L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1

Editoriale


collettiva. La conferma di quanto scrisse
ormai più di dieci anni fa Walter Siti in un
libro dolorosamente profetico, Il Contagio,
in cui prevedeva che a dispetto delle visioni
di Pier Paolo Pasolini sull’imborghesimento
delle borgate sarebbe successo il contrario,
che tutto sarebbe diventato una grande pe-
riferia, feroce e disumana. Una metamorfosi
raccontata nella sua inchiesta da Christian
Raimo (pagina 30), il ritorno nei luoghi delle
cronache degli ultimi mesi, da Torre Maura
a Primavalle a Casal Bruciato, cosa succede
quando si spengono i rilettori, quando il cir-
co mediatico ha ritirato le tende, i cortei di
Casa Pound si sono interrotti e gli abitanti si
ritrovano come prima, solo più abbandona-
ti e impotenti. Al tempo stesso, la politica è
stata contagiata dalla rincorsa al basso, un
contenitore abbastanza ampio da assorbire
risse televisive con seggiole in mano come in
un ilm western, volgarità, sintomi di arro-
ganza del potere come considerare la polizia
di Stato come una specie di milizia privata. E
la professoressa che si compiace della mor-
te di un carabiniere, e il paese di Bibbiano
che sui social di governo risuona come un
oggetto contundente da lanciare addosso
agli avversari, quasi un sinonimo del Pd,
e sì che si parla di bambini e di minori, da
trattare con delicatezza e sensibilità ininite,
nell’attesa delle conclusioni della magistra-
tura, e invece impugnati per fare del male ai
nemici politici.
È la notte dei lunghi coltelli, nel deserto so-
ciale che chiamiamo per abitudine politica.
Quella della crisi di governo è pura iction,
una recita per un pubblico sempre meno at-
tento. Quella che si è scatenata nelle città,
nei piccoli centri, nella qualità sempre più
imbarazzante del dibattito pubblico, è inve-
ce molto più preoccupante e nessuno può

tirarsi fuori, né la classe dirigente espressa
dalla maggioranza di governo, né i partiti
di opposizione, né chi per mestiere infor-
ma e racconta la realtà. Qualche giorno fa
è toccato al direttore dell’Osservatore ro-
mano Andrea Monda provare ad aprire un
dibattito sui vizi capitali dell’informazione:
«La città è fatta di volti, ma a volte i media
tirano fuori una volto dalla folla per sfrut-
tarlo ino all’ultimo, per darlo in posto alla
massa». È sempre stato così, si dirà, ma il
cinismo della vecchia informazione uni-
to alla potenza dei nuovi social trasforma
ogni caso di cronaca in un giudizio di Dio,
la spaccatura del Paese in orde di tifoserie
agguerrite e inconciliabili tra loro, con la
politica - chi avrebbe il dovere di ricucire
laddove il tessuto si è lacerato - che invece
getta benzina, spezza quello che è incrinato,
interviene con clamore laddove dovrebbe
muoversi con discrezione e rispetto.
Nel dibattito pubblico la politica è presen-
te dove dovrebbe tacere, un caso di crona-
ca per quanto importante, e assente dove
dovrebbe parlare e chiarire. L’ex sottose-
gretario Armando Siri è sotto indagine per
autoriciclaggio, per la vicenda dei due mu-

SALVINI DISPONE E COMUNICA

DA UNA SPIAGGIA. UN FRASTUONO

CHE SERVE A COPRIRE LE

INCHIESTE DELLA STAMPA.

È LA VIA DEL POPULISMO ALLA

(NON) VERITÀ E TRASPARENZA
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