L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
Idee

che promosse migliaia di funzionari in blocco. Livellandone
però le competenze. E qui si apre la faglia.
L’ultimo bando per l’assunzione di tecnici, laureati in ar-
cheologia, restauro, archivistica o storia dell’arte risale al


  1. Metteva a gara centinaia di posti che sarebbero serviti
    a diventare la struttura (in parte enfatica) dei servizi per la
    cultura in Sicilia. Arrivarono oltre 300mila aspiranti. Ma i
    vincitori di quel concorso non sono mai stati assunti, o
    quando sono riusciti a entrare, si sono visti declassati. Alcu-
    ne graduatorie infatti sono rimaste bloccate per anni in un
    labirinto di cavilli. I restauratori ad esempio saranno inte-
    grati solo adesso, dopo l’ultima sentenza che li ha visti vinci-
    tori a marzo, a 19 anni dal bando. Molti di loro sono ormai
    vicini alla pensione. «Una condizione che riguarda gran par-
    te del personale tecnico del sistema siciliano», spiega Chiara
    Portale, professore di Archeologia all’Università di Palermo,
    irmataria insieme a diversi colleghi di una lettera aperta alla
    Regione in cui si segnala come su 14 parchi archeologici, solo
    sei saranno guidati da archeologi. «E la questione delle com-
    petenze non riguarda tanto i vertici», continua: «quanto le
    strutture su cui possono contare. A Selinunte, ad esempio,
    con i suoi grandiosi templi per i quali sono necessari piani
    speciici, non ci sono funzionari archeologi. Zero. E così an-
    che in altri quattro parchi di straordinaria importanza: Piaz-
    za Armerina, Siracusa, Tindari, Gela».
    L’assessorato può contare su lunghe liste di impiegati. Ma
    non su chi ha studiato per conoscere e valorizzare le antichi-
    tà. «Ai dirigenti potrebbero anche bastare le capacità mana-
    geriali. Ma a parte alcune preziose eccellenze, nella gran par-
    te dei casi mancano pure quelle», ragiona aspro Leandro Ja-
    nni, presidente di Italia Nostra Sicilia: «I criteri per far carrie-
    ra sembrano rimasti la lessibilità e l’accondiscendenza al
    potere politico. Un’eredità servile che dimentica come siano
    i cittadini i primi e i soli proprietari del patrimonio artistico,
    non i politici». Janni è preoccupato, spiega, per la Sicilia cen-
    trale e per le aree meno battute dal turismo. Come mostra


Sopra: rovine romane a Tindari.
A sinistra: i mosaici della Villa
romana del Casale, a Piazza
Armerina; tempio a Selinunte

a ricreare l’unità del parco mettendo in comunicazione
le due parti a lungo divise dalla strada statale. Scoprii
che era inalmente possibile anche prendere la via della
cosiddetta Tomba di Terone e uscire dal percorso abituale
lungo sentieri chiamati “green way”. Inine seguii il
cardo che porta ai quartieri della città romana e incontrai
archeologi al lavoro. Archeologi al lavoro? Stavano
scoprendo addirittura un teatro. Mai mi ero imbattuto
in archeologi al lavoro durante i miei viaggi magnogreci.
Allora decisi di informarmi. E feci quello che non faccio
mai. Andai a cercare gli ufici della direzione. Fui accolto
in palazzine restaurate di recente e scoprii che il Parco
Archeologico della Valle dei Templi era diventato molto
più di quel che tutti ci aspetteremmo. I rapporti con i
locali erano cambiati radicalmente. Si offrivano servizi,
spazi per bambini, si produceva addirittura vino e olio.
Tutto questo aveva fatto del parco una realtà unica
capace di raggiungere il milione di visitatori all’anno e
superare i sei milioni di incasso, triplicando gli utili. Ero
sbalordito. Me ne andai da lì ripetendo ironicamente
«sembra di essere in Europa». Sono venuto a sapere
ora che a quell’esperienza unica si sta drasticamente
mettendo ine. Niente di più normale, in fondo, ai tempi
in cui l’Europa sembra diventata soltanto un nemico da
Foto: Getty Images, Agf (2)combattere, una briglia morale da cui liberarsi. Q

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