Il Sole 24 Ore - 30.07.2019

(Steven Felgate) #1

18 Martedì 30 Luglio 2019 Il Sole 24 Ore


Mondo

Per Donald Trump «la Fed ha


fatto tutte le mosse sbagliate»
alzando i tassi troppo e troppo

presto. Un taglio contenuto


alla riunione del - luglio
non è abbastanza, ha aggiunto.

Federal Reserve


Trump sui tassi:


non sufficiente


una riduzione


di 25 punti base


Secondo l’ultimo sondaggio


Enmid per la Bild, l’unione
Cdu-Csu avrebbe il % dei

consensi seguita dai Verdi con


il . Spd terza con il % e Afd
quarta con il  per cento.

Germania


La Cdu-Csu


torna in testa


nei sondaggi


seguita dai Verdi


Polizze più care, ritardi, sicurezza


Allarme costi nel Golfo Persico


«WAR RISK» A HORMUZ


Sempre più frequenti


attacchi e sequestri di navi


in transito nello Stretto


Per le spedizioni marittime


i premi assicurativi


si stanno moltiplicando


Marco Valsania


NEW YORK


Un minuscolo passaggio di mare che


collega il Golfo Persico e quello di


Oman. Appena ventun miglia nauti-


che, quelle di Hormuz. Ma da questo


stretto transita un quinto della pro-


duzione globale di petrolio,  mi-


lioni di barili al giorno, e il % della


produzione di gas liquido, affollato


come nessuna lingua di mare al


mondo da una flotta multinazionale


appartenente a duemila società. Da


sempre Hormuz è anche un micro-


cosmo di tensioni geopolitiche scos-


so da tamburi di guerra. E se l’ampia


offerta globale di greggio e derivati


rispetto alla domanda tiene relativa-


mente calmi oggi i prezzi, la crisi na-


ta dalla dura partita tra Stati Uniti e


Iran - esplosa negli ultimi due mesi


con incidenti culminati nel seque-


stro di vascelli da parte di Teheran -


solleva spettri di shock e contagi


economici, con l’Asia anzitutto che


dipende dal greggio mediorientale.


Microcosmo di tensioni


«Il sequestro di navi è diventato la


norma da metà maggio. Con una


decina di attacchi ci sono già centi-


naia di milioni di dollari di perdite


e danni a vascelli e cargo, anche


senza contare ritardi, interruzioni


nel traffico e mancati profitti»,


spiega Laurence Brennan, docente


a Fordham University, specializza-


to in diritto marittimo. Brennan ne


sa qualcosa di scontri nella regione:


ex capitano della Marina militare,


era a bordo della Nimitz nel 


quando partì la fallita missione per


salvare ostaggi americani a Tehe-


ran. Consulente del dipartimento di


Stato e del Pentagono, otto anni do-


po è stato coinvolto nel delicato ca-


so dei risarcimenti americani per


l’erroneo abbattimento di un aereo


civile iraniano con  persone a


bordo. Adesso teme effetti profondi


delle nuove ombre di guerra, che si


rispecchiano nell’escalation del


“war risk”, delle polizze assicurati-


ve sui pericoli di conflitto per il set-


tore dello shipping.


«Temo che si estenda, con le pe-


troliere facile bersaglio». Spiega co-


me «ci siano molteplici polizze, per


scafo e cargo, e ora rincarano quelle


contro i rischi di guerra. I costi assi-
curativi per il passaggio nello Stretto

appaiono moltiplicati di dieci, forse


venti volte. Sono passati da proprie-
tari a armatori e a consumatori. Ol-

tre mezzo milione a vascello, che po-


trebbero ormai aggiungere due dol-
lari a barile». Brennan dipinge sce-

nari da incubo se le tensioni


sfuggiranno di mano: petroliere
usate da Teheran per creare disastri

ambientali o fatte esplodere nei por-


ti. Occasioni e precedenti non man-
cano. «Ci avviciniamo al ° anni-

versario della crisi degli ostaggi - ri-


corda -. E la Tanker War, la guerra
delle petroliere degli anni  nel

conflitto Iran-Iraq, vide  navi ci-


sterna prese di mira. Nel  gli
Stati Uniti intervennero contro navi

iraniane in risposta a mine posate


nel Golfo».


