6 Giovedì 1 Agosto 2019 Il Sole 24 Ore
Politica
Scontro sulla giustizia, riforma in bilico
LA RIFORMA IN CDM
Riunione fiume nel governo
Tra le questioni aperte
la durata dei processi
Manca nel testo la riforma
delle intercettazioni
e la separazione delle carriere
Giovanni Negri
La riforma Bonafede è una riforma
«epocale, nessuno la blocchi». Anzi
no «è acqua, non è quello che gli italia-
ni si aspettano». Nelle dichiarazioni di
Luigi Di Maio e di Matteo Salvini, a po-
chi minuti dal consiglio dei ministri
dedicato alla giustizia, la plastica evi-
denza dell’ennesimo fronte di scontro
tra le forze di governo. Dove, per il lea-
der della Lega «quando ci sono in gio-
co i diritti degli italiani bisogna fare le
cose per bene». Una tensione che ha
poi fatto da filo conduttore dell’intero
pomeriggio, con la riunione dell’Ese-
cutivo che è incominciata, poi è stata
subito interrotta per oltre ore, nelle
quali si sono moltiplicate le riunioni
tra i tecnici di Movimento Stelle e Le-
ga, ed è ripresa per poi proseguire nel-
la tarda serata.
Sul tavolo numerose questioni
aperte e un convitato di pietra. Tra le
prime spicca il nodo dei tempi dei pro-
cessi. L’ultimissima versione del dise-
gno di legge messa a punto dal mini-
stero della Giustizia l’ha abbassata di
anni rispetto al testo iniziale, por-
tandola da a , sia nel civile sia nel
penale. Allineandola in questo modo
a quanto previsto già oggi dalla legge
Pinto che ha introdotto la possibilità
per il cittadino, vittima dell’eccessiva
durata di un procedimento, di ottene-
re un risarcimento economico. E a pa-
gare, con un illecito disciplinare, se-
condo la riforma Bonafede, non sa-
rebbe più solo lo Stato, ma anche il
magistrato che per oltre un terzo dei
fascicoli di cui è titolare ha sforato i
tempi di durata.
Non sempre e comunque però: la
negligenza del magistrato dovrà esse-
re accertata in concreto, tenendo con-
to cioè, nel caso specifico, dei carichi
di lavoro suoi e dell’ufficio di apparte-
nenza, della tipologia e della comples-
sità dei procedimenti assegnatigli. A
tutto questo si aggiunge l’allunga-
mento di mesi dei tempi delle inda-
gini preliminari, sia pure compensati
da una discovery piena in caso di iner-
zia del pm. Insomma, tutti aspetti che
certo non possono essere digeriti fa-
cilmente da un Salvini che ieri è entra-
to in Consiglio dei ministri sostenen-
do che la Lega una sua riforma l’ha
pronta da tempo «per dimezzare i
tempi, punire chi sbaglia, premiare
chi merita».
Ma poi gli attriti si moltiplicano
non solo per quello che c’è, ma anche
per quello che nella riforma targata
Stelle è assente. E cioè una separazio-
ne delle carriere per la quale servireb-
be una normativa di rango costituzio-
nale e che comunque non venne con-
dotta in porto neppure dai governi
Berlusconi, esclusa comunque dal
contratto di governo. Manca poi la ri-
scrittura della disciplina delle inter-
cettazioni, per la quale, a dire il vero,
ci sarebbe tempo sino a fine anno; nel
frattempo la riforma Orlando è con-
gelata e si va alla ricerca di un punto di
equilibrio tra esigenze investigative e
misure contro le “fughe di notizie”.
Ma a pesare, nello scontro, è so-
prattutto il tema della prescrizione.
Che, con il blocco dei termini all’al-
tezza della sentenza di primo grado,
entrerà in vigore dal prossimo °
gennaio, ma che la Lega ha accettato
solo perchè, nel frattempo, si sareb-
bero dovute approvare misure per
accelerare i processi. Ora, il debutto
della prima è ormai agganciato a un
dato normativo certo, quello cristal-
lizzato nella legge spazzacorrotti in
vigore da inizio , mentre le se-
conde sono ancora di là da venire,
soggette al braccio di ferro tra Lega e
Stelle, e comunque con un orizzon-
te sempre più esiguo per potere esse-
re approvate.
