L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1

Foto: N. Marfisi - Agf, C. Minichiello - Agf, F. Lo Scalzo - Agf


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bola presenta a sua volta tratti istrutti-
vi. Arrivato a picchi di gradimento ben
superiori al 60% nei primi mesi del suo
governo, aveva poi subito un ridimen-
sionamento al momento della «salita
in campo» di ine 2012 e alle politiche
del 2013 non era riuscito a tradurre tut-
to il capitale di credibilità personale in
consenso elettorale, con un 10% nelle
urne che non va sottovalutato ma che
era ben al di sotto delle aspettative di
inizio campagna elettorale e che, an-
che a causa del lop di Bersani, collocò
Scelta civica in posizione piuttosto
marginale nella legislatura.
Conte si trova dunque oggi a gestire
un apprezzamento largo e trasversale
che non sembra però avere una con-
creta spendibilità elettorale. Potrebbe
avere invece - e il gradimento di setto-
ri del centrosinistra e del centrodestra
potrebbero alimentare questo scenario


  • una spendibilità per così dire politi-
    co-istituzionale, nell’ipotesi di guida di
    una nuova maggioranza parlamenta-
    re a seguito di crisi di governo, magari
    composta dalla “coalizione von der
    Leyen” M5S, Pd e Forza Italia.
    All’altro estremo troviamo Luigi Di
    Maio. Dopo il successo elettorale del
    4 marzo 2018 si trovava ai vertici delle
    graduatorie di popolarità (al 49%, se-
    condo di un punto solo a Paolo Genti-
    loni, e davanti anche a Salvini, secondo
    l’Atlante Politico Demos). Oggi sembra
    decisamente più in diicoltà. Demos lo


colloca a un discreto 45%, ma per Ipsos
il gradimento sul suo operato è molto
più in basso, al 29%. L’elemento al quale
rivolgere più attenzione è però un altro.
Di Maio è oggi il leader di governo più
polarizzante, più ancora di un maestro
di polarizzazione come Matteo Salvini.
Ipsos ci dice che nessun elettorato pro-
muove Di Maio, se non il suo, quello Cin-
questelle (84%, comunque sotto Conte).
Un’ampia maggioranza degli elettori le-
ghisti lo boccia (60%) e il giudizio è seve-
ro tra gli elettorati di opposizione. Il 73%
di chi vota Fi o Fdi e l’88% di chi vota Pd,
+Europa o Verdi esprime una valutazio-
ne negativa sul suo operato.
Rileviamo insomma un doppio li-
vello di pressione sul vicepremier del
M5S. Pressione interna da Conte, che
come abbiamo visto sembra avere un
apprezzamento più ampio e trasver-
sale, multipartisan più che bipartisan,
anche se nulla ci dice che il gradimento
resterebbe intatto in caso di una più di-
retta esposizione politica. E pressione
esterna dagli elettorati degli altri parti-
ti, a cominciare dal partner di governo.
Matteo Salvini si posiziona a metà
tra Conte e Di Maio. È secondo molti
osservatori il vero leader del governo,
sicuramente è il leader del partito più
grande (nei sondaggi e nelle elezioni
successive alle politiche, ma non in
Parlamento). Gli orientamenti dell’o-
pinione pubblica nei suoi confronti ci
aiutano a delinearne il proilo, e forse

ci forniscono anche qualche spunto
per capire le possibili opzioni politiche
a sua disposizione. Per Ipsos l’approva-
zione sul suo operato è al 48%, quindi
tre punti sotto Conte. Demos colloca
invece l’indice di gradimento di Salvini
al 54%, esattamente a metà strada tra
Conte e Di Maio.
Ma come si compone questo 48%? C’è
un consenso plebiscitario tra chi vota
Lega (94%), e questo non stupisce visto
che chi vota Lega oggi vota innanzitutto
il suo leader. Ma c’è un apprezzamento
molto alto (80%) anche tra gli elettori di
Fi e Fdi, due partiti che politicamente
stanno nell’area del centrodestra ma
che formalmente si trovano all’opposi-
zione. Questo bacino è importante per-
ché costituisce potenzialmente il più
immediato serbatoio di consenso per
Salvini in caso di elezioni anticipate.
E se non possiamo sorprenderci della
netta bocciatura che arriva dagli eletto-
ri di centrosinistra (l’88% esprime un
giudizio negativo sull’operato di Salvi-
ni), al contrario colpisce la spaccatura
dentro all’elettorato 5 Stelle. Il 47% dà
una valutazione positiva, il 51% negati-
va. Gli elettori M5S sono oggi più “salvi-
niani” di quanto non siano “dimaiani”
quelli della Lega. E siccome i dati si rife-
riscono agli elettori attuali, non a quelli
di marzo 2018, si può pensare che il po-
tenziale di assorbimento del consenso
5S non si sia ancora esaurito.
Questi dati, che vanno sempre ana-
lizzati con cautela perché l’opinione
pubblica è luida e la popolarità è vo-
latile, sembrano insomma disegnare
due leadership forti nel governo, Conte
e Salvini. Di queste, tuttavia, solo una
sembra avere concrete opzioni eletto-
rali: quella di Matteo Salvini.
*YouTrend

UN CONSENSO IMPORTANTE. MA

IN PASSATO (FINI, MONTI) NON SI È

TRASFORMATO IN FORZA ELETTORALE

51% 48% 29%
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