La Stampa - 30.07.2019

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La strategia del governo per una maggiore redistribuzione. Berlino apre: li accogliamo anche noi


“Pure la Francia apra i porti”

La sfida di Roma all’Europa

RETROSCENA

UGO MAGRI
ROMA

L

a lezione della Diciot-
ti è stata bene assorbi-
ta. E pure quella del-
la Sea Watch: ogni
qualvolta sui migranti divam-
pano le polemiche, Salvini
guadagna voti a milioni. An-
che per questo, nei palazzi
che contano, nessuno finora
ha preso di petto il “Capita-
no” che vieta lo sbarco ai di-
sperati della nave Gregoret-

ti. Non è intervenuto il presi-
dente della Repubblica, tan-
tomeno ha alzato la voce il
presidente del Consiglio.
L’anno scorso, quando era
esploso il caso Diciotti, Ser-
gio Mattarella aveva chiama-
to il premier per imporgli di
metter fine allo sconcio di
una nave militare italiana cui
veniva impedito l’attracco al
patrio suolo. Questa volta
non risultano passi del Quiri-
nale anche perché, viene fat-
to notare in ambiti governati-
vi, «ciò che pensa il Capo del-
lo Stato ci è già chiaro senza
bisogno di altre telefonate».
Ai piani alti è viva la speran-
za che tutto si concluda in
fretta, e come un segno della
provvidenza è stata accolta
ieri la disponibilità tedesca
ad accogliere alcuni dei 115

profughi rimasti a bordo.
Confida un ministro tra i più
impegnati a sminare le ac-
que governative: «Rispetto
al caso Diciotti, adesso perlo-
meno in Germania si stanno
rendendo conto che la no-
stra fermezza sugli sbarchi
non era un capriccio sovrani-
sta. Altre capitali,ci auguria-
mo, seguiranno presto l’e-
sempio di Berlino prenden-
dosi una quota di migranti.
Però non è che possiamo
sempre metterci alla caccia
di qualche volenteroso. Que-
sto meccanismo è logoro, ser-
vono regole automatiche. Or-
mai siamo arrivati al cuore
del problema, sugli sbarchi è
in gioco la tanto conclamata
solidarietà europea».
Ecco appunto: l’Europa.
Che a parole sembra anima-
ta dalle migliori intenzioni,
con il presidente francese
Macron impegnato a cercare
soluzioni sui migranti e Salvi-
ni invece nei panni dell’attac-
cabrighe che rifiuta perfino
di partecipare alle riunioni.
Eppure, nella narrazione di
chi è in prima linea sul fronte
delle trattative Ue, nemme-
no le proposte francesi af-
frontano il nocciolo duro:
chi si prenderà carico dei mi-
granti, e di quali in particola-
re? Andranno ripartiti tra i
vari paesi solo i richiedenti
asilo che ne hanno diritto, o
verranno suddivisi pure i mi-
granti economici, pari al 90
per cento del totale? Qui sta
la vera incognita. Perché se
la disponibilità all’accoglien-
za Ue fosse limitata ai richie-
denti asilo, per l’Italia cam-
bierebbe poco o nulla. Politi-
camente, una beffa.

Il passo necessario
Idem sui porti sicuri. Messa
come vuole Macron, di que-
sti porti ce ne sarebbero sol-
tanto a Malta e nella nostra
penisola. Obiettano dalla
Farnesina: «La distanza non
può essere l’unico criterio.
Per esempio: se a bordo delle
navi di soccorso ci fosse qual-
che emergenza grave, in
quel caso va bene lo sbarco
nel porto più vicino; ma qua-
lora la situazione fosse tran-
quilla, perché non trasferire i
migranti a Marsiglia oppure,
al limite, in Olanda?». Insom-
ma, la mano tesa dell’Europa
al momento non viene consi-
derata ancora sufficiente.

Servirebbe un passo in più,
quello decisivo che però non
arriva. Da una parte il nostro
ministro degli Esteri, Enzo
Moavero, miete consensi nei
vertici europei quando illu-
stra il suo piano in quattro
punti per affrontare il nodo
dei migranti, e pure questo è
un segno che qualcosa sta
cambiando; dall’altra però
nessuno o quasi dei nostri
partner è disposto a prender-
si automaticamente carico di
una quota degli arrivi. Tutti
temono di pagarne il prezzo
elettorale, e tergiversano
prendendo pretesto dagli ec-
cessi retorici di Salvini. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

INTERVISTA

CHARLIE YAXLEY Portavoce dell’agenzia Onu


“Più rispetto

per i rifugiati”

L’unica cosa chiara
della vicenda
è che un carabiniere
è stato ucciso.

