L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
4 agosto 20194 agosto 2019 7373

di Francesca Sironi

S

icilia. Isola da sette patrimoni dell’umanità, 167
aree archeologiche, 250 musei, migliaia di re-
perti. E una sola restauratrice. «Sento la respon-
sabilità, certo. E anche la solitudine», racconta
Lorella Pellegrino, in servizio dal 1984, impe-
gnata in questi giorni a preparare il progetto che
salverà le armi millenarie ritrovate al largo di
Levanzo, i rostri della battaglia delle Egadi. Mentre studia
come proteggere la prova concreta della vittoria di Roma su
Cartagine, così, Pellegrino deve attraversare l’isola per con-
trollare le opere date in prestito alle mostre, cercare di far
rispettare i piani per la manutenzione, confrontarsi con i so-
printendenti sulla salute di mosaici e Kouroi. La solitudine
della funzionaria restauratrice, insieme alla sua ostinata
passione per la materia, sono forse l’esempio migliore per
capire la consistenza della nuova politica di grandi vorrei dei
beni culturali siciliani. Da mesi è infatti in corso una ridda di
nomine e organigrammi che sembra promettere molto. Sen-
za fare però i conti con quello che è forse l’aspetto centrale
della tutela: la competenza. La girandola di novità si celebra
infatti sul deserto sempre più esteso di esperti. In una regio-
ne che scoppia di dipendenti pubblici, il personale preparato
a salvaguardare nel concreto le meraviglie della storia è al
minimo, denunciano professori e associazioni.

Pa sticc io


ARCHEOLOGICO

Da Agrigento a Siracusa, da Piazza Armerina a

Selinunte, il sistema dei parchi siciliani sconta

gravi ritardi. E, tra cambi di vertice e mancanza di

esperti, sono a rischio anche le esperienze migliori

Idee

Foto: M. Piunti / Getty Images


Prima il cambiamento. Vent’anni fa una legge regionale
sanciva l’istituzione di venti aree archeologiche autonome.
Era una norma innovativa, pensata per dare responsabilità ai
funzionari e proteggere dagli speculatori le terre che circon-
dano i templi. È rimasta inattuata per lustri. Nonostante lo
sforzo di alcuni assessori, il sistema dei parchi non è mai par-
tito. Fino a marzo di quest’anno: quando il governatore Nello
Musumeci ha reso efettivo il piano, seppur in versione snelli-
ta, dando il via inalmente a 14 parchi autonomi. Alcuni di
questi funzionano già da alcuni anni (la Valle dei Templi di
Agrigento, Selinunte), altri diventeranno tali solo grazie al
nuovo corso (come Tindari o Siracusa). È un rinnovamento
che promette risultati. Al centro sta l’autonomia inanziaria e
amministrativa: ovvero la possibilità di trattenere gli introiti
di biglietti, guide e servizi, usando i fondi direttamente. La
convinzione è che la necessità di fare i conti in proprio porti a
interventi migliori per i monumenti. A quattro mesi dalla tra-
gica scomparsa dell’ex assessore, l’archeologo Sebastiano Tu-
sa, inventore di eccellenze mondiali per la Sicilia come la So-
printendenza del Mare, il governatore ha completato così la
sua volontà. Trattenendo però ad interim la carica, per stabi-
lire anche i nomi di chi sarà chiamato a dare corpo a questa
novità. In quattro mesi Musumeci ha pubblicato così una tale
quantità di designazioni che sul sito uiciale della regione
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