L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
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Foto: Gianni Cipriano, S. Granati / buenaVista



  • banale ma necessario - l’a-
    poteosi del Grande Fratello. Il
    reality show dell’Italia giallo-
    verde col suo primo ministro:
    Rocco Casalino. L’ultima piro-
    etta comunicativa che ha fatto
    fare al premier in Aula per il Russiagate è
    stata di grande maestria, segno dell’evo-
    luzione, dell’approdo ulteriore. Un’inco-
    ronazione che potrà solo essere bissata
    dagli ultimi fuochi attesi prima dell’estate,
    ossia la recita sulle mozioni Tav e il voto
    al decreto sicurezza bis. Casalino ormai
    infatti non solo teleguida, smista, annun-
    cia, convoca, fustiga, spedisce messaggi
    vocali ai giornalisti, gestisce le sue 73 chat,
    ma si concentra pure sulle sfumature: ogni
    media, come poi si dirà, ha raccontato il
    pirandelliano intervento del premier in
    modo diverso. Ed è per questo che del do-
    minus della comunicazione grillina, pri-
    ma per il Movimento Cinque stelle poi per
    Palazzo Chigi , di cui pure tanto s’è detto,
    tocca parlare proprio adesso. In questo
    governo sgangherato, ormai insensato,
    dove nessuno crede più a niente, né a se
    stesso, né agli altri, né tanto meno all’ul-
    timo retroscena contenente l’ultima data
    della caduta, l’unico rimasto a incarnare
    se stesso e lo Zeitgeist è proprio lui, Rocco,
    «l’omo dell’anno», come lo incoronò Libe-
    ro con la solita eleganza.
    Il più implausibile, arrogante, volgare,
    portavoce della presidenza del Consiglio
    che la storia ricordi è forse il solo che, alla
    ine, abbia conservato un suo senso den-
    tro uno spirito del tempo così imbaraz-
    zante: per paradosso ormai pare un tipo
    ordinario, quello in grisaglia mentre tutti
    gli altri seguendo i suoi consigli si mostra-
    no in costume e rotoli in spiaggia. Perché,


È


fatto ancora più terriicante, dàgli e dàgli
Casalino, a forza di fare lo spin doctor a
destra e a sinistra, questo suo spirito del
tempo l’ha contagiato all’intera truppa –
premier, vicepremier, ministri, sottosegre-
tari, parlamentari ino a larghe fette del
giornalismo stesso - che ormai gli somiglia
più di quanto lui avrebbe pensato, e chiun-
que altro mai potuto sospettare. Insomma
siamo allo scavalco: al punto che, poveri
noi, Casalino sembra quello normale. Del
resto nell’Era in cui la comunicazione è
l’unico dio, il sacerdote chiamato ad am-
ministrarne i sacramenti è il solo che conti
qualcosa. Visto il contesto, altri due passi
e ci parrà un Cavour.
Nella Casa del governo Conte – là dove
governa Casalino – nulla ci è risparmiato,
proprio come accade da diciannove

SCENARI, INTRECCI, IMBROGLI. BENDE, PREBENDE

E CONFESSIONALI. LA CRISI DELLA MAGGIORANZA

È UN REALITY, UNA RECITA. E NELLA CASA DEL GOVERNO

CONTE IL PORTAVOCE È IL REGISTA

DI SUSANNA TURCO

Rocco Casalino con
Giuseppe Conte durante
una conferenza stampa
a Palazzo Chigi
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