Il Sole 24 Ore Mercoledì 7 Agosto 2019 19
Mondo
Venezuela, Trump congela
gli asset del governo di Maduro
AMERICA LATINA
Il provvedimento della Casa
Bianca azzera i margini
di dialogo con Maduro
Gli Usa pronti a colpire
i Paesi che hanno rapporti
economici con Caracas
Roberto Da Rin
Ci vogliono valigie capienti, piene
zeppe di banconote, per comperare
un chilo di carne. È allo stremo il Ve-
nezuela di Nicolas Maduro, anche
se fiancheggiato da alleati potenti:
Cina, Russia, Turchia, Cuba.
Gli Stati Uniti non stanno a guar-
dare e lo scontro si fa duro. Poche
ore fa, un’altra stretta, un passo ver-
so la più assoluta incomunicabilità.
La guerra commerciale si è ulterior-
mente acuita e tradotta in un vero e
proprio scontro politico.
La Casa Bianca ha ordinato il
blocco degli asset del governo del
Venezuela negli Stati Uniti. Il presi-
dente ha firmato un’ordinanza che
prevede il congelamento dei beni
del governo di Caracas e vieta tran-
sazioni con l’Esecutivo venezuelano
a meno di esplicite eccezioni. È la
prima volta in anni che gli Stati
Uniti impongono misure così strin-
genti nei confronti di un paese del-
l’emisfero occidentale.
Il Venezuela viene dunque parifi-
cato alla Corea del Nord, l’Iran, la
Siria e Cuba, quell’asse del male, co-
sì la definirono gli Stati Uniti, sotto-
posta a dure sanzioni.
Il provvedimento impedisce
qualsiasi transazione, negoziazio-
ne, esportazione di beni del governo
venezuelano in territorio nordame-
ricano. E viene giustificato con una
frase che fa riferimento «all’usur-
pazione di potere da parte di Madu-
ro, la negazione di diritti umani e le
minacce dirette all’autoproclamato
presidente Juan Guaidò».
Quest’ultimo ha appoggiato il
congelamento dei beni venezuelani
negli Stati Uniti disposto da Donald
Trump sostenendo che ciò ha
l’obiettivo di “proteggere” la popo-
lazione venezuelana.
Guaidò, ha scritto un tweet in cui
ribadisce che «è fondamentale te-
nere presente che la dittatura non
conta sull’appoggio popolare, ma
solo su una struttura la cui fedeltà si
mantiene utilizzando denaro ruba-
to alla Repubblica».
Il leader oppositore ha aggiunto
che «qualsiasi persona, impresa,
Nazione o istituzione che faccia af-
fari con il regime di Maduro stia di
fatto collaborando e sostenendo
una dittatura».
Guaidó ha infine segnalato che
la misura annunciata da Trump
ha eccezioni umanitarie per ali-
menti e farmaci. «Protegge – ha
concluso - anche il settore privato
che non fa affari con una dittatu-
ra che ha sempre attaccato l’ap-
parato produttivo».
Il consigliere per la Sicurezza na-
zionale degli Stati Uniti, John Bol-
ton, ha partecipato ieri a Lima a un
incontro in cui ha fornito dettagli
sul provvedimento annunciato da
Trump. Al vertice hanno partecipa-
to il Gruppo di Lima, il Banco intera-
mericano di sviluppo, il Caf (un’isti-
tuzione simile al Fondo monetario
internazionale, che si occupa di
America Latina) e l’Unione Europea.
La stretta di Trump, secondo En-
zo Farulla, economista italiano, già
Raymond James, esperto di temi la-
tinoamericani, «ha un obiettivo più
“comunicativo” che di sostanza. Gli
asset degli oligarchi venezuelani
negli Stati Uniti sono infatti di enti-
tà modestissima. I detentori di
grandi ricchezze, da tempo, hanno
scelto altri paradisi fiscali: Panama,
Svizzera, Curaçao e certamente
nessuno si è arrischiato a deposita-
re somme negli Stati Uniti, “el gran
demonio”, secondo la propaganda
di Maduro».
