La Repubblica - 05.08.2019

(nextflipdebug5) #1

Cultura


riscoperte

Lo strano caso


di Steinbeck


e il gatto chef


La rivista The Strand Magazine ha pubblicato un racconto ironico


dell’autore americano, lontano da “La valle dell’Eden” e “Furore”


di Jacey Fortin


f


g


Il protagonista


è Apollo, un felino


che “lavora” in un


ristorante parigino


dove assaggia il cibo


di un cuoco che aspira


alle stelle Michelin


kScrittore premio Nobel
John Steinbeck (1902-1968) vinse
nel 1962. The Amiable Fleas, di cui si
racconta qui, fu scritto a Parigi nel ’54

ohn Steinbeck è
famoso soprat-
tutto per i suoi
epici classici
americani come
Furore e La valle
dell’Eden. Il rac-
conto breve ora pubblicato per la
prima volta in inglese, The Amia-
ble Fleas (“Le pulci simpatiche”),
invece, non parla di ingiustizie so-
ciali, di viaggi avventurosi o di
quanto l’umanità possa essere cru-
dele. È, piuttosto, un divertente
racconto su uno chef parigino che
ha per compagno, tra i fornelli, un
gatto.
Durante il periodo in cui visse a
Parigi, città che amava, a metà del
secolo scorso, Steinbeck scrisse
una serie di 17 brevi pezzi, per lo
più non di fantasia, per il quotidia-
no Le Figaro. Li scrisse in inglese e
furono poi tradotti in francese.
Uno di questi lavori, un racconto
di fantasia intitolato Les puces sym-
patiques, è stato ora pubblicato
sull’ultimo numero di The Strand
Magazine, un trimestrale lettera-
rio che ha sede a Birmingham, in
Michigan. Questa rivista aveva già
portato alla luce scritti inediti di
Ernest Hemingway e Raymond
Chandler. Nel 2014, pubblicò
un’altra storia breve di Steinbeck,
che, come è noto, vinse il Nobel
per la Letteratura. Si trattava, in
quel caso, di un racconto scritto
per un programma radiofonico pa-
triottico durante la seconda guer-
ra mondiale, che fu letto da Orson
Welles in una trasmissione del
1943.
Andrew F. Gulli, caporedattore
di Strand, racconta che, per trova-
re storie da pubblicare, aveva as-
sunto un ricercatore che setaccias-
se la biblioteca dell’Harry Ransom
Center, che ha una collezione di li-
bri e manoscritti rari, presso la
University of Texas di Austin.
«Quando l’ho letto mi sono detto:
“Perbacco!”», dice Gulli riferendo-
si a The Amiable Fleas. «Come cura-
tore di racconti brevi, l’ho trovato
veramente interessante. C’è qual-

cosa di universale nella storia di
questo chef e del suo gatto».
Nel racconto si parla di un risto-
rante di fantasia chiamato “Les pu-
ces sympatiques” poco lontano da
Place de la Concorde (il ristorante
potrebbe alludere a “Les Deux Ma-
gots”, famoso caffè parigino ritro-
vo di scrittori e artisti che esiste
ancora), È gestito da uno chef,
Amité, che ha ricevuto una stella
Michelin ed è ansioso di ottenerne
un’altra. «È estremamente agita-
to», dice Gulli. «Per assaggiare il ci-
bo si affida a un gatto, che con un
cenno gli fa capire la sua approva-
zione o disapprovazione. Questo
magnifico gatto si chiama Apol-
lo».
Se avete intenzione di leggere
questa storia di 1.500 parole, il re-
sto di questo paragrafo potrebbe
rovinarvi l’appetito: il giorno in
cui deve venire a cena l’ispettore
della Michelin, succedono una se-
rie di contrattempi e Amité pesta
la coda di Apollo. Poi dà un calcio
al gatto, che va a rifugiarsi sdegna-
to in un vicolo. Senza Apollo, la ce-
na è un disastro. Ma c’è un colpo
di scena: gli viene data una secon-
da chance e lui troverà un ingre-
diente segreto vincente. The Amia-
ble Fleas potrebbe sembrare una
racconto leggero per uno scritto-
re noto come cronista della soffe-
renza umana. Ma anche la comme-
dia era importante per Steinbeck,
dice Susan Shillinglaw, professo-
ressa di inglese alla San Jose State
University di San Jose, in Califor-
nia, ed ex direttrice del Martha
Heasley Cox Center for Steinbeck
Studies. «Gli piaceva inventare sto-
rie divertenti e aveva un grande
senso dell’umorismo», dice. «Qual-
cuno potrebbe dire che non rico-
nosce lo stile di Steinbeck, ma il
suo stile è flessibile e ha un’ampia
gamma di toni».
I romanzi di Steinbeck degli an-
ni Trenta, come Pian della Tortil-
la, Uomini e topi e Furore, che rice-
vette il Pulitzer per la narrativa,
erano in gran parte radicati in un
momento e in luogo particolari.

Parlano di perso-
ne che lottano ne-
gli anni della De-
pressione e che vi-
vono o sono diret-
te nello Stato do-
ve è nato l’autore,
la California.
Vennero poi gli
anni Quaranta,
che furono un pe-
riodo di transizio-
ne. Steinbeck
scrisse un diario
di viaggio con il
biologo marino Ed
Ricketts, fece qual-
che reportage di
guerra e finì alcuni
romanzi, tra cui Vico-
lo Cannery. Il 1948 fu
un anno difficile, con la
separazione dalla sua secon-
da moglie e l’improvvisa
scomparsa del suo amico Ric-
ketts. Gli anni Cinquanta furo-
no più positivi. Steinbeck si spo-
sò per l’ultima volta nel 1950, pub-
blicò La valle dell’Eden nel 1952 e
viaggiò spesso con sua moglie,
Elaine. Nonostante la sua vita irre-
quieta, l’amore di Steinbeck per
Parigi, dice Shillinglaw, era evi-
dente. All’epoca in cui scriveva
per Le Figaro, nel 1954, aggiunge,
«era probabilmente un uomo feli-
ce».
Nel suo primo articolo per il
giornale, Steinbeck scrisse che gli
era sembrato presuntuoso che lui,
straniero, scrivesse di Parigi. Ma
poi aggiungeva di aver cambiato
idea considerando che uno stra-
niero può vedere le cose da una
prospettiva diversa. «Uno sguar-
do non preparato vede cose che
l’esperto non nota», scrisse Stein-
beck. «Il mio è uno sguardo del tut-
to ingenuo su Parigi, ma è uno
sguardo incantato». Poco dopo,
uscì la storia del nervoso signor
Amité e del suo fiero Apollo.
Non si tratta solo di uno chef e
del suo gatto. La storia inizia in
modo più ampio, con una difesa
delle “piccole storie” e delle “deli-

cate verità”, che, sostiene il narra-
tore, possono confortare le perso-
ne meglio delle dure storie di cro-
naca, o della “grancassa del desti-
no quotidiano”. Poi prende in giro
gli intellettuali che si riuniscono
in quel ristorante immaginario:
un pittore che lavora con l’inchio-
stro invisibile, un architetto famo-
so per il suo odio per gli archi ram-
panti e un poeta «il cui lavoro è co-
sì magnificamente oscuro che
nemmeno lui lo capisce».
Negli anni Sessanta Steinbeck
vinse il Nobel. Tornò a concentrar-
si sulla vita negli Stati Uniti, esami-
nandola criticamente in Viaggio
con Charley, reportage di un viag-

J


pagina. 28 Lunedì, 5 agosto 2019

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