L’incubo paralisi


L’allarme di Brennan non è isolato.
S&P Global Platt, servizio d’infor-

mazione specializzato in energia e


commodities, prepara costanti ag-
giornamenti, dice il senior editor

Eklavya Gupte. Eric Watkins, Ame-


ricas Correspondent di Lloyd’s List,
che dal XVIII secolo fornisce dati

sull’industria del trasporto maritti-


mo, afferma che «navi ed equipaggi
sono a rischio in un clima sempre

più ostile. Aumentano i costi assicu-


rativi e di trasporto. E se Hormuz per
qualunque ragione venisse paraliz-

zato, i rincari energetici sarebbero


considerevoli». Questo anche se al
momento «le riserve di petrolio so-

no abbondanti, con , miliardi di


barili e altri  milioni in stock
d’emergenza nei Paesi Iea».

Suzanne Maloney, vicedirettore


di Foreign Policy alla Brookings,
concorda che «il mercato è vulnera-

bile. Siamo in una fase difficile che


può peggiorare». Bob McNally, fon-
datore del Rapidan Energy Group, è

scettico su facili vie d’uscita. L’Iran


ha «mezzi e abilità per attaccare in
modo continuo e intermittente va-

scelli, interrompendo il passaggio
del petrolio per settimane o più». E

prevede che persino un apparente


ritorno allo status quo precedente
lascerebbe premi di rischio di -

dollari a barile. Ali Alfoneh, senior


fellow all’Arab Gulf States Institute
di Washington, vede sicure conse-

guenze regionali: «I Paesi del Golfo


devono stornare risorse verso la di-
fesa e incidenti e conflitti prolungati

possono ridurre investimenti diretti


e generare fughe di capitali».
Il Joint War Committee della

Lloyd’s Market Association - merca-


to assicurativo che raggruppa oltre
 compagnie e controlla un quinto

delle polizze marittime - ha formal-


mente aggiunto Golfo Persico e ac-
que adiacenti alle zone a rischio di

«guerre contro gli scafi, pirateria,
terrorismo e annessi pericoli» per la

prima volta dal , nel pieno della


guerra in Iraq. I Protections & In-
demnity Clubs, pool per la copertura

dei rischi più gravi quali conflitti e


disastri ambientali, hanno invitato
a stare all’erta sulle raccomandazio-

ni dei singoli Stati dei quali i vascelli


battono bandiera, dopo che Londra
ha chiesto a navi con interessi bri-

tannici di rimanere temporanea-


mente fuori dall’area. Alcuni assicu-
ratori rifiutano del tutto di coprire

rotte nel Golfo.


Il costo della sicurezza
Tremano i colossi del trasporto ma-

rittimo. «Prendiamo le dovute pre-
cauzioni per proteggere personale e

asset», ha fatto sapere il leader di


Maersk. Le aziende assoldano guar-
die e specialisti di sicurezza - au-

mentate di un quinto da  nor-


malmente a bordo dei vascelli nel-
l’area - da società quali Ambrey,

Mast o PVI per neutralizzare mine e


esplosivi e l’avvistamento precoce di
imbarcazioni ostili. Associazioni di

proprietari - Bimco, ICS, Intertanko



  • hanno raccomandato ai vascelli di
    informare dei loro piani le autorità


per facilitare iniziative multilaterali


di protezione, quali Operation Sen-
tinel, lanciata ora in fretta e furia da-

gli Usa con Europa, Paesi medio-


rientali e asiatici. Londra, dopo il re-
cente sequestro della petroliera bat-

tente bandiera britannica Stena


Impero, ha annunciato una parallela
iniziativa europea.

Ma Maloney di Brookings sottoli-


nea che i grandi nodi restano politi-
ci, non militari. Esistono già missio-

ni per pattugliare le rotte commer-


ciali nella regione, le Combined Task
Force  e . «Credo che l’ammi-

nistrazione americana non valuti


appieno i rischi della sua strategia di
“massima pressione” sull’Iran, co-

me dimostrato dall’assenza di misu-
re pronte e intese con alleati per ri-

spondere a eventi che erano preve-


dibili. E i rapporti degli Usa con gli
alleati sono semmai diventati più te-

si». Latitano chiari obiettivi:


