La Stampa - 05.08.2019

(Barré) #1
.

FERDINANDO NELLI FEROCI Il diplomatico che guida lo Iai avverte:


“Inseguire esclusivamente l’interesse nazionale rischia di penalizzarci”


“Strategia sbagliata

Sinora solo autogol

sul commissario Ue”

FEDERICO CAPURSO
ROMA
Le dimissioni di Massimo Bu-
gani, che lascia in polemica il
posto di vice caposegreteria di
Luigi Di Maio a Palazzo Chigi,
«sono l’albero che cade duran-
te il terremoto, non il terremo-
to». Si preferiscono le metafo-
re, nel Movimento, per descri-
vere lo stato d’animo del parti-
to. Qualunque giro di parole,
pur di non essere crudi e bruta-
li nel descrivere lo stato di de-
pressione profonda, confusio-
ne e rabbia, in cui i Cinque stel-
le sono sprofondati dopo le Eu-
ropee. Le tante anime che com-
pongono il Movimento si stan-
no sfilacciando sotto la pressio-
ne leghista, senza un punto di
riferimento che le tenga unite,
senza grandi battaglie da af-

frontare insieme. E Max – così
lo chiamano tutti nel Movi-
mento – è una di quelle voci
storiche, una di quelle anime.
È l’anello di congiunzione tra i
Cinque stelle e la famiglia Ca-
saleggio, ingranaggio silenzio-
so ma centrale di quel Movi-
mento che un anno fa arrivò a
vincere le elezioni e che ora lo
getta ai margini, colpevole di
aver mosso critiche forti ad al-
cuni ministri, sottosegretari e,
soprattutto, al leader.

Resta tra i soci di Rousseau
L’importanza di Bugani all’in-
terno del Movimento non si pe-
sa tanto sulle presenze in tv,
quanto sulle cariche e i ruoli che
ricopre. Lascia infatti Palazzo
Chigi e si dimette anche dal ruo-
lo di coordinatore del partito in
Emilia Romagna, ma rimane al
suo posto di consigliere comu-
nale a Bologna e, per ora, resta
tra i soci dell’Associazione Rous-
seau, che detiene la proprietà

dell’omonimo sito web su cui
Davide Casaleggio fa passare il
voto online degli iscritti grillini.
Ora, dimezzato nei ruoli e nel
peso, torna nella sua Bologna. I
fedelissimi di Di Maio tirano un
mezzo sospiro di sollievo: «A Pa-
lazzo Chigi si vedeva sempre
meno. Non poteva fare il consi-
gliere comunale a Bologna, il vi-
ce caposegreteria di Di Maio a
Roma e passare da Milano per
Rousseau. I ruoli erano diventa-
ti inconciliabili». Una posizione
che non spiega, però, per quale
motivo sia stato messo alla por-
ta così: «Il capo segreteria, Da-
rio De Falco, mi ha invitato a di-
mettermi – racconta Bugani al
Fatto – e io ho risposto che Luigi

poteva rimuovermi. Poche ore
dopo mi hanno mandato un
provvedimento con cui mi di-
mezzavano lo stipendio. A quel
punto ho dato le dimissioni».

“Luigi non deve restare solo”
Un addio che non si è consuma-
to tra lacrime e fazzoletti bian-
chi. Da alcuni mesi i rapporti
con Di Maio si erano raffredda-
ti. Per alcune scelte non condivi-
se, per un’intervista non con-
cordata, ma soprattutto per il
tentativo di riportare Di Batti-
sta e Casaleggio al centro del
partito, mentre il capo politico
li spingeva fuori. Bugani era an-
cora una voce ascoltata, ma «so-
lo perché è una figura storica»,

fanno sapere dal Movimento. E
Max non nascondeva più la sua
avversione per la china presa
dal partito in questo anno di go-
verno. L’ultimo sfogo, poche
settimane fa, era esploso con-

tro il ministro delle Infrastruttu-
re Danilo Toninelli e il suo sotto-
segretario Michele Dell’Orco,
colpevoli di aver dato l’approva-
zione al Passante di Bologna,

