Il Sole 24 Ore - 07.08.2019

(Dana P.) #1

Il Sole 24 Ore Mercoledì 7 Agosto 2019 5


Primo Piano


Marco Onado


—Continua da pagina 


M


età degli americani ha


contatti con la propria
banca solo sulla rete; il

credito concesso attra-
verso piattaforme virtuali è una

realtà; ogni giorno, in Asia un


miliardo di persone compiono
pagamenti via cellulare.

Come tutte le rivoluzioni, anche


questa pone gravi problemi di tutela
dell'interesse generale, ma quando è

in gioco la moneta, questi sono


ancora più delicati. Innanzitutto
perché il controllo dell'offerta di

moneta è l’asse portante della regola-


zione macroeconomica. Anzi, è solo
grazie a questa che abbiamo evitato

che la crisi finanziaria si trasformasse


in una depressione senza fine. Nes-
sun problema (o quasi) fino a quando

le nuove monete virtuali passano


prima o poi attraverso le banche, che
sono appunto l’anello fondamentale

di trasmissione della politica mone-


taria. Il guaio è che se fosse così non
sarebbe una rivoluzione: è come

pretendere che Uber sia adottata e


controllata dai tassisti.
Ancora più delicato è il problema

posto dalle criptovalute, che sono la


componente più discussa dei nuovi
mezzi di pagamento, oltre ad essere

la più popolare, grazie all’astronomi-


ca ascesa del valore dei Bitcoin. Le
criptovalute, rispetto alle altre mone-

te virtuali, presentano infatti tre
caratteristiche fondamentali: sono

anonime; sono transnazionali e prive


di un soggetto centrale che regola
l’emissione e sovraintende al flusso

di informazioni. Ognuno può riceve-


re criptovalute purché abbia il sof-
tware adatto, esattamente come un

messaggio sui social.


Ma c’è di più. La tecnologia è molto
complessa e assorbe un’enorme

quantità di potenza di calcolo: l’unica


cosa sicura è quindi che non useremo
mai un Bitcoin per pagare un caffè al

bar, a differenza di quanto sta avve-


nendo per tutte le altre monete
virtuali. Alla fine del , all’apice

della frenesia per Bitcoin, i pagamen-


ti giornalieri su questa piattaforma
erano meno di un millesimo di quelli

gestiti dalla carta Visa.


Insomma, dal punto di vista
economico le criptovalute sembrano

una soluzione in cerca di un proble-


ma. Chi invece ha trovato una solu-
zione al suo problema fondamentale

è la sempre più fiorente industria del


riciclaggio, della criminalità organiz-
zata e del terrorismo internazionale

(tre settori, come è noto, fortemente


integrati) perché come avverte la
relazione annuale, appena pubblica-

ta dalla Direzione nazionale antima-
fia e antiterrorismo, è possibile

creare nel web un vero e proprio


«paradiso finanziario virtuale»,
togliendo alla lotta alla criminalità

internazionale uno strumento


investigativo fondamentale, quello
di seguire il flusso del denaro.

La rete dei controlli internazio-


nali è stata enormemente raffor-
zata negli ultimi anni, ma come

ogni rete è forte quanto il suo


anello più debole e purtroppo
sono ancora molti i paesi compia-

centi che si comportano come le


tre scimmiette. Una recente ricer-
ca ha stimato che il % di paga-

menti effettuati da un’entità rico-


nosciuta come criminale è stata
effettuata su piattaforme virtuali

prive di alcun controllo. Si tratta di


una frazione comunque piccola
del giro d’affari complessivo (e ci

mancherebbe), ma è un chiaro


segno che il problema è grave,
anche perché il criterio adottato (la

diretta riconducibilità a un sogget-


to criminale, cioè un solo grado di
separazione) è molto restrittivo.

