L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
pittore Neo Rauch, dipingevano su
pezzi di cartone, data la penuria di
tele. Ma ciò che sin dagli inizi minò
il regime e doveva farne esplodere le
miserabili contraddizioni, «è stata
la rimozione degli orrori dello stali-
nismo», spiega Ruge, «ecco la men-

Storie

Foto: Dpa - picture alliance via Getty Image, C. McPher-


A sinistra dall’alto:
un ragazzo passa
attraverso un tratto di
Muro abbattuto l’11
novembre del 1989 e
Eugen Ruge. Sopra: un
padre dell’Ovest con il
iglio sul Muro nel ’61

zogna capitale della Ddr: il silenzio
sugli orrori dello stalinismo dall’era
delle purghe, ai processi sommari
alle persecuzioni e omicidi di massa
in Russia e nel Blocco sovietico da-
gli anni Trenta alla morte di Stalin e
oltre. Tutti i dirigenti dei partiti co-
munisti del Vecchio Continente, non
solo quelli tedeschi, sono passati a
Mosca per questa tremenda scuola
di Stalin». E tutti, sia Ulbricht che
Honecker o Togliatti, hanno taciuto
sugli squallori dello stalinismo. A
cui Ruge ha ora dedicato un nuovo
romanzo intitolato “Metropol”, co-
me il famoso hotel di Mosca. Una
storia che, basata su documenti de-
gli archivi sovietici, ricostruisce le
vicende di sua nonna Charlotte e
del nonno Wilhelm, due comunisti
convinti sfuggiti per un pelo (come
suo padre Kurt e lo zio Werner) agli
sgherri nazisti. Ma sbarcati a Mosca
nel ’36, nel pieno del Terrore in cui
Stalin e i suoi aguzzini del Nkwd
fanno fuori migliaia di ”nemici di
classe”, dai trotzkisti a quasi tutto il
gruppo dirigente dell’era leninista,
generali e vari intellettuali. «Ho
scritto “Metropol”», dice lo scritto-
re, «per capire come funzionano le
ideologie e sino a che punto l’uomo
può spingersi a negare la realtà per
una fede politica».

A

nche oggi d’altronde, in
piena era digitale, c’è chi
crede a fake news e a ogni
idiozia (dal terrapiattismo
alle più aberranti fandonie razziste).
« La fede nel marxismo di mio non-
no derivava dal suo riiuto del capi-
talismo. Per lui il capitalismo era
destinato a sparire dalla Terra. Per
un operaio come lui il marxismo era
una fede, una verità inconfutabile».
Nulla di strano all’epoca: un raina-
to scrittore come Lion Feuchtwan-
ger, anche lui a Mosca nel ’36, riuscì
a lodare i “processi’”di Stalin. Dopo
la morte del dittatore georgiano
però, la rivolta operaia a Berlino del
17 giugno ‘53, spenta nel sangue,
e soprattutto dopo la costruzione
nel 1961 del Muro di Berlino - il
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