«Washington è divisa tra falchi pro-
cambio di regime a Teheran e dispo-

sti ad azioni militari, nel Consiglio di


Sicurezza nazionale, e chi auspica
piste diplomatiche, nel dipartimen-

to di Stato». Al contempo «la strate-


gia iraniana è mutata, con le sue
azioni vuole creare senso di urgenza

nella comunità internazionale,


usando anche la Guardia rivoluzio-
naria, in risposta al prezzo che il Pa-

ese paga alle sanzioni americane e


all’azzeramento del suo export di
petrolio». È una miscela che, con la

miccia di nuovi incidenti, potrebbe


rivelarsi incendiaria.
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EPA

Circondata. La petroliera britannica Stena Impero, sequestrata il 19 luglio scorso e tuttora nel porto iraniano di Bandar Abbas


BREVI DAL MONDO


Il capo degli  americani, Dan Coats, tra due settima-
ne lascerà l’incarico dopo mesi di tensioni con Donald

Trump, soprattutto sulla linea della Casa Bianca nei


confronti di Russia e Corea del Nord. Il presidente ha
nominato al suo posto un fedelissimo, John Ratcliffe,

il repubblicano del Texas che ha incalzato l’ex
procuratore speciale per il Russiagate, Robert

Mueller, durante le sue audizioni in Congresso.


«Sono lieto di annunciare che il rispettato John
Ratcliffe sarà nominato direttore dell’intelli-

gence nazionale - ha twittato Trump -. Dan


Coats, l’attuale direttore, lascerà il  agosto.
Voglio ringraziare Dan per il suo grande servi-

zio al Paese». Coats aveva contraddetto pub-


blicamente Trump presentando il punto di vi-
sta dell’intelligence al Congresso su Iran, Rus-

sia, cambiamento climatico e Isis. Ma sarebbe-


ro state soprattutto le critiche di sulla Corea del
Nord e sulla mancata volontà del leader Kim

Jong-un a denuclearizzare che avrebbero fatto


irritare Trump. A cui non sarebbe piaciuta neanche la
tempistica con cui Coats, poco prima dell’incontro del

presidente con Vladimir Putin, ha scelto di rendere noti


i timori dell’intelligence sulla campagna di cyberattac-
chi portata avanti da Mosca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono scesi a tre i candidati europei per il posto di Chri-
stine Lagarde alla guida del Fondo monetario interna-

zionale dopo la nomina dell’attuale direttore generale


alla Bce. I candidati sono Jeroen Dijsselbloem, Kristali-
na Georgieva e Olli Rehn. Il processo per la selezione

si svolgerà ad ottobre ma l’Unione europea


sta cercando di arrivare all’appuntamento
con un’indicazione comune per riuscire ad

ottenere la nomina di un suo candidato che


le sarà contesa dai Paesi emergenti. Se la Ue
non avrà un candidato unico sarà probabil-

mente fuori dalla partita.


Venerdì scorso il ministro delle Finanze
francese, che conduce i negoziati per conto

dell’Unione, ha presentato una short list di


cinque nomi. Oltre ai tre rimasti in lizza c’era-
no anche Mario Centeno, portoghese, attual-

mente presidente dell’Eurogruppo e la spa-


gnola Nadia Calviño, ministro delle Finanze
di Madrid e già funzionaria della Commissio-

ne Ue. Questi ultimi due nomi però sarebbero stati eli-


minati, stando a fonti di Bruxelles. Restano quindi in
corsa l’olandese Dijsselbloem (ex presidente dell’Euro-

gruppo); il finlandese Rehn, già commissario e attuale


presidente della Banca centrale di Helsinki; la bulgara
Georgieva che è direttore esecutivo dell’Fmi.

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NOMINA ALL’FMI


La rosa della Ue


scende a tre nomi


LO SCONTRO CON LA CASA BIANCA


Lascia Coats, direttore


dell’intelligence Usa


I nomi. In corsa


con Rehn (nella
foto) ci sono

Dijsselbloem


e Georgieva


Silurato. Dan
Coats, direttore

dell’intelligence


Usa, lascerà il 15
agosto

L’hanno dimesso dall’ospedale, e riportato in carcere.
Aleksej Navalny, agli arresti con  giorni da scontare per

aver organizzato le manifestazioni di protesta represse


a Mosca sabato scorso, era stato ricoverato in urgenza la
mattina di domenica per quello che i suoi sostenitori so-

spettano potesse essere un avvelenamento. Il


suo medico personale, Anastasia Vasilieva, so-
stiene che Navalny ( anni) possa essere stato

esposto a una sostanza chimica tossica che gli


avrebbe provocato un’acuta reazione allergica.
Qualcosa di cui, secondo la portavoce Kira Yar-

mysh, Navalny non ha mai sofferto in passato.


