la Repubblica - 29.07.2019

(Brent) #1
di Carlotta Rocci

novara — «Sono stata fraintesa. In-
tendevo dire che chi sceglie di fare
il carabiniere deve accettare anche
i rischi del mestiere. Se fosse morto
un idraulico, un professore, un for-
naio sarebbe stato diverso». Si giu-
stifica così Eliana Frontini, la pro-
fessoressa novarese finita nella bu-
fera per un post su Facebook con
cui festeggiava la morte del vicebri-
gadiere Mario Cerciello Rega. Ma la
toppa è, se possibile, peggiore del
buco.
«Il mio lavoro non c’entra niente.
Tutti possono confermare che non
ho mai parlato di politica in clas-
se», confida a chi la conosce a Ro-
mentino. dove insegna storia

dell’arte e disegno. Non la pensa co-
sì il ministro dell’Istruzione Marco
Bussetti che ha chiesto l’avvio im-
mediato di in un procedimento di-
sciplinare. A partire da oggi la do-
cente sarà sospesa in via cautelare
in attesa dell’esito delle verifiche
dell’ufficio scolastico regionale. Ri-
schia il licenziamento. «Un sogget-
to del genere non può stare all’in-
terno di una scuola nel ruolo di chi
ha la responsabilità di educare e in-
segnare ai nostri figli il rispetto per
lo Stato», commentano il governa-
tore del Piemonte Alberto Cirio e
gli assessori regionali del Piemonte
Matteo Marnati ed Elena Chiorino.
Intanto Frontini ha chiuso il suo
profilo Facebook per mettere fine
agli insulti che l’hanno travolta:
«Ho già fatto troppi danni», dice.

di Carlo Bonini e Fabio Tonacci

Eliana Frontini,
la professoressa
di Novara che
ha commentato
la morte del
carabiniere
scrivendo
“Uno di meno”

Rischia
il posto

La trattativa
con lo
spacciatore
va storta
fin
dall’inizio:
il ragazzo
si accorge
subito che
quella che
gli stanno
rifilando
non è
cocaina

La ricostruzione

L’inseguimento


poi 11 colpi di baionetta


Così andò l’incontro tra i due americani e i militari


Loro si qualificarono, i due ragazzi tentarono la fuga


Cerciello afferrò Elder: lui si voltò e iniziò a trafiggerlo


Il caso


Post di insulti, la prof lascia i social


“Ho già fatto troppi danni”


lIl saluto
Qui sotto,
un manifesto
dedicato a
Mario Cerciello
Rega affisso
in via dei
Giubbonari,
nel centro
di Roma

jIl contatto
A sinistra, Sergio
Brugiatelli,
ripreso dalle
telecamere di
piazza Mastai
a Trastevere
mentre porta
a mano la sua
biclcletta,
accompagna
i due ragazzi
americani
da un pusher.
Sulle spalle ha
ancora lo zaino
che poi gli
sarà rubato


Il caso è chiuso, dicono. Se così sarà,
lo dirà un processo che non si an-
nuncia agevole dopo la foto della
vergogna scattata nella caserma dei
carabinieri di via In Selci. Quel che
segue è la ricostruzione dei fatti che
hanno portato alla morte del vicebri-
gadiere dei carabinieri Mario Cer-
ciello Rega, basata sulle risultanze
dei primi atti di indagine, di testimo-
nianze dirette e fonti qualificate.
Una cronaca ancora necessariamen-
te imperfetta, in alcuni passaggi
monca.