MISTERI

JENA

[email protected]

FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
Charlie Yaxley , portavoce
di Unhcr per il Mediterra-
neo e l’Africa e funzionario
dell’unità di pubblica infor-
mazione dell’agenzia delle
Nazioni Unite che si occupa
dei rifugiati, ancora un’e-
mergenza che divide, che ri-
schi si profilano?
«La vicenda della nave Grego-
retti della Guardia costiera ita-
liana offre una serie di spunti
di riflessioni cruciali. Innanzi
tutto occorre dire che si deve
evitare ciò che è accaduto nel
recente passato con altre im-
barcazioni che trasportavano
migranti salvati in mare. La si-

curezza dei rifugiati che fug-
gono da situazioni terribili è
prioritaria. Al contempo però
si deve comprendere che cer-
ti Paesi come Italia, Spagna e
Grecia sono sottoposti a pres-
sioni notevoli per il fatto che
sono quelle esposte a questo
fenomeno».
Come gestire questi due fatto-
ri in maniera compatibile?
«Non ci può essere altra solu-
zione se non quella di riunire
attorno a un tavolo tutti i Pae-
si europei per individuare so-
luzioni condivise ed eque ispi-
rate al principio del rispetto
umanitario e della compren-
sione».
Questo però sino ad oggi
non è avvenuto?
«C’è una mancanza di oggetti-
vità nel dibattito sul Mediterra-

neo, specie in alcune parti
dell’Europa. Spesso il confron-
to sul tema dei rifugiati viene
usato come strumento politi-
co e pertanto sfugge a una sua
interpretazione chiara. I flussi
dei migranti che provengono
dalla Libia sono nettamente di-
minuiti negli ultimi anni, ci tro-
viamo di fronte a un fenome-

no che è perfettamente gestibi-
le ed è possibile una soluzione
condivisa e ispirata al rispetto
umanitario».
L’errore è anche nel fatto
che ci si concentra sui flussi
dei traffici e si trascura la ri-
cerca di una soluzione ai
problemi della Libia?
«La stabilizzazione della Li-
bia è centrale. Il fatto che le
persone si imbarchino sui bar-
coni affrontando pericolose
difficoltà per raggiungere
l’Europa è conseguenza di un
fallimento politico. È neces-
sario raggiungere un accordo
di pace nel Paese, e qui ritor-
niamo al discorso sull’Euro-
pa. I Paesi che hanno una cer-
ta influenza sulle parti libiche
devono utilizzarla per agevo-
lare un processo di pace e ri-
lanciare il dialogo».
Teme quindi che con la pro-
secuzione delle ostilità le
partenze proseguiranno e
ci saranno altre tragedie nel
Mediterraneo?
«Nel 2019 sono morti già 700
migranti e temo che se la guer-
ra proseguirà e non ci sarà una
risposta unitaria e umanitaria
all’emergenza rischiamo di
raggiungere presto quota mil-

le. È importante quindi che
ognuno dia il proprio contribu-
to per avviare una discussione
pragmatica sul questo tema».
Ritiene che sia necessario al-
largare questo dialogo an-
che ad altri attori oltre
all’Europa? Penso ad esem-
pio ai Paesi africani.
«Si deve andare verso quella
direzione. Ogni contributo è
senza dubbio importante, è
un percorso lungo ma siamo
in possesso degli strumenti
per gestirlo. In questo senso ci
troviamo davanti a un’impor-
tante opportunità». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Quali le analogie tra il caso
Diciotti e la Gregoretti?
Era l’agosto di un anno fa, e an-
che quella volta un pattuglia-
tore della Guardia costiera
soccorreva dei migranti. Quel-
la volta erano 177, stavolta


  1. Sono entrambe navi mili-
    tari, in quanto la Guardia co-
    stiera è un’articolazione della
    Marina militare. Battono ban-
    diera italiana. Il ponte di quel-
    le navi è suolo italiano a tutti
    gli effetti. Come un anno fa, il
    ministro dell’Interno sta ne-
    gando l’autorizzazione allo
    sbarco. È una sua prerogativa
    indicare quale debba essere
    l’attracco, ma nella logica del-
    la concertazione tra ammini-
    strazioni dello Stato. Dato pe-
    rò che il ministro Salvini si ri-
    fiuta di indicare il porto fintan-


to che altri Paesi membri
dell’Ue non acconsentono a
una redistribuzione dei nau-
fraghi (tali sono da un punto
di vista giuridico), è stallo.
Su quali basi giuridiche resta-
no a bordo?
Il mancato sbarco secondo la
magistratura è una forma di
trattenimento indebito. Se-
condo il tribunale dei mini-
stri di Catania si trattò addirit-
tura di un sequestro di perso-
na, un reato che può portare
a una condanna fino a 15 an-
ni. Per questo la procura inol-
trò al Senato una richiesta di
autorizzazione a procedere
(indispensabile per celebra-
re un processo) contro il mini-
stro dell’Interno. Che fu re-
spinta sulla base di un voto a
maggioranza dei senatori, co-
me si ricorderà. Quella volta
la maggioranza fu coesa e sia

