La Repubblica - 05.08.2019

(nextflipdebug5) #1

L’intervista/


Pantucci “I suprematisti


come i lupi solitari islamici


attacchi quasi inevitabili”


Gli Stati Uniti


dovrebbero prendere


esempio dalla Nuova


Zelanda che ha messo


al bando i fucili


di Enrico Franceschini

LONDRA — «Dopo la fase del terrori-
smo islamico, ora stiamo vivendo il
tempo del terrorismo suprematista.
I leader politici come Trump che dif-
fondono odio e razzismo hanno sicu-
ramente una parte di responsabili-
tà». È il parere di Raffaello Pantucci,
uno dei massimi esperti mondiali di
terrorismo, analista del Royal Uni-
ted Services Institute di Londra, la
più antica think tank di questioni di
sicurezza al mondo, all’indomani di
due nuove stragi in America.
Che pensa di quanto accaduto in
Texas e in Ohio, dottor Pantucci?
«Purtroppo, ormai questi eventi
hanno una certa aria di inevitabilità:
è deprimente ammetterlo, ma ce li
aspettiamo, specialmente negli Stati
Uniti. C’è una ragione di fondo: la
facilità a procurarsi un fucile».
Diversamente da quanto è
successo in Nuova Zelanda, dove
dopo il massacro di Christchurch il
governo di Jacinda Ardern ha
messo al bando le armi automatiche
e ha già iniziato il programma per
requisirle.
«A dimostrazione che, se c’è la
volontà politica, si può fare e anche in
fretta. La Nuova Zelanda non è
l’eccezione. In Gran Bretagna, dopo
l’eccidio di Dunblane in Scozia negli
anni ’90, quando un uomo uccise 16
bambini in una scuola, furono

passate leggi molto severe sul
possesso di armi da fuoco e gli
episodi di questo genere sono
diventati rari».
Ma un filo comune che lega il
massacro in Nuova Zelanda con
quelli in Texas e in Ohio: l’odio
suprematista bianco contro le
minoranze. Da dove viene questo
nuovo tipo di terrorismo?
«Molta responsabilità ce l’hanno
leader politici come Donald Trump,
che difendono i suprematisti o fanno
ripetutamente commenti razzisti».
L’ideologia guida è la cosiddetta
teoria della Grande Sostituzione, il
presunto complotto di asiatici,
africani e ispanici per rimpiazzare
l’uomo bianco in Occidente. Perché
si è sviluppata proprio ora?
«Perché l’immigrazione è diventata il
tema che spacca l’Occidente, la
grande paura del nostro tempo».
Si può dire che il terrorismo
suprematista ha preso il posto di
quello di matrice islamica come
principale minaccia alla sicurezza?
«No. Sia perché il terrorismo islamico
non è scomparso, sia perché i servizi
segreti di molti Paesi hanno fatto un
grande sforzo per combatterlo. Ma si
può dire che il terrore suprematista
lo sta affiancando. Ogni epoca ha il
suo terrorismo: c’è stata l’era di
quello di stampo anarchico, poi del
terrorismo rosso e nero, quindi di
quello islamico. Adesso tocca al
terrorismo suprematista».

L’intervista/


Gopnik “Trump crea


un clima irrazionale


E nessuno vieta le armi”


di Marco Mensurati

Gruppi di estrema destra, facilità di
accesso alle armi (anche da guerra)
e chat anonime su Internet. La mi-
scela è esplosiva, come dimostra il
fatto che da Christchurch a Dayton,
tutti i “mass shooting” degli ultimi
mesi sono nati e hanno proliferato
grazie alla Rete. Per questo, non po-
tendo intervenire — almeno non in
tempi rapidi — sui primi due fattori,
l’antiterrorismo internazionale si
sta attivando per chiedere/forzare i
principali operatori del web ad inter-
venire con le maniere pesanti.
Qualcosa del genere in Europa
era già stata vista durante il picco de-
gli attacchi dell’Isis, quando partì
una moral suasion generale nei con-
fronti dei giganti del web affinché si
impegnassero a limitare il più possi-
bile la diffusione virale di contenuti
di propaganda terroristica — che a
ben guardare erano poi il vero fine
delle azioni militari. La risposta fu
inizialmente piuttosto lenta, ma do-
po un po’ le cose cominciarono a gi-
rare sempre meglio, e alla fine oggi
su siti, motori di ricerca e social net-
work è ormai attivo un algoritmo in
grado di identificare e bloccare in
tempi rapidissimi quasi tutti i conte-
nuti di propaganda dello Stato Isla-
mico. Basti considerare che solo
nell’ultimo trimestre del 2018, Face-
book e Google sono stati in grado di
disattivare o rendere irraggiungibili
oltre tre milioni di file.

