L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
Migranti

S

ono circa 20 mila i migranti ra-
piti ogni anno, il business dei
sequestri può essere molto red-
ditizio. Secondo le stime della
Commissione messicana dei Diritti
umani il guadagno medio annuo è di
circa 50 milioni di dollari. Le bande di
narcos che hanno a lungo traicato la
cocaina nella stessa area della giungla
stanno facendo afari nel settore del
“contrabbando” umano. Fanno pagare
“tasse” esose per il “transito” e chi non
ha abbastanza denaro viene seque-
strato  per chiedere riscatti alle loro
famiglie.
«Siamo stati derubati. Non so dove
siano il resto delle persone con cui
viaggiavo. Ho perso tutto. Tornerò in
Nicaragua, tornerò a casa», è lo sfogo
disperato di Paulo, un nicaraguense
di 25 anni partito insieme al fratello
e due amici di cui ha perso le tracce
a metà percorso mentre cercavano
di sfuggire a un gruppo di uomini ar-
mati.

Migranti dell’Honduras sul
iume Suchiate. In alto a
destra migranti nella foresta
verso il conine con il
Guatemala.

Amnesty International ha rilevato
che l’80% delle ragazze che attraversa
illegalmente il conine tra Guatemala
e Messico è vittima di abusi sessuali,
percosse o rapinate come confermano
i dati dell’Istituto della sanità messica-
no secondo cui sei donne su dieci che
si presentano in ospedale hanno subi-
to violenza. Quelle di cui si perdono le
tracce, sottolineano gli attivisti per i di-
ritti umani,  iniscono nella tratta della
prostituzione. Eppure la percentuale
femminile di chi cerca di attraversare la
frontiera resta alta.
Anche ora che i ministri dell’Interno dei
due paesi coninanti si sono impegnati,
durante una visita a un checkpoint “co-
mune” nel mese di maggio, a chiudere
oltre 30 “traversate” illegali. 
Dopo i 6 mila uomini della Guardia
National “promessi” al presidente Do-
nald Trump dal governo del Messico,
sono stati dispiegati nel 2019 lungo il
border  centinaia di soldati guatemal-
techi e altrettanti agenti di polizia per
arginare il lusso di migranti che non
allenta. Mai. 
Nonostante l’incremento della sicu-
rezza c’è chi non cede, soprattutto co-
loro che hanno già afrontato lunghe
traversate dal Sud America. Si accam-
pano lungo il conine nell’attesa del
momento giusto per addentrarsi nella
foresta, pur consapevoli del rischio per
la presenza di narcotraicanti senza
scrupoli. In migliaia, giorno dopo gior-
no, cercano di eludere i severi controlli
frontalieri utilizzando una pista che si
estende per chilometri.
Trasportati in camion ino ai margini
del groviglio di vegetazione, si spingo-
no dal Guatemala settentrionale ver-
so il Messico sidando lo sinimento
da calore e da fatica, le bande di mal-
viventi, ma anche poliziotti corrotti
e violenti. Una pericolosa via di fuga
che inizia nella minuscola città gua-
temalteca di El Naranjo, un sentiero
sterrato attraverso la giungla di Peten,
dove signori della droga pesantemen-
te armati cercano di “arrotondare” i
guadagni dei loro traici rubando a
questi disperati i pochi soldi che han-
no risparmiato per pagarsi un “pas-
saggio sicuro” verso gli Usa.


Storia gemella per Alejandro, che ha
lasciato la città di Choluteca, dove vi-
veva con la moglie e i tre igli ino a
quando dei criminali hanno rubato
le loro due mucche e un asino, l’uni-
ca fonte di sussistenza della famiglia.
«Tutto ciò che abbiamo lasciato in
Guatemala è la nostra fede in Dio», di-
ce, «ritrovare il Signore è tutto ciò che
ci resta in questo viaggio».
Il rapimento al ine di chiedere riscatti
non è l’unico rischio. È stato accertato
che in alcuni casi gli “scomparsi” sia-
no stati vittime di espianto di organi.
Sono stati rinvenuti decine di corpi,
o ciò che avevano lasciato gli animali
che se ne erano cibati, orrendamente
mutilati: privi di cornee e con l’addo-
me squarciato.
«È tutto più violento ora. Ci sono più
armi, c’è più traico di droga e i ri-
schi per i migranti sono aumentati»,
conferma padre Ademar Barilli, che
gestisce un rifugio per profughi nella
città di frontiera di Tecun Uman. «Per
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