La Repubblica - 05.08.2019

(nextflipdebug5) #1

Massacro


America


«Quello dei migranti è un cam-
mino carico di terribili ingiustizie:
schiavizzati, sequestrati, soggetti
ad estorsione — disse — molti no-
stri fratelli sono oggetto di com-
mercio del transito umano. La po-
vertà e l’emarginazione sono le
cause che alla fine fanno finire que-
sti giovani nella rete del narcotraf-
fico e della violenza. Non possia-
mo lasciarli soli». E come fece a
Lampedusa l’8 luglio 2013, quando
gettò in mare una corona di fiori
gialli per onorare le vittime del Me-
diterraneo, Francesco, invocò «il
dono delle lacrime» sulla riva del
fiume.
«Questa tragedia umana della
migrazione forzata è un fenomeno
globale — aggiunse — ma anche
una crisi, che anziché misurare in
cifre, noi vogliamo misurare con
nomi, storie, famiglie. Sono fratelli
e sorelle che partono spinti dalla
povertà e dalla violenza, dal narco-
traffico e dal crimine organizza-
to».
E a conclusione della sua ome-
lia, papa Francesco fece un inno
all’unità: «Grazie fratelli e sorelle
radunati a El Paso per esservi senti-
ti oggi una sola famiglia con noi».

kLo sparatore e la sorella
Connor Betts, autore del massacro a
Dayton, con la sorella Megan, anche
lei rimasta uccisa. Megan si stava
laureando in Scienze biologiche e
faceva la guida turistica in Montana

L’autore dell’attacco al centro commerciale


Armi, destra e Trump


Patrick il killer


che odiava lavorare


NEW YORK — Connor Betts, il kil-
ler, irrompe all’una e 7 minuti a
Ned Peppers, un locale lungo Ea-
st Fifth Street. È il quartiere del-
la vita notturna di Dayton, la cit-
tadina di 140 mila abitanti dell’O-
hio dove fu negoziata la pace
per l’ex Jugoslavia. Comincia a ti-
rare il grilletto. E a uccidere. La
sua impresa dura appena un mi-
nuto: richiamati dagli spari, due
poliziotti, casualmente lì vicino
(ed entrambi armati), si precipi-
tano nel night club e lo abbatto-
no. «Sono eroi», dice la sindaca
Nash Whaley quasi con orgo-
glio. Ma intanto ci sono stati 9
morti e 27 feriti, che si aggiungo-
no a quelli di appena 13 ore pri-
ma della strage di El Paso, in Te-
xas, e alle tre vittime al festival
dell’aglio di Gilroy, in California.
Ventinove vittime in 24 ore.
Tre sparatorie di massa in pochi
giorni, che portano a 32 dall’ini-
zio dell’anno il totale dei mass
shooting, cioè degli episodi con
tre o più vittime. Affranto e indi-
gnato, Papa Francesco recita un
Ave Maria per i morti americani
durante l’Angelus domenicale.

Donald Trump invoca su Twit-
ter, con una certa ipocrisia, la
«benedizione di Dio» per i citta-
dini di El Paso e Dayton. E per
l’ennesima volta la strage impo-
ne (o imporrebbe) all’America
un esame di coscienza. Grazie a
leggi permissive, ad antiche e as-
surde norme costituzionali e al-

la deferenza della politica nei
confronti della lobby delle armi,
ci sono negli Stati Uniti 120 pisto-
le ogni cento abitanti. È un re-
cord mondiale, con inevitabili
conseguenze. A cui si aggiungo-
no armi semi-automatiche di
ogni tipo.
Patrick Crusius, il ventunen-
ne arrestato per l’eccidio di saba-
to a El Paso, per cui verrà chiesta
che la pena di morte, aveva com-
prato le armi in modo del tutto
legale. Poco prima del gesto, ave-
va postato un messaggio anti-im-
migrati sui social media, ed è ora
accusato di “terrorismo domesti-
co”. «Che dovremmo invece
chiamare ‘terrorisimo dei bian-
chi’», puntualizza Rod Rosen-
stein, l’ex viceministro della Giu-
stizia repubblicano, divenuto fa-
moso per il Russiagate. Che ag-
giunge: «È un terrorismo alimen-
tato dal web, nello stesso modo
in cui vengono indottrinati i ter-
roristi islamici».
La sparatoria di sabato del su-
permercato di El Paso, dove so-
no morti anche sei cittadini mes-
sicani, aveva il sapore della ven-

detta razzista. Solo un caso? No,
rispondono in coro i candidati
democratici alla Casa Bianca.
Tutti questi episodi, dicono Ber-
nie Sanders e i suoi colleghi-av-
versari, sono il frutto di una de-
generazione dei rapporti sociali
e razziali nell’America di
Trump. E ricordando gli attac-
chi del presidente agli afro-ame-
ricani e ai rifugiati della frontie-
ra messicana, sventolano anco-
ra la bandiera delle misure per li-
mitare la vendita delle armi.
A Dayton, tra le vittime della
strage, c’è anche la sorella del kil-
ler. Un particolare che getta nuo-
vi interrogativi sull’ultimo dei
massacri negli Stati Uniti. Me-
gan Betts era a un passo dalla
laurea in Scienze biologiche, gui-
da turistica per pagarsi gli studi,
con il desiderio di «rendere tutti
felici». Ventidue anni, Megan è
la più giovane delle vittime del
massacro, nel quale è morto an-
che il fidanzato. Non è chiaro se i
due fossero tra i clienti del bar, e
il killer li avesse incrociati per ca-
so, o fossero il vero obiettivo.

