atleti e insegnati provenienti da tutta Europa,
i quali hanno trovato un luogo molto attrez-
zato e curato, mentre l’incontro è avvenuto in
modo chiaro e diretto, in un contesto ambien-
tale molto positivo.
La struttura dell’incontro era molto diretta:
Inosanto illustrava le tecniche da eseguire e
i partecipanti a loro volta le provavano. Si è
fatto ricorso a tecniche-drill, cioè, cicli di
ripetizioni di mosse provenienti in maggio-
ranza dall’ambiente filippino, ma che a vol-
te assumevano un aspetto simile al Chi-Sao,
esercizio, che letteralmente significa “mani
appiccicose”, tipico del Wing Chun, o al Tui
Shon, una tecnica che costituisce un’intro-
duzione al Tai Chi, dimostrando che anche
arti marziali diverse hanno una similitudine di
fondo come attingendo a dei veri e propri ar-
chetipi comuni, nonostante le diversità locali
dovute a differenti culture e situazioni storiche
e sociali, perché accomunate da situazioni di
partenza e finalità simili, oltre che tutte quan-
te ovviamente studiate sulla base dei limiti e
delle potenzialità del corpo umano.
L’artista marziale nelle tecniche illustrate ha
mostrato come qualsiasi cosa, inclusi gli
indumenti possa essere resa un’arma letale,
se maneggiata nel giusto modo:
“Un praticante di arti marziali filippine per
essere innocuo deve essere nudo” ha
sentenziato con una battuta.
Sono state oggetto di studio sia tecniche
armate, soprattutto utilizzando il bastone, che
a mani nude. Principi del Jeet Kune Do sono
stati utilizzati nel corpo a corpo, con devia-
zioni ed entrate nei genitali, prese alla gola
e proiezioni a terra, come per le tecniche più
devastanti quali quelle finalizzati a rotture
(di ossa, arti e leve articolari) e colpi mirati a
punti vitali.
Si è trattata di una giornata in cui le arti mar-
ziali sono state esaltate nella loro massima
espressione: confronto, applicazione e studio
continuo. Non poteva essere altrimenti con
uno dei più grandi conoscitori coltivatori del
loro spirito più autentico.David Sciuga