Il Sole 24 Ore - 30.07.2019

(Steven Felgate) #1

Il Sole 24 Ore Martedì 30 Luglio 2019 13


Finanza & Mercati


PARTERRE




Cir-Vivendi intorno


a un tavolo per Gedi?


Pranzo d'affari a Parigi col ceo di Vivendi Arnaud de Puyfon-


taine per Monica Mondardini e Rodolfo De Benedetti. Secondo
le voci, al tavolo si sarebbe discusso di Gedi, che fa capo per

quasi il % alla Cir di cui i due commensali italiani sono


rispettivamente ad e presidente. Ci sarebbe l'interesse a rile-
vare una quota: i francesi, del resto, non è la prima volta che

si guardano in giro. Ma considerato che Vivendi è un gruppo


estero e ancora impegnato nel braccio di ferro su Mediaset,
l’eventuale ingresso nel capitale potrebbe avvenire semmai

solo con una partecipazione di minoranza. Ovviamente le
voci non sono verificabili, ma Marco De Benedetti, che è presi-

dente Gedi, avrebbe detto in più occasioni di aver incontrato,


per cortesia, più soggetti interessati, però di non aver inten-
zione di vendere. Gedi e Vivendi hanno avuto a che fare ulti-

mamente, via Telecom, per la cessione di Persidera. Cessione


che all'inizio era stata avviata per rispettare l'impegno preso
dai francesi con l'Antitrust Ue e mantere direzione e coordina-

mento sull'incumbent telefonico pur avendo una quota im-


portante in Mediaset. Al socio di minoranza Gedi la cessione
del suo % è costata una minusvalenza dell’ordine di  mi-

lioni che ha mandato in rosso i conti del semestre (A.Ol.)


Altra operazione di private equity in dirittura. Il fondo


Trilantic secondo le indiscrezioni sarebbe infatti in esclu-
siva per acquistare Exa Group, società leader nel mercato

dei general contractor per la realizzazione di punti vendi-


ta retail chiavi in mano nel settore luxury/fashion, ma
anche di hotel, ristoranti e centri direzionali. A vendere

é la società italiana Alcedo Sgr.Trilantic guidato da Vitto-


rio Pignatti, avrebbe battuto la concorrenza del Fondo
Italiano d'Investimento sgr alleato con Armonia sgr. La

società sarebbe valutata attorno a  milioni di euro.


Alcedo sgr aveva rilevato la sua quota del % di Exa
Group nel febbraio  pagando  milioni di euro, con

i tre fondatori, Giuseppe Polvani, Gianrico Specchio e Pao-


lo Pratesi, che avevano mantenuto il % diviso con il %
ciascuno. Fondata nel  Exa Group ha clienti che van-

no da Bulgari a Dolce&Gabbana fino a Aber Crombie&Fi-


tch.Solo qualche giorno fa la stessa Alcedo ha acquisito il
controllo di Eurochef, leader nel settore dei piatti pronti

freschi, rilevando la partecipazione del  per cento dai


tre soci fondatori Stefano Stanghellini, Alessandro Ci-
priano e Franca Raspa. (C.Fe.)

Il gruppo Facebook ha annunciato nei giorni scorsi che


entro fine anno intende partire, debuttando nell’amica


India, con i servizi di pagamento tramite il nuovo servi-
zio di WhatsApp Pay. L’idea, vincente dal punto di vista

dei costi dei bonifici per i clienti, è di rendere possibile
trasferire denaro in tempo reale in ogni angolo del

mondo con un messaggio. Sperimentazione con i 


milioni di clienti in India, per poi passare agli oltre ,
miliardi di clienti nel mondo. Se autorizzata, l’iniziati-

va andrà a insidiare le banche tradizionali. Ma anche


le varie società fintech che si sono specializzate nel si-
stema dei pagamenti. Nelle scorse settimane molti dub-

bi sono stati espressi a livello globale sulla creazione


della nuova valuta digitale Libra, che teoricamente do-
vrebbe debuttare l’anno prossimo, mentre pochi rilievi

sono emersi sul progetto di WhatsApp. Che presenta


una serie di criticità. A partire dal possibile riciclaggio
di denaro e della reale identificazione dei soggetti che

si scambiano capitali. Un nuovo fronte aperto per le


Autorità di Vigilanza. E, forse, un nuovo tema da af-
frontare a livello globale. (Al.G.)



