Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1

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Mare aperto


u Ho letto con grande interes-
se gli articoli su Carola Racke-
te (Internazionale 1314). Ho
seguito molto la vicenda e mi
ha colpito il modo fiero di
Rackete di affrontare la situa-
zione. Si è trovata presa di mi-
ra, coperta da valanghe di in-
sulti e minacce sia al suo arri-
vo a Lampedusa sia in certi
programmi televisivi e giorna-
li italiani. Capisco la rabbia di
molte persone: siamo giovani,
precari, svolgiamo lavori sal-
tuari e vediamo il futuro con
estrema incertezza. Ma non
mi ritrovo in nessuno dei com-
menti letti. E sono preoccupa-
to per una situazione carica di
tensione. Pensando al futuro
cito un film che amo: questa è
la storia di una società che
precipita, “il problema non è
la caduta, ma l’atterraggio”.
Lucio Garofalo


La donna millennial


u Sono un’affezionata lettrice
e apprezzo le vostre scelte edi-
toriali e i racconti della sezio-
ne Pop. Ma l’articolo sulle mil-


lennial (Internazionale 1315)
mi ha lasciato l’amaro in boc-
ca. Mi hanno infastidito i con-
tenuti, i commenti ai com-
menti su alcune serie tv come
Fleabag o Girls (davvero i let-
tori di Internazionale le guar-
dano?), l’assunto di una pre-
sunta sgradevolezza delle ra-
gazze millennial spiegata at-
traverso luoghi comuni, e una
conclusione confusa. Ma so-
prattutto il chiacchiericcio che
si snoda per tutto l’articolo,
pretenzioso, confuso e osten-
tatamente ricercato, ma vuoto
di senso. Alla fine mi sono
chiesta: cosa mi è rimasto?
Liliana Marta

La lista

u Nel numero 1276 di Inter-
nazionale c’era in allegato un
supplemento speciale con la
lista delle persone morte nel
tentativo di raggiungere l’Eu-
ropa. Ho passato la lista a un
amico pastore della Offene
Kirche, a Berna, che da anni si
impegna per la causa dei mi-
granti. A diversi mesi di di-
stanza, in occasione della
giornata mondiale del rifugia-

to del 20 giugno scorso, attor-
no ai muri della chiesa sono
stati appesi dei nastri bianchi
con i nomi delle persone dece-
dute e in concomitanza la lista
è stata letta all’interno della
chiesa. È stato un momento
importante per non dimenti-
care, per non abituarsi ma an-
zi indignarsi davanti a una li-
sta che non ha ancora finito di
crescere.
Alessia

Errata corrige

u Per un problema tecnico
della tipografia, nel numero
scorso tutte le immagini ave-
vano un retino di stampa sba-
gliato. Su Internazionale 1314,
a pagina 19, le elezioni politi-
che in Italia si sono tenute a
marzo e non ad aprile del
2018.

Errori da segnalare?
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In famiglia siamo sempre
stati di sinistra ma ora mio
figlio esce con una ragazza
che si professa sovranista.
Dovremmo preoccuparci?
–Nando


La mia amica Marianna tempo
fa mi ha scritto un messaggio
angosciato: “Mia figlia ha il
suo primo fidanzato. È il figlio
di un assessore leghista. Ma
non poteva trovarsi un drogato
come tutti?”. Marianna è una
mamma progressista e aperta
di mente, e sarebbe stato mol-
to difficile mettere in crisi il
suo approccio moderno alla
genitorialità. Eppure sua figlia


ci è riuscita. Personalmente
mi preparo da anni ad affron-
tare il peggio e immagino tutte
le situazioni che potrebbero
mettermi in difficoltà. “Papà”,
mi dice mia figlia in una delle
mie fantasie autolesioniste più
ricorrenti, “ho deciso di farmi
suora”. La realtà è che gli ado-
lescenti hanno l’importante
compito di rendersi autonomi
rispetto ai genitori e uno dei
modi per tagliare il cordone
ombelicale è andare a esplora-
re i territori proibiti. Ho tran-
quillizzato Marianna: “Lascia-
la fare. Tutti i valori che hai
trasmesso a tua figlia sono an-
cora dentro di lei, non sarà una

storiella estiva a farla diventa-
re leghista”. E le ho consigliato
di essere strategica: “Dall’altra
parte c’è un ragazzino che si
sta allontanando dalla visione
politica del padre per frequen-
tare la figlia di una militante di
sinistra, animalista e buddista.
È l’occasione per mostrargli
che esiste un modo diverso di
vedere il mondo”. Nel frattem-
po una delle mie figlie mi ha
annunciato che adesso è di-
ventata credente. Ci siamo: mi
allaccio la cintura di sicurezza
e mi preparo al mio giro sulle
montagne russe.

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Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli


Tagliare il cordone


Chi incanta


il popolo


u La parola è bombasso, l’ha
coniata Tommaso Campanel-
la. Cosa significhi di preciso
non si sa, ma ha un suono effi-
cace ed è un peccato non farle
prendere un po’ d’aria. Cam-
panella se ne serve in un so-
netto famoso dedicato alla
plebe. Il popolo, scrive, è una
bestia varia e grossa, che igno-
ra le sue forze. Perciò si lascia
guidare da un ragazzino di cui
si potrebbe sbarazzare con un
semplice scossone. Eppure
non lo fa, anzi lo teme e lo ser-
ve, perché – attenzione – i
bombassi gli hanno fatto un
incanto che ottunde i sensi. A
causa di quel sortilegio il po-
polo s’impicca e s’imprigiona
con le proprie mani, e si dà
morte e guerra per le briciole
delle grandi ricchezze che lui
stesso ha dato al re. Tutto ciò
che si trova tra cielo e terra è
suo, ma non lo sa e se qualcu-
no glielo dice, lo ammazza.
Questi grosso modo sono i
quattordici versi di Campanel-
la sulla plebe, della quale però
qui non discutiamo, parliamo
solo dei bombassi. Chi sono?
Tiranni? Maghi? Ciarlatani?
Forse oggi, abbandonando per
gioco il seicento, li potremmo
identificare con quelli che i
media chiamano grandi co-
municatori. Berlusconi è stato
un bombasso. Renzi è stato un
bombasso. Trump è un bom-
basso. Salvini è un bombasso.
Di Battista s’immagina bom-
basso. L’elenco è lungo, e se si
seguita a chiamarli grandi co-
municatori i talk show fanno
presto a farne grandi statisti.
Bombasso si presta di meno.

Parole
Domenico Starnone

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