Il fattore tempo, infatti, rischia di
essere tutt’altro che un elemento ba-
nale nella nuova partita che le forze
di governo, l’una all’altra contrappo-
sta, stanno giocando. Se anche un di-
segno di legge venisse approvato dal
consiglio dei ministri e poi trasmesso
in Parlamento (magari affidando a
quella sede la soluzione dei nodi più
complicati), ci sarebbero poi mesi
circa, coincidenti in larga parte con la
sessione di bilancio, per condurre a
termine la legge delega prima e i de-
creti delegati poi. Forse troppo pochi
per disinnescare la mina della pre-
scrizione.
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GOVERNO
Ancora tregua armata Lega-M5S
Decreto sicurezza e Tav al test Senato
A Palazzo Madama arrivano
due senatori in più
per la maggioranza
Barbara Fiammeri
Manuela Perrone
ROMA
La nota positiva è che per ore i princi-
pali esponenti del Governo sono tor-
nati a lavorare fianco a fianco. Quella
negativa è che la contrapposizione tra
Matteo Salvini e Luigi Di Maio non ac-
cenna a diminuire. Nel giorno in cui
l’Istat certifica la crescita zero del Paese
e a poche ore dal Consiglio dei ministri
sulla riforma della giustizia, i due vice-
premier si sono lanciati di nuovo in un
botta e risposta al calor bianco. Con
Salvini che in diretta Facebook boccia
la proposta del Guardasigilli Alfonso
Bonafede («Non c’è, è acqua») e Di Ma-
io che invece la definisce «epocale».
Ma non è soltanto sulla giustizia
che duellano i leader dei due partiti di
maggioranza. La capigruppo del Se-
nato ha fissato il calendario per la
prossima settimana: lunedì arriverà
in Aula il decreto sicurezza bis e il
giorno dopo le mozioni sulla Tav. Sul
Dl il Governo chiederà molto proba-
bilmente la fiducia. I fari sono accesi
sui possibili dissensi nel MS, che pe-
rò dovrebbero rimanere contenuti (si
parla di cinque senatori al massimo).
Un aiuto giungerà dai due nuovi ac-
quisti della maggioranza: l’assemblea
di Palazzo Madama, tra le proteste
delle opposizioni che hanno ottenuto
l’invio del dossier alla Consulta, ha
approvato per il MS l’attribuzione
del seggio vacante in Sicilia alla prima
dei non eletti in Umbria, Emma Pava-
nelli. E la Lega ha ottenuto il suo
esimo senatore: al posto del dem
Edoardo Patriarca, la cui elezione in
Emilia è stata annullata, è entrato il
leghista Stefano Corti.
La maggioranza resta comunque
sul filo: Lega e MS possono contare
su uno scarto di appena cinque voti.
Di Maio però è convinto che il gruppo
terrà. E in casa Lega non c’è allarmi-
smo. Anche perché se venisse a man-
care la maggioranza il Governo sa-
rebbe finito.
Pure la partita Tav è avviata a una
conclusione senza impatto sulla tenu-
ta dell’Esecutivo. I Cinque Stelle vote-
ranno da soli la loro mozione che im-
pegna il Parlamento a fermare l’ope-
ra. Il Carroccio non la sosterrà. E pro-
babilmente non voterà neppure
quelle pro Tav di Pd e Forza Italia. Le
opposizioni comunque saranno in
Aula al momento del voto sulla mo-
zione MS. Di Maio stigmatizza la de-
cisione della Lega e accusa Salvini di
essere tornato sui suoi passi, allean-
dosi con i «partitoni» e facendo «un
regalo a Macron».
Schermaglie che però non si sono
finora tradotte in un redde rationem
definitivo. E a confermarlo c’è la lun-
ga trattativa in Consiglio dei ministri
sulla giustizia, che ha visto ancora
una volta Giuseppe Conte nel ruolo di
mediatore. Prima che iniziasse il
Cdm, il premier ha voluto riunire i
suoi due vice. Un vertice politico dal
quale ha ricavato la convinzione che
una prosecuzione del Governo giallo-
verde non era, al momento, messa in
discussione dai due leader.
