L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1

Foto pagine 12-13: S. Cavalli - Agf, pagine 14-15: Ansa


Le vacanze intelligenti 1/ La società

Servirebbe una riedizione della sagoma di Alberto
Sordi, l’emblema di noi tutti, ma peggiorata, colliquativa.
L’Italia che guarda il cadavere è una nazione essa stessa
cadavere, che non smette mai di disfarsi, di sciogliersi, di
manifestare il paradosso di una vita in piena morte. Redi-
mere Alberto Sordi, vederlo in colori lou addentare spa-
ghetti contaminati, qualcosa di radioattivo, con cui si rin-
nova la perniciosità della vicenda italiana. Sarebbe una
riedizione di “Un americano a Roma”, il che, detto in que-
sti giorni, non manca di suggerire l’orrore ironico di una
tragedia in atto. Poiché gli americani erano due, stavano a
Roma e hanno fatto ciò che hanno fatto. L’interezza
dell’Arma dei carabinieri coinvolta in indagini malcerte e
rischiose, la canea sollevata dal tettuto leghismo e del tet-
tuto suprematismo che sproloquiano sulla colpevolezza
dei migranti, un borseggio che si veriica con puntualità
in qualunque città dall’avanti Cristo, la capitale ridotta a
narcometropoli, maie che distribuiscono cocaina e ta-
chipirine, pistole d’ordinanza dimenticate, percorsi labi-
rintici, inseguimenti estenuanti e uno sguardo ceruleo,
umano, cancellato. L’arma del delitto: baionette. Poi: non
è vero, non erano baionette, bensì coltelli “trench knife
Ka-Bar Camillus”, ovvero lame da marines. E poi: scene da
regime di Pinochet, bendaggi in caserma, che si portano
dietro la memoria sempre recente di tutti gli Stefano Cuc-
chi e dei suoi fratelli e delle sue sorelle (incomincia a chia-
rirsi il caso di Serena Mollicone, il cosiddetto “delitto di
Arce”: accadde nel 2001 e viene chiesto ora il processo per
il comandante locale dell’Arma e per i suoi famigliari).
In tutto questo avanzamento della tragedia comica all’ita-
liana, che lastrica le strade di morti ammazzati e di devasta-
zioni famigliari senza ine, il iglio del vicepremier si fa le
onde a Milano Marittima sulla moto d’acqua della polizia
che risponde al padre, c’è un astronauta italiano in orbita
che fotografa la Sicilia e ulula alla luna sullo stato disastroso
del riscaldamento globale, il camionista carbonizzato a Bor-
go Panigale a circa cinquanta metri dal luogo in cui esplose
un altro tir l’anno scorso, una nave della Guardia di Finanza
detiene 131 naufraghi al molo Nato di Augusta e agli strema-
ti rifugiati viene annunciato con enfasi tutta italiana: «Pa-


zientate, qualcosa si sta muovendo». Si sta muovendo: que-
sta nazione declinata al gerundio, sempre, stanno sempre
lavorando per noi, stanno sempre terminando, stanno sem-
pre decidendo.
Ogni estate italiana sembra desiderosa di uscire da se
stessa, restando ciò che è: un’attesa del caso di cronaca, una
ibrillazione atriale per spiriti seduti ovunque ad assistere,
a fare da spettatori dell’incredibile, che nella Penisola è una
forma del troppo credibile, di un’immaturità di massa che
si consuma nei decenni in forma sempre più matura, ino
alla marcescenza. L’apice del tragicomico si raggiunge in
questo esausto anno verso Frascati, dove si inscena uno
sconcertante accoltellamento durante un banchetto nu-
ziale. Tra i tavoli era seduta col coniuge una ministra della
Repubblica, la responsabile del dicastero della Difesa, Eli-
sabetta Trenta. Una scena eschilea, l’implacabilità italica al
suo meglio. Un cameriere ieramente italiano, che ce l’ha
con un collega georgiano e lo prende a coltellate, presso il
ristorante La Foresta di Rocca di Papa. Panico tra i ban-
chettanti. La scorta della ministra della Guerra interviene
insieme ai perenni e ubiqui carabinieri. Alberto Sordi im-
persona lo sposo, il marito della ministra e ciascuno dei
due camerieri. Il dramma ridanciano. Il provincialismo co-
me attacco di febbre acuta, che dura per sempre, alterando
lo stato del paziente. Lo Stato del paziente. Lo Strapaese
nero. Il Reality andato oltre se stesso e la realtà.

Manifestazione anti Tav in Val di Susa

SIAMO ABITATI DA


UN’IMMATURITÀ DI MASSA


CHE CI SPINGE A FARE


GLI SPETTATORI MORBOSI


DELL’ULTIMO CASO


DI CRONACA NERA

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