L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1

Illustrazione: Ivan Canu


E


ra il 4 agosto del 2018 quan-
do Aladjie Ceesay, Ali Dem-
bele, MoussaKandee Ama-
dou Balde persero la vita in
un incidente sulla strada
provinciale 105 tra Ascoli Satriano e
Castelluccio dei Sauri in provincia di
Foggia. Il sangue rosso di questi gio-
vani braccianti cosparso sull’asfalto si
era mischiato con il liquido rosso dei
pomodori sparso sul bitume della pro-
vinciale 105. Nel pomeriggio del 6 ago-
sto 2018, a distanza di 48 ore di questa
tragedia, Ebere Ujunwa, Baofudi Cam-
mara, Alagie Ceesay, Alasanna Darboe,
Eric Kwarteng, Romanus Mbeke, Djou-
mana Djire, Hassan Goultaine, Anane
Kwase, Moussa Toure, Lahcen Haddou-
ch e Joseph Avuku persero la vita in un
altro incidente sulla statale 16 nei presi
di Lesina, sempre nel Foggiano. Fu un’e-
state drammatico che segnò, in soli due
giorni, la morte di sedici lavoratori della
iliera agricola.
Purtroppo la classe politica, tranne po-
che eccezioni, reagì a quell’agosto fune-
stato dalla morte con dichiarazioni fu-
gaci di circostanza che si esaurirono nel
breve istante emotivo impotentemente
succube della dittatura del presentismo
sempre più incapace di essere empatica.

Oggi le condizioni dei lavoratori della
terra continuano a richiamare per cer-
ti aspetti quelle dei braccianti di ieri,
specialmente per quanto concerne la
miseria e l’abbruttimento lavorativo e
sociale. A questo riguardo, un’inchiesta
parlamentare del 1906 asseriva che «nel
Sud d’Italia le condizioni di vita dei lavo-
ratori della terra sono disperate, segnate

dalla grande miseria e dallo sfruttamen-
to disumano che i grandi proprietari ter-
rieri impongono alla manodopera, attra-
verso tarife irrisorie, orari estenuanti e
diritti negati. Inoltre l’andamento ciclico
dell’economia agraria, legato alle condi-
zioni climatiche e all’esito dei raccolti, si
abbatte come una scure sui piccoli colti-
vatori e sugli aittuari, sui salariati issi
e, in modo ancora più drammatico, sui
braccianti a giornata, i quali ogni mat-
tina, all’alba, nelle piazze dei principali
paesi, conoscono il loro destino di lavo-
ratori o disoccupati». 

A distanza di circa un secolo da
quest’inchiesta parlamentare, le con-
dizioni disumane subite dai lavoratori
della iliera agricola non sono mutate.
L’unico cambiamento avvenuto nel cor-
so degli anni ha riguardato la composi-
zione della classe lavoratrice, diventata
nel frattempo eterogenea dal punto di
vista della provenienza geograica-cul-
turale e della pluralità linguistica. Per
sidare questa disumanità è necessario
avere lo stesso zelo e la medesima tena-
cia di Giuseppe Di Vittorio, resistendo
nel contempo alla tentazione che tende
da un lato a sempliicare una questio-
ne complessa etnicizzandola, al ine di
celare l’assenza di un reale piano per la
tutela dei lavoratori, e d’altro lato a di-
strarre l’opinione pubblica, con lo scopo
di impedirla a risalire alla catena di pro-
duzione e di comando della iliera agri-
cola che continua a generare miliardi di
proitti mentre si afamano lavoratori e
contadini.
La sindacalizzazione di questi braccian-
ti è sicuramente uno strumento indi-

Aboubakar Soumahoro Prima gli esseri umani


spensabile al ine di cambiare e miglio-
rarele condizioni salariali, di previdenza
e di sicurezza sul lavoro dei medesimi
lavoratori. Tuttavia, l’agire sindacale de-
ve essere associato ad altri strumenti al
ine di garantire un profondo e perma-
nente sradicamento della disumanità
che alberga in alcuni processi produttivi
della iliera agricola. A questo riguardo,
la sindacalizzazione dei lavoratori do-
vrebbe essere accompagnata anche da
un consumo critico e consapevole, che
permetterebbe di costruire una salda
alleanza tra i consumatori, i lavoratori
e i contadini/produttori, se si desidera
assicurare giustizia sociale in un settore
che continua a essere nevralgico per l’e-
conomia del nostro paese.
Tuttavia, l’eicacia dello strumento
del consumo critico e consapevole ri-
schia di essere minata dalla dimensione
esclusiva che caratterizza ormai i pro-
dotti biologici. Questa sembra essere
un’altra ingiustizia che serpeggia nella
iliera agricola e che colpisce princi-
palmente i consumatori. Purtroppo
il potere politico, succube del potere
economico, sembra aver abdicato al
proprio ruolo di tutelare i lavoratori e i
consumatori del settore agroalimentare
dai giganti della Grande Distribuzione
Organizzata.
A mio avviso, sarebbe importante che lo
stato garantisse l’eticità lungo la catena
di produzione e di comando della iliera
agricola. Questo sarebbe probabilmen-
te il miglior modo per onorare il ricordo
di Paola Clemente e di tutti i lavorato-
ri braccianti morti mentre andavano a
raccogliere i prodotti alimentari che i-
niscono sulle nostre tavole. Q

A un anno dalle strage di lavoratori immigrati nelle campagne

del Foggiano nulla è cambiato al Sud. Ma nemmeno rispetto al 1906

Braccianti schiavi

come un secolo fa
Free download pdf