un’opera da sempre avversata
dai 5 Stelle. Non solo loro, non
solo questo. Una sconfitta do-
po l’altra, un cedimento dopo
l’altro, Bugani aveva iniziato a
mal sopportare l’isolamento di
Di Maio, il ruolo dell’uomo solo
al comando che sempre meno
lo ascoltava. Ma c’è anche chi,
tra i fedelissimi del leader, si au-
gura che «questo momento sia
il punto di caduta di un nuovo
dialogo tra lui e Luigi. Max è
fondamentale per il Movimen-
to. Non può e non deve molla-
re». Per un motivo, in particola-
re: «Luigi ha bisogno di amici,
in questo momento. Non deve
restare solo».
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FRANCESCA SFORZA
ROMA

U

n commissario che di-
fenda l’Italia a Bruxel-
les? Secondo Ferdi-
nando Nelli Feroci,
presidente dell’Istituto affari in-
ternazionali e diplomatico con
una lunga esperienza in Europa,
prima come rappresentante per-
manente dell’Italia all’Ue poi co-
me commissario per l'Industria e
l'Imprenditoria nella Commissio-
ne Barroso nel 2014, «dichiarar-
lo in anticipo non è una buona
idea». E non sono buone idee an-
che una serie di altre cose dichia-
rate in questi giorni.
Ambasciatore, a proposito
del portafoglio alla Concor-

renza, il vicepremier Di Maio
sostiene che permetta di
sbloccare aiuti di Stato all’Ita-
lia, è così?
«No, non è così. E aggiungo
che una dichiarazione di que-
sto tipo rende molto poco vero-
simile l’assegnazione del por-
tafoglio della Concorrenza a
un commissario italiano: chi
va a fare il commissario non va
per difendere interessi nazio-
nali, va per contribuire ad un
lavoro collegiale nell’interesse
dell’Europa. Poi certo che nel-
la prassi corrente ci si occupa
anche di difendere gli interessi
nazionali, ma anticiparlo nelle
intenzioni è un clamoroso au-
togol».
Secondo il ministro Fontana,
invece, una presenza italiana
alla Concorrenza riuscirebbe

a far alzare le tasse in Irlanda
e Olanda. Le risulta?
«No, nemmeno questo è corret-
to perché la fiscalità diretta,
nel sistema Ue, è sottoposta al-
la regola dell’unanimità del
Consiglio, quindi non baste-
rebbe un commissario alla
Concorrenza per modificare il
regime fiscale. Aggiungo che il
commissario alla Concorren-
za non ha la competenza diret-
ta in materia di fiscalità, quin-
di è un’affermazione doppia-
mente sbagliata».
Quanto conta la conoscenza
della Commissione, delle di-
rezioni generali, delle “tech-
nicalities” comunitarie?
«Non è questo il punto decisi-
vo, è sapere come funziona il
meccanismo istituzionale
dell’Ue. Anche perché chiun-

que venga nominato commissa-
rio dovrà sottoporsi a un esame
abbastanzaserio da parte del
Parlamento europeo, in cui si va-
glierà sulla conoscenza dell’ap-
parato istituzionale dell’Ue, del-
le competenze della Commissio-
ne e sulla conoscenza delle lin-
gue. Perché nelle sedi ufficiali
l’interpretariato è assicurato
per tutti, ma nel rapporto quoti-
diano con i colleghi una buona,
anzi un’ottima conoscenza
dell’inglese è un prerequisito es-
senziale e irrinunciabile».
Il vicepremier Salvini punte-
rebbe sull’Agricoltura, con il
ministro Centinaio, nella spe-
ranza di forzare «il cordone
sanitario» costruito dai parti-
ti europeisti. È una tattica pra-
ticabile?
«Nella logica comunitaria sa-
rebbe un ulteriore clamoroso
autogol, e aggiungo che il por-
tafoglio dell’Agricoltura non
ce lo negherebbe nessuno per-
ché ha uno scarsissimo rilievo
politico. Le regole per i fondi
dell’agricoltura sono già scrit-
te, e anche sul tema della distri-
buzione dei fondi per l’agricol-
tura italiana quel portafoglio
non ha nessun peso specifico».
È vero che un eventuale com-
missario al Commercio Este-
ro garantirebbe la difesa dei
prodotti italiani?
«Il Commercio Estero è effetti-
vamente un portafoglio pesan-
te perché siamo nell’ambito di
una competenza esclusiva, ma
è vero che la Commissione ne-