Trilantic mette nel radar


Exa Group




Chi vigila sui pagamenti


del nuovo WhatsApp Pay


D


opo la freddezza che i grandi investitori


istituzionali esteri hanno riservato al nostro
Paese nel  torna a farsi sentire la fame di

BTp. «La domanda di governativi italiani è


prossima a toccare i massimi da  anni a questa
parte» si legge nell’ultimo rapporto Bond Compass

di Sprd che monitora i flussi di


investimento nel reddito fisso degli
istituzionali si appoggiano a State Street

come banca depositaria (un campione


che si sui mila miliardi di dollari di
controvalore). Fattori decisivi alla base

del rinnovato interesse per i BTp l’intesa


raggiunta con la Commissione sui conti e
la scommessa su una nuova torntata di

stimoli monetari da parte della Bce. Ma
anche e il fatto che i BTp sono tra i pochi

titoli governativi che ancora remunerano


chi li sottoscrive in un contesto dominato
dai titoli a tassi negativi. Solo sulle brevi

e brevissime scadenze il Tesoro ha rendimenti


sotto zero. Ad esempio sui BoT semestrali collocati
ieri in asta. Ne sono stati piazzati per un

controvalore di , miliardi a un tasso pari a -,%


sui minimi da aprile .
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Andrea Franceschi


DOMANDA BTP VICINA


AI MASSIMI DA CINQUE ANNI


IL TASSO
DEI BOT (%)
Collocati ieri 6,
miliardi di BoT
a sei mesi

-0,


MERCATI


«La svolta di Saipem è completata,


da questa crisi usciremo consolidatori»


INTERVISTA


STEFANO CAO


L’ad: pronta la lista ristretta


per individuare il partner


della perforazione a terra


Già aggiudicato  miliardo


di progetti in attesa


della decisione dei clienti


Celestina Dominelli


I


l piano di efficienza, che ha riorganiz-


zato profondamente il business,“Fit
for the future”, da lui fortemente vo-

luto appena tornato al timone della


società dopo  anni di assenza, nel pie-
no di una gravissima crisi aziendale,

complicata da quella settore, si è rivelato


la scelta giusta. Perché, dopo quattro an-
ni, Saipem «non solo ha ripreso a corre-

re ma è già proiettata nel futuro». Al


punto che ora l’ad Stefano Cao può dire
«con molta soddisfazione» che il turna-

round aziendale, la svolta «è stata realiz-


zata anche se c’è ancora molto da fare».
E, come ha mostrato nei giorni scorsi la

semestrale, la società ha rivisto l’utile e


il tema del ritorno alla cedola, che manca
dal , non è più un tabù. «Aspettiamo

di vedere il risultato di fine anno - spiega


Cao in questa intervista - per poter valu-
tare con il cda una proposta per l’assem-

blea degli azionisti che possa andare


eventualmente in questa direzione».
Per molto tempo Saipem è stata

considerata una possibile preda. Ora


che la società ha invertito la rotta, po-
trebbe diventare un consolidatore?

È vero, prima del  erano in tanti a


voler fare di Saipem uno “spezzatino” e
a suddividersene i resti, ma, conoscendo

bene il valore delle donne e degli uomini
dell’azienda, sapevo che si sarebbe po-

tuta risollevare. Così al perdurare della


crisi, alcuni competitori hanno dato luo-
go a fusioni e concentrazioni, i cui effetti

potranno essere misurati solo col tempo


nel prossimo futuro. La nostra strategia
è stata di rimanere concentrati sul no-

stro change management (gestione del


cambiamento, ndr) e ora che l’orizzonte
comincia a chiarirsi stiamo lavorando

alle migliori opzioni per le attività di dril-


ling (perforazione). Saipem, dalle altre
crisi, è sempre uscita come consolidato-

re, basti ricordare l’acquisizione della


Bouygues Offshore, una delle più rile-


vanti nei servizi all’industria petrolifera,
o a quella di Snamprogetti.

