Le Scienze - 08.2019

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66 Le Scienze 6 12 agosto 2019


molte persone magari non capiscono la lingua parlata dagli ope-
ratori sanitari o non sono capaci di leggere le schede informati-
ve, potrebbe però rivelarsi difficile. Sanofi Pasteur ha assunto una
posizione più prudente. La portavoce Karen Batoosingh ha affer-
mato che «il vaccino dovrebbe essere a disposizione delle persone
già infettate per prevenire infezioni successive» e che l’azienda sta
cercando di sviluppare «un nuovo test rapido per la dengue, per
assicurare un accesso più ampio al vaccino a tutti coloro che po-
trebbero trarre beneficio dai suoi effetti protettivi».

Perdita di fiducia
Le ripercussioni del programma di vaccinazione riecheggia-
no ancora nelle Filippine. Parlando a una commissione d’inchie-
sta del Senato, Aquino ha spiegato che l’incidenza della dengue
nel paese cresceva a velocità preoccupante e che aveva operato
nella speranza che Dengvaxia potesse impedire al virus di diffon-
dersi nelle zone urbane densamente popolate. Lo scorso febbraio,
però, sia il Senato che la Camera dei Rappresentanti hanno racco-
mandato che Aquino, Garin e altri alti funzionari siano messi sotto
accusa ai sensi di una legge anticorruzione, per irregolarità negli
appalti per la fornitura e la somministrazione del vaccino. Le fa-
miglie di una trentina di bambini deceduti hanno avviato procedi-
menti penali contro Garin e altri funzionari filippini, accusandoli
di negligenza e irresponsabilità assimilabili all’omicidio e alla tor-
tura. Quando gli abbiamo chiesto di commentare
le circostanze in cui era stata lanciata la campagna
di vaccinazione, il sottosegretario alla salute Enri-
que Domingo ha affermato di aver ricevuto l’inca-
rico solo nel dicembre 2017, dopo che era già ini-
ziato il putiferio, e di non essere personalmente a
conoscenza di quanto avvenuto.
Tra paure e sospetti, diverse epidemie di mor-
billo hanno attraversato le Filippine. A febbraio il
paese riferiva di oltre 8400 persone contagiate e
più di 130 morti. I genitori avevano troppa paura
di vaccinare i figli. Secondo uno studio dell’asso-
ciazione londinese Vaccine Confidence Project,
nel 2018 meno di un terzo dei filippini era forte-
mente d’accordo con l’affermazione che i vaccini sono importan-
ti, in netto calo rispetto al 93 per cento del 2015. In quello studio,
pubblicato su «Human Vaccines & Immunotherapeutics», la diret-
trice del progetto Heidi Larson e i coautori sostenevano che «cla-
more mediatico di parte» – in particolare «narrative false mirate a
diffamare autorità, scienziati ed enti di regolazione» – e «inchieste
del Senato e del Congresso che ricordavano l’inquisizione» aveva-
no indotto panico e perdita di fiducia nei vaccini. Dans, Dans, Hal-
stead e altri si sono uniti per rispondere che diversi fattori hanno
contribuito al calo della fiducia, non ultime le dichiarazioni «esa-
gerate» di Sanofi sulla sicurezza di Dengvaxia: «L’indignazione è
stata il risultato della perdita di fiducia, non la causa».
Quando «Scientific American» ha chiesto se stesse offrendo ar-
gomentazioni ai No-Vax, Halstead ha risposto che negli anni no-
vanta è stato cofondatore della Children’s Vaccine Initiative, che in
seguito è diventata Gavi, una partnership globale di soggetti pub-
blici e privati che ha lo scopo di favorire l’accesso alla vaccinazione
per i bambini dei paesi poveri. «Ho una reputazione affermata co-
me sostenitore dei vaccini e della vaccinazione», ha detto.
Mentre gli scienziati combattono tra loro, i genitori dei bam-
bini vaccinati non riescono a dormire la notte, secondo Anto-
nio Dans. «Le madri sono molto preoccupate, e si chiedono: mio

