L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
Prima Pagina

di una radicalizzazione acritica
delle metodologie di Sorveglianza,
sostituendosi, nostro malgrado, ad un
più urgente dibattito pubblico sulla
possibilità, tutt’altro che peregrina, che
quei ilmati - realizzati attraverso sistemi
criptati in modo elementare, e per questo
particolarmente sensibili agli attacchi
delle moderne tecnologie di sfruttamento
digitale che ne minacciano la sicurezza



  • possano inire in rete, come tutti quelli
    che dal 2011 colleziono a sostegno delle
    mie denunce.
    Mass Surveillance Iran, segmento
    monograico iraniano del progetto,
    risulta illuminante circa il potenziale di
    effettiva vulnerabilità di tali tecnologie
    digitali che, create per garantire la nostra
    “sicurezza”, si rivelano permeabili anche
    in contesti notoriamente blindati come


quello dell’Iran contemporaneo che,
ironia della sorte, oggi si ritrova spiato
online da chiunque abbia accesso a una
connessione internet.
Strade, negozi, abitazioni private
e ospedali sono solo alcuni degli
sconvolgenti scenari di questa indagine
iraniana, tutti proposti in rete, in visione
libera e gratuita - modalità live streaming


  • su frequenze digitali di siti specializzati
    nella condivisione di contenuti di
    Videosorveglianza ricreativa. L’intero
    corpo di lavoro è realizzato riprendendo
    fotograicamente lo schermo del
    computer mentre lo stesso è sintonizzato
    sui suddetti streaming di sorveglianza,
    trasmessi via internet in tempo reale.
    Il progetto - così come
    Mass Surveillance: A Streaming
    Odyssey, cortometraggio di recente


realizzazione, che ne costituisce il
manifesto più incendiario - è dedicato
alle vittime di abusi perpetrati a mezzo
Videosorveglianza, nella speranza che
il torpore legislativo di oggi, possa
trasformarsi, un domani non troppo
lontano, in strumento di effettiva tutela
di diritti civili e umani e di quelle libertà
fondamentali che, in contesti realmente
democratici, nessuna “prioritaria
esigenza di sicurezza” dovrebbe
permettersi di minacciare.
Ciò considerato, inviterei il gentile
Legislatore a concedersi un’esplorazione
di queste piattaforme digitali, certa
che la loro eficacia epifanica potrebbe
velocizzare la maturazione di nuove
priorità e consapevolezze. Chissà che non
gli venga voglia di aiutarmi a porne in
discussione la legalità. Q

narlo sono i rischi di una guerra concla-
mata (una strisciante è già in atto) che non
conviene nemmeno a lui se è vero che
stando ai sondaggi un intervento militare
diretto provocherebbe un repentino calo
di consensi forse fatale in vista delle presi-
denziali del novembre 2020 in cui punta
alla rielezione: le democrazie hanno il loro
limite temporale di visione nella successi-
va scadenza elettorale. E Trump aveva fat-
to del disimpegno nelle aree di conlitto
più iniammate un asse portante della sua
politica. Lo slogan “America irst” sarebbe
clamorosamente disatteso se, stando a
uno studio della Federation of Scientists
un conlitto costerebbe ai contribuenti
statunitensi tra i 60 e i 3.000 miliardi di
dollari a seconda dell’entità dell’interven-
to. Mentre secondo altre analisi il petrolio
potrebbe arrivare a toccare i 250 dollari al
barile. Per avere un termine di paragone
arrivò a 140 dollari all’epoca dell’inva-

UN CONFLITTO COSTEREBBE AI

CONTRIBUENTI AMERICANI TRA I 60 E

I 3 MILA MILIARDI. E NON CONVIENE A

TRUMP CHE PROVA A FRENARE I FALCHI
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