Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1

Economia e lavoro


“Ci siamo resi conto che il modo più saggio ed
efficace per proteggere i nostri interessi nazio-
nali è attraverso la cooperazione internaziona-
le, cioè attraverso lo sforzo congiunto per rag-
giungere obiettivi comuni”.
-Henry Morgenthau Jr., segretario del tesoro sta-
tunitense, nel discorso conclusivo della conferenza
di Bretton Woods, 22 luglio 1944.


“Dobbiamo proteggere i nostri confini dai dan-
ni provocati dagli altri paesi che producono i
nostri prodotti, rubano le nostre aziende e di-
struggono i nostri posti di lavoro. La protezione
porterà grande prosperità e forza”.
-Donald Trump, discorso d’insediamento alla
presidenza degli Stati Uniti, 20 gennaio 2017.


L


a conferenza di Bretton Woods,
da cui deriva gran parte dell’ordi-
ne economico globale di oggi, si
tenne nel New Hampshire, negli
Stati Uniti, 75 anni fa, tra il 1 e il 22 luglio



  1. La seconda guerra mondiale non era
    ancora stata vinta, ma le potenze occiden-
    tali, e soprattutto gli Stati Uniti, stavano
    già pensando a una diversa organizzazione
    globale. Da allora il mondo è cambiato
    moltissimo. Lo spirito della conferenza è
    sotto attacco, ma continua a essere rile-
    vante. L’anniversario è un’occasione per
    riflettere su cosa è andato bene e cosa no, e
    su cosa serve perché lo spirito di Bretton
    Woods plasmi il mondo anche in futuro.
    Un’imponente raccolta di cinquanta
    saggi curata da Bretton Woods committee e
    intitolata Revitalizing the spirit of Bretton
    Woods approfondisce le difficili sfide che ci
    attendono. Paul Volcker, ex presidente del-
    la Federal reserve, la banca centrale statu-
    nitense, riassume così lo spirito di Bretton


Woods: “La fiducia in un interesse comune
nella cooperazione internazionale, l’impor-
tanza di alcune regole basilari di buona
condotta nel rispetto dei tassi di cambio e la
necessità di favorire lo sviluppo delle nazio-
ni ‘emergenti’”. Con l’Accordo generale
sulle tariffe e il commercio (Gatt), entrato in
vigore nel 1948, quest’idea di “alcune rego-
le basilari di buona condotta” fu estesa
dall’ordine monetario globale al commer-
cio. Con Bretton Woods nacquero il Fondo
monetario internazionale (Fmi), la Banca
mondiale e l’Organizzazione mondiale del
commercio (Wto). Ma oggi c’è molto di più.
Un ruolo importante è svolto dalle banche
di sviluppo regionali, create sul modello
della Banca mondiale. Sono influenti anche
due gruppi informali di paesi: il G7, che in-
clude le sette economie più industrializzate
del mondo, e il G20, che include anche pae-
si emergenti.
Se giudichiamo l’epoca successiva agli
accordi di Bretton Woods dal punto di vista
dei risultati economici, possiamo dire che
è stato un trionfo. Nicholas Stern, della
London school of economics, e Amar Bhat-
tacharya, della Brookings institution, sot-
tolineano che “il reddito pro ca-
pite globale è quadruplicato dal
1950, mentre la popolazione è
più o meno triplicata”. Nel 2017 il
volume del commercio mondia-
le era 39 volte quello del 1950. La
quota di popolazione mondiale che vive
con meno di 2 dollari al giorno è scesa dal
75 per cento del 1950 al 10 per cento del


  1. Anche la disuguaglianza si è ridotta
    in modo significativo, in larga misura gra-
    zie alla crescita delle economie emergenti
    asiatiche. In generale l’economia mondia-
    le è stata più stabile rispetto alla prima me-
    tà del novecento.
    Ma non tutto è andato liscio. Il regime
    dei tassi di cambio fissi ma regolabili è crol-
    lato nel 1971, quando gli Stati Uniti sgancia-
    rono il dollaro dall’oro. Negli anni settanta
    l’inflazione schizzò alle stelle per poi essere
    domata a un costo molto alto negli anni ot-
    tanta. La liberalizzazione finanziaria ha


provocato ondate di crisi bancarie e del de-
bito. Da un sistema di commercio fondato
sul principio della non discriminazione si è
scivolati verso un sistema di accordi com-
merciali preferenziali.
Sono emerse nuove sfide. Forse la più
importante è l’erosione del dominio occi-
dentale, e in particolare statunitense. Al-
trettanto significativa è l’ascesa del nazio-
nalismo e del protezionismo e la conse-
guente minaccia di frammentazione sul
piano globale, ma anche all’interno dell’oc-
cidente. L’idea trumpiana del “prima
l’America” e la grande fede nel protezioni-
smo rappresentano un sostanziale ripudio
dello spirito e dell’ordine creato dagli Stati
Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
Questa svolta è frutto dei cambiamenti eco-
nomici che hanno indebolito la fiducia sia
nell’idea di un’economia mondiale aperta
sia nelle persone e nelle istituzioni che la
gestiscono. Nei paesi ricchi hanno influito
la deindustrializzazione, le crescenti disu-
guaglianze, lo shock della crisi finanziaria.
Altri fattori sono il cambiamento climatico
e le innovazioni tecnologiche.
Ma come mantenere un ordine econo-
mico globale fondato sulla cooperazione? A
questa domanda si può rispondere in modo
più circoscritto, in termini di finalità e ar-
chitettura istituzionale, o più ampio, in ter-
mini di relazioni internazionali. La raccolta
di saggi si concentra sul primo tipo di rispo-
sta: la gestione dei sistemi monetari e finan-
ziari, il futuro delle politiche di sviluppo, le
prospettive del commercio mondiale, la
corruzione, il cambiamento cli-
matico, gli stati fragili, le migra-
zioni e la tecnologia.
Una vecchia questione è la
dipendenza del sistema moneta-
rio globale dal dollaro statuni-
tense, un nodo irrisolto a Bretton Woods.
Jean-Claude Trichet, ex presidente della
Banca centrale europea, sostiene che una
valuta sovranazionale è ancora impossibi-
le. Non lo è invece immaginare un ruolo
più importante per i diritti speciali di pre-
lievo (dsp, una riserva valutaria creata
nell’ambito dell’Fmi). Un altro tema noto è
la stabilità finanziaria. Su questo argomen-
to Mark Carney, governatore della Banca
d’Inghilterra, si esprime con ottimismo:
“Il programma radicale di riforme nei pae-
si del G20 ha reso più sicuro, più semplice
e più equo il sistema finanziario globale”.
Solo il tempo dirà se è abbastanza sicuro.
Per quanto riguarda gli scambi commer-

Perché bisogna salvare


lo spirito di Bretton Woods


Nel 1944 gli accordi di Bretton


Woods riformarono l’economia


globale grazie alla cooperazione


tra i paesi. Un fattore oggi più


che mai necessario di fronte al


ritorno del nazionalismo


Martin Wolf, Financial Times, Regno Unito

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