Il Sole 24 Ore Giovedì 1 Agosto 2019 3
Primo Piano
Pil a crescita zero per la frenata
di industria e agricoltura
Dati Istat. Stagnazione nel secondo trimestre, il quinto consecutivo. Inflazione in calo a luglio (+,%).
Confindustria: «L’anno è ormai compromesso». Ref: «Segnali di debolezza anche per l’estate»
VERSO LA MANOVRA
La frenata riaccende
lo scontro sui conti
con l’incognita debito
Salvini: «Ci vuole coraggio,
no a mezze misure». Tria:
«Serve stabilità finanziaria»
Gianni Trovati
ROMANon è la crescita zero del secondo
semestre a complicare i conti della
legge di bilancio. I numeri della fi-
nanza pubblica italiana sono ag-
ganciati al tendenziale quasi piatto
scritto nel Def di aprile, che vede il
Pil viaggiare a +,% quest’anno e a
+,% nel , per mantenersi ai
livelli dello zerovirgola anche nei
due anni successivi.
Le cifre più complicate sono
quelle della politica: «L’economia
è ferma, serve una manovra corag-
giosa», sottolinea subito il leader
leghista Salvini per rilanciare le
proposte degli «economisti della
Lega» che non si accontentano di
«mezze cose e mezze misure». Ma
nella concorrenza a tutto campo
all’interno di una maggioranza
che non condivide nemmeno le
agende dei vertici con le parti so-
ciali è difficile per ora trovare una
linea comune. Dai Cinque Stelle
l’altro vicepremier Di Maio rilancia
il taglio da miliardi del cuneo fi-
scale appena proposto a imprese e
sindacati senza troppo succes-
so: «Basta con i no», dice di Maio
rivolgendosi all’alleato con le stes-
se parole utilizzate dalla Lega per
attaccare il Movimento.
Come sempre, nel mezzo di que-
sto botta e risposta si inserisce la li-
nea più prudente del ministro del-
l’Economia. Tria chiede di «perse-
verare» negli sforzi pro-crescita «in
un contesto di stabilità finanziaria»
oltre che di «sostenibilità sociale e
ambientale». Perché al di là dei bot-
ta e risposta, il problema è quello di
riprovare a far andare d’accordo
l’esigenza di misure espansive con
quella di non far deragliare i conti
pubblici. Tentativo non troppo riu-
scito dall’ultima legge di bilancio,
che con la correzione di luglio ha
evitato l’infrazione Ue e l’allarme
sui mercati ma non ha rianimato la
produzione. Ma reddito di cittadi-
nanza, decreto crescita e sblocca-
cantieri, ribadisce Tria, «sosterran-
no la domanda interna nel secondo
semestre», quando «la crescita del-
l’economia italiana dovrebbe gra-
dualmente riprendere». Il +,%,
posto come obiettivo di quest’anno
dal Def quando Tria ha respinto le
ipotesi più ambiziose sostenute dai
leader di maggioranza, è insomma
«ancora raggiungibile. E lo zero del
secondo trimestre appena fotogra-
fato dalla stima flash dell’Istat «era
atteso e riflette in larga parte il ral-
lentamento in atto nell’economia
dell’Eurozona».
Detto questo, lo zero calcolato
dall’Istat anche come crescita ac-
quisita sul piano annuale non spo-
sta molto. Il problema numero uno
resta l’aumento del debito pubblico,
che nei calcoli ufficiali incorpora
miliardi di privatizzazioni oggi giu-
dicate sostanzialmente impossibili
dallo stesso governo. Si tratta di un
% di Pil che promette di far salire
ulteriormente il termometro del
passivo. Meno complicati i numeri
del deficit, con l’azione combinata
di maggiori entrate fiscali e minori
spese per reddito e quota che
promettono un effetto combinato
fino a miliardi sui tendenziali del
prossimo anno. Ma per sbloccare gli
aumenti Iva, garantire il taglio ulte-
riore del disavanzo, finanziare le
spese obbligatorie (pubblico impie-
go, missioni e così via) e avviare gli
interventi sul fisco continuano a
servire circa miliardi. Anche ac-
contentandosi delle «mezze misu-
re» che non piacciono a Salvini.
