Corriere della Sera - 05.08.2019

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CorrieredellaSeraLunedì5Agosto2019
SPETTACOLI

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Bimeni, il soul man


che sfuggì alla morte


Scappato dal Burundièsopravvissutoatre attentati


«H


ouna storia
fortunata»,
esordisceJ.P.
Bimeni. Ma
sentir parlaredifortuna chi è
cresciutoinunPaese dilaniato
dalla guerra civile edèfuggito,
rischiando piùvoltelavita, non
èesattamentequello che ci si
aspetta. NatoinBurundi nel
1976 da una discendenzareale,
arrivatonel RegnoUnitocome
rifugiatopoliticoestabilitosi

infineaLondra, Bimeni ha tro-
vatonella musicasoul la di-
mensione perfetta per la sua
anima.
Ha unavocealla OtisRedding
(canta anche in una sua tribute
band), un piglio funk che sem-
bra uscitodall’Americadegli
anni 70escrivecanzoni che
parlano di libertàediperdita,
di amoreesofferenza,conflui-
te nel suo primo discoFree me
che l’haresovelocementeun
fenomeno. In Italia,conlasua

band The Black Belts,ègià sta-
toospitedivarifestival (anche
delJovaBeachPartyaBarletta)
esipotrà riascoltarlo il 14 ago-
stoinSardegnaaNureci (Ori-
stano). Ritornerà poi nel no-
stroPaese per tredateaotto-
bre,contappa il 10 alRomaeu-
ropaFestival,einfine a
novembre, chiudendoaVene-
zia il 16.
Unavita in viaggio, suegiù
dai palchi, propriocome so-
gnava: «Da bambino dicevoa
mia mamma “andròinEuropa
egireròilmondocantando”. E
lei rideva—racconta —. Da ra-
gazzoadoravoBob Marley, ave-
voidreadlockeforse pensavo
di diventarecome lui.Poiho
ammiratopersonaggicome
FelaKuti oMarvin Gaye». In
Europaèarrivatodarifugiato
quando il Burundièstato
sconvoltodalla guerra civile
del 1993, sopravvivendoatre
attentati: «Mi sentofortunato
perché ho amici che hanno
perso l’intera famiglia. Anche
io ho perso tantepersoneeso-
no quasi statoucciso, ma la
mia storiaèsolo una piccola fi-
nestra di un quadroche si ripe-
tedagli anni 60». Mentreera
tra la vitaelamorte, Bimeni ri-
cordadiaverfattounsogno:
«C’èchi lo chiamerebbe un’ap-

parizione. Ho sognatoche mi
venivachiestochecosa fare
della persona che mi aveva
quasi ucciso.Eiohorisposto
“esattamentequel che dicela
Bibbia: bisogna perdonarlo,
perché non sa quel che ha fat-
to”».
Superarecerti traumi, però, è
un processo lungo: «Spesso mi
sentoincolpa per essereso-
pravvissuto, mi chiedo perché
io sìealtri no. Ho fattotantate-
rapiaelavoratomoltosume
stesso edèunpercorso che
non finisce. Quindi la mia mu-
sicaèper forza dicose influen-
zata da tuttoquel che ho vissu-
to».
In Gran Bretagna, Bimeni ha
studiatoeconomiaepolitica:
«Pensavodidedicarmiaquel-

lo, ditornareinBurundieag-
giustareilmio Paese. Inveceho
capitocheconlapoliticanon
posso aggiustarenienteeche
la musica è molto più poten-
te». Al suoPaese Bimeni riser-
vaparole amare: «L’Africavie-
ne sfruttata da secoli, al potere
ci sono dei clown, sostenuti
daiPaesi ricchiedalle banche
straniere. Abbiamo perso le
nostretradizioni, la nostra
identitàelanostra spiritualità.
La nostra storiaèstatacancel-
lata dai libri. L’ho ritrovata nel-
le biblioteche europee».
L’Europa, sua nuovacasa,
spesso perònonèteneraconi
migranti: «Non sono gli euro-
peiaessererazzisti, sono le
persone al potere.Lagente
non ha nulla di sbagliato. Dal
palcovedo che le persone,
ascoltando musica, sono mol-
to più simili di quel che credo-
no.Equando mirendoconto
che ho del pubblicoche viene a
sentirmi, penso che posso mo-
rirefelice».
BarbaraVisentin
RifugiatoJ. P. Bimeni, 42 anni, è arrivato a Londra come rifugiato politico ©RIPRODUZIONERISERVATA

❞Ilpoteredellamusica
Hocapitocheconla
politicanonsiaggiusta
nienteechelamusica
èmoltopiùpotente

Aveva94anni


Addio all’Oscar Pennebaker


Girò il cult-movie su Dylan


1925-2019
Pennebaker; a
sinistra, Dylan
nel filmDon’t
Look Back

D


onnAlanPennebaker,
notocome D.A.Penne-
bakerocon il nomi-
gnolo diPenny, documentari-
sta checontribuìarendereim-
mortale un giovane Bob Dylan
inDon’t Look Back(1967) e
raccontòlacampagna presi-
denziale di Bill Clinton del
1992 inTheWarRoom,èmor-
to giovedì scorso percause na-
turali nella suacasa di Long
Island, nelloStatodiNew
Yo rk.Aveva94anni.
Natonel 1925aEvanston, Il-
linois,Pennebaker si laurea in
ingegneria meccanicaall’Uni-
versità diYale prima di dedi-
carsi al cinema. Premiatonel
2013 conl’Oscar allacarriera, è
consideratounpionieredel
moderno documentario poli-
tico:Primary(1960), la sua
opera prima,èdedicata alla
vittoria diJohn F.Kennedy nel
1960 alle primarie democrati-
che in Wisconsin.Aconsacra-
rePennebakerèperòDon’t
Look Back,traiprimi docu-
mentarirockaricevereuna se-

ria attenzione critica, in cui il
regista filma il menestrello
Usadurantelatournée che tie-
ne in Inghilterra nel 1965,con
Joan Baez, Donovan, Allen
Ginsbergealtri. Dopo Dylan,
Pennebaker firmaMonterey
Pop(1968), grandefestival
rockconnomi di starcome
OtisRedding,JanisJoplin, Si-
moneGarfunkel. Dedicaisuoi
documentarimusicali agli ar-
tisti che ammira;come David
Bowie, protagonista nel 1973
diZiggy Stardust and the Spi-
ders fromMars;Jimi Hendrix
(Ji miPlaysMonterey,1986); o
iDepeche Mode ( 101 ,1989),
catturandoconlasuateleca-
mera alcune tra le più epiche
performancedella storia del
rock. Negli anni 90torna ad
appassionarsi alla politica,re-
alizzandoTheWarRoom,film
cheottiene una nomination
agli OscarericeveilNational
BoardofReviewAwardalmi-
glior documentario.
LauraZangarini
©RIPRODUZIONERISERVATA

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