Il Fatto Quotidiano - 31.07.2019

(sharon) #1

20 »IL FATTO SPECIALE |IL FATTO QUOTIDIANO |Mercoledì 31 Luglio 2019


Dalle “p i z z e”r u bate


alla morte all’Id ros ca lo


Il giudizio sulla vita


del poeta-cineasta –cos ì


come sulla sua ultima opera



  • cambia a seconda


del modo in cui viene


valutata la sua uccisione


È

»FRANCESCO CRISPINO

una storia tragica quella di
Salò o le 120 giornate di So-
doma. Non solo perché è an-
nodata a uno degli eventi più
drammatici vissuti dal no-
stro paese dal secondo dopo-
guerra. Non tanto perché la
ricezione del film, proprio
per questo motivo, ne è stata
profondamente condiziona-
ta. Quanto perché è servita a
rendere inefficace uno dei
concetti-chiave della visio-
ne poeticadel suo autore.
Quel concetto che Pier Paolo
Pasolini, alla ricerca di una
consonanza tra Cinema e Vi-
ta, aveva espresso qualche
anno prima equiparando l’a-
zione del Montaggio a quella
della Morte (Osservazioni
sul piano-sequenza, 1967).
Due termini fondamentali
per capire la sua opera e che,
accostati qui come una cor-
res pond ance baude lair eia-
na, lo avevano portato a so-
stenere il celebre paradosso
in cui “solo grazie alla morte,
la nostra vita ci serve a espri-
merci”.

SE DUNQUEsi accetta che sia
la Morte ad assegnare il sen-
so definitivo alla Vita come
suggerisce Pasolini, diventa
decisiva l’in ter pre ta zio ne
chesi vuole dare ai fatti av-
venuti all’Idroscalo di Ostia
nella notte tra l’1 e il 2 novem-
bre del 1975. Interpretarli
come unalegittima difesa
conseguente a un rapporto
omosessuale mercenario,
ovvero come la versione fis-
sata dal processo d’a p pe l l o
che ancora oggi è quella “uf-
ficiale”? Oppure come un in-
fame agguato in cui concor-
rono criminalità, servizi de-
viati e massoneria, come
sembrano invece dimostra-
re le innumerevoli prove e
testimonianze raccolte nel
corso degli anni (e ben orga-
nizzate da Simona Zecchi in
Massacro di un poeta)? Il giu-
dizio sulla vita del poeta-ci-
neasta –così come sulla sua
ultima opera –cambia a se-
conda del modo nel quale
viene valutata la sua scom-
parsa. E proprio nella distan-
za tra le due interpretazioni
è situata la maledizione di
Salò. Un’opera premonitrice
quanto ineffabile, la cui va-
lutazione ha inevitabilmen-
te risentito degli eventi che
ne hanno preceduto l’uscita.
Sopraffatta da ciò che intor-
no a essa si è coagulato, irri-
mediabilmente segnata dal
“massacro tribale”di cui è

stato oggetto il suo autore.
Fin dalla sua genesi d’a l-
tronde, Salòsi delinea come
un’opera atipica per Pasoli-
ni, a cominciare dal fatto che
per la prima volta eredita un
progetto non suo. Inizial-
mente il film era stato infatti
proposto a Sergio Cittidalla
PEA di Alberto Grimaldi, e il
regista diAccattonevi aveva
collaborato dando qualche
suggerimento –tanto che la
prima versione della sceneg-
giatura è firmata dallo stesso
Citti insieme a Pupi Avati e
Claudio Masenza. È solo
quando il “pittoretto della
Maranella”se ne “disamora”
che Pasolini lo rileva, indivi-
duandolo come il progetto a-
datto per rimarcare la cesura
con la Trilogia della vita(Il
De cam eron ,I racconti di
Ca nter bury eIl fiore delle
Mille e una notte), dalla quale
aveva da poco preso ledi-

stanze attraverso la famosa
“abiura”. Tuttavia a ben ve-
dere Salòha più di un ele-
mento di continuità con la
trilogiache lo precede, seb-
bene essi siano tutti sottopo-
sti a netti cambiamento di se-
gno: il corpo e i rapporti uma-
ni –che ne Il fioreerano “an -
corareali, benché arcaici,
benché preistorici”–vengo -
no qui reificati e sclerotizza-
ti; il sesso là vissuto libera-
mente e gioiosamente, qui
muta in un atto cupo, coatto e
regolamentato; la presenza
della dimensione onirica
passa dal sogno (dell’Ed en
pre-storico) all’incubo (della
Storia e del suo andamento
ciclico).

