Le Scienze - 08.2019

(Ann) #1
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RISCALDAMENTO GLOBALE

Climatizzatori contro il clima

Questi apparecchi fanno impennare i consumi di energia

Ad accendere i riflettori sul problema era stata
lo scorso anno l’Agenzia internazionale dell’e-
nergia, dedicando un intero dossier alla clima-
tizzazione: la sempre più frequente necessità di
rinfrescare gli edifici, imposta dal cambiamen-
to climatico, sta facendo impennare i consumi
energetici mondiali.
Ora, uno studio pubblicato su «Nature Com-
munications», il cui primo autore è Bas van Ru-
ijven dell’International Institute for Applied Sy-
stems Analysis di Laxenburg, in Austria, prova a
quantificare per la prima volta le conseguenze
energetiche globali della febbre planetaria. I ri-
cercatori hanno combinato 21 modelli climatici
con cinque scenari al 2050 di crescita demogra-
fica ed economica. Nel caso in cui nei prossimi
trent’anni il riscaldamento si rivelasse partico-
larmente intenso, la domanda di energia aumen-
terà di una percentuale compresa tra il 25 e il 58.
Qualora l’aumento delle temperature fosse più

modesto, l’incremento sarà contenuto tra l’11 e
il 27 per cento. L’ampiezza degli intervalli riflet-
te la differente esposizione delle nazioni al cam-
biamento climatico: la domanda sarà più alta nei
paesi tropicali e in quelli delle medie latitudini,
nei quali si registreranno nei prossimi trent’an-
ni fino a 75 giornate in più con temperature me-
die giornaliere sopra i 27,5 °C. Viceversa, nelle
regioni più fredde si assisterà alla riduzione dei
consumi energetici poiché il clima invernale più
mite farà diminuire la richiesta di elettricità e
combustibili per riscaldare gli ambienti.
L’effettiva entità della domanda rimane tutta-
via incerta. Molto dipenderà dalle future emis-
sioni di gas serra, dal modo in cui i modelli usano
le informazioni per proiettare gli estremi clima-
tici e dal modo in cui il consumo energetico dei
paesi varia a seconda dei differenti scenari di
crescita della popolazione e del reddito.
Davide Michielin

Per mitigare il riscaldamento
globale occorrerà agire anche
sull’uso del suolo, che oggi è
responsabile del 25 per cento
delle emissioni di gas serra.
E l’agricoltura è importante
anche per raggiungere altri
obiettivi dell’Agenda 2030
sullo sviluppo sostenibile,
sottoscritta dai 193 paesi
membri delle Nazioni Unite.
Così si sono sviluppate
«tecniche» di climate-smart
agriculture: sperimentazione
di specie resistenti alle siccità
e nuove pratiche agricole
per mitigare, adattarsi e
contribuire alla sicurezza
alimentare. Ma agire così su
questi fronti non potrebbe
avere conseguenze negative
per altri obiettivi?
Se lo sono chiesto Jon
Hellin ed Eleanor Fisher in
un articolo pubblicato su
«Nature Climate Change».
Ebbene, se queste azioni
non sono effettuate tenendo
presenti le condizioni
peculiari dei paesi poveri,
tutto ciò può aggravarvi
le condizioni di povertà
e disuguaglianza, anche
di genere. I ricercatori
esplorano varie opzioni
per risolvere questi
problemi: intensificazione
e diversificazione agricola,
forme di micro-assicurazione
e di protezione sociale e
così via. In breve, le azioni
di climate-smart agriculture
richiedono un’estrema
attenzione alla situazione
e alle aspirazioni delle
popolazioni indigene.
Vanno evitate forme di cieca
esportazione di un certo
modello di sviluppo.
Antonello Pasini

Il cambiamento
climatico
e l’agricoltura
intelligente
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