NEW YORK — Nonostante cravatta e
gel sui capelli, Patrick Crusius, 21 an-
ni, sull’annuario scolastico “Class
of 2017” della Plano High School di
Allen, ha la stessa espressione ingru-
gnata del video che lo mostra entra-
re con un Ak 47 nel Walmart di El Pa-
so, a nove ore da casa, poco prima
di fare una strage, uccidendo 20 per-
sone. Detestava i compagni, raccon-
ta chi era a scuola con lui. Adorava i
serpenti: e li allevava in grandi te-
che di vetro. Passava le giornate al
computer, ravanando fra i siti che
alimentavano le sue ossessioni: pi-
stole, estrema destra e Donald
Trump. «Era un solitario» dice al
Los Angeles Times una vicina di ca-
sa, Leigh Ann Locascio. «Andava a
scuola con mio figlio ma non gli
camminava mai a fianco, come inve-
ce faceva Emily, la sorella gemella.
Si teneva sempre un po’ dietro». Par-
lava poco e mal volentieri, quel ra-
gazzo col muso: «Lo prendevamo in
giro per i suoi abiti enormi, sembra-
vano di seconda mano» racconta Ja-
cob Wilson, con lui al liceo. Per poi
sintetizzare: «Era uno strano».
Niente amici – sul profilo Face-
book solo tre contatti, sorella com-
presa – e nessun lavoro. Che nean-
che cercava: «Non sono motivato a
fare nulla oltre a sopravvivere» si de-
scriveva lui stesso su Linkedin, il si-
to usato proprio per trovare un im-
piego. «Lavorare, mi fa schifo. Ma
potrebbe andarmi bene una posizio-
ne come sviluppatore di software.

Passo otto ore al giorno al compu-
ter. Mi lascio portare dal vento: ve-
diamo a che carriera mi porta». E
chissà se già s’immaginava milizia-
no: nelle fila dei suprematisti bian-
chi.
«Questo attacco è la risposta
all’invasione ispanica del Texas»: ec-
colo uno dei deliranti passaggi del
manifesto anti immigrati postato
da Crusius venti minuti prima di
compiere la strage, sulla piattafor-
ma 8chan che si autodefinisce “la
parte più oscura di Internet”: e per
questo è uno dei ritrovi preferiti
dall’alt right, l’estrema destra ameri-
cana. Certo, non è ancora chiaro se
sia stato proprio lui a redigere le
quattro pagine intitolate An Incon-
venient Truth, una verità sconve-
niente, rubando il titolo al docu-
mentario sul clima dell’ex vicepresi-

dente Al Gore. Un testo dove si esal-
ta la violenza facendo un esplicito ri-
ferimento a Brenton Tarrant, auto-
re del massacro di Christchurch, in
Nuova Zelanda. E si cita la teoria
complottista della Grande Sostitu-
zione - a cui molti credono anche da
noi - secondo cui sarebbe in atto un
piano segreto finanziato dal miliar-
dario George Soros, per sostituire
gli occidentali europei con i migran-
ti. Scopo della strage, si dice, è scate-
nare una guerra fra razze. Magari
trovando imitatori del suo gesto:
«Fai la tua parte, Fratello».
D’altronde per la cover dell’ac-
count Twitter @patrick-crucius ave-
va scelto l’immagine inquietante di
un altro stragista suprematista, Dy-
lann Roof: che nel 2015 uccise nove
persone nella chiesa afroamericana
di Charleston, in Carolina del Sud.
Rilanciava gli hashtag di Donald
Trump come #buildthewall, co-
struiamo il muro Attaccava Bernie
Sanders e Nancy Pelosi. Ma erano
proprio i complottisti quelli a cui
metteva più di frequente i suoi Li-
ke: gente come Alex Jones e Paul Jo-
seph Watson, editori dell’infame In-
fowar, propagatori di bufale come
quella secondo cui il massacro nella
scuola elementare Sandy Hook, nel
2012, non è mai avvenuto
Dopo la strage nel Walmart, si è
arreso senza rispondere al fuoco.
Sta già parlando con gli investigato-
ri. non voleva morire, Patrick l’in-
grugnato. Voleva essere ascoltato.

Primo piano United States of Guns


di Arturo Zampaglione

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il bar nell’Ohio dopo la strage nel market in Texas


Ventinove morti in 13 ore. “È terrorismo bianco”


Le vittime
Nove morti e 27 feriti
in un minuto. È il bilancio della
strage di domenica a Dayton
in Ohio (sopra) compiuta dal
24enne Connor Betts all’una
di notte. Ventiquattro ore
prima c’era stato l’attacco
in un supermercato in Texas

dalla nostra inviata Anna Lombardi

kIl suprematista
Patrick Crusius, 21 anni, il killer di El
Paso. Forse sue le quattro pagine dal
titolo “Una verità sconveniente” che
esaltano la violenza anti migranti

. Lunedì, 5 agosto 2019^ pagina^3

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