© RIPRODUZIONE RISERVATADavide Colombo
ROMA
A dispetto delle previsioni più ac-
creditate l’economia italiana non si
è contratta nei mesi primaverili ma
è rimasta stazionaria. La stima
flash diffusa ieri dall’Istat indica
variazioni congiunturali e tenden-
ziali pari a zero e conferma una
crescita nulla in termini acquisiti
sul . Nel breve commento che
accompagna il dato si parla di «so-
stanziale stagnazione», una condi-
zione che si protrae ormai da cin-
que trimestri consecutivi. E si im-
puta la mancata variazione con-
giunturale a un calo del valore
aggiunto dell’industria e dell’agri-
coltura in parte compensato dal
settore dei servizi; comparto sul
quale la raccolta dei dati arriva
sempre in seconda battuta. Dal lato
della domanda, invece, viene se-
gnalato un contributo nullo sia
della componente nazionale (al
lordo delle scorte) sia di quella
estera. Una conferma, quest’ulti-
ma, della frenata in corso a livello
europeo e globale: secondo il Bol-
lettino economico di Bankitalia del
luglio il commercio internazio-
nale quest’anno crescerebbe del-
l’,%, oltre due punti e mezzo in
meno rispetto al .
Istat ieri ha anche diffuso il dato
preliminare dell’inflazione di lu-
glio: la variazione annuale dell’in-
dice dei prezzi s’è fermata a ,%,
dallo ,% di giugno, segnando il
terzo calo consecutivo e un nuovo
minimo da mesi, mentre la buo-
na notizia del calo al ,% del tasso
di disoccupazione si scolora se ri-
cordiamo che era al ,% prima
della crisi del .
Poco sorpresi gli analisti a fronte
della stima preliminare sul Pil che,
lo ricordiamo, è suscettibile di cor-
rezioni maggiori rispetto alle stime
a giorni dalla fine del trimestre.
Mentre è amara la considerazione
del capoeconomista di Confindu-
stria, Andrea Montanino: «Difficil-
mente andremo oltre la crescita ze-
ro che avevamo previsto o solo di
qualche decimale. Anche se avessi-
mo una seconda parte del più
positiva ormai l’anno è compro-
messo». Secondo Fedele De Novel-
lis, di Ref Ricerche, «gli indicatori
congiunturali evidenziano una fa-
se di debolezza destinata a esten-
dersi almeno a tutto il terzo trime-
stre». La stagnazione inizia a esse-
re prolungata - aggiunge - e con i
consueti ritardi, «dai prossimi me-
si inizieremo a vederne gli effetti
anche sul mercato del lavoro. Gli
occupati stabili di giugno potreb-
bero essere l’inizio di una inversio-
ne di tendenza». Per Sergio De
Nardis, senior fellow alla Luiss
School of European political eco-
nomy, non ci sono sorprese: «For-
se qualcuno temeva il rischio di un
segno meno vista la contrazione
della manifattura, ma il favorevole
andamento dei servizi ha compen-
sato la flessione industriale. Scon-
tando un leggero miglioramento
dell’attività economica nel secondo
semestre, quando entra in azione
quel po' di stimolo del reddito di
cittadinanza, il Pil potrebbe anche
chiudere con un incremento dello
,%, cioè in linea con la previsione
del Def di aprile. Ma al di là del deci-
male, sempre di stagnazione si
tratta». Una condizione dalla quale
si deve uscire con politiche capaci
di incidere sul potenziale, osserva
Lucio Poma, di Nomisma: «Siamo
l’ottava economia mondiale e una
delle più importanti economie ma-
nifatturiere del globo. Con queste
qualità un paese normale dovrebbe
ambire a una crescita almeno del
% ogni anno. Invece ci siamo abi-
tuati a languire. Sono pressanti e
cruciali le questioni strutturali, di
politica industriale, che devono es-
sere urgentemente affrontate».
