L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
1000

Inchiesta

ca mille, nel 2016 erano il doppio. Invece
di inanziare il sostegno scolastico, gli spor-
telli legali e sociali, la presenza di operatori
negli insediamenti, i soldi vengono spesi
per le operazioni militari estemporanee.
Come lo sgombero di Primavalle, o le retate
rituali che avvengono a San Basilio. Le sire-
ne spiegate, e poi torna tutto identico. A
Primavalle due settimane fa lo sgombero di
via Cardinal Capranica - centinaia di poli-
ziotti e carabinieri, più di cinquanta blinda-
te, gli elicotteri - è stata un’operazione di
polizia degna di una puntata di Narcos. I
bambini con i libri sotto braccio scortati via
dagli agenti antisommossa sono entrati an-
che loro nelle immagini simboliche come le


donne eritree a piazza Indipendenza nel
2017 o Simone di Torre Maura. La domanda
più importante è: che cosa accade dopo?
Dopo gli sgomberi, le promesse? Dopo una
settimana o due mesi; a telecamere spente?
Le famiglie di Primavalle sono state ospita-
te temporaneamente in centri d’accoglien-
za. Leppe e Alberto Campailla di Nonnaro-
ma ne visitano uno dopo qualche giorno e
lo descrivono così: «Letti pieni di cimici,
serrande rotte, caldo sofocante in tutte le
stanze, porte prive di serratura, inestre
basse e prive di grate, estremamente peri-
colose per bambini piccoli, mancanza di
luoghi dove cucinare. Insomma, un dormi-
torio. Tra l’altro questa struttura che abbia-

PICCOLI ROM
A Roma i bambini di
etnia Rom iscritti alla
scuola dell’obbligo sono
circa mille. Nel 2016
erano il doppio

CENTRO E PERIFERIA: CROLLA IL VALORE DELLE CASE

Dal terrazzo al quarto piano la vista spazia sul Campo
Boario e sulle case popolari di Testaccio, costruite a inizio
secolo per ospitare gli operai della prima zona industriale
della capitale. Dalla strada sale il rumore del trafico
in via del Porto Fluviale. Il nuovo ediicio residenziale
ha cambiato lo skyline del quartiere Ostiense. Dentro,
ascensori con comandi touch, codici alfanumerici e
video-citofoni. Simone ha comprato la casa quando la
costruzione era ancora in corso: «sì, è come nel rendering.
Il quartiere sta rinascendo, come le zone portuali di molte
città europee». PortoFluviale71 è uno dei 25 nuovi progetti
residenziali della capitale, molti sono in centro. I prezzi
di vendita di PortoFluviale71 vanno dai 6.500 euro al
metro quadro ai 10.000, ben oltre la quotazione massima
dell’area, 3.700 secondo l’Agenzia delle Entrate. Circa un
terzo degli appartamenti, 185 in tutto, è stato venduto,
dice Simone.
A eccezione del settore delle nuove costruzioni di lusso,
il mercato immobiliare romano non mostra segnali di
ripresa. Dopo il picco dei prezzi nel 2008 le quotazioni
continuano a calare con una lessione del -2,09% nel
2018, nonostante l’aumento delle transazioni (+3% nello
stesso anno) con un’offerta di case pressoché invariata
nell’ultimo decennio. Secondo Scenari Immobiliari, che
registra un deprezzamento complessivo del 7,3% dal
2008, i prezzi nelle zone centrali e semicentrali della
capitale sono aumento dal 2013, ma l’analisi si basa su
valori nominali teorici. Per quanto riguarda i prezzi reali,
i dati dell’Agenzia delle Entrate sono implacabili. Il calo
generale dei prezzi non ha risparmiato neanche le zone

più centrali e turistiche di Roma, maggiormente svalutate
rispetto a zone residenziali centrali e semicentrali come
San Saba, Aventino, Monti, Monteverde Vecchio e San
Paolo. Neanche il proliferare degli afitti brevi turistici in
centro, dove si contano 10.500 appartamenti su Airbnb,
sembra inluire sulla dinamica di ribasso dei prezzi.

Il calo dei valori aumenta con la distanza dal centro. Enrico
Puccini di Osservatorio Casa Roma ha stimato il calo medio
delle quotazioni in quattro fasce urbane, su un campione
di 10 zone Omi per ciascuna. «La differenza fra centro
e periferia è notevole» afferma Puccini. Ribassi di pochi
punti percentuali interessano il centro mentre le maggiori
lessioni si registrano in periferia, con cali fra il 28 e il
35% a Primavalle, San Basilio, Torre Angela, Tor Bella
Monaca e Osta Nord, i quartieri con il maggior numero di
case popolari.
In altre zone meno periferiche le cose non vanno meglio.
«È un disastro» afferma Celeste, che ha da poco venduto la
sua casa a Torpignattara dove il calo è del 19%. «Io non ho
risentito troppo della svalutazione perché avevo acquistato
la casa 20 anni fa, prima della conversione in euro. Ma per
altri qui vendere adesso è un problema. In questa zona i
villini, due piani con giardino, potevano costare anche 1
milione e mezzo di euro qualche anno fa. Oggi valgono si
e no 900.000 euro. I costi di manutenzione sono troppi,
le tasse sono alte, le persone hanno meno soldi e molti
vendono. Oggi la gente preferisce spendere 140-160.000
euro per un appartamento da ristrutturare» sostiene
Celeste.

di Sarah Gainsforth
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