Basta questo per condividere le


preoccupazioni di ogni organo
inquirente. La risposta non può che

essere una regolamentazione
antiriciclaggio efficace e condivisa a

livello internazionale. Purtroppo è


esattamente quello che non siamo
riusciti a fare di fronte alla crescita

dei giganti di Internet in materia di


tutela della privacy o di controllo
del potere di mercato dei giganti di

Internet. Ma questa volta la posta in


gioco è ancora più alta: la legalità, la
sicurezza e quindi la giustizia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ANALISI


Servono


regole


antiriciclaggio


internazionali


Roberto Galullo


Angelo Mincuzzi


La Commissione europea alza il livel-


lo di guardia sul rischio di riciclaggio


attraverso le monete virtuali. L’espo-


sizione al rischio è molto elevata a


causa delle caratteristiche stesse delle


valute virtuali, che si sviluppano su


Internet, sono transfrontaliere e sono


soprattutto anonime, spiega la Com-


missione di Bruxelles. Il  luglio in


un documento di  pagine un lungo


paragrafo è dedicato alle piattaforme


di scambio e ai portafogli di criptova-


lute. Le conclusioni sono impietose.


Il rischio di riciclaggio di denaro


è «significativo, a causa della facilità


di trasferimento delle monete vir-


tuali in diversi Paesi, nonché dell’as-


senza di controlli e di misure di pre-
venzione omogenei a livello globa-

le». Chi fa un ricorso criminale al-


l’ecosistema delle monete virtuali lo
fa, continua la Commissione euro-

pea, per trasferire valori o acquistare
beni in forma anonima.

Nel mondo ci sono . criptova-


lute che hanno una capitalizzazione
di mercato superiore a  miliardi di

dollari. I wallet, cioé i portafogli digi-


tali all’interno dei quali sono deposi-
tate le monete virtuali, sono oltre 

milioni in tutto il mondo. I numeri so-


no in crescita anche per quanto ri-
guarda gli Atm, cioé i bancomat attra-

verso i quali si possono ritirare e cam-


biare monete digitali: sono comples-
sivamente ., di cui  sono in

territorio italiano. Chi li controlla?


Logico che la Commissione punti
molte carte sul rafforzamento della

disciplina comunitaria, a partire dalle


direttive antiriciclaggio, che dovran-
no «migliorare considerevolmente la

situazione rendendo obbligatori i for-


nitori di portafogli e i fornitori di ser-
vizi di scambio tra valute virtuali ed

entità legali, assicurando che siano


registrati e che solo persone idonee e
in possesso delle funzioni di gestione

siano proprietari effettivi».


Come se non bastasse il rischio
riciclaggio, ecco consolidarsi anche

il rischio del finanziamento terrori-


stico. Le criptovalute – denuncia il
rapporto – possono consentire fi-

nanziamenti o acquisti e trasferi-


menti anonimi, finanziamenti in
contanti o finanziamenti di terzi at-

traverso scambi virtuali in cui la


fonte di finanziamento non è corret-
tamente identificata.

Di pari passo con l’attenzione


della Commissione, avanza anche
quella dei singoli Paesi europei, a

partire da quelli che hanno ormai un


piede fuori dall’Unione, che metto-
no l’accento sugli aspetti fiscali delle

compravendite.


La Hmrc, l’Autorità fiscale britan-
nica, sta facendo pressioni sulle piat-

taforme di scambio di beni digitali per


ottenere i nomi dei clienti e la crono-
logia delle transazioni, nel tentativo

di recuperare le tasse non pagate.


Coinbase, eToro e Cex.Io, tre tra le più
importanti società di trading e broke-

raggio a livello mondiale, alla fine di


luglio sarebbero già state raggiunte
dalle lettere dell’Hmrc.

Da un capo all’altro del globo, gli


Stati Uniti, che da metà giugno hanno
anche vissuto l’annuncio di Libra, la

moneta globale di Facebook, hanno


tracciato il solco modellato dall’Inter-
nal revenue service (Irs).

Il  luglio l’Irs, che con tutti i di-
stinguo equivale alla Agenzia delle

entrate italiana, ha cominciato a


spedire lettere a oltre mila contri-


buenti americani che, secondo le in-
formazioni in possesso, hanno par-

tecipato a transazioni in valuta vir-


tuale ma non le hanno correttamen-
te segnalate.

