Le Scienze - 08.2019

(Ann) #1

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Il dibattito sulla possibilità che gli esseri umani siano
responsabili di una nuova estinzione di massa, la prima
nella storia del pianeta causata da un suo inquilino, si
arricchisce di un nuovo capitolo. A pagare il tributo
della nefasta convivenza con la nostra specie non
sono solo api e tigri ma anche organismi tanto comuni
quanto invisibili ai nostri occhi per quel distacco che
ci porta a considerarle come un generico «verde»:
le piante. Secondo un corposo studio pubblicato
su «Nature Ecology & Evolution», e coordinato dal
botanico Rafaël Govaerts del Royal Botanic Gardens
di Kew a Londra e dal biologo evoluzionista Aelys
Humphreys dell’Università di Stoccolma, il tasso di
estinzione delle spermatofite – le cosiddette piante
superiori, cioè quelle a seme – è oltre il doppio
rispetto a quello osservato negli animali vertebrati.
L’indagine si è basata sulla banca dati costruita dallo
stesso Govaerts in trent’anni di carriera e ha superato
di un ordine di grandezza qualunque altro studio
precedente.
L’analisi delle oltre 330.000 specie catalogate dal
botanico è iniziata solo nel 2015, in seguito all’incontro
con Humphrey. Delle piante incluse da Linneo nella
prima edizione dello Species Plantarum (1753), 1234
sono risultate in un primo momento estinte. Tuttavia,
più della metà sono state in seguito escluse perché
riscoperte oppure classificate diversamente, riducendo
la perdita effettiva a 571 specie. Una cifra quasi quattro
volte superiore a quella riportata nella Lista rossa
stilata dall’Unione internazionale per la conservazione
della natura, che considera estinte del tutto, o
comunque allo stato spontaneo, 157 delle 28.287 specie
finora valutate. A confronto, nello stesso intervallo di
tempo sono scomparse 271 specie di mammiferi, uccelli
e anfibi. Restringendo le analisi al periodo compreso
tra il 1900 e il 2018, il regno vegetale ha perso quasi
tre specie ogni anno, per un totale di 315. Si tratta di
un tasso di estinzione forsennato, di oltre 500 volte
maggiore di quello atteso in assenza di interferenze.
L’estinzione è risultata più marcata tra alberi, arbusti
e altre piante legnose perenni piuttosto che tra quelle
erbacee.
A livello spaziale, le regioni del mondo più colpite sono
le isole seguite dalle aree tropicali e mediterranee,
caratterizzate da un’elevata biodiversità e densamente
abitate come Brasile, India, Madagascar e Sudafrica.
Lo scenario è reso ancora più fosco dalla
consapevolezza da parte degli autori di avere quasi
certamente sottostimato la reale entità del problema.
La scarsa disponibilità di informazioni sulla flora di
Africa e America meridionale, unita alla cosiddetta
estinzione funzionale di alcune specie, sopravvissute
negli orti botanici ma scomparse del tutto o quasi in
natura, non lascia presagire nulla di buono.
Davide Michielin

Uno del gruppo. Uno dei membri della famiglia delle spermatofite
è il girasole. Secondo un’analisi su centinaia di migliaia di specie,
le piante a seme stanno soffrendo un tasso di estinzione ben più elevato
rispetto ai vertebrati.

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