La Repubblica - 05.08.2019

(nextflipdebug5) #1
di Alessia Candito

reggio calabria — Lucido di fabbri-
ca, il treno Hitachi Rail è stato calato
venerdì scorso sui binari della futu-
ra M4 di Milano. Linee moderne, tec-
nologia avanzata, nel 2021 colleghe-
rà Linate e San Babila in 12 minuti.
Sembra arrivare dal futuro, ma il
suo viaggio è iniziato a Reggio Cala-
bria, in fondo allo stivale dove ci so-
no tratti della ferrovia non ancora
elettrificati, ma si costruiscono i tre-
ni con tecnologia 4.0.
È lì che Hitachi ha scommesso,
portando commesse e investimenti
per milioni di euro. È lì i 500 addetti
che ogni giorno varcano i cancelli az-
zurri dello stabilimento alla perife-
ria sud di Reggio Calabria, stretto
fra il mare e una distesa di capanno-
ni spesso vuoti, sono «quelli che ce
l’hanno fatta». Perché in un territo-
rio dove l’impresa è più micro che
piccola, il lavoro nero è quasi la rego-
la e non l’eccezione, la disoccupazio-
ne morde e l’emigrazione sta tornan-
do obbligo e non scelta, «il posto in
fabbrica» è speranza. Di un lavoro
duro ma dignitoso, di un contratto,
di un futuro. Anche solo di restare a
Reggio Calabria, secondo l’Istat per
la prima volta in decenni scesa sotto
i 180 mila abitanti a causa dell’emi-
grazione dei suoi residenti.
All’inizio ci credevano in pochi.
L’arrivo in città dei “giapponesi” era
stato visto con scetticismo e preoc-
cupazione. Era il 2015. L’Hitachi si
presentò in città per rilevare le
O.me.ca, le Officine meccaniche ca-
labresi, quasi morte per inedia dopo
anni di disinvestimento dell’Ansal-
do Breda. In pochi davano credito al-

le promesse di rilancio del polo. Poi
lo stabilimento è stato rimesso a
nuovo, le vecchie linee sostituite
con quelle di ultima generazione;
non solo sono state assorbite le vec-
chie maestranze, ma sono partite an-
che le nuove assunzioni. E sono arri-
vate commesse importanti.
A Reggio si è iniziato a lavorare ai
treni di nuova generazione che oggi
viaggiano sui binari delle metro di
Miami e Taipei. Poi ai Frecciarossa
1000, alle metropolitane driverless
di Milano, Roma, Riyadh, Copena-
ghen, Honolulu, Salonicco e Lima e
a quelle tradizionali per Fortaleza e
Baltimora. Di recente, dai cancelli
della fabbrica è uscito il primo
“Rock”, il nuovo treno regionale a
due piani di Trenitalia, già in funzio-
ne in Emilia Romagna. E con le ulte-
riori commesse in arrivo, ci saranno
altre 50 assunzioni.
«La Hitachi oggi è l’unica vera
realtà industriale sul territorio ed è
solida. A Reggio c’è lavoro garantito

per diversi anni — dice Gregorio Pitit-
to, segretario Cgil di Reggio Cala-
bria — Per noi è una sorta di rivolu-
zione industriale». O meglio una pro-
va d’appello, dopo quella fallita de-
gli anni Settanta. All’epoca promes-
se di miliardi, sviluppo e posti di la-
voro. I soldi sono arrivati, ma sono
stati rapidamente fagocitati da
‘ndrangheta e investimenti sbaglia-
ti. Sul territorio, sono solo rimaste le
ciminiere della Liquichimica, fabbri-
ca di bioproteine dichiarate cance-
rogene e vietate ancor prima che lo
stabilimento aprisse i battenti, e il
porto insabbiato di Saline Joniche.
Business buoni solo per le ruspe dei
clan, mentre da Reggio si continua-
va a partire per sperare di lavorare.
«Una rondine non fa primavera,
ma di certo Hitachi è una realtà im-

portante nel tessuto economico e so-
ciale del reggino. Dimostra che al
Sud si possono fare cose eccellenti e
la presenza della ‘ndrangheta è spes-
so solo un alibi», spiega Tonino Per-
na, economista e sociologo che inse-
gna all’Università di Messina. «Hita-
chi non è l’unico esempio. Anche
nell’area di Cosenza ci sono realtà
virtuose. Quello che dovremmo fare
è ripensare ad un sistema industria-
le, perché anche in un’economia
avanzata, turismo o servizi non ba-
stano a trainare la ripresa e la Grecia
lo dimostra. Il problema — sottoli-
nea Perna — è che è mancata la vo-
lontà politica e la capacità imprendi-
toriale per seguire questa strada».
Non solo a livello locale. «Lo Stato
dovrebbe rilanciare la spesa pubbli-
ca e la spesa corrente al Sud, creare
le condizioni perché investimenti
così non siano un’eccezione». Ma —
sono i dati Svimez a dirlo — sta facen-
do esattamente il contrario.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

di Roberto Petrini

ROMA — «Il progetto dell’autono-
mia differenziata è radicale, quasi
un secessionismo mascherato; per
certi versi un’assicurazione per il
Lombardo-veneto, contro il de-
fault del paese». Gianfranco Viesti,
economista all’Università di Bari,
autore di numerosi libri e uno dei
massimi esperti del Mezzogiorno,
guarda al di là della contingenza
politica.
Un po’ come in Catalogna?
«Lì hanno tentato la separazione
politica; ma sarebbero finiti in un
limbo fuori dall’Europa. Il progetto
leghista è più furbo: accrescere
poteri e risorse delle regioni
lasciando alla collettività nazionale