«I contribuenti dovrebbero pren-


dere molto sul serio queste lettere ri-
vedendo le loro dichiarazioni fiscali e,

se del caso, modificare le dichiarazio-


ni passate e rimborsare imposte, inte-
ressi e sanzioni», ha affermato il diri-

gente dell’Irs Chuck Rettig. «L’Irs sta
aumentando l’impegno sullo scam-

bio di valute virtuali – si legge sul sito


dell’Agenzia statunitense – a partire
da un maggiore utilizzo dell’analisi

dei dati. Siamo concentrati sull’appli-


cazione della legge e sull’aiutare i
contribuenti a comprendere e adem-

piere pienamente ai loro obblighi».


L’Irs conta di ultimare l’invio delle let-
tere entro la fine di questo mese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL DOCUMENTO UE


Transazioni anonime osservate speciali a Bruxelles


La Commissione: mancano


controlli e prevenzione


omogenei a livello globale


Apparecchi Atm
che generano

Bitcoin


Fonte: http://www. coinatmradar.com

Alba

Rovereto

Monfalcone
1

1


1


1


1


1


1


8


4


3


3


2


2


2


Bologna


14


Milano


1


1


Bolzano


Venezia


Padova


Pescara


Napoli


Palermo


Cagliari


ROMA


Torino


Firenze


Siena


Alba
(CN)

Brescia Rovereto
(TN)

Villesse
(GO)

SARDEGNA

ABRUZZO

MOLISE

CALABRIA

UMBRIA

VENETO

SICILIA

LAZIO

TOSCANA

MARCHE

EMILIA
ROMAGNA

VALLE
D’AOSTA

LOMBARDIA

TRENTINO A.A.

FRIULI V.G.

PIEMONTE

PUGLIA

BASILICATA

LIGURIA

CAMPANIA

TOTALE MONDO






TOTALE ITALIA


47


La mappa dei bancomat per i Bitcoin


ROMA

Progetto «early warning»: un allerta
in tempo reale della «vulnerabilità

territoriale alla criminalità economi-


ca». Nella relazione  della Dna il
capitolo «Contrasto patrimoniale al-

la criminalità organizzata» racconta


la necessità di tracciare tutti i segni e
gli indicatori dell’inquinamento ma-

fioso nell’economia. L’analisi, coor-


dinata da Giovanni Russo, procura-
tore aggiunto vicario di Federico Ca-

fiero De Raho, e curata da Antonio


Laudati, mette in luce la partecipa-
zione a un gruppo di lavoro presso il

dipartimento di Pubblica sicurezza,


guidato da Franco Gabrielli, «per la


costruzione di un modello di vulne-


rabilità territoriale alla criminalità


economica». La strategia si fonda su
« una lettura del territorio provincia-

le sulla base di indicatori e fattori og-


gettivi in grado di identificare il mag-
giore o minore interesse della crimi-

nalità - si legge nella relazione - e di


ogni altra forma di attività o compor-
tamenti illegali, a radicarsi in una

specifica area di riferimento».


In sostanza si deve valutare «que-
sta particolare forma di “attrattività”

dei territori» alle insidie della crimi-


nalità organizzata. La modalità di de-
finizione è corale, ma non solo di poli-

zia e magistratura: sono in corso di


definizione «metodologie di indagine
condivise e costituite con l’apporto di

competenze maturate nel contrasto


alla criminalità e alla corruzione (for-
ze dell’ordine, esperti banche dati,

statistici, analisti informatici, giuristi,


economisti ecc.)». In linea con questo


progetto c’è un altro strumento in cor-


so di definizione: l’Ipc, indice di pene-


trazione criminale, al lavoro con la
Dna l’Eurispes e lo Scico (servizio cen-

trale di investigazione sulla criminali-


tà organizzata) della Gdf. Anche in
questo caso la «collaborazione tra

economisti e investigatori» sottolinea


la relazione firmata dal Procuratore
nazionale De Raho «consentirà di in-

dividuare i luoghi ed i contesti econo-


mici che presentano un alto rischio di
reinvestimento di capitali illeciti o co-

munque una possibilità di utilizzo a


fini di riciclaggio di strumenti finan-
ziari o commerciali».

