la Repubblica - 29.07.2019

(Brent) #1
Benedetta

principessa

della rana

Pilato, 14 anni, da Taranto alla Corea


per diventare la nuova stella del nuoto


“Mi alleno e non sono tanto social”


di Enrico Sisti

“Papà non voleva


farmi fare agonismo


Ora si è tatuato


una B sulla gamba”


Claudio Scotton, lei dirige il CeDir
(Centro Didattico e Ricerche)
legato alla ginnastica italiana, dove
soprattutto nel femminile si
gareggia ad età quasi puberali, ed è
docente delle Università di Torino e
Genova: quali sono i vantaggi e gli
svantaggi nell’essere un campione
a soli 14 anni. Troppo presto o...
«Bisogna azzerare i rischi e
coccolarsi i vantaggi. Ma non è
semplice, anche se dovrebbe essere
quasi ovvio il metodo da seguire».
E sarebbe?
«Parafrasando gli assurdi slogan del
“bevi consapevolmente”, che sono
un controsenso da far venire i brividi,
direi che esiste ed è anzi cruciale, per
l’avviamento allo sport
professionistico di un corpo e di una
mente in fase di sviluppo, quello che
mi permetto di chiamare
“allenamento consapevole”».
Parliamo di “insegnanti”...
«Il bravo tecnico che si trova per le
mani un piccolo, nel senso
anagrafico, campione deve sapere
questo prima di ogni altra cosa:
allenare consapevolmente. Che poi
vale anche per gli atleti adulti».
L’equivalente di una
personalizzazione della
preparazione?
«Fatemi dire: personalizzazione
estrema, mirata, indispensabile.
Personalizzazione dell’allenamento
che deve puntare a ridurre al minimo
l’avvento dello stress e che varia in
continuazione: i carichi di lavoro
programmati e poi eseguiti da
un’atleta di 14 anni possono andar
bene oggi e non essere più adatti tra
sei mesi, quando la 14enne è
cresciuta muscolarmente e anche
sotto il profilo psichico. Possiamo
dire che tutto dipende dalla
“bio-etica” della preparazione. Così si
tutela un giovanissimo già forte e
vincente. E la condizione necessaria è
che non si facciano pressioni,
neppure dalla famiglia».
L’obiettivo è mantenere un
campione nel tempo, soprattutto
aiutarlo nel passaggio dalla fase
adolescenziale alla vita adulta.
«In teoria nessun tecnico è disposto a
vincere ora per bruciarsi poi, ossia a
far trionfare il suo pupillo a 14 anni e
poi magari rinunciare a un titolo
assoluto, perché nel frattempo il
ragazzo si è bruciato. Però succede.
Rallentare, a volte, è la ricetta
migliore, la ricetta perfetta». — e.si.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista


Scotton


“Baby campioni:


esercizi mirati


e zero pressioni”


GIAN MATTIA D’ALBERTO/LAPRESSE
GWANGJU — Una grande bambina. E
anche molto Benedetta, questo pro-
digio di Pilato. Quando tocca con
quelle unghie lunghe, laccate di ro-
sa shocking, la piastra della piscina
che si accende con due lucette ros-
se, piange come un neonato nella
culla. È seconda, è d’argento nei 50
rana a Gwangju, a 14 anni e sei mesi
al suo esordio mondiale, la taranti-
na meraviglia. L’italiana più giova-
ne di sempre su un podio ai campio-
nati. Per dire: Federica Pellegrini
aveva 5 mesi più di lei quando esor-
dì in una staffetta a Barcellona


  1. «Aiuto, sono sconvolta». Non
    dirlo a noi. E non ci sono neanche
    mamma e papà a salvarla. Sono in
    Puglia, a guardarla alla tv. Deve con-
    solarla la vincitrice, l’americana Lil-
    ly King, che con i suoi 22 anni e l’e-
    sperienza di campionessa uscente e
    primatista della specialità, riesce a
    evitare la sconfitta (per soli 16 cente-
    simi) mettendo le mani, meno lacca-
    te, davanti a questa baby scalmana-
    ta. «Sì non mi sentivo granché bene
    all’arrivo, Lilly mi ha detto, tutto
    ok?». Tutto benissimo, anzi uno
    splendore: ci rimane di bronzo l’al-
    tra aliena del campo, la russa Yuliya
    Efimova, 27 anni, vicecampionessa
    della distanza che dietro a Benedet-
    ta sembra una lenza coi suoi 15 cen-
    tesimi di ritardo. «Se proprio dove-
    vo prendere la medaglia, me l’aspet-
    tavo di bronzo. Però sono contentis-
    sima, non so che dire perché è stata
    davvero una sorpresa». Annunciata.
    Nel primo bagnetto nella piscina su-
    dcoreana, in batteria, aveva fatto
    già il fenomeno col record italiano.
    «Avevo un po’ d’ansia perché era la
    mia prima finale mondiale, ma cre-
    do che sia normale averla in queste
    gare così importanti. Sapevo che co-
    sa mi giocavo e forse per questo ero
    un po’ agitata. Il mio allenatore mi
    ha detto di stare calma perché esse-
    re in finale era un grande risultato,
    ma questo lo sapevo già. Tutti mi
    hanno detto di vivermela». Questa
    vita appena iniziata, che annuncia
    faville. E dire che con l’acqua, all’ini-
    zio, un poco ci litigava Benny, come
    la chiamano tutti «tranne mia mam-
    ma Antonella, commessa, quando è
    arrabbiata. Ma anche con la danza
    classica ho smesso dopo due lezio-
    ni: piangevo e volevo tornare a ca-
    sa». Però a due anni viene immersa.
    Sarà per via di papà Salvatore, che la-
    vora in marina. «Che poi è stato con-
    trario a farmi fare agonismo perché