il debito».
Eppure c’è chi continua a
pensare l’Italia in termini Nord e
Sud, ciascuno tira la coperta dalla
propria parte.
«È profondamente sbagliato.
L’economia non è una partita
doppia ragionieristica, in cui il più a
me è il meno a te. L’aumento del
benessere del Veneto non dipende
da quanto si spende in Veneto, ma
dal far parte di un’economia
integrata. Guardi a Germania e
Polonia: Varsavia è il maggiore
fruitore dei fondi strutturali
europei, ma i loro benefici, grazie
all’aumento del reddito e alle
importazioni, finiscono in grande
misura ai tedeschi».
Eppure c’è chi dice che è a Nord
il motore del paese.

«Il Nord è la parte più forte, ma è
largamente autosufficiente. Per
quanto sembri paradossale, la vera
locomotiva può essere il Sud. Ogni
euro investito lì, ogni euro di
reddito in più, genera benefici per
tutti. Investire al Sud fa benissimo ai
Veneti».
La classe dirigente più accorta
del Nord ha in mente questa
strada?
«Lo spero. Immaginare un futuro di
economie regionali separate in un
paese debole significa candidarsi a
diventare staterelli satellite della
Germania. La dimensione
nazionale, delle politiche e
dell’economia, conta moltissimo:
come in Germania, che pure è molto
decentrata».
Come farlo capire a chi cavalca,
a Nord e a Sud, movimenti di
frattura?
«Proprio guardando alla Germania.
Autonomie forti possono stare
benissimo insieme: con regole
chiare e un progetto paese per
tutti».
Anche il federalismo del resto
non pare più un tabù, forse è
passato sottotraccia, ma il
referendum di Renzi modificava
anche il famoso titolo V della
Costituzione.
«Si, in modo marginale. Il

regionalismo merita senz’altro un
“tagliando”, specie per le Regioni a
statuto speciale. E bisogna attuare i
meccanismi di finanziamento della
legge 42: individuare i bisogni di
servizi, premiare i meriti di chi, date
le condizioni in cui opera, governa
bene».
Altrimenti?
«Gestiremmo un triste declino.
Pensi che negli ultimi dieci anni 17
regioni hanno registrato un segno
meno nel Pil (l’Umbria addirittura
meno 15), Lombardia ed Emilia
vicino allo zero; solo il Trentino-Alto
Adige è cresciuto del 12 per cento».
Uno Stato più forte sarebbe in
grado di invertire la situazione?
«Non è facile: il modello
novecentesco dell’economia
italiana oggi funziona male. Ci si
può provare, ma solo con un
disegno nazionale: grandi
investimenti nell’istruzione,
nell’inclusione sociale, nelle città,
nelle connessioni. Guardare
lontano, come nel secondo
dopoguerra: lavorare per
trasformare Gioia Tauro e Taranto
nei grandi terminali della Via della
Seta, dei futuri scambi con un’Africa
che si svilupperà. Si va avanti non
lottando “per tenersi i soldi”, ma
investendoli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Non solo un Sud sul binario morto


In Calabria si fanno treni per il mondo


Professore
di economia
all’Università di
Bari, è tra i più
noti esperti dei
problemi del
Mezzogiorno.
Al tema ha
dedicato
numerosi libri
e interventi

Gianfranco
Viesti

Su Repubblica


Via dal Meridione


L’inchiesta di Repubblica
sull’emigrazione dal Sud Italia
ha preso il via dal Rapporto
Svimez con i servizi pubblicati
venertì 2 agosto. Sabato 3
il racconto di un Sud che
funziona, la “Murgia Valley”.
Ieri ci siamo occupati della
fuga di laureati dalla Sicilia

Quando nel 2015


la Hitachi Rail rilevò


le Officine a Reggio


pochi ci credevano


Ora i 500 addetti


fabbricano convogli


per Miami e Taipei


L’intervista


Viesti “Con l’autonomia


una secessione mascherata


Investire al Sud fa bene al Nord”


g


Il progetto
leghista
è furbo:
accrescere
i poteri
e le risorse
delle
Regioni del
settentrione
lasciando
alla
collettività
nazionale
il debito

f


lGli stabilimenti
Gli impianti della Hitachi
a Reggio Calabria dove
si producono i treni

C’è anche la norma per mante-
nere a Napoli la sede di Whirl-
pool nel decreto su “Tutela
del lavoro e risoluzione di cri-
si aziendali” che può arrivare
in Consiglio dei ministri pri-
ma della pausa estiva. All’a-
zienda — conferma il ministro
Di Maio — andrà un aiuto pub-
blico da 10 milioni. Aumenta-
no — aggiunge ancora Di Maio
— le tutele per i rider che ci
portano il cibo a casa e quelle
per gli iscritti alla gestione se-
parata dell’Inps. I precari An-
pal saranno stabilizzati; proro-
ga al 31 dicembre invece per
gli Lsu in attesa di assunzione.
Sarà possibile fare donazioni
al Fondo per il diritto al lavoro
dei disabili. Previsti interventi
per le aree di crisi di Isernia, e
di Sicilia (Blutec) e Sardegna.

Di Maio
Dieci milioni di aiuti
per la crisi Whirlpool

pagina. (^10) Politica Lunedì, 5 agosto 2019

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