Sintesi strategica: «Il tutto finaliz-


zato all’esercizio del potere di impulso
delle indagini, conferito dalla legge al

Procuratore nazionale antimafia, nel-
la materia del contrasto patrimoniale

alla criminalità organizzata».


—M.Lud.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

SICUREZZA


Alleanza economisti-investigatori:


indici territoriali di rischio illegalità


L’obiettivo è identificare


l’interesse della criminalità


in base a fattori oggettivi


Criptovaluta


PAROLA CHIAVE


Il Bitcoin è la più conosciuta


Tra le più significative applicazioni


della tecnologia digitale al settore


finanziario spicca la nascita e la


diffusione delle “criptovalute” (o


“valute virtuali”), la più nota delle


quali è il Bitcoin. La criptovaluta non


esiste in forma fisica, ma si genera e


si scambia esclusivamente per via


telematica. Non è pertanto


possibile trovare in circolazione dei


bitcoin in formato cartaceo o


metallico. In particolare il Bitcoin è


una moneta digitale distribuita e


generata da una rete


decentralizzata «peer to peer».


Questo significa che non esiste


alcuna banca o autorità centrale che


stampa moneta e influenza il valore


di un bitcoin che è invece affidato


solo alle leggi della domanda e


dell'offerta. Non c'è un ente


centrale ma database distribuito


che traccia le transazioni, e sfrutta


la crittografia per gestire gli aspetti


funzionali come la generazione di


nuova moneta e l’attribuzione di


proprietà dei bitcoin


307


MILIARDI
DI DOLLARI
Capitalizzazione di
mercato delle
2.246 criptovalute
nel mondo. I
portafogli digitali
dove sono
depositate le
monete virutali
sono oltre 40
milioni

CRIPTOVALUTE
Le segnalazioni

all'Uif della Banca


d'Italia: operazioni
sospette

cresciute del 140%
in un solo anno

Su

ilsole24ore

.com

‘‘


MARIO DRAGHI


L'euro è l'euro


e lo sarà


sempre,


perché dietro


c’è la Bce.


Dietro le


criptovalute


chi c’è?
Presidente Bce

‘‘


IGNAZIO VISCO


Una moneta


privata che


nasce in un


contesto


digitale può


innescare


dei rischi


aggiuntivi a


quelli


tradizionali
Governatore
Bankitalia

‘‘


FRANCESCO


GRECO


I Bitcoin sono


fuori dal


controllo


delle banche


centrali.


Internet è


una free zone


con regole


ancora non


pensate
Capo della
procura di Milano

Strategia


che


consentirà


di indivi-


duare


luoghi


e contesti


economici


più


vulnerabili


Criptovalute, allarme dell’Antimafia


Relazione Dna. I timori della Procura nazionale sull’uso


di nuovi strumenti da parte di mafiosi, terroristi ed evasori


Rischio riciclaggio. I proventi illeciti ripuliti con le monete


virtuali: per chi investiga è difficile identificare gli indagati


Marco Ludovico


ROMA


«Un paradiso finanziario virtuale». La


Dna, direzione nazionale antimafia e


antiterrosismo, lancia sulle criptova-


lute un allarme senza precedenti. Nel-


la relazione annuale, appena pubbli-


cata, la Procura nazionale guidata da


Federico Cafiero De Raho affronta il


tema con un capitolo di  pagine. Le


preoccupazioni si ritrovano riga dopo


riga. Se poi si pensa che la relazione è


aggiornata al , i timori possono


essere ancora più alti. L’uso criminale


di queste monete virtuali è almeno


duplice: riguarda mafiosi e terroristi.


Oltre agli evasori fiscali.


Scrive Francesco Polino, sostitu-


to procuratore: «Il rischio sistemico


principale è quello di assistere, de


facto, alla creazione nel web di un


paradiso finanziario virtuale». Con


tre fattori in gioco. «Il sistema delle


criptovalute ha natura decentraliz-


zata, ogni computer ha eguale ac-


cesso alle risorse comuni». Inoltre


«le transazioni possono avvenire


non soltanto tra soggetti residenti in


Stati diversi, ma anche essere ricon-


ducibili a più account in realtà riferi-


bili sempre alla medesima persona».