Il trading è stato bloccato, da
tempo, su tutte le obbligazioni ve-
nezuelane peraltro già cancellate
dall'indice Morgan Stanley.
Il vero core-business è Citgo, il
conglomerato di raffinerie ve-
nezuelane in territorio americano,
di cui la Russia possiede una parte-
cipazione vicina al %. Si tratta di
una cassaforte venezuelana non ce-
dibile né espropriabile che neppure
i “falchi” dell’Amministrazione
Trump ipotizzano “attaccabile”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AFP
L’invocazione a Trump. Nelle strade di Caracas: la richiesta al presidente americano di sbloccare la situazione
Michael Gove, il ministro
voluto dal premier Boris
Johnson per pianificare una
eventuale Hard Brexit, si è
detto «molto rattristato dal
rifiuto della Ue di negoziare».
Londra
Il ministro
per Hard Brexit:
«Rattristati
per chiusura Ue»
È morta a anni Toni
Morrison, prima scrittrice
afroamericana a riceve il
Nobel per la Letteratura nel
. Obama: perdiamo un
tesoro nazionale
Letteratura
Muore il Nobel
Toni Morrison,
Obama: «Tesoro
nazionale»
+L’addio alla scrittrice
guerriera
Prima afroamericana.
Toni Morrison, Nobel
per la Letteratura 1993
Consenso politico e migranti. Il bino-
mio è inscindibile, non solo in Italia
ma anche negli Stati Uniti. Il tema mi-
gratorio è l’architrave della politica
commerciale di Donald Trump che
ora cerca una soluzione terza, com-
plessa e foriera di implicazioni uma-
nitarie: «L’esternalizzazione” del pro-
blema attraverso un accordo con il
Guatemala.
“The Donald” ha siglato un’intesa
con un Paese terzo, il Guatemala ap-
punto, che entrerà in vigore nei pros-
simi giorni e obbligherebbe i migranti
diretti in Usa a registrarsi ed effettua-
re tutte le pratiche in loco, in Guate-
mala. Quindi niente più conflitti al
confine tra Messico e Stati Uniti, ma
un blocco più a Sud, in terra centroa-
mericana, in Guatemala.
La decisione di Trump e del presi-
dente guatemalteco Jimmy Morales è
di grande impatto. La decisione della
Casa Bianca, de facto, supera e scaval-
ca i negoziati migratori con il Messico
e disvela i rapporti non fluidi con il
presidente messicano Andres Manuel
Lopez Obrador. L’accordo con il Gua-
temala permetterebbe di alleviare la
pressione sulla frontiera statuniten-
se, e avvantaggerebbe Trump nel
dribblare le contestazioni di carattere
“umanitario” che l’opposizione de-
mocratica gli muove da tempo.
La maggior parte dei richiedenti
asilo negli Stati Uniti proviene dal-
l’America Centrale e dal Sud America
e il Guatemala, tappa di passaggio ob-
bligatoria per i migranti provenienti
da Honduras e da El Salvador, si fa-
rebbe carico di una enorme proble-
matica. La scelta di Trump, astuta dal-
la prospettiva di politica interna ame-
ricana, è invece pericolosa a livello in-
ternazionale, in quanto crea una serie
di complicazioni indotte: la prima ri-
guarda il tipo di modello adottato, già
definito la “Guantanamo migratoria”.
Una sorta di enclave, povera, disorga-
nizzata e ricattabile, dove i migranti
non ricevono alcun tipo di garanzia
umanitaria. «Le bande organizzate,
già ora molto attive nel traffico di mi-
granti, diverranno un problema di
grandi dimensioni», secondo Padre
José Luis Carvajal della Chiesa pasto-
rale Movilidad Humana, dedicata al-
l’assistenza ai migranti. Il Guatemala
non è attrezzato per dare accoglienza
a grandi masse di persone anche se-
condo Alejandra Mena, portavoce
dell’Istituto migratorio di Città del
Guatemala, secondo cui «la gestione
di un flusso ingente di persone è total-
mente impensabile». Il piccolo Paese
centroamericano è stato definito dalla
Casa Bianca “Paese sicuro” anche se lo
stesso governo guatemalteco non lo
considera tale. Il Guatemala, otterreb-
be varie contropartite dagli Stati Uniti,
tra cui l’estensione dell’accesso ai visti
lavorativi stagionali per i braccianti
guatemaltechi.
