensazioneèche oggi si
scrivano libri nellaconvinzio-
ne che, tanto, poi, ci pensa
l’editor a metterli a posto». E
ancora, riferendosi agli scrit-
tori di altritempi: «La scrittura
non era unacosa secondaria,
era la vita stessa, facevamale».
Rispondono alcuni scrittori,
ma anche chi ha incarnatoo
incarna entrambiiruoli, di
editoreautore.
Carlo Carabba, narratoreere-
sponsabile editoriale della Fic-
tion italiana per HarperCol-
lins, illustra le sue posizioni:
«Non credo siaveroche un

tempo gli scrittori sentissero
la letteraturacome vitaeora
invecesiano degliabbrutiti.
Mi favenireinmentequel film
diWoody Allen,Midnightin
Paris,con l’idea chec’èsem-
preuna generazione diveriar-
tistiche precede la propria: il
protagonistavagheggiavala
Lost Generation degli anni
Ve ntieTrentaeMarion Cotil-
lardrimpiangevalaParigi Bel-
le Époque... Quantoall’edi-
ting, ho riscontratoche, non
tantodapartediscrittori affer-
mati (giustamentegelosi e
convinti di ciò che fanno) ma
in chi si avvicina per la prima
volta alla scrittura,c’èuna
iperfiducianeiconfronti del-
l’editing. La figura dell’editor è
stata mitizzata. Inveceèunla-
voromaieutico, non normati-
voné che può sovrascrivere
l’opera dello scrittore. L’editor
deveabbandonarelesuecon-
vinzioniemettersi al servizio
dell’opera che sta editando,
per abbracciareappieno la po-
eticadichi ha scrittoillibro».
Quantoalla scritturacome
ragione di vita, che «fa male e
crea mondi», rispondeaBom-
piani lo scrittoreNicola Lagio-
ia, direttoredel Salone del li-
brodiTorinoecon una lunga
esperienza alle spallecome
editor: «Scrittoriescrittrici
che fanno della scrittura una
ragione di vita,comeepiù che
sefosse unareligione, neco-
noscotanti. Inrealtà, Ginevra
Bompiani, cheèstata una
grande editrice, ha un po’ l’ot-
ticache abbiamo tutti quando
guardiamo al passato: tuttoci
sembra più bello perché il
tempo ha già fattouna selezio-

ne, quindi sono arrivatianoi
soloigrandi scrittori; quelli
erano peròcontemporanei di
tanti altri menovalentiecadu-
ti nell’oblio. Oggi, non solo in
Italia ma in tuttoilmondo, ci
sono tanti autori che non fan-
no rimpiangereilpassato». Il
bravoeditor svolge la sua fun-
zionecome un’opera di ma-
ieuticaanche secondo Lagio-
ia. Maèverocheigiovani mi-
tizzano l’editor? «Che sia un
rapportoanche intenso—ri-
sponde Lagioia—èpositivo:
basti pensareacome Hemin-
gway faceval’editingaFitzge-
rald, in maniera energicada
una parte,edall’altraconun
rapportodiamoreenon amo-
recherendevatuttopiù inte-
ressante. Da editor, tantopiù
mi piacevano gli autori tanto
piùcercavodi “entrare”alivel-
lo emotivo;egli scrittori sono
contenti quando sonocom-
presi. Il bravoscrittorevampi-
rizza l’editor (e tuttoilmondo
intornoasé, dalconiuge agli
amici) perrendere iltesto mi-
gliore. Ma non ho maicono-
sciutouno scrittorevalente, in
Italia, che si sia fattodettare
qualcosa dall’editor».
Propone un distinguoFer-
ruccioParazzoli, scrittoree
conuna lunga esperienzaco-
me editor: «Quasi quotidiana-
mentefaccio il girodelle libre-
rie,vedo che ci sono molti libri
che sicuramentesono statico-
struitiin base all’editing, mes-