© RIPRODUZIONE RISERVATAI SETTORI INDUSTRIALI NEL 2019
Auto e investimenti i nodi della manifattura
Pesa sulla meccanica lo stop
in Germania e Cina. Debole
la fiducia delle imprese
Luca Orlando
Alimentari e bevande.
L’elenco dei settori in crescita si-
gnificativa termina qui, dando il
senso immediato della difficoltà co-
rale dell’intera manifattura nazio-
nale. Esito peraltro scontato alla lu-
ce dei numerosi problemi da affron-
tare. Esterni e non solo, perché al
rallentamento del commercio glo-
bale si affianca ora la debolezza pro-
gressiva della domanda italiana.
Concreti ma anche psicologici, con
le difficoltà crescenti del mercato
dell’auto ad acuire un clima di sfi-
ducia e di incertezza interna che ha
come esito diretto la frenata decisa
degli investimenti.
Il risultato finale è riassunto in
quel magro -,% realizzato dalla
produzione industriale italiana nei
primi cinque mesi del , una di-
stanza siderale rispetto al balzo di
quasi tre punti sperimentato mesi
prima. Uno sguardo ai settori per-
mette di comprendere i motivi di
questo gap e un buon punto di par-
tenza è l’area dei macchinari: un an-
no fa in crescita di cinque punti, oggi
in calo di quasi uno. Dagli investi-
menti arriva infatti il primo blocco
evidente al Pil, inversione di rotta vi-
sibile nei dati delle associazioni di
categoria, che testimoniano come la
spinta del piano Industria . si sia
sostanzialmente esaurita. Lo dimo-
strano gli ordini delle macchine
utensili, in calo medio di oltre
punti (-% in Italia), così come le
previsioni di Federmacchine per l’in-
tero , che sul mercato interno
ipotizzano crescita zero.
I motivi? Stop and go sul supe-
rammortamento, mancanza di
chiarezza sulle prospettive politi-
che ed economiche nazionali, guer-
ra dei dazi e frenata del commercio
globale sono le risposte più getto-
nate dalle imprese. Il cui clima di
fiducia resta sui minimi degli ultimi
quattro anni, lasciando intendere
che anche nei mesi a venire, e pure
in presenza di tassi di interesse ai
minimi storici, difficilmente è ipo-
tizzabile una svolta.
Stop agli investimenti in macchi-
nari che danneggia l’economia an-
che spezzando il circolo virtuoso av-
viato nel grazie al rilancio del-
l’attività di un ampio indotto di com-
ponentisti e sub-fornitori, a loro
volta impegnati ad assumere ed in-
vestire per affrontare la domanda
aggiuntiva. Indotto penalizzato oggi
anche da un altro evento negativo, la
caduta della produzione di auto, giù
del % nel in Italia. Problema
non limitato a chi rifornisce Fca, per-
ché altrove il quadro non è affatto
migliore. In Germania l’output di au-
to a giugno crolla del % (non un
grande assist in vista del dato Istat di
venerdì sulla produzione industriale
del mese), peggio dell’intero seme-
stre (-%), che vede “svanire”
mila vetture. Così come in calo
del % sono le immatricolazioni
in Cina. Prendendo in esame
due aree “connesse” con l’industria
dell’auto, il primo trimestre in rosso
dal per l’intera produzione lom-
barda oppure dell’industria vicenti-
na (per colpa soprattutto della mec-
canica), rappresentano spie evidenti
dell’impatto pervasivo di questo
quadro sulla nostra manifattura.
E se alle difficoltà della meccanica e
della componentistica (cede terreno
anche la gomma-plastica) si aggiun-
gono il momento poco brillante della
farmaceutica, la stasi di chimica ed
elettronica e il calo di tessile-abbi-
gliamento, si spiega in maniera più
che esauriente la sintesi Istat, in cui
l’industria è stimata offrire un con-
tributo negativo al Pil.