gozia accordi commerciali con
Paesi terzi sulla base di manda-
ti che vengono adottati dal
Consiglio e sotto la sorveglian-
za del Consiglio stesso. Quindi
sì, possiamo immaginare che
un commissario al Commer-
cio Estero possa tenere un oc-
chio di riguardo sugli interessi
italiani, ma in ultima istanza è
sempre il Consiglio a decidere
se approvare l’accordo e quali
mandati consegnare al Com-
missario. Anche qui i margini
di manovra sarebbero ridotti».
Quali margini ha l’Italia inve-
ce per bloccare il bilancio?
«Se parliamo del bilancio plu-
riennale, che si sviluppa
nell’arco di 7 anni, siccome il
Consiglio vota all’unanimità,
sulla carta un singolo Paese
membro ha la possibilità di
bloccare l’adozione del bilan-
cio. Diverso il caso del bilancio
annuale, dove il Consiglio vo-
ta a maggioranza qualificata,
e non esiste possibilità di veto
da parte di un singolo Paese».
Per l’Italia secondo lei sareb-
be meglio un profilo tecnico o
un profilo politico?
«È una distinzione che non reg-
ge, perché come dimostra il ca-
so di Mario Monti, che è stato
Commissario “tecnico” in ben
due commissioni, riuscendo a
produrre ottimi risultati politi-
ci, la cosa importante è la capa-
cità di usare le proprie compe-
tenze all’interno delle regole
comunitarie».—
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Mi hanno mandato
un provvedimento
con cui riducono
il mio stipendio da
3.800 a 1.600 euro

Monta la polemica dopo l’apertura di Salvini all’industria estrattiva del gas: “Né lui né Di Maio hanno piani alternativi”

I No Triv ai 5S: troppi dietrofront sull’ambiente


I NODI DEL GOVERNO

M5S, l’uomo di Casaleggio sbatte la porta

Di Maio confida ai suoi: “Lavorava poco”

Bugani, socio di Rousseau e consigliere comunale a Bologna, si smarca: non sentivo più la fiducia necessaria


ANSA

MASSIMO BUGANI
VICECAPO DELLA SEGRETERIA
PARTICOLARE DI LUIGI DI MAIO

REUTERS

FERDINANDO NELLI FEROCI
AMBASCIATORE
ED EX COMMISSARIO EUROPEO

FRANCO GIUBILEI
TORINO

S


i allarga la crepa fra il
coordinamento nazio-
nale No Trivelle e il go-
verno, non solo rispet-
to alla Lega di Salvini, accusa-
to con le sue ultime dichiara-
zioni di aver «stracciato il pre-
cedente record di sparaballe
stabilito nel 2016 dall’altro
Matteo nazionale» (Renzi,
ndr), ma anche nei riguardi

del M5S, che della galassia am-
bientalista era il punto di riferi-
mento privilegiato. In un altro
passaggio dello stesso inter-
vento in cui polemizzano col
ministro dell’Interno sulle
competenze (che spettano al
Mise e non al ministero
dell’Ambiente) e il presunto
calo dei posti di lavoro nel set-
tore, i No Triv di fatto assimila-
no i due vicepremier: «C’è un
progetto industriale alternati-
vo alle trivelle che assicuri il fu-
turo delle imprese e dei lavora-
tori di quel settore che non sia-

no resort sull’acqua e miniri-
gassificatori? Salvini e Di Ma-
io ce l’hanno? Ne hanno mai
discusso con sindacati e Con-
findustria? No».
Con la Lega che aumenta