ringrazio. Ma oggi gli editor
interni (un Gordon Lish per
Raymond Carver, ad esempio)
non esistono più. Oggi sono
funzionari, non hannotempo
di metter le mani nel libro, al-
menocosì amerisulta. Lare-
visione ormaièlavorofatto
fuori.Ivecchiredattori sono
calati di numero, perché gli
editori hannocapitocheco-
stano di più».
ConcordaconGinevra Bom-
piani la scrittriceededitorFe-
dericaManzon: «Negli ultimi
dieci anni circaèvenuta alla
lucenei media la figura del-
l’editor, unavolta noncosì
esposta. Ciò ha portatoall’idea
che sia una figura decisiva,
non perché tira fuori il meglio
da ciò chec’ègià, ma perché
interviene neltesto. Invece,
quando io ho iniziatoalavora-
re conAntonio Franchini, uno
dei grandi insegnamenti che
mi ha datoèche il grande lavo-
ro conl’autoreèdialogarecon
la sua personalità, “tirargli
fuori” lecose—matupuoi so-
lo suggerireefar vedereipun-
ti critici, noncertometterele
mani neltesto. Oggi, per la
fretta deitempi editoriali,con
un mercato semprepiù agoni-
stico,c’èchi dice“non importa
se il librononèperfetto, tanto
poi lo aggiusta l’editor”. Dalla
mia generazione in poi, siamo
moltopiùconsapevoli dei
meccanismi editoriali,eque-
stoporta un mescolamento
che non era mai avvenuto pri-
ma.Unavolta gli scrittori non
si occupavano di questi aspet-
ti, ora siètroppoconsapevoli:
le scadenze,itempi da rispet-
tare, altrenecessità editoriali.
Nonèunbene per lo scritto-
re».
«Forsec’èunlivellamento
nella scrittura—spiega una
giovane autricebestseller, Ila-
ria Tuti —, si leggono tanti li-
bri anche diversi, maconuna
scrittura identica.Penso però
che questosia dovutoauna
semplificazione della lingua
parlata anche nel quotidiano.
Io stoleggendo Sciascia: sive-
de che l’italianoèdiverso, an-
che ascoltando documentari e
telegiornali di quell’epocacisi
accorge che allora si parlavain
modo più profondo, non era
solo un parlaremaunraccon-
tare.Stiamo perdendo la ric-
chezza dell’italiano».
«La mia era una scrittura dif-
ficile dacollocare—aggiunge
Mattia Conti, che ha esordito
l’anno scorso per Solferino —
eprima di pubblicarehoavuto
vari rifiuti, in molti mi hanno
dettoche il mio era uno stile di
difficile inquadramento, che
ci si aspettavacaratteristiche
formali differenti... Lì la scelta
spetta allo scrittore: se ade-
guarsi agli standardoaspetta-
rel’interlocutoregiusto. Io ho
aspettato».
©RIPRODUZIONERISERVATA

«The Language of the Birds», installazione realizzata a North Beach, San Francisco

Ivolti
●Sul «Corriere
della Sera» di
ieri Roberta
Scorranese ha
intervistato
Ginevra
Bompiani alla
vigilia dei suoi
ottant’anni

●Bompiani,
anglista e
scrittrice, è
figlia
dell’editore
Valentino e
fondatrice con
Roberta
Einaudi delle
edizioni
nottetempo

●Nelle foto,
dall’alto in
basso: Carlo
Carabba,

Mattia Conti,
Nicola Lagioia,
Federica
Manzon,
Ferruccio
Parazzoli e
Ilaria Tuti: qui
rispondono a
Bompiani

diIdaBozzi

QuandoLishcorreggevaCarver


Icasicelebri


I


lprimocomandamentodiGordon Lish (1934), uno dei
grandi editor di narrativa, era tantodirettoquanto
intimidatorio: «Dammi una frase che siavera». Fu lui a
lanciarelecarriera di giganti della letteratura americana
come Raymond CarvereRichardFord. Lish tagliavaitesti
fino all’osso (basta leggereCarver primaedopoisuoi
interventi),omeglio: li «riscriveva»,constile asciuttoe
paratattico.AMalcolm Cowley (1898-1989), editor della
Viking, dobbiamo un’altra operacardine:Sullastrada(1957)
di JackKerouac. Cowley definì il libro«la vocedi una nuova
epoca» ma prima di farlo pubblicareconsigliò al suo autore
di ripulirelatrama in modo più politicamentecorretto,
aggiungendoetogliendo, per la disperazione diKerouac,
una buona dose di virgoleemaiuscole. (marcobruna)
©RIPRODUZIONERISERVATA

Raymond
Carver
(1938-1988)

L’incontro
L’intervista a Ginevra Bompiani sul «Corriere» di ieri

Cultura


All’artista austriacoHerbert Bayer (1900-1985),
uno dei maestri del Bauhaus, verrà dedicatoun
centroaccademicoall’interno dell’Aspen
Institute, organizzazione internazionale non
profit che prende il nome dalla città delColorado
dove Bayer visse per oltretrent’anni. Ilcentro
aprirà nel 2022 grazie ai 10 milioni di dollari
donati all’istitutodai filantropieimprenditori
Lynda eStewartResnick.L’edificio, che si

chiameràResnickCenter forHerbert Bayer
Studies,ospiterà gallerie d’arte, programmi
educativieuna serie di iniziativeconloscopo di
preservarel’eredità di Bayer.L’artista si trasferì ad
Aspen nel 1946,assuntodal visionario uomo
d’affariWalter Paepcke, intenzionatoa
promuoverelosci per trasformarlo in uno sport
popolare.Ad Aspen, Bayerrealizzòanche edifici
pubblici,come la Wheeler Opera House.

HerbertBayer
Aspencelebra

unmaestro


delBauhaus


si insieme, riscritti: io non li
valutolibri, mi sembrano sol-
tantocarta. Nonèche unvero
libronon abbia bisogno di
editor, tutti ne abbiamo biso-
gno, da HemingwayaFitzge-
raldaThomasWolfe,ediedi-
torformidabili: ma si tratta di
un’altracosa, cioè di entrare
nello spiritodel libroedell’au-
tore evederechecosa può es-
serci di più,odimeno, in un
testo.Èunlavoroche unavolta
si faceva. Oggiameconsta che
non si fa più in questomodo: è
tuttoaffidatoagli “esterni”. Ri-
spettoevalutomoltoillavoro
di chi rivede iltesto, perché ci
sono tantepiccolecose che a
uno scrittoresfuggono,eiolo

Ildilemmadegli editor

Free download pdf