la Repubblica - 06.08.2019

(Rick Simeone) #1
Preferisco il jazz. Il rap non è alla
mia portata. Ho cinquantadue
anni, sono un ex fottuto giovane
proletario di Manchester, che me
ne frega della street culture dei
giovani di Baltimora?».
Pensavamo che il rock’n’roll
fosse musica suonata da giovani
per i ragazzi, invece ci sono in giro
rocker settantenni in ottima
forma, e Dylan è solo uno dei
tanti.
«Grazie agli Stones, agli Who e a
Paul McCartney, che non hanno
mai smesso, anche noi abbiamo
una vecchiaia garantita. Senza di
loro, sarei già un prepensionato.
Quando iniziai con gli Oasis, ero
certo che a un certo punto ci
avrebbero dato un calcio nel culo e
rimandato a casa. Per quanto mi
riguarda, continuerò fin quando le
canzoni che scrivo mi
sembreranno credibili; quando mi
renderò di affogare nella nostalgia,
ci darò un taglio. Perché
continuare? Sarebbe come
risposare la moglie da cui hai
divorziato, sarebbe come

riformare gli Oasis. Il rock funziona
se hai sempre una nuova moglie,
giovane e bella, ahahahah. Prenda
Bruce Springsteen, è un eterno
giovane perché è un fan del rock,
non ha mai tradito i suoi principi,
un artista integro. Due anni fa l’ho
incontrato per la prima volta a
Formentera. Non sono un fan della
sua musica, ma ci siamo seduti e
abbiamo parlato per ore, è un
uomo straordinario.
Mi ha riempito di domande su
Manchester e sugli Stone Roses.
Chi è rimasto in sella è perché ha
ancora qualcosa da dire e niente da
dimostrare. Ho visto su Netflix il
documentario di Martin Scorsese
su Bob Dylan (Rolling Thunder
Revue, ndr), wow! Ero lì
galvanizzato e ogni cinque minuti
gridavo, vaffanculo, sei troppo
bravo!».
Le hanno mai chiesto di fare il
giudice in un talent show?
«Due volte, ho rifiutato. I talent
sono il regno della pigrizia, tutti
vogliono cantare e nessuno ha
voglia di imparare a suonare uno
strumento, un mare di cover e
nessuna canzone originale che
meriti attenzione - non le sanno
scrivere. Alla fine a trarne profitto
sono quelli che forniscono
canzonette a quei poveri ragazzi
accecati dalla smania di visibilità.
Io non conosco nessuna fottuta
band uscita da un fottuto talent
show che abbia lasciato il segno».
Lei non ha votato al
referendum per la Brexit. È poi
stato d’accordo col risultato?
«No. Non sono andato perché non
riuscivo a credere che qualcuno
sarebbe stato così stupido da
votare per l’uscita dall’Europa.
Il risultato sembrava per tutti
talmente scontato che non mi
scomodai a lasciare lo studio di
registrazione per andare al seggio.
Evidentemente non era così.
E ora? Rivotare? No, creerebbe
un pericoloso vuoto democratico.
Ma sono sicuro che, dopo l’uscita,
le cose andranno malissimo,
tempo tre anni bisognerà
riconsiderare l’intera faccenda.
Trovo ridicolo
e inutile fomentare una divisione –
che è anche diventata rancorosa –
tra le due parti. Economicamente
nessuno ne trarrà profitto.
Odio e divisioni, altro che
villaggio globale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Era un uomo colto, elegante, inna-
morato del teatro e aveva portato
suggestioni teatrali nella serie che
sarebbe diventato il più grande suc-
cesso televisivo degli ultimi vent’an-
ni, Il commissario Montalbano. Il re-
gista Alberto Sironi è morto a 79 an-
ni ad Assisi (dove domani a San Rufi-
no, alle 11, si terranno i funerali). Si
era trasferito in Umbria, amava la
campagna e ha sperato fino alla fine
di poter tornare in Sicilia sul set, la
sua casa. Col peggiorare delle condi-
zioni, era stato Luca Zingaretti a fini-
re le riprese di Montalbano. L’ulti-
mo ciak il 26 luglio, annunciato
dall’attore con un post. Sironi se ne
va dopo Andrea Camilleri, che si è
spento il 17 luglio. Il vuoto, per la
grande famiglia che lavora alla se-
rie, è incolmabile.
Era nato a Busto Arsizio, ironizza-
va spesso su Nord e Sud, perché si
era innamorato subito — ricambiato
— della Sicilia, e era entrato nel mon-
do di Camilleri. Ne conosceva ogni
segreto, nei paesi dove girava lo salu-
tavano come fosse un parente. Quel-
le storie magiche erano musica, ba-
stava vederlo come si muoveva sul
set, sempre perfetto, con le famose
camicie di lino e i pantaloni chiari.
Si capiva, quando spiegava le scene,
che gli sarebbe piaciuto interpreta-
re tutti i ruoli. Chiacchierava, rac-
contava aneddoti, sempre col sorri-
so complice e la battuta: «Mica sia-
mo qui a pettinare le bambole». Ave-
va voluto Zingaretti come protagoni-
sta e ne andava orgogliosissimo
«perché Luca aveva fatto un provi-
no speciale, era stato bravissimo» di-
ceva. «Non ho mai avuto dubbi an-
che se fisicamente era diverso dal
personaggio descritto da Camilleri,
più vecchio, capellone e con la bar-
ba. Tanto che Andrea mi disse: “Ma
perché l’hai preso pelato?”».
Zingaretti affida al suo profilo In-
stagram — postando una foto che li
ritrae insieme sulla spiaggia — il salu-
to al regista. «Quante volte ci siamo
mandati a quel paese, quante volte
hai cucinato per noi, quante batta-
glie abbiamo condiviso, quante sce-
ne abbiamo riscritto, quante volte ci
siamo detti ok, quante volte mi hai
compreso, mi hai appoggiato, mi
hai confortato. Quante volte hai mi-
nimizzato dove gli altri avrebbero in-
gigantito. Sei stato l’unico regista»
scrive l’attore «che quando dava mo-