Con il risultato di aver nuovamen-
te allargato il gap rispetto all’Europa,
che pure non viaggia alla velocità del
passato: se un anno fa l’indice della
produzione italiana era quasi alline-
ato alla media dei paesi dell’Unio-
ne, oggi il divario a nostro sfavore ha
superato il punto percentuale.
© RIPRODUZIONE RISERVATAL’IMPATTO DELLA GUERRA DEI DAZI
L’Eurozona dimezza la velocità
In discesa anche l’inflazione
La Spagna è la migliore
tra le grandi economie
ma mostra segni di affanno
Luca Veronese
La crescita economica dell’Eurozona
si è dimezzata nel secondo trimestre
e l’inflazione è scesa bruscamente a
luglio nonostante il tasso di disoccu-
pazione sia sceso al livello più basso
degli ultimi undici anni.
Tra aprile e luglio, secondo le stime
preliminari di Eurostat, il Pil nei di-
ciannove Paesi dell’euro, è cresciuto
dello ,% rispetto al trimestre prece-
dente, in forte calo rispetto ai primi tre
mesi dell’anno quando l’espansione
era stata dello , per cento. La cresci-
ta dell’Eurozona è tornata al ritmo
lentissimo che aveva tenuto nella se-
conda metà del . «La domanda
interna è stata ancora il principale
motore di crescita, mentre ha pesato
negativamente una domanda globale
più debole», spiegano Iaroslav Shele-
pko e Francois Cabau, di Barclays. Su
base annua, la crescita del Pil della zo-
na euro è stata invece dell’,% (contro
l’,% del periodo gennaio-marzo).
Nell’intera Ue il Pil è salito dello ,%
(+,% nel primo trimestre) e dell’,%
tendenziale (+,% a giungo).
La Spagna si conferma la più solida
tra le grandi economie dell’Eurozona
ma con il ritmo più lento degli ultimi
cinque anni: il Pil è infatti cresciuto
dello ,% su base trimestrale e del
,% sull’anno, frenando rispetto allo
,% e al ,% registrati tra gennaio e
marzo. Anche la resilienza della Spa-
gna sta dunque cedendo come segna-
lano la contrazione degli investimenti
(-,% congiunturale) e la frenata dei
consumi (+,% contro il +,% del
primo trimestre). In attesa dei dati
della Germania, le cui imprese sono
state le più colpite dalle tensioni com-
merciali globali, i dettagli su Spagna,
Francia e Italia «ci fanno prevedere
una crescita dell’Eurozona dello ,%
anche nel terzo trimestre - dicono gli
analisti di Barclays - con una riduzio-
ne dell’attività manifatturiera desti-
nata a contagiare i servizi e quindi la
domanda interna».
Il rallentamento dell’economia si è
riflesso nell’aumento limitato dei
prezzi al consumo: la stima flash di
Eurostat indica che nell’Eurozona
l’inflazione su base annua è scesa a lu-
glio all’,%, il valore più basso degli
ultimi mesi. L’inflazione core (sen-
za i prezzi dei prodotti alimentari ed
energetici) è scesa invece a luglio dal-
l’,% allo , per cento. L’inflazione è
scesa nonostante la disoccupazione
nell’Eurozona abbia toccato, a giu-
gno, il livello minimo dal ridu-
cendosi al ,% della forza lavoro.
Il rallentamento dell’economia e il
raffreddamento dei prezzi è destinato
a influire sulle scelte della Banca cen-
trale europea. «Con questi numeri -
afferma Angel Talavera di Oxford
Economics - vediamo chiaramente la
possibilità che la Bce possa interveni-
re sui tassi e stimoli in settembre».