Veniamo alle attività di perforazio-


ne a terra (drilling onshore): siete alla
ricerca di un partner per una joint ven-

ture. State chiudendo la trattativa? È


tramontata l’idea di una cessione?
L’ipotesi della vendita non è mai stata

contemplata, vendere significherebbe


distruggere valore. Abbiamo sempre ra-
gionato su operazioni strategiche come

una eventuale jv. Siamo alla ricerca di un


partner e, dopo una serie di attente valu-
tazioni, siamo arrivati a una lista ristret-

ta di possibili opportunità.


L’attuale portafoglio certifica il qua-
si % di commesse non-oil, al riparo

dalle oscillazioni del petrolio. Sarà una


Saipem tutta “green” in futuro?
Saipem è un fornitore di soluzioni glo-

bali e, in quanto tale, si ingegna per tro-


vare soluzioni per i propri clienti che ora
stanno affrontando la transizione ener-

getica che vede il gas e le rinnovabili
sempre più centrali. Il nostro driver è

anticipare il mercato e rispondere alle


nuove esigenze. Siamo, dunque, sem-


pre più rivolti alle nuove materie prime,
in particolare il gas naturale liquefatto

(Gnl), e a nuovi settori, come i parchi eo-


lici e le infrastrutture. Ciò non significa
che non sapremo cogliere le opportuni-

tà legate all’oil offrendo ai clienti le no-


stre avanzate tecnologie per realizzare
impianti a limitato impatto ambientale.

Solo per la divisione ingegneria e co-


struzione (E&C), ci sarebbero  mi-
liardi di opportunità. Cosa è più vicino

all’assegnazione? Sarete coinvolti an-


che nel maxi-contratto di TechnipFMC
per il progetto Arctic Lng ?

A valle dei recenti successi nella divisione


E&C onshore, in occasione della presen-
tazione dei conti semestrali abbiamo

preferito focalizzarci sulle iniziative


commerciali della divisione offshore pari
a circa  miliardi di euro. Queste coprono

vari segmenti di business e varie aree ge-
ografiche e riteniamo possano giungere

all’aggiudicazione entro i primi mesi del


. Ricordo, per esempio, un progetto
in acque profonde in Guyana, due parchi

eolici, un pipeline in Australia e altre ini-
ziative in Arabia Saudita. Nel corso della

presentazione abbiamo poi anticipato al


mercato di aver ricevuto l’aggiudicazio-
ne di progetti per circa  miliardo, condi-

zionati però alla decisione finale di inve-
stimento dei nostri clienti. Stiamo lavo-

rando per poter finalizzare il nostro in-


gresso nel consorzio del progetto Arctic
Lng  e confidiamo di poter avere novità

sul tema in tempi molto brevi.


Tra le recenti acquisizioni, figura il
maxi contratto in Mozambico. Ci sono

altre commesse alle viste nell’area?


Il progetto è una vera e propria pietra mi-
liare nella nostra storia e non solo per il

suo valore, il più grande mai acquisito. Il


Mozambico sarà nei prossimi anni uno
dei Paesi centrali per Saipem, una nuova

frontiera della nostra presenza globale.


È ricco di risorse naturali e la scoperta di
ingenti giacimenti di gas lo renderà stra-

tegico nel mercato globale del gas. È per


Saipem una grande opportunità. Il Pae-
se, infatti, ha bisogno di infrastrutture,

dai trasporti all’energia, e Saipem come


fornitore di servizi ha il know how per
essere un partner ideale in un così im-

portante percorso di sviluppo. Tra le


prossime opportunità, siamo in attesa di
una decisione finale d’investimento per

Rovuma Lng, un progetto di recente ap-


provato dal Governo del Mozambico per
lo sviluppo del gas del ricchissimo baci-

no profondo di Rovuma nell’Area .