All’ospedale n.  di Mosca - diretto peraltro da
un deputato della Duma cittadina, Olga Shara-

pova, del partito Russia Unita vicino al Cremlino



  • Navalny sarebbe arrivato con il viso molto gon-
    fio ed eruzioni cutanee rosse sulla pelle. Un’orti-


caria, secondo l’ospedale, già in miglioramento
lunedì quando infatti il paziente è stato dimesso.

«Non possiamo escludere - ha scritto il suo


medico - che il danno tossico alla cute e alle membrane
mucose sia stato provocato da una sostanza chimica sco-

nosciuta, con l’aiuto di un non meglio identificato “terzo


attore”». Vasilieva denuncia come sospetta la mancata
effettuazione di esami, il fatto di aver potuto vedere Na-

valny soltanto da una fessura della porta e di non aver


potuto parlare con i medici che lo stanno seguendo.
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PROTESTE A MOSCA


Sospetto avvelenamento


per l’oppositore Navalny


Mistero. Aleksej


Navalny
in ospedale

in un’immagine


tratta da un video


Ai ferri corti?
Jerome Powell (Fed) e, alle
sue spalle, Donald Trump

+Se Freud (e non Keynes) è


di casa alla Fed


http://www.ilsole24ore.com


OMAN


IRAN


ARABIA
SAUDITA

BAHRAIN


0 200 km

STRETTO
DI HORMUZ

Golfo
Persico

Golfo
dell’Oman

KOKUKA
COURAGEOUS
(Panama)

FRONT
ALTAIR
(Marshall)

7 giugno
NAKHL-E TAQI

NAZIONALITÀ
Iran

4 esplosioni


19 luglio
STRETTO DI HORMUZ

NAZIONALITÀ
Gran Bretagna

Sequestro
Stena Impero

LEGENDA
BASI USA

Aerea NavaleNavale EsercitoEsercito


Fonte: S&P Global Platts, Eia

Barili al giorno
Un quinto della produzione
mondiale di petrolio transita
per lo Stretto di Hormuz

Gas liquido
La quota totale di Lng che passa
per le acque
del Golfo Persico

13 giugno


BANDAR-E-JASK


NAZIONALITÀ
Isole Marshall

Panama


2 esplosioni


EMIRATI
ARABI UNITI

QATAR
Abu Dhabi

Dubai


12 maggio
FUJAIRAH

NAZIONALITÀ
2 Arabia S.

1 Emirati A.U.


1 Norvegia


4 esplosioni


16 mln 30%


Escalation nel Golfo


LE MISSIONI MILITARI


Da Londra un’altra nave da guerra


Una seconda nave da guerra
britannica, la HMS Duncan, è

arrivata nella regione:


affiancherà la HMS Montrose
per garantire protezione alle

navi battenti bandiera


britannica in navigazione
nello Stretto di Hormuz. Dove

il  luglio le Guardie


Rivoluzionarie iraniane hanno
fermato una petroliera, la

Stena Impero, per rispondere


al sequestro di una nave
cisterna iraniana al largo di

Gibilterra.
Le tensioni nate dal

ripristino delle sanzioni


americane contro Teheran, in
seguito al ritiro Usa

dall’accordo multilaterale sul


nucleare iraniano, pongono il
problema della sicurezza della

navigazione nello Stretto di


Hormuz, cruciale soprattutto
per le forniture di energia.

Stati Uniti ed Europa stanno
valutando la possibilità di

missioni navali a protezione


dei traffici marittimi, mentre
Londra e Teheran negoziano

una soluzione al sequestro
delle rispettive navi.

Nel fine settimana a Vienna


rappresentanti dei Paesi
firmatari dell’accordo sul

nucleare - Francia, Germania,


Gran Bretagna, Cina, Russia -
si sono incontrati con il

viceministro degli Esteri


iraniano Abbas Araghchi
nella speranza di mantenere

in vita le intese, che


impegnano l’Iran a limitare la
produzione nucleare.

Araghchi ha definito


«costruttivo» l’incontro, ma
ritiene «una provocazione»

l’ipotesi di pattugliamenti


militari nello Stretto.
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