—R.D.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MODELLO TURCHIA-UE
Sarà il Guatemala il centro Usa
di registrazione dei profughi
Firmato un accordo
tra la Casa Bianca
e un Paese ritenuto sicuro
L’Unione europea e le agenzie per i rifugiati stanno
discutendo con il Ruanda un piano per trasferire nel
piccolo Paese centroafricano migranti che si trovano
rinchiusi nei campi di detenzione in Libia.
Il piano di emergenza, riportato ieri dal Financial
Times, prende le mosse dall’offerta fatta già nel
dal presidente del Ruanda, Paul Kagame, che si era det-
to disposto ad ospitare fino a mila migranti africani,
in più anni,in arrivo dalla Libia.
Due anni fa il governo di Kigali aveva offerto suppor-
to logistico a coloro che volessero tornare dalla Libia
nei Paesi di origine e asilo a chi non intedesse farlo. E
aveva presentato un piano all’Unione africana chieden-
do a tutti gli Stati del Continente di fare la propria parte.
«Abbiamo poche risorse - aveva detto la portavoce
del ministero degli Esteri ruandese - e non
siamo certo in grado di prendere tutti gli im-
migrati ma faremo la nostra parte».
La situazione nei campi di prigionia in Li-
bia è molto grave, come denunciano le orga-
nizzazioni per i diritti umani. Violenze e abu-
si su larga scala sono stati ampiamente docu-
mentati e il luglio scorso un raid aereo ha
bombardato un centro di detenzione a Tajou-
ra, nella periferia orientale della capitale Tri-
poli, uccidendo decine di persone e ferendo-
ne un centinaio. Le vittime erano per lo più
profughi arrivati da Eritrea, Sudan e Somalia.
Il governo libico di unità nazionale guidato da Fayez
al-Sarraj ha accusato del crimine gli uomini del nemico,
il generale Khalifa Haftar, il quale ha negato di aver
fatto sganciare le bombe sul centro. «Questo attacco
equivale a un crimine di guerra» ha commentato l’Alto
commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite
Michelle Bachelet.
La strage di Tajoura ha riacceso le critiche nei con-
fronti dell’Unione europea che ha addestrato la guardia
costiera libica le cui motovedette dopo aver fermato le
imbarcazioni dirette verso l’Italia rispediscono i mi-
granti nei centri di detenzione dove subiscono torture
da parte delle milizie libiche.
Secondo quanto riporta il Financial Times, il mese
scorso l’Alto commissariato per i rifugiati e l’Organiz-
zazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni
Unite hanno dunque scritto una lettera all’Alto rappre-
sentante per la politica estera della Ue, Federica Mo-
gherini e al presidente della Commissione dell’Unione
africana, Moussa Faki Mahamat, nella quale propongo-
no di dare attuazione a un piano di emergenza per eva-
cuare i migranti in Ruanda. Il trasferimento volontario
delle persone richiuse nei campi libici permetterebbe
di cominciare ad affrontare le «politiche di pervasiva
e inumana detenzione dei migranti che si trovano in
Libia». Fonti governative ruandesi citate dal quotidia-
no economico britannico hanno aggiunto che si sta
discutendo di circa rifugiati che verrebbero inseriti
in un “meccanismo di emergenza di transito” finanzia-
to da Unione europea e Nazioni Unite.
—R. Mi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IMMIGRAZIONE
PIANO DI EMERGENZA DELLA UE
Il Ruanda accoglierà
migranti in arrivo
dai centri della Libia
Nel 2017
Kigali
si era offerta
di ricevere
fino a 30mila
rifugiati
nell’arco
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