Nel , ha trovato un indebita-
mento netto di circa  miliardi: ora ave-

te appena abbassato la guidance 
sul debito a  milioni rispetto al mi-

liardo del vecchio target. Ci sono mar-


gini per migliorarlo ulteriormente?
La revisione della guidance sul debito,

ante IFRS  (leasing), è stata possibile


anche grazie al beneficio netto dei nuovi
progetti entrati in portafoglio nell’E&C

onshore. L’obiettivo di riduzione conti-


nua a essere una priorità, in linea con gli
impegni presi con il mercato.

Dopo l’aumento di capitale, che ha


sancito tre anni fa il distacco da Eni, e le
vicende giudiziarie che in passato han-

no investito la società, in pochi avreb-


bero scommesso su di voi. Tornando
indietro rifarebbe tutto?

Saipem è un’eccellenza italiana e un


architrave importante del sistema
Paese. Andava salvata dal baratro in

cui rischiava di cadere. In questi anni


abbiamo lavorato tenendo la barra
dritta e secondo una strategia che sta

dando i suoi frutti. Quindi le rispondo


di sì, rifarei tutto.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

«La cedola? Aspettiamo


di vedere i conti del 2019


per valutare con il cda


una eventuale proposta»
Stefano Cao

NUMERO UNO DI SAIPEM

Al vertice. L’amministratore delegato di Saipem Stefano Cao


Tra i big di Piazza Affari privato batte pubblico


R&S-MEDIOBANCA


Ma Germania batte Italia:


 a  negli investimenti


della top ten industriale


Antonella Olivieri


Radiografia dei primi  gruppi italiani
quotati a Piazza Affari, a cura di R&S-

Mediobanca: un’élite che vale  mi-


liardi di fatturato, ma dove da sole Eni
(, miliardi) ed Enel (, miliardi)

pesano per il % (terza per dimensioni


Fca Italy con , miliardi di ricavi).
Nell’aggregato sono entrate Cairo, Im-

msi e Tod's al posto di Astaldi, Luxottica


e Parmalat. Lo scorso anno i ricavi sono
cresciuti del ,% - la metà rispetto al

+,% dell'anno prima – ma solo grazie


alla domanda estera (+%), perché la
domanda interna latita (+,%). Se si

guarda alla sola industria, si scopre che


di “grande” in termini di dimensioni
non è rimasto poi molto e che invece a

tener alta la bandiera sono le imprese


del quarto capitalismo (medie e medio-
grandi) che battono le imprese di Stato

per redditività, solidità e efficienza. Il


problema, però, sono le risorse per af-
frontare il futuro: tra Uk, Francia e Ger-

mania l'Italia è l'unico Paese dove gli in-
vestimenti sono in calo.

Focus sulla manifattura


La manifattura ( i gruppi del campio-
ne, di cui  privati) è più proiettata sul-

l’estero - con il ,% di export rispetto


alla media generale del % - e l’unico
comparto che assume ancora in Italia:

+,% gli addetti lo scorso anno contro
il dato complessivo di -,%. Le aziende

pubbliche hanno mediamente dimen-


sioni doppie:  miliardi contro . Ma le
private crescono di più: +% nel 

contro +,%; +,% negli ultimi cin-


que anni contro -,%. E restano più
competitive, con un costo del lavoro

pro-capite rispetto al valore aggiunto


pro-capite del ,% contro il ,%.
Moncler (,%), Recordati (,%),

Campari (,%) e Diasorin (,%) le


migliori. Stessi nomi al top per redditi-
vità, con un margine operativo netto

pari al % dei ricavi per Recordati, del


,% per DiaSorin, del ,% per Mon-
cler e del ,% per Campari. Dei gruppi

sotto l’egida dello Stato italiano Leo-


nardo è il migliore con un margine del
,%. L'industria privata nel compresso

vanta un margine Ebit dell',%, la


pubblica si ferma al ,%.
Private più solide, con un patrimo-

nio netto tangibile pari a , volte i de-


biti finanziari, mentre le pubbliche
sono a , volte.

