Il Sole 24 Ore Mercoledì 7 Agosto 2019 7
Economia
Imprese
Dopo settimane di
indiscrezioni sui suoi conti, il
celebre department store si è
arreso, vessato da un affitto
raddoppiato e dall’evoluzione
dello shopping
Retail
A New York
Barneys in crisi:
chiesta la
bancarotta
Arrivano i rilievi del Cio alla
riforma italiana
dell’ordinamento sportivo: le
norme violano la carta olimpica.
Marco Belinazzo
—a pagina
Olimpiadi
Cio contro
il governo:
Tokyo 2020
è a rischio
Intesa storica con gli Stati Uniti
per tutelare la mozzarella Dop
ALIMENTARE
Accordo con i produttori
del Ccfn per il mutuo
riconoscimento
Gli americani potranno
usare il termine mozzarella
ma senza richiami all’Italia
Giorgio dell’Orefice
Qualcosa si muove sulla protezio-
ne dei prodotti alimentari di qua-
lità negli Stati Uniti. A rompere il
muro contro muro di questi anni
è stato il Consorzio della mozza-
rella di Bufala campana Dop che
ha siglato ieri a Caserta uno stori-
co accordo con gli statunitensi del
Consortium of common food na-
mes (CCFN) sulla protezione della
Mozzarella di Bufala campana
Dop negli Stati Uniti.
In base all’accordo –sottoscrit-
to dal presidente del Consorzio
della Bufala campana Dop, Do-
menico Raimondo e dal vicepre-
sidente nonché direttore del
CCFN, Jaime Castaneda - i due
enti riconoscono il carattere di-
stintivo della denominazione
Mozzarella di Bufala Campana
Dop e viene stabilito che «qualsi-
asi richiamo testuale o grafico al
territorio di produzione su un
prodotto similare – si legge in una
nota congiunta - lede i diritti della
Dop campana». Al tempo stesso
però «si concorda poi sul libero
utilizzo del termine “Mozzarella”
per definire un formaggio pro-
dotto secondo quanto previsto
dal Codex Alimentarius e dello
standard Food and Drug Admin-
sitration Usa».
Si tratta di una vera e propria
svolta sul piano della tutela in-
ternazionale dei prodotti Dop e
Igp europei e italiani. Il Consorti-
um of Common Food Names (che
qualcuno in Italia ha ribattezzato
‘il consorzio dei falsari') in realtà
associa aziende alimentari Usa
che producono da decenni for-
maggi similari rispetto agli ita-
liani Parmigiano, Grana, Pecori-
no, Asiago, Gorgonzola con fat-
turati di miliardi di dollari e un
budget annuale di decine di mi-
lioni da destinare a uno dei prin-
cipali obiettivi del CCFN ovvero
quello di affermare sui mercati
internazionali la genericità di
nomi come Parmesan, Asiago,
Gorgonzola o lo stesso Mozzarel-
la. Un’associazione che oltre a di-
sporre di cospicui mezzi finan-
ziari adotta anche strategie ag-
gressive. Risale infatti ad appena
due anni fa una durissima lettera
di cui fu promotore il CCFN in-
sieme ad altre importanti asso-
ciazioni di industrie alimentari
Usa indirizzata al Presidente
Trump nella quale si denunciava
come le tutele concesse ai pro-
duttori europei di Dop e Igp in
accordi bilaterali che Bruxelles
ha siglato in questi anni (a partire
da Ceta tra Ue e Canada) potesse-
ro danneggiare le industrie Usa
di prodotti similari e per questo
si invitava l’amministrazione
Usa a utilizzare tutta la propria
moral suasion con le controparti
di Bruxelles (ad oggi in discus-
sione ci sono ancora gli accordi
con Messico e Mercosur) per fre-
nare tali concessioni.
Adesso invece questa impor-
tante intesa che potrebbe segna-
re il passaggio da una logica di
veti incrociati alla definizione di
regole di convivenza sul mercato
che possano fare da cornice a
una sana concorrenza. «Questo
accordo – ha commentato il vi-
cepresidente del CCFN, Jaime
Castaneda– porterà chiarezza ai
consumatori americani e globali
proteggendo al contempo la loro
capacità di scegliere tra un’am-
pia selezione di prodotti alimen-
tari di alta qualità. Si tratta di un
passo importante per proteggere
i diritti dei produttori di formag-
gi dai nomi generici e dei titolari
delle indicazioni geografiche».