© RIPRODUZIONE RISERVATAI trim. 2015 – II trim. 2019, dati concatenati,
destagionalizzati e corretti per gli effetti
di calendario (anno di riferimento 2010)
LA FRENATA DEL PIL ITALIANO
Fonte: IstatIn percentuale rispetto al trimestre precedente,
dati destagionalizzati
RALLENTA ANCHE IL PIL EUROPEO
Fonte: Eurostat-1,01,2,-0,00,0,2015 2016 2017 2018 2019
VAR. CONGIUNTURALE
(SCALA SX)VAR. TENDENZIALE
(SCALA DX)-3,-2,-1,0I Q 2007 II Q 2019
1,
UE 28Paesi Euro
Il confronto tra Italia e l’Europa
Tra gennaio
e giugnola produzione
tedesca di autocala del 12%,
del 24% nel solo
mese di giugno.In Italia in cinque
mesi il caloè stimato
dall’Istat in oltre
14 puntiMatteo Salvini.
Il ministro
dell’Interno ha
inviato una lettera
alle parti sociali
per chiedere se
confermano
l’incontro del 6
agosto, come da
agenda, o se
vogliono
aggiornare il
tavolo a settembre
Giovanni Tria.
«La crescita
dovrebbe
gradualmente
riprendere nella
seconda metà
dell’anno. La
previsione del Def
(+0,2%) è ancora
raggiungibile», ha
detto il ministro
dell’Economia
A luglio
l’inflazione
si ferma a
0,5%, dallo
0,7% di giu-
gno, se-
gnando il
terzo calo
consecutivo
Tra aprile e
luglio, il Pil
nei 19 Paesi
dell’euro è
cresciuto
dello 0,2%.
Nel primo
trimestre
c’era stato
un +0,4%
SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA GEN-MAG^2019 /^
GEN-MAG 2018Attività estrattiva -1,
Attività manifatturiere -1,
Industrie alimentari, bevande, tabacco +2,
Industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori -1,
Industria del legno, della carta e della stampa -3,
Fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati -6,
Fabbricazione di prodotti chimici +0,
Produzione prodotti farmaceutici di base -2,
Articoli in gomme e materie plastiche -2,
Metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo -3,
Fabbricazione di computer, elettronica e ottica 0,
Apparecchiature elettriche e apparecchiature
per uso domestico non elettriche
+0,
Fabbricazione di macchinari e attrezzature -0,
Fabbricazione di mezzi di trasporto -3,
Altre industrie manifatturiere +1,
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria +2,
TOTALE -0,
Produzione industriale per settore di attività economica
Variazioni percentuali. Base 2015=
Fonte: Istat+2,
BENE SOLTANTO
L’ALIMENTARENel 2019 sono
quasi tutti inrosso i settori
produttivi. Lo
scorso anno lacrescita media
fino a maggio eradel 2,8%, ora c’è
un calo vicino al
punto percentualeLA LETTERA DEL MINISTRO
Salvini alle parti sociali:
«Ci vediamo il 6 agosto?»
Alle parti sociali, convocate il
agosto dal premier Conte e dal
vicepremier Di Maio a palazzo
Chigi, ieri è stata recapitata una
irrituale lettera dal vicepremier
Salvini : entro oggi devono indicare
se intendono recarsi al Viminale il
agosto per la riunione in vista della
manovra o rinviare a settembre il
tavolo di lavoro. In molti hanno
rispedito la palla al mittente,
sostenendo che spetta al ministro
decidere la data di convocazione e
non alle parti sociali. Confindustria
ha dato la disponibilità sia per il
agosto che per settembre: «Ci
saremo quando sarà fissata la data
di convocazione». Anche
Confcommercio, Confesercenti,
Alleanza delle Cooperative,
Confcooperative si sono dette
disponibili a incontrare il ministro
il agosto o a settembre, nella data
che sarà decisa. Sul versante
sindacale, la Cisl ha spiegato che
«non spetta a noi decidere quando
saremo presenti», sulla stessa linea
la Cgil che ha chiesto a Salvini se
andrà all’incontro del agosto a
Palazzo Chigi. Una data è stata
invece indicata da Uil e Ugl: «il
agosto siamo disponibili».
—G.Pog.
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