P RO P RI Ola (contro)narra-
zione organizzataintorno al
tragico omicidio e l’incapaci -
tà di riconoscere gli elementi
di continuità/discontinuità

con l’opera pasoliniana, sono
stati alla base del travisa-
mento del senso di Salò. Che
rimane una delle opere più
complesse dell’autore come
sintetizzò subito Mario Sol-
dati (“l’opera di un poeta che
ha ficcato intrepidamente lo
sguardo nella tragica oscuri-
tà del cuore umano e che ha
tentato di risalire dai sintomi
alla causa”), nella quale la sua
indiscutibile di-
mensione “cor -
sara”e profeti-
ca tocca forse il
proprio apice.
Al punto che
nella dimensio-
ne allegorica di
matrice medie-
vale che infor-
ma il film c’è chi
vi ha addirittu-
ra individuato
la prefigurazio-
ne dei re a l it y
sh ow , laddove
troviamo egual-
mente uno spazio delimitato
e sottoposto a regole ben pre-
cise, una narrazione che gui-
da e precede l’azione, prove
da superare e le delazio-
n i /n o m i n at i o n che portano
alle “eliminazioni”.

D’A LT R O N D E la maledizione
di Salòriflette quella che se-
gnò il testo di cui il film è la
trasposizione. Le 120 giorna-
te di Sodomafu infatti scritto


  • senza peraltro essere com-
    pletato –dal “divin marche-
    s e”De Sade durante la sua
    prigionia allaBastiglia nel


1785, ma il manoscritto ori-
ginale fu smarrito durante la
sua “presa”del 14 luglio 1789
e bisognerà addirittura at-
tendere l’inizio del secolo
scorso perché venga pubbli-
cato. Quella del film invece
ha inizio nell’estate del 1975
quando,durante la chiusura
ferragostana, vengono ruba-
te alcune pizze di negativo
dagli stabilimenti della Te-
chnicolor. Uno
“strano furto”
cui segue un
tentativo di e-
storsione e che
si delinea come
la prima tappa
del mortifero
percorso termi-
nato all’Id ro-
scalo. La male-
dizione del film
prosegue anche
dopo, con de-
nunce e seque-
stri “per osceni-
tà”che hanno
reso a lungo l’opera invisibi-
le. Almeno fino alrestauro
del 2015 della Cineteca di Bo-
logna che l’ha riportata al
magnifico cromatismo origi-
nario e che è stata giustamen-
te premiata con il “Le o ne ”
della sua categoria alla Mo-
stra di Venezia. Permetten-
do così, a quarant’anni di di-
stanza una nuova, finalmen-
te regolare, distribuzione.
Oggi come allora comun-
que, Salòrimane un’o pera
perturbante, dalla quale è
impossibile uscire indenni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Salò, il film profetico di PPP

sul massacro tribale: il suo

S equestri
e polemiche
Uscito tre set-
timane dopo
la morte di P-
PP, costò al
produttore ac-
cuse di osceni-
tà e corruzio-
ne di minori

MARIO
SO L DAT I

Ha ficcato
lo sguardo nella

tragica oscurità

del cuore umano
e ha tentato

di risalire dai

sintomi alla causa

PELLICOLE MALEDETTE


Un progetto non suo

Inizialmente era stato proposto

a Sergio Citti: la prima versione

della sceneggiatura è firmata

da questi con Avati e Masenza

E la chiamano i Es t a t e

F i l mog ra f i a
“Accat tone”,
“Il Vangelo
s econdo
M at te o”,“Il
Fiore delle
Mille e una
not te”e“I
racconti di
C a nte r bu r y”


Mercoledì 31 Luglio 2019 |IL FATTO QUOTIDIANO |IL FATTO SPECIALE » 21

S U O N ATA “Dark Horse”di Katy Perry è una copia di “Joyful Noise”: l’artista ha

perso la causa di plagio contro il rapper Marcus “Flame”Gray. Gliele ha cantate

Solo un assaggino:

