Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1

Le opinioni


N


el 2015, il giorno dopo che era riu-
scito a raccogliere i voti dei parla-
mentari necessari a partecipare alle
primarie del Partito laburista, Je-
remy Corbyn si mise a caccia di
elettori. “Non avevamo una squa-
dra per la campagna elettorale. Non eravamo orga-
nizzati. Non avevamo soldi. Avevamo solo la mia
carta di credito, ed è durata solo una settimana”, mi
raccontò in quei giorni.
Corbyn si era presentato perché vo-
leva che ci fosse almeno un candidato
laburista contrario all’austerità. Nessu-
no pensava che avrebbe vinto, tanto-
meno lui. Ma, un comizio dopo l’altro, i
sindacati cominciarono a sostenerlo e i
sondaggi lo davano in crescita. Qual-
che settimana prima di vincere le pri-
marie con il più ampio margine nella
storia del partito, i suoi consiglieri gli
chiesero di fare dei progetti in caso di
vittoria. Corbyn rispose: “Non succe-
derà mai. Per favore non parlatene neppure”. Perfino
lui prendeva poco sul serio la sua candidatura.
Questo percorso fatto di ostacoli, euforia, trauma
e incapacità di accettazione che culmina nella vittoria
illustra la storia della sinistra occidentale negli ultimi
cinque anni, sia negli Stati Uniti sia in buona parte
d’Europa. Dopo decenni vissuti ai margini, la sinistra
si è sorpresa da sola, infondendo entusiasmo in milio-
ni di persone e trovando un messaggio elettorale. Ora
deve capire cosa fare della fiducia e della credibilità
che le persone hanno riposto in lei.
È per questo che il 7 luglio la sconfitta di Syriza in
Grecia è stata così significativa. Dopo quattro anni e
mezzo al potere, il partito un tempo di estrema sini-
stra guidato da Alexis Tsipras ha perso contro il cen-
trodestra di Nuova democrazia, guidato dall’espo-
nente di una dinastia politica greca. Mentre vigilava
su una modesta crescita economica e veniva abban-
donata dai giovani in un voto segnato dal calo genera-
le dell’affluenza, Syriza sembrava essere diventata
uguale alla cosa di cui voleva prendere il posto. A gen-
naio del 2015 il successo elettorale del partito, capace
di fornire una risposta alla crisi finanziaria e all’auste-
rità, era stata una svolta a sinistra per l’occidente.
Nel luglio del 2015 la Grecia respinse con un refe-
rendum le condizioni di salvataggio economico im-
poste dall’Unione europea e dal Fondo monetario
internazionale. Prima della fine del 2015, Corbyn era
diventato leader del Partito laburista, la sinistra aveva
raddoppiato i suoi voti in Portogallo e appoggiava un


governo socialdemocratico, mentre Syriza aveva vin-
to un’altra elezione e il partito spagnolo di sinistra
Podemos aveva preso il 21 per cento e sembrava pron-
to a superare il partito socialista.
Finito questo ciclo elettorale, la crescita della sini-
stra si è dimostrata sostenibile ma vulnerabile. In al-
cuni paesi i partiti di centrosinistra si sono eclissati
(Francia, Paesi Bassi), in altri guidano la coalizione
(Finlandia) o hanno messo in piedi governi di mino-
ranza (Danimarca e Svezia). Nel Regno
Unito i laburisti hanno aumentato i seg-
gi ma non hanno conquistato il potere.
Ci sono stati anche occasionali passi fal-
si (Podemos è crollato), mentre la sini-
stra dà pochi segni di vita in Italia o in
Germania. Intanto l’estrema destra ha
fatto passi avanti importanti.
La Grecia però è il posto in cui la sini-
stra ha governato per davvero. Alcuni
motivi della sconfitta di Syriza hanno a
che fare con la situazione specifica del
paese, una piccola economia della zona
euro. Ma ci sono tre lezioni importanti per la sinistra.
La prima è che può proporre un programma che si op-
pone agli interessi dei potenti solo se ha una strategia
chiara su come combatterli, e solo se vuole farlo dav-
vero. Dopo che si è capito che l’Unione e il Fondo mo-
netario avrebbero ignorato il referendum, Syriza ha
chinato il capo e ha fatto tutti i tagli richiesti, le priva-
tizzazioni e gli aumenti dell’iva.
La seconda lezione è che c’è un limite a quello che
un governo può fare nel quadro della globalizzazione
neoliberista: non importa chi vince, il capitale trova
sempre il modo di farsi sentire. Lo stato nazione è lo
spazio d’elezione della legittimità democratica, ma è
solo un attore tra i tanti. Non ci si può tirare fuori da
questo schema semplicemente votando. Questo non
è necessariamente un motivo per cui la sinistra do-
vrebbe evitare le elezioni. Ma deve contestualizzare
le aspettative relative al potere.
Infine, e di conseguenza, la sinistra non può limi-
tarsi a una strategia elettorale. Molte conquiste so-
ciali, dai diritti civili al femminismo, sono figlie di
movimenti che chiedevano una diversa distribuzio-
ne del potere. I politici le hanno convertite in legge.
Ma è servita prima un’alleanza tra l’elettorato e la
società civile. Una volta al potere, è fondamentale
che i movimenti sociali sostengano questi passi in
avanti. In quattro anni la sinistra ha creato uno spa-
zio politico che non aveva creduto possibile. La sua
capacità di conservarlo dipenderà da quello che riu-
scirà a costruirci sopra. u ff

Cosa insegna


la sconfitta di Syriza


Gary Younge


La sinistra
può proporre
un programma
che si oppone agli
interessi dei potenti
solo se ha una
strategia chiara
su come combatterli,
e solo se vuole farlo
davvero

gary younge
è un giornalista del
quotidiano britannico
The Guardian e
columnist del
settimanale
statunitense The
Nation.
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