lui ci è passato e sa quanti sacrifici
comporta. Poi il mio allenatore lo ha
convinto e a 5 anni ho iniziato. Mio
padre adesso addirittura si è tatuato
una B sulla gamba». Furbo Vito D’On-
ghia, giovane anche lui (35). Disse ai
genitori di farle fare solo una gara,
perché in quella bambina vedeva
«pura fibra bianca muscolare, che
sprizza velocità». Anche allegria.
«Perché se mi annoio, non rendo».
Alla prima liceo scientifico scienze
applicate Maria Pia di Taranto, ren-
de benissimo: media dell’8,8. «Lo
studio prima di tutto». Dopo scuola,
a casa a Talsano, frazione di Taran-
to, a dieci minuti di macchina dalla
piscina da 25 metri di Pulsano dove
si allena («in Puglia da 50 ce ne sono
poche»), tesserata per la Fimco
Sport, come direttore tecnico Max
Di Vito che portò Federica a diventa-
re la Pellegrini. «Fede? Ha fatto una
gara grandiosa. Mi sembrava inavvi-
cinabile: io sono stata catapultata in
questo mondo solo un anno fa». Do-
po aver vinto i mondiali juniores a

Kazan. «Sembra che mi venga tutto
facile, invece mi impegno tanto, vo-
glio sfidare me stessa. Mi alleno du-
ramente». Due ore al giorno, dalle
sette di sera, e tre volte a settimana
un’ora di palestra. Nessun doppio al-
lenamento «perché sennò non rie-
sco ad andare bene a scuola. I profes-
sori e anche i compagni mi aiutano
a stare al passo col programma».
Quando torna a casa da scuola, un pi-
solino e i compiti. In cameretta non
ha poster di idoli, anche se le piace
Jovanotti e vorrebbe conoscerlo. E,
tranne l’inglese Adam Peaty, «per-
ché fa la rana, non conoscevo gli al-
tri neanche le mie avversarie: mai vi-
sta una gara». Conosce invece il fra-
tello Alessandro, 10 anni, che fa cal-
cio, col quale litiga quando non vuo-
le rifarsi il letto. Il fidanzato per ora
non ce l’ha. «Mi piace uscire con gli
amici, ma sono poco social e ballare
no. Preferisco nuotare». Anche non-
na Rosa ormai le dà consigli. Chissà
se anche per l’acconciatura che ha
adesso, frutto del rito di iniziazione
in nazionale: metà castana, metà
bionda. Ha gusti decisi: la carbona-
ra, il gelato al pistacchio, nocciola e
tanta panna. Vorrebbe un cane, ha
un pappagallo: Paco. Ascolta tutti i
generi di musica, dipende dal mo-
mento, e guarda molte serie tv: La
Casa di carta e Stranger things. Sì,
succedono cose strane: una grande
bambina è apparsa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Le passioni


hIl cibo
“Le piace mangiare” dice la
mamma Antonella. Il piatto
preferito sono gli spaghetti
alla carbonara. “Ama la buona
cucina, ma non la frutta”

dalla nostra inviata
Alessandra Retico

hGli hobby
La musica senza un genere
preferito (su Instagram segue
Fedez, ama ascoltare
Jovanotti). Talvolta un film con
le amiche o una serie tv

hI social
Benedetta non è iscritta a
Facebook, ma ha un profilo
Instagram che usa quasi sempre
per la sua attività sportiva
a parte qualche selfie

hLa scuola
Avanti di un anno, frequenta
il liceo scientifico Principessa
Maria Pia a Taranto. Nel primo
anno è stata promossa
con la media di 8,

kL’abbraccio in vasca
L’americana Lilly King, oro in 29’’84,
si avvicina a Benedetta in lacrime e
le dice: “Tutto bene?”. “Non ci
credo, sono sconvolta”, risponde lei

kL’amuleto
Nell’ultima storia su Instagram (ieri
dopo la vittoria) l’immagine dei calzini
azzurri con i ghiaccioli portafortuna

pagina. (^18) Cronaca Lunedì, 29 luglio 2019

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