Ed «esistono sempre più espedienti


capaci di assicurare un maggior gra-


do di anonimato».


La conclusione è sconsolante: «In


questo contesto, il bitcoin risulta la


prima moneta per i pagamenti realiz-


zati sul darknet ovvero per il commer-


cio illegale». Compreso «lo scambio di


materiale pedopornografico». Nella


relazione firmata da Cafiero De Raho


lo scenario è chiaro: «Utilizzo massic-


cio delle criptovalute» da parte di «or-


ganizzazioni delinquenziali, anche di


matrice mafiosa, per ripulire somme


consistente di proventi illeciti, anche


mediante lo “spacchettamento” delle


somme da riciclare e/o l’utilizzo di più


soggetti riciclatori, ovvero il ricorso a


più monete virtuali». Le possibilità di
ripulire e rimettere in circolo i profitti

criminali ormai non si contano. Lo


schema vale anche in assenza di iden-
tità mafiosa: basta essere semplici

«contribuenti che dovessero decidere


di occultare i proventi dell’evasione
fiscale». La terna si completa con il ri-

corso alle criptovalute per «finalità di


finanziamento del terrorismo, attra-
verso donazioni o supporto ad attività

terroristiche da parte di soggetti di-


slocati in diverse parte del mondo».
L’allarme, però, non finisce qui. I

timori, infatti, non riguardano sol-


tanto le potenzialità criminogene,
molte ancora da scoprire, delle mo-

nete virtuali nelle strategie d’affari di


mafiosi, terroristi ed evasori. La Dna,
tra l’altro, ricorda come i rischi ri-

guardino anche «i consumatori e gli
investitori». E i pericoli sull’utizzo

delle criptovalute per «finalità illeci-


te» sono «principalmente derivanti
dal regime di anonimato che conno-

ta le transazioni».


Ma la preoccupazione è più ampia.
Le armi degli investigatori rischiano

di essere spuntate, insufficienti, inef-


ficaci. Ci sono indiscusse «difficoltà»,
scrive la Dna, per la «complicata iden-

tificabilità degli indagati; la comples-


sa acquisizione di prove circa le movi-
mentazioni di valuta virtuale e la ri-

conducibilità a soggetti specifici; la


concreta sequestrabilità delle virtual
currencies e delle disponibilità pre-

senti sui wallet».


Non è finita: «Continueranno a
permanere non presidiati, anche in

prospettiva, gli scambi diretti tra


utenti». Per le modalità c’è l’imbaraz-
zo della scelta: «Le più comuni piat-

taforme di commercio online tra pri-


vati; transazioni “nascoste”, effettua-
te nel deep web; piattaforme web ge-

stite da soggetti terzi che operano


come intermediari “di fatto”». Fa im-
pressione la consapevolezza del-

l’analisi: «Emerge nitidamente l’in-


negabile potenzialità dissimulatoria
della criptovaluta - si legge nel docu-

mento della Dna - in grado di ostaco-
lare concretamente l’identificazione

della provenienza delittuosa del pro-


fitto illecito».
Il rischio Bitcoin, va detto, era stato

già segnalato nelle relazioni di altri


uffici come la Dia (direzione investi-
gativa antimafia) e il Dis (dipartimen-

to informazioni e sicurezza) presso la


Presidenza del Consiglio. Cafiero De
Raho ha varato un tavolo tecnico per

mettere a fattor comune sintesi e criti-


cità rilevate. Ci sono Uif (unità di in-
formazione finanziaria per l’Italia) e

Dogane del ministero Economia e Fi-


nanze; Dia e Polizia postale del dipar-
timento di Pubblica sicurezza del mi-

nistero dell’Interno; Scico (Servizio


centrale di investigazione sulla crimi-
nalità organizzata) e Nucleo di polizia

valutaria della Guardia di Finanza. «Si


stanno analizzando le tecniche inve-
stigative per poter tracciare sul siste-

ma Blockchain le singole transazioni


e l’identità degli utilizzatori». Davanti
a questi rischi, in crescita certa e con-

tinua, la politica dovrà dare risposte.


á@MarcoLUDOVIC


© RIPRODUZIONE RISERVATA
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