l’ultima vendetta

dei rider americani

E

»VIRGINIA DELLA SALA

bbene sì, anche i rider, nel lo-
ro piccolo, si incazzano. Tur-
ni massacranti, consegne a
tutte le ore econ qualsiasi
condizione meteo, tutele
quasi nulle o comunque mi-
nime e faticosamente con-
quistate. Il quadro, insomma,
è fosco e basta tenerlo in con-
siderazione per dare a una
delle notizie degli ultimi
giorni una interpretazione
ben specifica. Secondo un
sondaggio diffuso dal più
grande distributore alimen-
tare americano, Us Foods,
che ha un fatturato di 24 mi-
liardi di dollari l’anno, negli
Stati Uniti quasi un terzo dei
fattorini addetti alle conse-
gne assaggia il cibo che deve
consegnare. La basestatisti-
ca è formata da 1500 soggetti,
di cui 500 sono rider, gli altri
clienti. Il 28 per cento di chi
consegna il cibo ha ammesso
di aver almeno una volta fatto
un assaggio del prodotto che
stava trasportando. Il 54 per
cento ha detto di nonpoter
resistere all’“annusamento”.
Curiosità? Fame? Può darsi.
Vendetta? Pure.

“CI DISPIACEdover riportare
che certe volte l’impulso ha il
sopravvento sui fattorini ed
essi violano il loro sacro do-
vere mentre sono impegnati
nelle consegne”, ha spiegato
US Foods. L’85 per cento degli
utenti ha suggerito che sareb-
be il caso, per le attività che of-
frono il servizio di cibo a do-
micilio, utilizzare etichette di
garanzia sulle confezioni dei
prodotti, un allarme “a n-
ti-manomissione”per capire
così se la pietanzasia stata
toccata nel passaggio dalla
cucina alla porta di casa. In-
tanto, resta il dubbio e il son-
daggio nutre il peggior incubo
dei consumatori che almeno
una volta nella vita, al risto-
rante, si sono chiesti se qual-
cuno avesse sputato nel loro
piatto o se il cibo al suo interno
fosse per caso stato contami-
nato. Ma, come si dice: occhio
non vede e cuore non duole (e
gola non soffre).
Fa più male, invece, quan-
do la rivendicazione ha con-
seguenze palesi e d’immagi -
ne. Qualche mese fa, in Italia,
i rider dell’associazione Deli-
verance Milano hanno pub-
blicato sulla loro pagina Face-
book l’elenco di tutti i vip che
non hanno mai lasciato man-
ce o che ne hanno lasciate di
pocosostanziose se parago-
nate al loro status. Una provo-
cazione per puntare, come
poi hanno ammesso, i rifletto-
ri sulla loro condizione. Lo
stesso sondaggio racconta an-
che che un terzo dei clienti
non lascerebbe di mancia più
di 5 dollari (circa 4.5 euro)
mentre il 28 per cento paghe-
rebbe fino a 15 dollari. Il 95 per
cento ha affermato di dare la
mancia al rider, il 63 per cento
di farlo direttamente attra-
verso la app. Molto dipende
dal senso di colpa: il 53% del
campione ha ammesso che
l’entità della mancia è in-

piattaforma Reddit per rac-
cogliere storie divertenti e
tragiche di fattorini e delle lo-
ro vendette: c’è il ragazzo che
dopo aver bussato per 15 mi-
nuti alla porta senza risposta è
risalito in macchina col cibo e
non si è fermato quando ha vi-
sto il cliente rincorrerlo dallo
specchietto retrovisore (“Or -
dina ogni sera e paga sempre
solo con la carta: mai un penny
di mancia –è stata la sua pre-
messa –così impara”). C’è la
storia del rider che ha dovuto
attraversare tutta la città per
consegnare del cibo ultraco-

C on s eg ne
a domicilio
I rider lamen-
tano contratti
da fame e po-
chi diritti
La Pre ss e

C A RTOL I NA DA

Il monolite

mai visto

e la rincorsa

del canguro

»SILVIA D’ONGHIA

C

omeper tutte le
principesse c’è un
“uomo della vita”,
così per me c’è sempre sta-
to il “viaggiodella vita”:
l’Australia. Sarà per il car-
tone animato “G eo rgi e”
con cui sono cresciuta
(“Candy Candy”mi faceva
schifo), sarà per il mio spi-
rito d’avventura (volevo
fare l’archeologa, capirai),
quel continente era nel
mio immaginario come
Marte per Luca Parmita-
no. 1999: ce la faccio, rag-
giungo il budget necessa-
rio per volare via per tre
settimane. Pochissime, se
si pensa all’es te ns io ne
dell’Australia, ma già così
un miracolo. Delego a
un’agenzia il compitodi
prenotare voli e hotel (non
c’era Internet), secondo u-
na pianificazione che pre-
paravo da dieci anni: Sid-