America Latina e in Asia. «Quando abbiamo iniziato la sperimen-
tazione, nel 2016, conoscevamo bene la preoccupazione per que-
sto problema nelle persone mai colpite dalla malattia», spiega Ven-
kayya. «Quindi ci siamo assicurati di avere persone di questo tipo
tra i volontari e di raccogliere campioni di sangue di riferimento
per il 100 per cento dei partecipanti». A gennaio 2019 Takeda ha
annunciato i risultati preliminari delle sperimentazioni cliniche: il
vaccino era efficace. Per determinarne in modo completo la sicu-
rezza, invece, probabilmente ci vorrà più tempo.
Sono almeno altri due i vaccini per la dengue in fase di sviluppo,
uno prodotto dagli statunitensi National Institutes of Health (NIH)
e uno da GlaxoSmithKline. Ci vorranno anni prima che siano ap-
provati, e prima ancora bisogna dimostrare che siano sicuri ed ef-
ficaci. Gubler sostiene che sia probabile che qualsiasi vaccino svi-
luppato possa offrire una buona protezione contro un paio di virus
della dengue, ma non funzioni altrettanto bene contro gli altri. «E
se le cose stanno così c’è sempre il rischio dell’ADE», continua. «Al-
lora, usiamo questi vaccini, oppure li mettiamo via e aspettiamo al-
tri cinquant’anni finché non ne avremo uno perfetto?» Halstead
è molto più ottimista. «Esiste un ottimo vaccino», afferma: quello
degli NIH, che, come ha scritto in un articolo, «ha raggiunto prati-
camente tutti gli obiettivi necessari per dimostrare l’efficacia pre-
clinica e la sicurezza per gli esseri umani», anche se deve ancora es-
sere sottoposto a un’ampia gamma di trial clinici.
Quando la FDA ha annunciato che avrebbe ac-
celerato l’analisi di Dengvaxia, nell’ottobre 2018,
il dibattito è diventato ancora più urgente. Per gli
Stati Uniti il peso della dengue si sente in territori
come Guam, le Isole Vergini statunitensi, Samoa
e Portorico, dove Gubler ha lavorato come diret-
tore del Dipartimento dei CDC dedicato a questa
malattia. L’esperto è a favore dell’uso del vacci-
no in luoghi come Portorico, dove secondo lui il
sistema di sorveglianza sulla dengue è molto più
solido che nelle Filippine, perciò i medici dovreb-
bero essere in grado di tenere sotto controllo gli
individui vaccinati e di garantire un ricovero ra-
pido in ospedale nel caso sviluppino sintomi di
una forma più grave. «Sono a favore dell’uso del vaccino senza test
preliminari in zone dove la malattia è fortemente endemica, per-
ché ritengo che con una buona sorveglianza e un buona gestione
dei casi il rischio di ADE sia minimo», afferma.
Halstead non è d’accordo: «Questo prodotto è dannoso se non
somministrato solo a individui sicuramente sieropositivi». Ma per
dimostrare un precedente contagio sono necessari esami di labo-
ratorio che in molte zone del mondo colpite da epidemie di den-
gue non sono sempre disponibili. In un pronunciamento contro-
verso del settembre 2018, l’OMS ha indicato che, pur se rimane
preferibile fare prima i test per verificare la presenza di un con-
tagio precedente, quando questo non sia possibile i paesi posso-
no comunque decidere di somministrare Dengvaxia agli individui
al di sopra dei nove anni nelle popolazioni con un’endemicità del-
la dengue dell’80 per cento o più.
Quando gli è stato chiesto di spiegare la motivazione etica della
raccomandazione, Hombach ha risposto che l’OMS aveva valuta-
to con attenzione pro e contro e che aveva anche sottolineato che
una campagna del genere dovrebbe essere abbinata alla «comple-
ta trasparenza sui rischi del vaccino per le persone di cui non si
conosca lo stato sierologico». Spiegare in modo efficace proble-
matiche così complesse in nazioni etnicamente composite, dove


È etico mettere

in pericolo una

minoranza per

proteggere la

maggioranza,

come implicato

dall’OMS su

Dengvaxia?
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