Reti d'oro
Per redditività nessuno batte le reti:

Snam al top col %, segue Terna col


,%, ma anche Atlantia si difende be-
ne col %. Fca Italy è l'unica società in

rosso delle , con un margine operati-


vo negativo del ,%, e in coda anche per
competitività con un Clup (costo del la-

voro per unità di prodotto) del ,%.


Dividendi di Stato


Negli ultimi cinque anni i big di Piazza


Affari hanno cumulato utili per oltre 
miliardi, quasi un terzo prodotti dalla

sola Enel. Dei  miliardi di dividendi


pagati nel periodo, , arrivano dal-
l’Eni, , dall’Enel. Allo Stato sono an-

dati , miliardi.


Gli investimenti


Negli ultimi cinque anni gli investi-


menti dei  gruppi considerati sono
calati dello ,%, con un tasso d'investi-

mento medio (investimenti materiali


in percentuale dello stock lordo a inizio


anno) che nel  è stato del ,%. Nel-


la manifattura, nonostante siano più
piccole, le imprese private investono di

più: l',% contro il ,% delle pubbli-


che, in valore assoluto  miliardi com-
plessivamente negli ultimi cinque anni

contro . Moncler (,%), Ferragamo


(,%), Ima (,%) e Brembo (,%)
quelle che investono di più.

Il confronto europeo
Il focus è sempre sulla manifattura.

Nessuna italiana rientra nella top ten


europea, mentre i primi dieci gruppi
tedeschi da soli valgono quasi quanto

la metà del Pil della Penisola. Piccolo in


termini relativi non è bello, soprattutto
se le distanze si allungano. Nell’ultimo

quinquennio le prime dieci aziende


manifatturiere italiane hanno aumen-
tato il fatturato dell',% all'anno, un

passo ben più lento delle  maggiori


società industriali di Regno unito
(+,%), Francia (+,%) e Germania

(,%). In Borsa valgono un ottavo del-


le altre. L'Ebit margin delle  big ita-
liane è appena del ,%, un sesto rispet-

to a Uk (,%), un quarto rispetto alla


Francia (,%) e meno della metà della
Germania (,%).

Dei quattro Paesi, solo in Italia si re-


gistrano investimenti in calo: -% con-
tro il +,% della Germania, con un tas-

so d'investimento che nel  è stato


del ,% contro il ,% dei tedeschi. Dati
che si riferiscono sempre ai primi dieci

gruppi e come si vede dal grafico a fian-
co nascondono realtà molto differenti:

pesano soprattutto Fca Italy e Leonar-


do, mentre un'azienda come Brembo
ha aumentato gli investimenti nel peri-

odo del ,%. Ma sui valori assoluti il


confronto è impietoso:  miliardi di
Capex in cinque anni per i dieci maggio-

ri gruppi italiani contro i  miliardi


spesi dai big dell'industria teutonica.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

La crescita dei big player. Variazioni % 2018-


IL CONFRONTO EUROPEO


Variazione % 2018-


GLI INVESTIMENTI DEI TOP 10 IN ITALIA


Note: (*) Controllo pubblico. Il controllo fa capo al Gruppo ChemChina Corp. (Stato cinese);
Fonte: R&S Mediobanca

Note: (*) La variazione della capitalizzazione Top 10 Italia è calcolata escludendo FCA N.V.
(considerando anche FCA N.V. risulterebbe +10,4% sul 2014)

-60 -30 0 30 60 90 120 150

Brembo 128,


Prysmian 86,


Code 61,


Pirelli & C.* 24,


Buzzi Unicem 21,


Fincantieri* 1,


Saipem* -31,


Prada -35,


Leonardo -38,


FCA Italia -39,


-20 -10 0 10 20 30 40 50

REGNO UNITO FRANCIA GERMANIA ITALIA

Fatturato


Capitalizzazione


Investimenti


23,


23,


15,


8,


7,
32,

-15,


-8,7*


19,


32,


33,


-9,


La fotografia


2016 2017 2018 2019


14,93 4,


2

10

6

14

18

Andamento del titolo a Milano


30 APRILE 2015 29 LUGLIO

Saipem

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