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Gli attriti sulla riforma della giustizia, posizioni a confronto
M5S
1
Durata massima di sei anni per i processi
La riforma del ministro Bonafede prevede una durata
dei processi, sia civili sia penali, di 6 anni al massimo,
dai 9 inizialmente stabiliti, allineandoli a quanto già
scandisce la legge Pinto. In caso di mancato rispetto,
oltre all’attuale possibilità di ottenere un
risarcimento, potrebbe scattare un illecito
disciplinare. Nella fase delle indagini preliminari
introdotti 6 mesi in più con una discovery piena degli
atti d’accusa a compensazione per i casi di inerzia
Sospesa la riforma Orlando
Il M5S rivendica la sospensione, fino a fine anno,
della riforma Orlando che aveva provato a conciliare
l’opportunità di un rafforzamento della tutela della
privacy con la necessità di non compromettere uno
dei principali strumenti investigativi. Punto di
equilibrio che, peraltro, anche l’Anm riteneva non
essere stato raggiunto. Bonafede ha avviato da
qualche settimana un confronto con magistrati,
avvocati e giornalisti per un testo condiviso
2
Riforma troppo timida
Per la Lega la riduzione dei tempi dei processi
rischia di essere un obiettivo irraggiungibile;
rispetto all’esistente, l’introduzione di un semplice
illecito disciplinare, oltretutto agganciato a una
serie di condizioni che attestano la negligenza «in
concreto» del singolo magistrato, è inefficace.
Come pure nel penale, l’aumento dei tempi della
fase delle indagini preliminari appare del tutto
contraddittoria rispetto al taglio della durata
Intervenire sulle intercettazioni
Per la Lega, un intervento sulla disciplina delle
intercettazioni è necessario. E l’obiettivo è
comunque quello di renderne più ardua la
pubblicazione o comunque la diffusione
all’esterno dei contenuti, non solo di quelli che
nulla hanno a che vedere con le indagini; lo
slittamento a fine anno delle modifiche
costituisce un’occasione perduta perchè le misure
si sarebbero potute inserire nel testo di riforma
3
Impossibile inserire la separazione nella riforma
La separazione delle carriere tra giudici e pubblici
ministeri, sottolinea il Movimento 5 Stelle, non fa
parte del contratto di Governo e inoltre
necessiterebbe di norme di rango costituzionale
per potere essere introdotta. Di qui l'impossibilità
di forma e di sostanza per il suo inserimento nel
perimetro della riforma. M5S inoltre difficilmente
potrebbe appoggiare un intervento che neppure i
Governi Berlusconi riuscirono a introdurre
Sì alla separazione delle carriere
Da parte della Lega c’è invece appoggio pieno, in
sintonia con le forze del centrodestra come Fi e
FdI, alla proposta di legge di iniziativa popolare e
spinta dalle Camere penali per la divisione dei
percorsi di carriera, con la contestuale istituzione
anche di un doppio Csm. La proposta è
all’attenzione della Camera e richiederebbe
comunque una modifica della Costituzione che
prevede l’unicità dell’ordine giudiziario
LEGA
DURATA
DEI PROCESSI
RIFORMA DELLE
INTERCETTAZIONI
SEPARAZIONE
DELLE CARRIERE
RIFORME
Camera, primo
sì unanime
al voto ai 18enni
anche in Senato
Con sì, no e astenuti, l’Aula di
Montecitorio ha approvato la
proposta di legge costituzionale per
far scendere da a anni l’età per
votare alle elezioni per il Senato. Si
tratta solo della prima delle quattro
letture necessarie, ma mai una
revisione costituzionale ha goduto
di tanta fortuna in Parlamento. A
differenza del taglio del numero dei
parlamentari e del referendum
propositivo, inseriti nel contratto di
governo per volontà del Ms,
questa proposta è di iniziativa
parlamentare e in particolare di Pd
e Ms. Parificando la platea
elettorale si elimina quasi del tutto
il rischio di avere due maggioranze
diverse tra Camera e Senato. Come
in effetti è avvenuto più di una volta
negli ultimi anni: , e
. Resta la differenza per
l’elettorato passivo ( anni per
essere eletti alla Camera e
al Senato). «Ci auguriamo che in
Senato si possa abbassare anche
l’elettorato passivo», dice il
deputato dem Stefano Ceccanti.
