Le Scienze - 08.2019

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toctona, come nel caso della vongola filippina al posto di quella ve-
race in Adriatico. Una volta nel Mediterraneo, grazie a condizioni
ambientali sempre più simili a quelle tropicali, molte specie aliene
trovano casa e si stabiliscono in modo permanente. Così però com-
petono con le specie autoctone o le predano, determinandone in
alcuni casi l’allontanamento, riducendone l’abbondanza od obbli-
gandole a scendere a profondità maggiori per limitare i danni.
Alcuni esempi sono l’alga Caulerpa cylindracea, specie aliena
che forma estesi tappeti e compete per lo spazio soprattutto con
altre macroalghe e piante endemiche come la Posidonia, e la me-
dusa Rhopilema nomadica, che misura oltre 60 centimetri e tra-
sforma ampi tratti di mare in una sorta di gelatina.

Sempre più caldo
In generale, nei mari la temperatura diminuisce in modo evi-
dente con l’aumentare della profondità, e il Mediterraneo non fa
eccezione. Tuttavia il nostro mare è molto più caldo rispetto ad al-

ARCO/P. Sutter/AGF tri mari e oceani alle stesse latitudini, con temperature superfi-

EFFETTO DEL CALDO ECCESSIVO

Grandi morie estive

Durante l’estate le condizioni del Mar Mediterraneo, caratterizzate da al-
te temperature e scarsa disponibilità di cibo, portano a una «dormienza
estiva» in molte specie di organismi filtratori come le spugne o i bivalvi
e a condizioni di stress per molte specie di coralli e gorgonie. Prolunga-
ti periodi di temperature elevate e anomale possono causare mortalità
di massa di invertebrati bentonici. A partire dal 1999 in alcune aree ol-
tre l’80 per cento delle gorgonie e spugne è morto in poche settimane.
Condizioni di stress da caldo eccessivo rendono gli organismi più vulne-

rabili a malattie e infezioni batteriche: nel Mar Ligure molte gorgonie, co-
me Paramuricea clavata, sono morte a causa di infezioni da batteri chia-
mati vibrioni. Alcuni parassiti della ghiandola digestiva sembrano essere
alla base di ingenti morie di bivalvi giganti, come Pinna nobilis, e di gran-
di cernie. Il recupero di queste specie dopo simili eventi richiede gene-
ralmente tempi lunghi, e dopo tre anni le colonie sopravvissute o neo-re-
clutate mostrano ancora una taglia molto inferiore a quella precedente
l’evento di mortalità.

picali, come il pesce lepre, il pesce balestra e il pesce istrice, sta
entrando nel Mediterraneo e riempie le reti dei pescatori di Ca-
labria, Puglia e Sicilia. Questi pesci alieni, ovvero provenienti da
altri mari, sono una prova evidente dell’effetto dei cambiamenti
climatici in corso. Le specie aliene tropicali prendono d’assalto il
bacino mediterraneo perché trovano condizioni favorevoli, sono
abituate a climi caldi e quindi stanno meglio delle specie locali e
autoctone stressate dal caldo eccessivo.
Il Mediterraneo ospita circa 17.000 specie, pari al 7,5 per cento
della biodiversità marina globale. Si stima che 1000 di queste spe-
cie siano aliene e provengano da Oceano Atlantico, Mar Rosso o al-
tri bacini esotici; entrano attraverso lo stretto di Gibilterra o il Ca-
nale di Suez, ampliato di recente, o trasportate sulle carene o nelle
acque di zavorra delle navi. Molte specie aliene però sono rilascia-
te da acquariofili, che per esempio decidono di non tenere più «Ne-
mo» nell’acquario e lo liberano in mare, magari all’Isola d’Elba, do-
ve sono stati trovati esemplari di pesce pagliaccio; oppure sono
state introdotte per compensare la scomparsa di una specie au-
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