L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1

Foto: A. Verdelli - GettyImages


PUTIN, XI, MODI. NELLA FRAGILITÀ DEI POLITICI

EUROPEI AVANZANO I NON LIBERALI

tà con il solito revanscismo francese. Macron fa un bel discor-
so sull’immigrazione, ma al conine con Ventimiglia ogni ob-
brobrio morale è ammesso, in nome della difesa del sacro con-
ine transalpino. Macron chiama tutti a un nuovo tempo
dell’europeismo, ma il nazionalismo della Francia si abbatte su
ogni tentativo realistico di riavviare il processo d’integrazione.
Macron difende il liberalismo, ma non c’è decisione che pren-
da che non sia ispirata al solito dirigismo patriottardo francese
(con particolare gusto di sida quando si tratta di malmenare
l’Italia). Niente di male, s’intende. Solo potrebbe smetterla di
fare discorsi a cui non seguono mai atti conseguenti.
Così come i leader non-liberali orientali appaiono globali,
solidi e tenaci, quelli occidentali si mostrano provinciali, fragi-
li e timorosi. Non li aiuta certo avere alla Casa Bianca un lea-
der come Donald Trump, il quale ha trasformato l’indiferen-
za per il mondo che aveva Obama, in un’ostilità che, se ha il
pregio di essere meno ipocrita dell’atteggiamento del prede-
cessore, allarga ulteriormente gli spazi di azione di Xi, Putin e
Modi. Da quando Bush jr. ha mosso guerra contro l’Iraq, gli
Stati Uniti hanno perso la loro bussola per navigare e governa-
re gli oceani del pianeta. Prima, ancorché incappassero in più
di un errore, la rotta americana dell’espansione liberale della
democrazia (l’opposto della sua esportazione armata) aveva
prodotto varie ondate globali di democratizzazione. Oggi, la
pigrizia mentale e l’egoismo particolarista di Trump sono i
migliori alleati dei più gagliardi leader orientali.
Quando al seguito del premier italiano ho incontrato Xi, Pu-

tin, Modi o Trump, un solo minimo comune multiplo teneva
insieme le loro prospettive di leadership del mondo: la fred-
dezza, quando non l’avversione, verso il progetto d’integrazio-
ne europea. Tutti a dirci: Dai, siete forti, siete l’Italia, possiamo
fare tante cose insieme... E molte cose in efetti l’Italia già me-
ritoriamente fa con America, Cina, Russia e India. Ma non c’e-
ra bisogno di avere in delegazione Machiavelli o Tocqueville
per capire che tutti e quattro osteggiavano e temevano un ri-
lancio politico dell’Unione Europea.
Non c’è dubbio, infatti, che una nuova stagione dell’europei-
smo è il solo fattore che potrebbe rappresentare una svolta
“liberale” nell’equilibrio geopolitico mondiale. Trasformare la
più vasta area commerciale del mondo in un vero player poli-
tico ed economico, produrrebbe efetti immediati verso l’e-
strema debolezza economica di Putin. Indurrebbe la Cina a
pensare all’Europa come a un’unica entità continentale e non
come alla sommatoria di piccole nazioni con un glorioso pas-
sato alle spalle. Similmente potrebbe avvenire nelle relazioni
con l’India. Spronerebbe, inine, gli Stati Uniti a scegliere se
continuare a ignorare e contrastare il loro alleato naturale, op-
pure rideinire il proprio ruolo nel mondo a partire proprio
dall’alleanza atlantica.
L’idea liberale, nata in Europa, può essere salvata soltanto
dal rilancio dell’Europa stessa. Cercasi, quindi, leader europei
più temerari. Quella liberale, d’altronde, non è per sua stessa
natura la più temeraria idea politica mai partorita sulla faccia
della terra? Q

Pechino, Xi Jinping parla
nella Grande Sala del Popolo

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