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L’INCHIESTA
Mutui, Siri
indagato
a Milano:
autoriciclaggio
Indagine sul collaboratore
Perini. Chiesto al Senato
il sequestro del pc
Ivan Cimmarusti
ROMA
L’accensione di due mutui per un
valore complessivo di , milioni
di euro costa al senatore leghista
Armando Siri l’accusa di autorici-
claggio alla Procura della Repub-
blica di Milano.
Una nuova grana giudiziaria
per l’ideologo della Flat tax, che
già da aprile scorso sta facendo i
conti con l’inchiesta dei pm di Ro-
ma, che lo ritengono destinatario
della presunta «promessa» di una
tangente da Paolo Arata, uomo
forte della Lega e socio d’affari di
Vito Nicastri, imprenditore sici-
liano accusato di aver finanziato
la latitanza del boss Matteo Mes-
sina Denaro. Ma è a Milano che
l’intreccio delle segnalazioni per
operazioni sospette ha portato al-
la luce un presunto autoriciclag-
gio su capitali provenienti dalla
Banca Agricola Commerciale di
San Marino.
«Tutto regolare», dice Fabio
Pinelli, avvocato del senatore le-
gato a doppio filo con Matteo Sal-
vini. Ma per i pm Gaetano Ruta e
Sergio Spadaro - gli stessi che in-
dagano sul Russiagate - ci sareb-
bero le prove per sostenere l’accu-
sa. Nel fascicolo risulta indagato
anche Marco Luca Perini, capo se-
greteria di Siri. Sono state le per-
quisizioni e i sequestri dei giorni
scorsi a dare nuovo impulso al-
l’inchiesta, nata dopo le segnala-
zioni dell’autorità di vigilanza
bancaria di San Marino, sull’esi-
stenza, accanto al primo prestito
di mila euro usato da Siri per
l’acquisito di una palazzina per la
figlia a Bresso (Milano), di un se-
condo mutuo di circa mila eu-
ro. Mutuo, quest’ultimo, ottenuto
da una società, la TF Holding, che
in qualche modo aveva legami
con il senatore. Uno dei due tito-
lari della società, Fiore Turchiaru-
lo, in passato si era candidato per
il Partito Italia Nuova di cui lo
stesso Siri era presidente e che ora
si è trasformato nell’associazione
Spazio Pin. Ed è proprio nelle sedi
della società e di Spazio Pin che la
Guardia di Finanza si è presenta-
ta. Alla presenza anche di Siri, è
stato trovato un computer, che
Perini ha dichiarato a verbale di
essere del parlamentare. Le ope-
razioni sono state sospese ed è
stata richiesta l’autorizzazione
per il sequestro al Senato. Perqui-
sizioni sono state svolte anche
nell’abitazione di una imprendi-
trice di Verona, che avrebbe intro-
dotto Siri alla Banca Agricola
Commerciale di San Marino.
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FEDERAZIONE DI CENTRO
Il Cav lancia
«Altra Italia»
Silvio Berlusconi spariglia i giochi
interni a Forza Italia lanciando
“altra Italia”, una federazione di
centro di cui il partito azzurro «è
parte costituente essenziale» ma
senza «alcun ruolo egemonico».
L’ex premier si riprende ancora una
volta in mano il partito, alla vigilia di
una importante riunione del tavolo
delle regole alla quale gli azzurri
arrivano sfiniti da fortissime
tensioni. Una nuova prospettiva,
quella avanzata dal Cavaliere,
anticipando forse le mosse di
Giovanni Toti, il governatore ligure
e co-coordinatore nazionale
Giovanni Toti che aveva annunciato
su Facebook le sue dimissioni
dall'incarico in assenza di un
«cambiamento vero».
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