il ministro delle Infrastruttu-
re Toninelli, sia il vicepre-
mier Maio, sia lo stesso pre-
mier Conte comunicarono
per iscritto la loro comparte-
cipazione alla decisione. Sta-
volta tutto lascia presagire
un percorso identico: la magi-
stratura, viste le analogie, è
pressoché obbligata a consi-
derare i fatti come un reato
ministeriale. E il Senato pre-
sumibilmente voterà di nuo-
vo il diniego a procedere.
Quale procura potrebbe
muoversi?
Per la nave Diciotti il caso arri-
vò al tribunale dei ministri di
Catania. Stavolta, la nave Gre-
goretti è ferma al molo del por-
to di Augusta. Un porto milita-
re a cui non è concesso ad alcu-
no di avvicinarsi. Secondo To-
ninelli si è trattato di una scel-
ta logica «in quanto la nave
della Guardia costiera è una
nave militare». Finora però
era sempre stato scelto un por-
to civile. Augusta è in provin-
cia di Siracusa: occhio alle
mosse di quella procura.—
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Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi

FABIO ALBANESE
AUGUSTA (SIRACUSA)


È a un passo dalla terraferma
ma la «Bruno Gregoretti» la
puoi vedere solo da lontano. Il
pontile Nato del porto militare
di Augusta è inaccessibile ai ci-
vili, men che meno ai giornali-
sti che invano da giorni chiedo-
no di potersi avvicinare. La na-
ve della Guardia costiera da
giovedì scorso ospita decine di
migranti, salvati nel Mediter-
raneo centrale con due diversi
interventi: erano 141 quando
li ha presi a bordo, 135 dopo
aver consegnato a Lampedusa
sei persone tra le più vulnerabi-
li, sono diventati 131 dopo
aver potuto sbarcare a Catania
una donna incinta all’ottavo
mese, il marito e altri due figli,
sono ora 115 dopo che ieri se-
ra è stato concesso di sbarcare
ai sedici minori non accompa-
gnati - avrebbero tra 15 e 17
anni - che erano ancora a bor-
do. Poche ore prima, la Croce
Rossa aveva portato a bordo
kit igienici e vestiti.
La «Gregoretti», dopo que-
sto peregrinare nelle acque ita-
liane, ora è lì, atraccata allo
stesso molo in cui c’è una gran-
de nave da guerra con i canno-
ni spianati. E il dispositivo di si-


curezza che le è stato schierato
attorno, a una nave militare
italiana in un porto militare ita-
liano, stride e colpisce visto
che con l’equipaggio della
Guardia costiera - che prima di
prendere a bordo i migranti
era da diversi giorni in attività
di vigilanza pesca nel mare tra
Libia e Italia e si apprestava a
dirigersi verso un porto sicilia-
no per rifornimenti e per un
po’ di riposo - ci sono soltanto
dei naufraghi. Migranti che
sono fuggiti dagli orrori del-
la Libia; pare siano tutti uo-
mini, vengono da nove diffe-
renti Paesi: Ciad, Costa d’A-
vorio, Gambia, Guinea Bis-
sau, Mali, Niger, Nigeria, Se-
negal, Sudan.

“Nessun problema sanitario”
«A bordo la situazione è tran-
quilla, non ci sono al momento
problemi sanitari», anche se si
è al corrente di casi di scabbia,
è quanto trapela dalla nave. I
migranti continuano a rivolge-
re all’equipaggio e al medico e
all’infermiere del Cisom, il Cor-
po italiano di soccorso dell’Or-
dine di Malta, le stesse doman-
de: «Cosa succede? Quando
potremo scendere a terra?».
Nessuno, a bordo, ha quella ri-

sposta che invece si sta cercan-
do di elaborare tra Roma, Bru-
xelles e altri Paesi Ue.

Contatti internazionali
Il ministro dell’Interno Salvi-
ni, con il governo italiano,
aspetta notizie dalla Commis-
sione cui è stato chiesto di coor-
dinare le disponibilità dei sin-
goli Paesi ad accogliere i mi-
granti. Si sa della disponibilità
della Germania, resa nota ieri
dalla portavoce del ministero
dell’interno di Berlino, Ulrike
Demmer: «Il governo federale
e il ministero degli Interni tede-
sco hanno reso noto venerdì
della scorsa settimana in Com-
missione europea la disponibi-
lità a prendere migranti», ha
detto. Degli altri, nulla si sa al
momento. Una portavoce del-
la Commissione europea ieri
ha detto che l’Ue «a seguito del-
la richiesta dell'Italia ha inizia-
to i contatti per sostenere e
coordinare tutti quegli Stati
membri che intendono pren-
dere parte agli sforzi di solida-
rietà riguardo ai migranti an-
cora a bordo», precisando che
questi contatti «sono ancora in
corso» e che «spetterà ai singo-
li Stati comunicare la propria
disponibilità».

