L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
U

n uomo sente dei rumori
al piano di sopra. In casa
ha un’arma, la prende. Sa-
le le scale di corsa e quan-
do apre la porta della ca-
mera di sua iglia, - era da lì che i ru-
mori provenivano - la bambina, che si
era nascosta nell’armadio per fare uno
scherzo al padre, sbuca fuori. L’uomo,
spaventato, spara a sua iglia credendo
fosse un aggressore.
Non è un aneddoto, ma una tragedia
veriicatasi negli Stati Uniti e raccon-
tata in un libro che in molti hanno let-
to. Si tratta di “Intelligenza emotiva” di
Daniel Goleman.
Perché Goleman racconta questo epi-
sodio? Per dire che ci sono delle circo-
stanze in cui il cervello funziona come
non ci aspetteremmo. Ci sono casi in
cui non riusciamo ad avere reazioni
ponderate, ragionate, in cui non ci
prendiamo il giusto tempo per capire
cosa accade, ma è come se le nostre
azioni fossero dettate da una impulsi-
vità che può avere una gamma vastis-
sima di esiti, anche tragici, come nel
caso riportato.
Cosa accade esattamente al cervello?
Accade che la sua zona più antica, l’a-
migdala, posta sul tronco cerebrale,
quella parte del cervello che “gestisce”
le nostre emozioni e, tra queste, la pau-
ra, entra in funzione prepotentemente
inibendo tutto il resto.
Dobbiamo fare attenzione a non con-
siderare questa parte del nostro cer-
vello dannosa: tutt’altro. L’amigdala
ha salvato la vita ai nostri antenati e
ha garantito la conservazione della
specie proprio per l’allerta che crea in

situazioni di vero o presunto pericolo.
Di più, l’amigdala è la sede della nostra
memoria emotiva: senza l’amigdala
non riconosceremmo le persone che
amiamo e perderemmo interesse nei
rapporti sociali. E allora come fare a
trovare un punto di equilibrio? Lavo-
rando sull’intelligenza emotiva, dan-
doci e dando strumenti che non devo-
no inibire l’amigdala, ma che possano
restituire la reale gravità o non gravità
della situazione.
Il tragitto che un impulso proveniente
dall’esterno compie perché l’amigda-
la prenda provvedimenti è più breve
rispetto a quello che compie per arri-
vare ad altre parti del cervello in grado
di valutare la situazione considerando
maggiori dettagli. E quello che capita
quando perdiamo il controllo, quan-
do siamo accecati dall’ira, paralizzati
dalla paura o consumati dall’ansia è
che l’amigdala prende il controllo del
nostro cervello, lo militarizza e deter-
mina le nostre reazioni, reazioni che,
molto probabilmente, a mente lucida
ci farebbero vergognare.

Perché mi è tornato alla mente que-
sto libro? Perché osservo la comunica-
zione politica e la comunicazione so-
cial e ho l’impressione che una enorme
amigdala collettiva abbia militarmen-
te occupato le reazioni emotive di chi
prende parte al dibattito pubblico. Tra
la notizia di un evento e le reazioni non
solo di semplici utenti social, ma anche
di politici di primo piano con incarichi
di responsabilità, non passa che qual-
che minuto. Tutto subito, veloce. Pur
volendo ritenere questa reazione in

Roberto Saviano L’antitaliano


buona fede, quindi non tesa ad appro-
ittare di eventi terribili per rimestare
nel torbido, resta forte la sensazione
che oggi sui social spesso la parte del
cervello che ha la meglio sia proprio
quella che impone una reazione imme-
diata per scampare alla morte, anche
in assenza di un reale pericolo.

Ora, immaginiamo invece che ci sia
un reale pericolo e che in un gruppo
di persone esistano reazioni diverse.
Alcune sono più impulsive e prendono
il comando della situazione. Altre tem-
poreggerebbero ma non c’è abbastan-
za tempo per capire, per valutare i pro
e i contro, bisogna agire immediata-
mente. Cosa ne sarà, dopo lo scampato
pericolo, dei temporeggiatori? Verran-
no molto probabilmente considerati
nella migliore delle ipotesi incapaci di
prendere decisioni, nella peggiore dei
traditori perché con il loro compor-
tamento avrebbero potuto mettere a
rischio l’incolumità del gruppo.
Ora immaginiamo invece un’altra si-
tuazione, una situazione in cui non
esista alcun reale pericolo, ma in cui
comunque le reazioni sono immediate,
istintive e non ponderate. Sapete para-
dossalmente cosa accade a chi reagi-
sce d’impulso? Verrà considerato au-
tentico anche se avrà frainteso ciò che
è accaduto creando magari un danno
alla comunità. E chi invitava a prende-
re tempo, a ragionare e a capire? Be’, in
un mondo metaforicamente occupa-
to dalla parte del cervello legata all’i-
stinto, sarà sempre considerato, nella
migliore delle ipotesi, un debole, nella
peggiore un traditore della patria. Q

Nell’era dei social la reazione immediata è un imperativo. Come se

fossimo in una situazione di grave pericolo. E trascuriamo la razionalità

Quell’istinto veloce

che ci fa sbagliare

Illustrazione: Ivan Canu

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