pressioni e attacchi all’alleato
su un tema così sensibile come
lo sblocco delle prospezioni in
mare, si profila una situazione
che ricorda gli imbarazzi grilli-
ni sulla Tav. Che i rapporti fra
ambientalisti e 5 Stelle abbia-
no cominciato a sfilacciarsi lo
conferma Lorenzo Mancini di
Legambiente Emilia Roma-
gna, la Regione a più forte in-
sediamento dell’industria
estrattiva off shore: «Bloccare
nuove prospezioni di per sé
non basta, è solo un punto di
partenza per la transizione

energetica. Quanto al M5S, se
è presente a livello locale sulle
vertenze ambientali, sul pia-
no nazionale invece si trova in
situazioni imbarazzanti, co-
me la Tav o la questione dello
stop ai sussidi alle fonti ener-
getiche fossili, su cui non ci so-
no posizioni precise».
Sul fronte degli industriali,
invece, l’apertura di Salvini su-
scita speranze. Da Ravenna,
dove si è formata un’alleanza
inedita fra aziende, sindacati,
Comune e Regione per ottene-
re lo sblocco, parla Franco

Nanni, presidente del Raven-
na Offshore Contractors Asso-
ciation, l’associazione che riu-
nisce una cinquantina di indu-
strie del settore estrattivo per
circa 3 mila addetti: «Speria-
mo che la politica si svegli dav-
vero, perché c’è una crisi peno-
sa e ora si lavora solo all’este-
ro, mentre da noi ci sarebbe la
possibilità di creare 10 mila
posti di lavoro. Attualmente
in Italia produciamo solo l’8%
del gas, il resto lo importiamo,
provocando inquinamento:
per ogni metro cubo di gas in
arrivo, ne consumiamo il
20-30% in più. È assurdo im-
portarlo quando ce l’abbiamo
sotto i piedi. Ora vedremo co-
sa succede: se non si muove
niente, organizzeremo una
manifestazione a Roma». —
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I NODI DEL GOVERNO

DAVIDE LESSI

IL PUNTO

Di Battista

scalda i motori

e “difende”

i giornalisti

«Salvini ha il dovere
di rispondere alle do-
mande dei giornali-
sti». L’ultimo a schierarsi
in difesa della categoria è
nientediméno che Alessan-
dro Di Battista. Proprio
quel «Dibba» che qualche
mese fa, dopo l’assoluzio-
ne della sindaca Raggi, de-
finì i cronisti «pennivendo-
li» e «puttane». Proprio
quel «Dibba» che, a genna-
io 2017, aveva arringato la
folla fuori da Montecito-
rio: «Ammazziamoli», «Ser-
vi», «Maledetti», urlavano
gli ambulanti lì riuniti. Pro-
prio quel «Dibba» a cui ieri
Salvini ha promesso un in-
vito, non certo al tè delle
cinque: «Lo manderò a
quel Paese». Siete pronti al-
la prossima campagna elet-
torale? —

C’è chi dentro
il Movimento spera
in un riavvicinamento
tra i due

Fonti grilline
ammettono:
“È un albero che cade
durante il terremoto”

In una foto d’archivio il vicepremier Luigi Di Maio con il vicecapo della sua segreteria particolare Massimo Bugani, socio di Rousseau INTERVISTA

Non è corretto
quanto afferma
il ministro Fontana
sulle tasse in Irlanda:
decide il Consiglio

La nuova presidente della Commissione dell’Unione europea Ursula von der Leyen

È difficile che, dopo
quanto detto da Di
Maio sugli aiuti di
Stato, Roma ottenga
la Concorrenza

Salvini dice di puntare
all’Agricoltura?
Ha uno scarsissimo
rilievo politico, quelle
risorse sono già decise

IL CASO
10 mila
I posti di lavoro
aggiuntivi
che si potrebbero
creare nell’off shore

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12 AGOSTO Uscita 9
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Finalmente specializzata in Medicina legale, ad Alice Allevi viene affi dato
il suo primo caso, che la porterà in contatto con il mondo affascinante
e spietato della danza classica mentre cerca di far ordine nella sua
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LUNEDÌ 5 AGOSTO 2019 LASTAMPA 5
PRIMO PIANO
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