L’ira del Viminale
Ai migranti della «Gregoret-
ti» i movimenti diplomatici
tra Stati devono apparire
astrusi e incomprensibili. E il
prolungarsi dell’attesa sotto
un sole implacabile, somma-
ta alla circostanza che alcuni
compagni di viaggio hanno
potuto lasciare la nave, po-
trebbe far salire la tensione a
bordo, come accaduto in pas-
sato in casi analoghi. Per ora
aspettano: loro, l’equipaggio
della nave, la politica. Tutti so-
spesi, in un silenzio surreale
che due giorni fa ha parzial-
mente rotto la stessa Guardia
costiera: in uno dei rari comu-
nicati dedicati al tema, ha
spiegato che quei migranti so-
no a bordo della sua nave «su
indicazioni del Ministero
dell’Interno», lo stesso che
poi non ha dato il «pos», il «pla-
ce of safety» ovvero il porto si-
curo che le spetta. Davanti al-
la Libia ieri è tornata la “Alan
Kurdi” della ong tedesca
Sea-Eye, suscitando l’ira di
Salvini. Nei prossimi giorni ar-
riverà anche la “Ocean Vi-
king”, la nuova nave di soccor-
so di Medici senza frontiere e
Sos Méditerranée. —
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A terra 16 minori, i 115 migranti a bordo:


“Quando potremo scendere anche noi?”


Resta in rada ad Augusta la Gregoretti. Sulla nave della Guardia costiera casi di scabbia: cresce la tensione


DOMANDE & RISPOSTE


La Alan Kurdi, della Ong tedesca Sea Eye, oggi arriverà in zona
ricerca e soccorso libica. Presto la flotta umanitaria si arricchirà
di un altro mezzo, la Ocean Viking di Sos Méditerranée-Msf

IMMIGRAZIONE E POLITICA

CHARLIE YAXLEY
PORTAVOCE UNHCR
PER IL MEDITERRANEO

Nel 2019 sono morti
già 700 migranti:
per diminuire questa
emergenza è centrale
stabilizzare la Libia

I pm e il reato ministeriale


Salvini ora rischia il processo


Per l’Italia gli altri Paesi
dovrebbero accogliere
i migranti economici,
non solo i rifugiati

I QUATTRO PRECEDENTI

IMMIGRAZIONE E POLITICA

956
Numero di migranti
partiti tra il 24 e il 26
luglio: 523 sono stati
riportati in Libia (Ispi)

Primo scontro su Open Arms
Il 15 marzo 2018, a pochi giorni
dall’inizio del governo di Conte,
la nave della Ong Proactiva Open
Arms soccorre 218 persone. Do-
po 24 ore di stallo l’esecutivo con-
cede lo sbarco a Pozzallo (Rg).
La nave sequestrata, il coman-
dante finisce sotto indagine.
Alla fine il caso viene archiviato

ANSA

FOTO TWITTER /@SEAEYEORG

Salvini indagato sulla Diciotti
Il 16 agosto 2018, la nave della
Guardia costiera Diciotti soccorre
190 persone al largo di Malta.
C’è un rimbalzo di responsabilità.
Il 20 agosto la nave approda a
Catania. Salvini è indagato. Il tri-
bunale dei ministri chiede l’auto-
rizzazione a procedere al Senato,
ma i senatori non la concedono

Sequestrata anche l’Aquarius
Il 30 settembre 2018 la nave
Aquarius, gestita da Medici senza
frontiere e Sos Mediterranée,
approda a Malta con 58 persone
soccorse il 23 settembre. Quattro
Paesi Ue accettano di accogliere
i migranti. A novembre i pm di
Catania decidono di sequestrare
la nave, a gennaio il dissequestro

Sea Watch e il fermo di Rackete
Nella notte tra sabato 28 e dome-
nica 29 giugno la nave Sea Wat-
ch 3 attracca senza autorizzazio-
ne a Lampedusa e fa sbarcare
40 persone che erano a bordo da
circa due settimane. La coman-
dante Carola Rackete viene arre-
stata, ma il 2 luglio il gip di Agri-
gento non convalida il fermo

150
I morti e dispersi tra
il 24 e il 26 luglio quando
non c’erano navi Ong
al largo della Libia

2 LASTAMPAMARTEDÌ 30 LUGLIO 2019
PRIMO PIANO

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