Le Scienze - 08.2019

(Ann) #1
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Segui il fungo e troverai
l’oro. La speranza è questa,
se non altro per riuscire a
scovare nuovi giacimenti
auriferi in modo più rispettoso
dell’ambiente. L’idea viene
da una ricerca pubblicata su
«Nature Communications»,
con primo autore Mike
Verrall dell’australiana
Commonwealth Scientific
and Industrial Research
Organisation (CSIRO).
Nella miniera di Boddington,
nel sud-ovest dell’Australia,
una delle dieci miniere più
grandi al mondo, Verrall e
colleghi hanno scoperto che
Fusarium oxysporum, un
fungo dal colore rosa e dalle
ife lunghe come tralicci, e
che attacca molte piante
di interesse commerciale,
cattura l’oro disperso nel
sottosuolo e lo ossida per poi
farselo precipitare addosso
(chimicamente parlando)
sotto forma di nanoparticelle.
Perché lo faccia non si sa,
tuttavia pare gli sia utile: i
funghi «indorati» sono più
grandi e si riproducono più
velocemente rispetto agli
altri. Inoltre, nelle zone in
cui Fusarium oxysporum
partecipa al ciclo dell’oro
il suolo ha una maggiore
biodiversità.
L’insolita attività del fungo
potrebbe tornare utile
non solo per individuare
giacimenti auriferi sotterranei,
ma anche per recuperare
questo metallo prezioso
che si trova nei dispositivi
elettronici esausti, un altro
buon motivo per continuare
a indagare sulla biologia di
questo insolito cercatore
d’oro. (MaSa)

In Australia
vive un fungo
che cattura
molecole d’oro

C’è del sale nell’oceano
sotterraneo di Europa

Un innesco geologico per
l’esplosione del Cambriano

L’incidenza dei disturbi mentali nei paesi in guerra

L’allarme è chiaro: servono investimenti per
potenziare e sostenere in maniera continuativa
i servizi di salute mentale nei paesi in guerra.
Lo chiarisce un rapporto dell’Organizzazione
mondiale della sanità pubblicato su «The Lancet».
Il rapporto ha confrontato i risultati di 129 ricerche
pubblicate fra il 1980 e il 2017, riguardanti 39 paesi
(escludendo i dati su disastri naturali o emergenze
sanitarie). Queste stime denunciano l’effetto
devastante delle guerre sulla salute mentale. Il 22
per cento, una persona su cinque, dei residenti
in zone di conflitto, soffre di vari disturbi di natura
psichica; un dato enorme se confrontato con il sette
per cento del resto della popolazione.
In generale l’incidenza dei disturbi lievi è quella
più alta, il 13 per cento, mentre per quelli moderati
e gravi è rispettivamente del 4 e 5 per cento.
Lo studio suggerisce che finora il problema è
stato sottostimato e che, nonostante i limiti nel
recuperare dati sanitari affidabili e confrontabili
in queste situazioni di conflitto, è necessario
continuare questo sforzo fondamentale per
pianificare interventi sanitari adeguati. (FeSg)

Da tempo gli astronomi ipotizzano che sotto la
crosta ghiacciata di Europa, uno dei satelliti na-
turali di Giove, si trovi un vasto oceano di acqua
allo stato liquido, le cui condizioni fisiche e chi-
miche potrebbero renderlo adatto ad accoglie-
re forme di vita. Ancora non è possibile indaga-
re direttamente questo oceano, ma i ricercatori
si aspettano che la sua composizione si rifletta
in quella della giovane superficie del satellite, la
più liscia di tutto il sistema solare. Ora, un arti-
colo pubblicato su «Science Advances» ipotizza
che una particolare zona della superficie di Eu-
ropa, denominata Tara Regio, possa essere ricca
di cloruro di sodio, il comune sale da cucina. La
presenza di questo sale nell’oceano sotterraneo
lo renderebbe molto più simile agli oceani terre-
stri rispetto a quanto ipotizzato finora.
La scoperta, opera di un gruppo di ricer-
ca guidato da Samantha Trumbo, del California
Institute of Technology di Pasadena, è frutto del-
la combinazione di osservazioni effettuate con il
telescopio spaziale Hubble e di analisi spettro-
scopiche svolte in laboratorio, orientate a deter-
minare proprio l’«impronta spettrale» del sale da
cucina. Il risultato rende Europa ancora più pro-
mettente nella ricerca di eventuali forme di vita
extraterrestre. (EmRi)

Che cosa provocò l’esplosione del Cambriano,
ovvero la repentina comparsa, mezzo miliardo
di anni fa, di molti nuovi organismi? Se lo chie-
se Charles Darwin, senza trovare una risposta,
e ancora oggi è uno dei grandi misteri della sto-
ria della vita. Tra le varie ipotesi, la più accredita-
ta tira in ballo un aumento dei livelli di ossigeno,
senza però indicarne l’origine. Ora uno studio
basato su un sofisticato modello biogeochimico
e pubblicato su «Nature Communications» fa lu-
ce su quel lontano e spettacolare evento.
Secondo Joshua J. Williams, dell’Università di
Exeter, e colleghi, l’ossigenazione fu il risultato
di colossali movimenti tettonici a livello globa-
le. Con la formazione del supercontinente Gon-
dwana, le collisioni tra placche continentali e
placche oceaniche diedero origine a imponen-
ti catene di vulcani. Enormi quantità di anidride
carbonica immesse in atmosfera dall’intensa at-
tività vulcanica innalzarono la temperatura del-
la Terra, accelerando l’erosione delle rocce con-
tinentali e fertilizzando gli oceani con il fosforo
in esse contenuto. Alghe unicellulari e batteri
fotosintetici incrementarono così la produzione
di ossigeno, che raggiunse un quarto del livello
attuale, favorendo un’incredibile impennata di
biodiversità. (EuMe)

anasalhajj/Shutterstock
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