«Abbiamo scelto la strada del
dialogo senza atteggiamenti
pregiudiziali – ha aggiunto il
presidente del Consorzio della
Mozzarella di Bufala campana
Dop, Domenico Raimondo (che
è anche presidente di Afidop,
l’associazione dei formaggi Dop
italiani) -. Ci auguriamo che
questo nostro accordo possa
presto estendersi ad altri for-
maggi e portare alla risoluzione
dei problemi. Solo in questo mo-
do è possibile evitare chiusure
protezionistiche».
Il Consorzio della Mozzarella
di Bufala campana Dop vanta un
fatturato alla produzione di
milioni di euro che diventano
al consumo e una quota di vendite
all’estero che dopo un decennio
in cui l’export è cresciuto del %
è oggi ,%. Il mercato Usa copre
una quota del % ed è il principale
sbocco extra-Ue ma soprattutto
vanta considerevoli margini di
sviluppo considerata la grande
crescita in questi anni della do-
manda di prodotti certificati da
parte dei consumatori Usa.
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PROTEZIONISMO E MERCATI
L’accordo fra produttori allontana il rischio dazi
Vera Viola
CASERTA
Sono i dazi una delle maggiori preoccu-
pazioni dei produttori di formaggi e di
mozzarella di bufala campana Dop. Ha
suscitato forte allarme tra i produttori
infatti l’annuncio del presidente ameri-
cano Donald Trump di inasprire i dazi
sulle importazioni dall’Europa come
ritorsione in seguito allo scontro sugli
aiuti di Stato al settore aeronautico.
Il pericolo investe proprio tutti i
formaggi esportati negli Usa, dal par-
migiano reggiano al pecorino roma-
no, grana padano, gorgonzola, in-
somma i simboli del made in Italy. Ma
tocca in particolar modo i formaggi
freschi, in primis la mozzarella di bu-
fala campana dop, che rappresenta
una nicchia, ma con grande appeal e
prospettive di migliore affermazione.
Il problema è il seguente: il trasporto
extra Ue di formaggio fresco (non sur-
gelato), che deve necessariamente av-
venire per via aerea, è molto costoso,
se si aggiunge una stangata di dazi,
l’export non sarà più sostenibile.
Il tema è caldo: i rappresentanti di
Assolatte che dà voce all’intera filiera, e
di Afidop (Associazione dei formaggi
italiani Dop e Igp) e del Consorzio di tu-
tela della Mozzarella di bufala campana
Dop hanno sollecitato prima da Caserta
(sede del consorzio della bufala) e poi
con una missione a Roma un interven-
to del ministro delle Politiche agricole
Gian Marco Centinaio. Poi hanno tes-
suto rapporti diretti con le organizza-
zioni di categoria Usa affinchè a loro
volta orientassero le scelte della Casa
Bianca. In questo quadro si inserisce
l’accordo siglato ieri con il Ccfn (si veda
l’articolo sopra). «Finalmente si fissano
regole con gli Stati Uniti che riconosco-
no le tutele dei prodotti tipici – dice Do-
menico Raimondo, presidente di Afi-
dop e di Consorzio mozzarella Dop – il
prossimo appuntamento, a settembre
, sarà quello sui dazi».
La bufala campana dop si fa strada
lasciandosi finalmente alle spalle anni
bui di scandali. E solo da una decina di
anni esplora le strade della esporta-
zione. Nell’ultimo triennio (dal al
) produzione e fatturato sono
cresciuti del % (toccando i
milioni di chili) e le esportazioni, in
una ventina di Paesi, del %. Ai mer-
cati europei si aggiungono Usa e da
pochissimi anni Cina.
Ma l’export extra Ue è un business
difficile, poiché un kg di mozzarella
deve necessariamente viaggiare con
altrettanto siero: il peso incide sul co-
sto del trasporto aereo il cui prezzo
medio (solo del trasporto) è di euro
al chilo, contro i centesimi del tra-
sporto via mare (consentito per moz-
zarella non dop che può viaggiare
surgelata e per formaggi secchi).
