Dove - Maggio 2016

(Joyce) #1

Dossier visionari


198 dove maggio - 2016

s

i può decisamente sostenere che la moda occupa
le posizioni di avanguardia tra le espressioni cre-
ative e sociali che richiedono ed esprimono il ritorno
alla necessità di una presa di posizione sugli avveni-
menti sociali e culturali. Nonostante l’affermazione
possa suscitare scandalo, si può dire che è anche una
delle poche espressioni creative contemporanee che
sta esprimendo l’urgenza e l’importanza del punto
di vista. Una posizione scomoda che la moda, da
sempre guardata di traverso dalla cultura ufficiale,
ha assunto un po’ per salvare se stessa e molto come
reazione all’appiattimento del pensiero che caratte-
rizza l’attuale mondo globale. dove domina l’omo-
logazione e, peggio ancora, l’indifferenza. in questa
sua presa di posizione si è anche assunta il rischio di
stare dalla parte del torto. Perché oggi, e non da poco
tempo, quando si esprime un parere e si afferma l’ori-
ginalità del proprio pensiero, il rischio è di ritrovarsi
isolati, di combattere da soli per la propria idea e per
la propria visione, contro schiaccianti maggioranze
che affermano il contrario.

aLLonTanarsi DaLLa neUTraLiTà
La moda, anche approfittando di una considera-
zione diffusa che la vuole espressione di snobismo,
ha deciso da tempo di allontanarsi dalla neutralità in
cui sono sprofondate la società civile e quella creati-
va. Una neutralità che per la moda sarebbe stata una
manifestazione di indifferenza verso il mondo che,
invece, dovrebbe descrivere. ma l’indifferenza è una
sindrome che si manifesta quando l’abitudine sovra-
sta il pensiero. e la moda non può essere abitudine.
Non provare né desiderio né repulsione per un
qualcosa, un’idea per esempio, non è un grande eser-
cizio culturale. anzi, l’indifferenza, con la sua spinta
alla ricerca della tranquillità, al laissez-faire, alla ri-
cerca del compromesso, annulla la pulsione creati-
va. Quella artistica, quella sociale e, quindi, quella
del pensiero. La società in cui ci troviamo a vivere,
affascinata dal pensiero debole che poi è diventato
debolissimo fino a sparire nell’accettazione passiva
delle cose che succedono, si crogiola nella mancanza
di reazione. e sono decenni che l’appiattimento si è
elevato a potere diffuso, a espressione lecita del pen-
siero unico. ecco perché i follower e i like dei social
network sono diventati un valore che soddisfa il biso-
gno di sentirsi approvati, di piacere alla maggioranza,
se non a tutti. Che questi tutti siano delle entità sco-
nosciute, poco importa.
eppure, mai come oggi si avverte l’importanza del
punto di vista. Che, paradossalmente, viene sempre

più richiesto proprio da quella rete, da quel mondo
digitale che prima ha convinto tutti del contrario. ma
mentre il mondo reale si interroga ancora sul valore
della differenza, la tecnologia oggi richiede contenu-
ti, li seleziona, li promuove.
in questo procedere complesso e confuso la moda
ha scelto la sua strada in piena autonomia, lavoran-
do anche sulla propria differenziazione dalle altre
espressioni creative. approfittando della crisi dei
mercati, seguita a un allargamento indeterminato del-
le possibilità di vendita, la moda ha dovuto riscoprire
le sue potenzialità nel pensare in un modo radicale,
facendo della differenza del punto di vista una strate-
gia prima creativa e poi commerciale. Perché, in pre-
senza di un’abbondanza di prodotto, mai verificatasi
prima nella storia, la moda si è vista omologata a un
solo pensiero, quello che il marketing imponeva per
essere appetibile a una massa dei consumatori mon-
diali. ma quando i consumatori, soprattutto quelli
dei Paesi ricchi asiatici, si sono accorti di essere foto-
copie pallide dei loro omologhi occidentali e hanno
cominciato a rifiutare il prodotto che li omologava
verso il basso, la moda ha avuto la forza di riscattarsi.
Ha riscoperto così un orgoglio originale che le im-
pone di descrivere i cambiamenti e le esigenze del
momento in cui nasce, portando il proprio punto di
osservazione a un’altezza panoramica che le consen-
te un orizzonte allargato, quel punto di osservazione
che le ha sempre permesso di accorgersi di un futuro
in formazione che ad altri risulta difficile vedere.
Se si fa un’analisi dei marchi di moda che oggi
rappresentano i riferimenti mondiali delle tendenze,
questo processo appare in tutta la sua evidenza. di
esempi se ne possono fare molti, ma la cronaca aiuta
anche a trovare quelli più significativi.

La sFiDa vinCenTe Di sLiMane
Prima di lasciare il marchio che in quattro anni ha
portato a una notorietà impensabile presso le nuove
generazioni, e a un incremento di fatturato del 37 per
cento in epoche in cui i risultati a una sola cifra sem-
brano già dei miracoli, con la sua sfilata di addio a
Saint Laurent, Hedi Slimane ha firmato un vero ma-
nifesto di questa fase in cui i designer lavorano con
la consapevolezza del proprio punto di vista facendo
anche attenzione a distinguersi gli uni dagli altri.
in una collezione pensata come unione di pezzi
unici, come se fosse haute couture, Slimane ha raccol-
to il suo pensiero sul tempo attuale. gli abiti, espres-
sioni di immagini congelate degli anni ottanta, rap-
presentano il senso di un glamour che oggi ci appare

1-4. saint Laurent,
collezione A/I 2016.
È stata la sfilata
di addio di Hedi
slimane al marchio
di cui è stato
direttore creativo
per circa quattro
anni.


  1. rick owens,
    collezione
    uomo A/I 2016.
    Il designer
    americano lavora
    a Parigi pensando
    a una moda che
    annulla le forme
    e le distinzioni di
    genere.

  2. sacai, collezione
    donna A/I 2016.
    Cresciuta alla
    scuola di Rey
    Kawakubo, Chitose
    abe, designer e
    proprietaria del
    marchio, costruisce
    la sua moda
    attraverso una
    sovrapposizione
    di rimandi storici.

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