Ora la stessa cosa dovrebbe avve-
nire per il “suprematismo bianco”.
Anche se le difficoltà sembrano esse-
re maggiori, non fosse altro per un
problema numerico. Secondo uno
studio della George Washington
University, ancora nel 2016 gli ac-
count di nazionalisti bianchi e neo-
nazisti potevano contare su un nu-
mero di follower superiore di 22 vol-

te rispetto a quelli pro Isis. «Figuria-
moci quale possa essere la realtà
americana oggi», spiega un esperto
di antiterrorismo facendo riferimen-
to alla retorica trumpiana e ai suoi
effetti collaterali.
L’altra grande difficoltà è rappre-
sentata dal fatto che rispetto all’Isis,
il suprematismo utilizza con più di-
sinvoltura e diffusione piattaforme

anonime come il vecchio 4chan o la
sua costola più recente 8chan, il fo-
rum che garantisce totale garanzia
di non tracciabilità, già utilizzato a
suo tempo da Brenton Tarrant — lo
stragista di Christchurch — per “spie-
gare” il suo gesto, e oggi, a quanto
pare, dal mass shooter di El Paso. Ba-
sta dare un’occhiata ai contenuti di
8chan, per capirne il potenziale di-
struttivo. C’è tutto il repertorio del
movimento estremista della nuova
destra americana. Da Tarrant defini-
to “un santo”, agli inni a Breivick
l’autore della strage di Utoya, dalla
simbologia neonazista alla solita va-
sta gamma di possibili nemici: gay,
musulmani, ebrei, donne. Ci sono i
manuali di reclutamento, e l’indice
degli obbiettivi migliori (sinagoghe,
moschee, centri commerciali fre-
quentati dalle minoranze).
Non meno di questi forum, preoc-
cupano gli investigatori anche le
chat di gruppo di Whatsapp e Tele-
gram. In una recente inchiesta, Buz-
zfeed ha tenuto sotto controllo nove
gruppi (nomi tipo “la tempesta tede-
sca” o “Ku Klux Klan International”,
con picchi di audience fino a 250
membri) analizzando il contenuto
dei messaggi (per lo più incitazioni
all’odio razziale) e degli sticker (per
lo più svastiche e altri simboli neona-
zisti) che venivano scambiati dagli
utenti. Ma la cosa più scioccante è
stata la reazione: «Non abbiamo ac-
cesso ai messaggi privati degli uten-
ti, possiamo solo attendere le loro se-
gnalazioni».

“Colpite i centri commerciali”


I bersagli sulle chat naziste


dalla nostra inviata
Anna Lombardi

new york — «L’America sa bene co-
me potrebbe ridurre le stragi: intro-
ducendo restrizioni severe sulle ar-
mi, sull’esempio di Canada e Austra-
lia. Le statistiche parlano chiaro. Le
leggi funzionano. Ma qui la politica
pensa che le vittime siano il costo ne-
cessario – ed accettabile - per mante-
nersi saldi al potere». Adam Gopnik,
62 anni, è durissimo. Saggista, auto-
re di numerosi libri (l’ultimo, A Thou-
sand Small Sanities, sulla crisi del li-
beralismo, sarà pubblicato da Guan-
da nel 2020) è una delle più celebri
firme del New Yorker dove ha scritto
spesso anche sulla necessità di nuo-
ve leggi sulle armi.
Duecentocinquanta stragi nel
solo 2019: perché l’America non
vuole cambiare le cose?
«I motivi profondi sono almeno tre. Il
pressing della lobby delle armi sulla
politica. Poi, l’enorme
fraintendimento del secondo
emendamento della Costituzione,
quello per cui, secondo
un’interpretazione recente, la gente
può possedere e portare armi. Ma in
realtà quell’articolo parla di “milizia
ben organizzata”: è diverso. Infine,
molti vedono la restrizione delle armi
come una restrizione della loro
autonomia personale e non sono
disposti ad accettarla».

Il killer di El Paso aveva
pubblicato online un testo dove fa
riferimento alla strage di
Christchurch, in Nuova Zelanda.
Siamo di fronte a un rete di
terrorismo suprematista?
«Sicuramente è un atto terroristico e
rientra nell’ambito della violenza
suprematista. Ma l’ideologia è solo
parte del problema, le stragi
continueranno anche sradicando
quelle ideologie. È la facilità di
procurarsi armi a nutrire l’appetito
nichilistico per la violenza. Penso alla
strage di Las Vegas, la peggiore di
tutte: 59 persone uccise nel 2017
senza motivo apparente. Per questo
dobbiamo occuparci della causa del
problema: le armi facili».
Quanto può aver influito la
retorica di Trump sull’odio contro
gli ispanici di questo giovane?
«Trump non è la causa di atti così
violenti, ma, certo, contribuisce a
creare un clima di irrazionalità che
rende facile a persone disturbate,
sentirsi parte di qualcosa. Ogni Paese
ha i suoi fanatici. Quelli americani
sono armati fino ai denti».
Dopo Parkland, nel 2017, la
nascita di un movimento anti armi
fece sperare in un cambiamento...
«Non accadrà nulla, nemmeno
questa volta. I repubblicani sono
indifferenti alle conseguenze della
loro politica sulle armi. Ma quando
succedono orrori del genere
qualcosa cambia a livello locale».

Analista
Raffaello
Pantucci
del R.U.S.I.

Gli Usa sanno bene


come si potrebbero


ridurre le stragi:


introducendo


restrizioni severe


I gruppi di estrema


destra proliferano


sui forum criptati


Dove si scambiano


manuali e strategie


f


g


Scrittore
adam gopnik, 62
anni, scrittore
e giornalista

kIl dolore Residenti di El Paso lasciano fiori nel luogo della strage


pagina. 4 Primo piano United States of Guns Lunedì, 5 agosto 2019

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