tore cominciava a raccontare le bar-
zellette. Gli altri chiedevano il silen-
zio, tu raccontavi di Alberto Sordi».
Insieme sul set per trovare sempre
la soluzione migliore: «Che sapien-
za, che cultura — prosegue l’attore —
che simpatia, che leggerezza, che si-
gnorilità, che gentiluomo eri. Quan-
te volte, se riconoscevi che avevo ra-
gione, hai detto: “Ok, la tua idea è mi-
gliore facciamo come dici tu” senza
sentirti minimamente sminuito, per-
ché avevi un animo grande. Perché
ci stimavamo e ci volevamo bene. In
poco tempo è la seconda volta che
piango un complice di questa avven-
tura. È penoso, è duro, è proprio un
anno di merda! Addio amico mio!».
Affascinato dal teatro il giovane
Sironi, iscritto a Architettura, deci-
de di abbandonare l’università con
grande dispiacere della madre. È il
padre, parrucchiere a Gallarate, rac-
contatore di storie, a incoraggiarlo.
Si forma alla Scuola d’arte dramma-
tica del Piccolo Teatro di Milano:
«Giorgio Strehler è stato un maestro
di vita. Ci ripeteva sempre che sono
gli attori a cambiare il destino di
uno spettacolo». Per tutti era “il regi-
sta di Montalbano” ma Sironi nella
sua carriera aveva girato servizi gior-
nalistici per Tv7 e fiction di qualità.
Con Il grande Fausto (1995), di cui
aveva firmato anche la sceneggiatu-
ra con Gianni Celati e Giuseppe Tor-
natore, aveva ricostruito la storia di
Coppi (Sergio Castellitto). Sua la re-
gia di Virginia, la monaca di Monza,
produzione raffinata con Giovanna
Mezzogiorno nei panni di Marianna
de Leyva, di cui Manzoni avrebbe
raccontatato la storia. Carlo degli
Esposti, produttore di Montalbano,
gli aveva affidato i gialli delll’avvoca-
to Guerrieri (Emilio Solfrizzi) dai li-
bri di Gianrico Carofiglio. Poi aveva
diretto Bob Hoskins, Geppetto nella
trasposizione tv di Pinocchio, con
Luciana Littizzetto Grillo Parlante.
Montalbano è stato un lungo capi-
tolo della sua vita. L’altro capo del fi-
lo, in cui s’intrecciavano storie di mi-
granti, lo aveva particolarmente col-
pito. «Vedere i filmati con la Guar-
dia costiera che tira fuori dall’acqua
gente che sta morendo lascia il se-
gno» raccontava Sironi. «Si tratta
della vita delle persone, cosa c’entra
la politica? Siamo un paese cattolico
che ha sempre accolto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

iL regista aveva 79 anni

Se ne va anche Sironi


il secondo padre


di Montalbano


f


kVirginia la monaca di Monza
(2004) Bellissima miniserie con
Giovanna Mezzogiorno

La carriera


Tra storia e favola


GETTY

Ha diretto la serie


per venti anni. Luca


Zingaretti: “Quante


volte hai minimizzato


dove gli altri avrebbero


ingigantito. Che


gentiluomo eri”


g


Feci benissimo


a sciogliere la band


Se fossimo rimasti


insieme saremmo un


gruppo malinconico


del quale nessuno


s’interesserebbe più


Il rap non è alla mia


portata. Sono un ex


proletario di


Manchester, cosa me


ne frega della street


culture dei ragazzi


di Baltimora?


kL’avvocato Guerrieri
(2007) su Canale 5 i film con
Solfrizzi dai libri di Carofiglio

kPinocchio
(2009) Bob Hoskins
Geppetto, Littizzetto è il
Grillo parlante

iSul set
Alberto Sironi, 79
anni, con Luca
Zingaretti, 57

di Silvia Fumarola

. Martedì, 6 agosto 2019^ pagina^37

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