L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
Storie

Foto: R. Blackwell - AP / Ansa


il Centro America ormai non possia-
mo più parlare di migranti economici,
è una migrazione generalmente di so-
pravvivenza. Non hanno nulla da per-
dere e sono pronti a esporsi a qualsiasi
rischio», la sua certezza.
La giungla è l’ultimo ostacolo per i
migranti centroamericani che tenta-
no di raggiungere il piano di Bonam-
pak, stato del Messico, per poi arriva-
re negli Usa. Chi ce la fa si ferma per
riprendere iato, dopo aver percorso
quasi 2 mila chilometri, a Saltillo, la
capitale di Coahulia, il settentrione
messicano.
Lungo la strada, molti di questi uomi-
ni, donne e bambini hanno subito ag-
gressioni, rapine e sequestri ma han-
no proseguito il loro cammino nella
speranza di trovare una vita migliore
negli Stati Uniti. In Messico inizia,
poi, un nuovo viaggio. Meno perico-
loso ma altrettanto impervio e senza
alcuna garanzia di riuscire a giungere
alla meta inale.

Non esiste una stima accurata del
numero di migranti che entrano da
irregolari in Messico dall’America cen-
trale. Dai rilevamenti più recenti, le
autorità di conine afermano di aver
respinto 120 mila migranti negli ulti-
mi 18 mesi. Le organizzazioni per i di-
ritti umani parlano di 89 mila  depor-
tati nel 2018,  tra cui 9 mila bambini,
in maggioranza provenienti da Gua-
temala, Honduras e El Salvador. Tutti
rispediti nei paesi di provenienza.

I


l Messico ha potenziato non solo
la presenza militare lungo il con-
ine ma anche i controlli dei do-
cumenti dei viaggiatori a bordo
di autobus, camion e di altri mezzi di
trasporto, aumentando così il tasso
di espulsione che, secondo funzionari
dell’immigrazione, si alzerà di un ulte-
riore 30% entro la ine del 2019.
Proiezioni delle organizzazioni della
società civile parlano di un numero
di respingimenti vicino ai 150 mila
all’anno. Gli sforzi chiesti dal presiden-
te americano all’omologo messicano
Andrés Manuel López Obrador, che
in cambio della sospensione dei da-
zi minacciati sull’export del Paese ha
disposto misure più forti per arginare
il lusso della migrazione attraverso il
conine meridionale, hanno dunque
prodotto l’efetto sperato.
Le strutture di accoglienza dei rifugiati
riferiscono che il numero di chi riesce
ad attraversa la frontiera con il Messi-
co è in netto calo, dai 400 al giorno del

giugno 2018 ai circa 150 nel 2019. «Per
generazioni il Messico è stato un paese
tollerante verso i rifugiati politici ed
economici. In questi giorni, la “genero-
sità” del nostro Paese è stata messa a
dura prova», racconta Tullio Sanchez,
autotrasportatore di origini salvado-
regne. «Il fallimento nel mantenere i
principi basilari della dignità umana e
della protezione dalla violenza è una
macchia sul presente e sul futuro del
Messico. A beneicio di nessuno, eccet-
to i criminali che cercano di trarre pro-
itto dalla soferenza umana».
C’è stato un tempo in cui Tullio ha po-
tuto far inta di non vedere i tanti au-
tostoppisti lungo il conine. Ma non è
stato sempre facile.
«Come si può dire di no a donne e bam-
bini che ti chiedono un passaggio?», di-
ce con un sorriso a mezza bocca «Non
importa quante volte mi avvertano, non
posso proprio voltare le spalle. Non è
giusto. Ci stiamo comportando come gli
americani, siamo troppo spaventati da-
gli “stranieri”», conclude con amarezza.
Stranieri, estranei, migranti. Per alcuni
numeri di una statistica, per altri una
minaccia alla sicurezza e al benessere di
chi si trova sul lato giusto della frontiera.
Non vengono più considerati esseri
umani che cercano un destino miglio-
re, che quasi nessuno trova, della mi-
seria da cui fuggono.
Sul conine tra Guatemala e Messico per-
dono ogni speranza e dignità. Come chi è
responsabile del compiersi del loro dram-
ma o resta a osservare indiferente. Q
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