ney, Adelaide, Kangaroo I-
sland, Heron Island, il de-
serto. Chiedo di prenotare
una macchina per arrivare
ad Ayers Rocks, il mitico
monolite di arenaria sacro
agli aborigeni. Ad Alice
Springs ritiriamo l’auto a
noleggio: un’utilitaria.
Ora, con tutta la buona
volontà, percorrere 450
km tra la highway a una
corsia (con i Tir in dire-
zione contraria) e poi la
Route 4 sarebbe stata im-
presa titanica. Ci provia-
mo, ma siamo costretti a
fermarci a metà strada e a
rifugiarci in una vecchia
stazione della posta.
Camminiamo a piedi nel
deserto, per cercare al-
meno di conservarne il ri-
cordo. E corriamo a gam-
be levate verso la nostra
piccola auto, quando un
canguro alto due metri si
mette a rincorrerci.

U

na vita da cani, una
morte da polli. Arro-
sto: il caldo fa strage
di uccellinelle campagne in-
glesi e italiane. Il primo caso è
di qualche giorno fa nel Lin-
colnshire, dove sono morti
migliaia di polli a causa delle
altissime e inusuali tempera-
ture, anche oltre i 38° C. An-
cora poco chiare, invece, le
condizioni di vita degli uccel-
li all’interno della fattoria
Moy Park, una delle principa-
li del Regno Unito, che rifor-
nisce supermercati come Te-
sco e che è sostenuta da Red
Tractor, un marchio a garan-
zia del cibo “coltivato con cu-
ra”e“prodotto responsabil-
mente”. Almeno sulla carta.

Mentre i dipendenti dell’a-
zienda –che per giorni hanno
trasportato e ammucchiato
carcasse fuori daicapannoni


  • si difendono dalle accuse di
    maltrattamenti e crudeltà, gli
    animalisti insorgono, denun-
    ciando ancora una volta gli al-
    levamenti intensivi: “Nessu -
    na scusa. La tecnologia esiste


perraffreddare edifici come
questi... Anche nelle giornate
normali quelle scatole di latta
sono impossibili”.

L’ALTRO CASO, invece, è acca-
duto a Mantova, doveun in-
cendio ha distrutto due ca-
pannoni di un allevamento di
pollame vicino a Castiglione
delle Stiviere: per spegnere il
rogo, provocato da un corto-
circuito, ci sono volute diver-
se ore e sei squadre dei Vigili
del fuoco. I danni alle struttu-
re sono ingenti, e quasi tutte le
72mila galline allevate sono
morte carbonizzate. Nessun
ferito tra gli umani.
CAM. TA.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una fine da polli. Arrosto: caldo e incendi

fanno strage di uccelli a Londra e Mantova

fluenzata dalle condizioni
meteo. Se va bene.
Resta la domanda: hanno
ragione ad arrabbiarsi? E, so-
prattutto, hanno ragione a
prendersela con i clienti? Ba-
sta una breve ricerca sulla

COL PI DI S OL E Gli animalisti denunciano le pessime condizioni degli allevamenti

stoso per la festa di un dipen-
dente di una importante a-
zienda. All’arrivo, hatrovato
decine di post-it con le istru-
zioni e, seguendoli uno dopo
l’altro, si è ritorvato anche a
dover depositare il cibo nei
contenitori sul buffet e ad ap-
parecchiare. “Finalmente in-
contro il responsabile –spie -
ga il fattorino –e gli dico che è
tutto sistemato secondo indi-
cazioni. Mi dice ‘Ok’e va via.
Certo, non mi aspettavo la
mancia ma almeno un ‘grazie’
sarebbe stato carino”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

In batteria
A l leva me nto
i nte n s ivo
di polli
Ansa

Piccoli ma incazzati

C’è chi diffonde la lista

degli avari e chi scappa

davanti al cliente

atteso per 15 minuti

Au g u r i

nBISNONNO
TRAP
L’ex
co m m i ss a r i o
tecnico ha
postato sui
suoi profili
social la foto
che lo ritrae
m e n t re
prende in
braccio il
n e o n a to :
“Questi sono
giorni di
immensa
gioia! Sono
d i ve n t a to
bisnonno!!!
B e nve n u to
Dav i d e ”. Il
Trap, che il 17
marzo scorso
ha compiuto
80 anni, da
qualche
te m p o
gestisce un
profilo su
Twitter che
ha imparato a
usare grazie
al nipote
R i cc a rd o

AUST R A L I A
Free download pdf