Le Scienze - 08.2019

(Ann) #1
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sciuto. Ma allora che cos’è? L’evento caratteristico dell’ibernazio-
ne è di tipo metabolico: gli animali che ibernano sono in grado di
spegnere attivamente il loro metabolismo. In parole più semplici,
sono in grado di ridurre enormemente il consumo energetico del
loro corpo. Si può pensare, per analogia, a un computer che entri
in stand-by. Questo evento chiave è peraltro anche il motivo per
cui gli animali in questo stato si raffreddano, e, incidentalmente,
vivono più a lungo. Non è il freddo l’evento che per primo riduce
il consumo energetico, anzi, il contrario: azzerando quasi il consu-
mo di energia, non vi è più produzione di calore e il raffreddamen-
to è inevitabile.
Cogliendo l’occasione per un chiarimento terminologico, pos-
siamo quindi introdurre la parola «torpore», ovvero il termine
tecnico per indicare il fenomeno che abbiamo appena descritto:
un’inibizione attiva del consumo energetico. Il torpore dura per
un tempo limitato, che va da poche ore a diversi giorni, ma diver-
si episodi di torpore possono susseguirsi uno dopo l’altro. È quel-
lo che avviene nell’ibernazione vera e propria, e che può durare
per molti mesi.

Galeotta fu la notte
Ma da dove vengono torpore e ibernazione? Dal punto di vista
evolutivo l’ibernazione propriamente detta è una proprietà dei
mammiferi. Nei libri di scienze gli animali sono divisi in omeo-
termi (a sangue caldo) e poichilotermi, o pecilotermi, (a sangue

freddo); fra gli omeotermi rientrano i mammiferi. In realtà diverse
specie di mammiferi, essendo appunto in grado di ibernare, non
sono omeotermi puri. Per alcuni di essi si usa il termine «etero-
termi». La ricerca cerca di capire i meccanismi che permettono ai
mammiferi eterotermi di spegnere volontariamente il loro meta-
bolismo, e quindi di raffreddarsi. Ma quanto si può raffreddare un
animale in ibernazione? Il record mondiale spetta allo scoiattolo
artico, che può arrivare a circa –2 gradi Celsius. Dal punto di vista
evolutivo quindi dobbiamo partire dall’origine dell’omeotermia, e
quindi dei mammiferi, circa 200 milioni di anni fa.
All’inizio della nostra storia, quando sulla Terra compaiono i
primi mammiferi, questi animali possono sfruttare l’omeotermia
per cercare di sfuggire alla predazione da parte dei sauri, vivendo
di notte. Si tratta della cosiddetta teoria del «collo di bottiglia not-
turno», formulata nel 1942 da G.L. Walls. Di notte i nostri picco-
li antenati potevano sperare di sfuggire ai dinosauri, perché molti
di essi erano meno attivi di notte, dipendendo dal Sole per mante-
nere ottimale la loro temperatura corporea. I nostri predatori non
erano però i grandi T. rex, ma dinosauri più piccoli, che iniziaro-
no a cacciare i mammiferi iniziando anch’essi quindi ad adattarsi
alla notte. Se con i mammiferi l’evoluzione percorreva la strada di
aumentare il metabolismo, con questi piccoli sauri intraprese un
altro esperimento: risparmiare calore aumentando l’isolamento
termico. Ed ecco che compaiono le piume, o, per meglio dire, le

Bruna Pisano protopiume.

Ipotermia
terapeutica

Torpore
sintetico

Aria molto fredda

Liquidi molto freddi

Reazione del corpo
che difende
la temperatura
corporea (possibili
effetti collaterali)

Limita a 34 °C
l’ipotermia

Freddo modesto

Farmaco che spegne
il metabolismo

Raffreddamento passivo

Nessuna reazione
di difesa

È possibile scendere
sotto i 30 °C e oltre

38

36

34

32

30

28

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20

18

16

14

Normotermia Normotermia

Ipotermia profonda Ipotermia profonda

°C °C

Le differenze. Oggi per pazienti con danni al cervello, per esempio da ictus, in molti ospedali è ormai di routine l’ipotermia terapeutica; questa manovra
è assai diversa dal torpore sintetico a cui puntano gli scienziati, anche perché gli effetti collaterali dell’ipotermia dovrebbero scomparire nel torpore.
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