L’aggiunta di altri costi, come un ina-
Il prezzo della mozzarella
Dop già sconta negli Usa
gli oneri di trasporto elevati
PANORAMA
UniCredit ha sottoscritto un prestito obbligazionario da
milioni di euro emesso da De Angeli Prodotti Srl, impresa con
sede a Bagnoli di Sopra (Padova) nel settore dell’energia, per
il quale produce una vasta gamma di conduttori in rame,
alluminio, leghe e materiali compositi. Il prestito obbligazio-
nario, non convertibile e non subordinato e della
durata di anni, è finalizzato a sostenere le strategie
di crescita dell’azienda. Più in particolare le nuove
risorse messe a disposizione andranno a fornire
supporto finanziario agli investimenti previsti dal-
la De Angeli Prodotti per l’attività di Ricerca e Svi-
luppo e per l’ampliamento del portafoglio prodotti.
De Angeli ha chiuso il con un fatturato di
milioni, di cui il % generato da vendite sui merca-
ti esteri. «Prosegue l’azione di UniCredit a supporto
delle strategie di crescita delle più dinamiche realtà
imprenditoriali del NordEst – dice Francesco Ian-
nella, regional manager Nord Est di UniCredit –. Il
minibond emesso dalla De Angeli conferma come
tale strumento finanziario sia la più efficace leva di
“funding alternativo” a disposizione del variegato sistema
industriale e manifatturiero nordestino». De Angeli Prodotti
«è impegnata nell’ampio processo di transizione energetica
in corso in tutto il mondo per favorire la decarbonizzazione»
sottolinea Luca Mora, presidente di De Angeli Prodotti.
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Un piano di reindustrializzazione che garantisce la produ-
zione nello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure e l’occu-
pazione per tutti gli addetti del polo. Ieri durante l’incontro
al Mise sono stati ufficializzati gli accordi con i due partner
industriali, anticipati da Il Sole Ore: l’imprenditore
Emendatori acquisisce il ramo d’aziend Perni-
gotti-Maestri Gelatieri (divisione I&P) con ad-
detti, la Spes si fa carico della produzione di cioc-
colato e di addetti, altri restano in carico a
Pernigotti, con la famiglia Tokzos che mantiene
la proprietà del marchio.
L’obiettivo è quello di costituire, come confer-
ma il presidente del Gruppo Spes Antonio Di
Donna, una newco che possa gestire l’intera pro-
duzione di Novi Ligure. Per il vicepremier Luigi
Di Maio si tratta di un «accordo storico», senza
esuberi, che scommette sulla crescita industriale
del polo dolciario in provincia di Alessandria.
L’accordo con l’impresa sociale cooperativa, in
particolare, prevede una esclusiva di produzione
decennale riconosciuta da Pernigotti per cioccolato e torro-
re, mentre dal canto suo Spes potrà ampliare il suo merca-
to.Mentre con l’acquisizione del ramo gelati Emendatori
torna in un settore produttivo chiave, a cinque anni dalla
cessione della Mec, azienda fondata nel e diventata
punto di riferimento per l’industria dolciaria. (F. Gre.)
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IERI IL PIANO AL MISE
Pernigotti di Novi Ligure
alla reindustrializzazione
UNICREDIT
Minibond da 10 milioni
per la padovana DeAngeli
Pernigotti.
Emendatori
acquisisce i gelati,
la Spes il
cioccolato
Obiettivo. Il
prestito mira a
sostenere le
strategie di
crescita aziendali
Spostato dal luglio al dicembre il termine relativo alle
procedure per la riscossione delle multe sulle quote latte.
Lo prevede un decreto legge esaminato ieri dal Consiglio
dei ministri. Il provvedimento, si legge nella relazione illu-
strativa, «nasce dall’esigenza di affrontare i mutamenti del
quadro giudiziario di portata tale da pregiudicare
il Piano di azione attuativo della sentenza della
Corte di giustizia del gennaio » quando i
giudici Ue avevano giudicato l’Italia colpevole per
non aver riscosso, dagli allevatori che non aveva-
no rispettato le quote latte dal / sino al
/, oltre , miliardi. Quote latte che
hanno smesso di esistere nel .
Come si legge nella relazione, i soggetti debito-
ri con importi esigibili sono . per un totale di
circa milioni di euro. Di questi, i soggetti con
un debito “rilevante” (ovvero maggiore di
mila euro) sono , cui corrisponde un im-
porto esigibile pari a circa milioni di euro. Si
specifica - è scritto - che su tali soggetti si sta at-
tualmente concentrando l'attività di recupero. Nell’ambito
di queste posizioni “rilevanti”, risultano tra quelle in
morosità oggetto di riscossione coattiva da parte dell’Agea
che rappresentano un debito residuo pari a circa milio-
ni di euro. L’ulteriore sospensione dell’attività di riscossio-
ne coattiva – conclude la relazione – non genererà nuovi
o maggiori oneri per l’Erario.
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CONSIGLIO DEI MINISTRI
Per le multe quote latte
proroga al 31 dicembre
Quote latte. La
riscossione è
conseguente a
una sentenza della
Corte Ue del 2018
Manhattan resiste.
Resta per ora aperto lo
store di Madison Avenue
+Analisi: il futuro del retail
http://www.ilsole24ore.com/moda
I numeri della Dop 2016 2017 2018
2016 2017 2018
Caseici
certicati
In unità
Produzione Dop
In tonnellate
Export
Percentuale
produzione
Dop
Fatturato alla
produzione
In milioni di euro
Fatturato
al consumo
In milioni di euro
Allevamenti di
bufale inserite
nel sistema Dop
Numero aziende
agricole
Capi bufalini
in allevamenti
inseriti
nel sistema Dop
Numero capi
totale
Addetti
Incluso indotto
0
120
80
40
0
60.
40.
20.
0
450.
300.
150.
0
1.
1.
600
300
450
400
350
32% 32% 33%
350 400
104 105
96
47.086 49.
1.371 1.421 1.
330.000 340.000 335.
500
800
700
600
605
575 745
15.000 15.000 15.
= 500
370
L’industria della mozzarella campana Dop
sprimento dei dazi, viene considerato
insostenibile anche per un prodotto
classificato di lusso e che negli Usa
viene venduto al listino della grade
distribuzione tra e euro al chilo.
In realtà – se le esportazioni com-
plessivamente crescono, le vendite di
mozzarella di bufala dop, negli ultimi
tre anni, proprio in America, sono in
calo. Gli Stati Uniti sono per il compar-
to il primo mercato extraeuropeo e in
totale il terzo. Tra il e il le
vendite oltreoceano (pari al % del to-
tale esportato) solo calate dell’,%.
Parliamo di esportazioni che quotano
circa milione dei milioni di tutti i
formaggi tipici.
Come per la mozzarella Dop, poi,
si temono ripercussioni su tutto il set-
tore lattiero caseario che oggi ha un
fatturato di , miliardi, metà dei
quali con i soli formaggi Dop e Igp, e
dà lavoro a mila dipendenti diretti
che salgono a mila considerando
anche l’indotto.
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I NUMERI
+150%
Crescita dell’export in dieci anni
Il Consorzio della Mozzarella di
Bufala campana Dop vanta un
fatturato alla produzione
di 400 milioni di euro che
diventano 750 al consumo e una
quota di vendite all’estero che
dopo un decennio in cui l’export
è cresciuto del 150% è oggi
33,4%
7%
Il valore del mercato Usa
Il mercato Usa copre una quota
del 7% ed è il principale sbocco
extra-Ue ma soprattutto vanta
considerevoli margini di
sviluppo considerata la grande
crescita in questi anni della
domanda di prodotti certificati
da parte dei consumatori Usa
15mila
Gli addetti del settore
In una regione che ha il tasso di
disoccupazione giovanile fra i
più alti d’Europa - secondo
Eurostat in Campania è al 53,6%
- il settore della mozzarella di
bufala campana Dop dà lavoro a
15mila addetti, incluso
l’indotto, e il potenziale di
crescita sul mercato americano
potrebbe contribuire a
stabilizzare il lavoro nei 96
caseifici certificati dal
consorzio
Mozzarella. Bufala Dop
AGF