I quattro carabinieri
La notte del 25 luglio a Roma fa un
caldo infernale. Il termometro nel
pomeriggio ha toccato i 35 gradi, ma
l’umidità al 58 per cento ne ha fatti
percepire almeno cinque di più. Le
vie di Trastevere sono un formicaio
sudato. Un uomo su una bicicletta,
calvo, in canottiera, pantaloni corti
e uno zainetto in spalla, pedala len-
tamente attorno alla fontana di Piaz-
za Mastai. Ha 47 anni, una casa mo-
desta al Portuense, e dei lontani pre-
cedenti per rissa e rapina. Ha cam-
biato mestiere, fa il broker del picco-
lo spaccio: aggancia chi si vuole fa-
re, lo porta da chi glielo può far fare.
Chi, in piazza, ha la cocaina e la mari-
juana. A tre chilometri in linea d’a-
ria, due americani, Christian Ga-
briel Natale Hjorth di 18 anni, e Fin-
negan Lee Elder di 19 anni, lasciano
la camera dell’hotel Meridien Vi-
sconti, e vanno a divertirsi a Traste-
vere.
Agganciano Brugiatelli. Lui posa lo
zaino accanto alla sua bicicletta e in-
dica a Gabriel Natale (che dei due
stranieri è l’unico a capire la lingua,
la famiglia ha origini italiane) un ti-
zio con un cappello nero. È un qua-
rantenne romano, un noto spaccia-
tore che dovrebbe avere il grammo
di coca che stanno cercando. Ga-
briel e Brugiatelli parlano con lo
spacciatore, Elder rimane alla bici-
cletta. Qualcosa va subito storto. L’a-
mericano si accorge che nella palli-
na di carta argentata da cento euro,
non c’è cocaina, ma un’aspirina trita-
ta. L’hanno fregato. Lo capisce an-
che se è di San Francisco, ma non ha
il tempo per recuperare il grano. Il
pusher, infatti, è stato circondato da
quattro persone. Sono carabinieri
fuori servizio, che passavano di lì
per caso dopo una serata in pizze-
ria: conoscono bene quel romano,
sono sicuri di trovargli addosso la
droga. Lo identificano, ma il pusher
è pulito. Brugiatelli si è messo in di-
sparte. Gabriel invece torna di corsa
da Elder, afferra lo zainetto e, con
lui, sparisce verso il Lungotevere.

La mezza verità di Brugiatelli
Il problema ora ce l’ha Brugiatelli. I
due americani hanno il suo zaino,
con i documenti di identità, qualche
euro e il telefonino. Niente di com-
promettente. Si fa prestare il cellula-
re da un clochard che conosce e
chiama il Numero unico di emergen-
za. Risponde una donna. Le dice:
«Mi hanno rubato la borsa, sono in
piazza Gioacchino Belli (a pochi me-
tri da Piazza Mastai, ndr), però que-
sti ragazzi li chiamo e mi chiedono
un riscatto di soldi». Il Numero uni-
co lo gira al 112. «Purtroppo devo fa-
re una denuncia, dentro c’avevo do-

cumenti, codice fiscale, patente... se
potete venì che almeno vi do il nu-
mero, se loro mi rispondono potete
rintracciarli». Accredita di essere vit-
tima di una classica estorsione tipo
“cavallo di ritorno”, come ne accado-
no a decine a Roma ogni sera. Natu-
ralmente omette perché gli sia stato
rubato lo zaino. Non può farlo. Cu-
rioso che un tipo sgamato come Bru-
giatelli si rivolga all’unico numero
che dovrebbe dimenticare: i Carabi-
nieri. Ma tant’è. «Brugiatelli non è
un nostro confidente, se quello a cui
si vuole alludere. La chiamata al 112
non ha misteri», dice a Repubblica il
Comandante provinciale dei carabi-

nieri Francesco Gargaro.

La pattuglia in borghese
Siamo tra mezzanotte e l’una. La sa-
la operativa dei Carabinieri ricontat-
ta Brugiatelli, per avere qualche det-
taglio in più. «I due sono scappati —
riferisce lui — hanno preso la borsa
mentre stavo bevendo alla fontanel-
la. Mi hanno detto se avevo 80, 100
euro, gli ho detto che glieli avrei dati
se me l’avessero riportata ma poi li
ho visti scappare in una traversa, gli
sono corso dietro con la bicicletta
però non li ho presi».
Arriva una pattuglia con due cara-
binieri in divisa. Brugiatelli insiste

con la frottola del cavallo di ritorno,
senza dare informazioni utili. L’idea
è di chiamarli al suo cellulare, fissa-
re con loro un appuntamento per re-
cuperare lo zaino e presentarsi, inve-
ce, con i carabinieri. Che — è subito
chiaro — non possono essere quei
due militari, perché, in divisa e dun-
que riconoscibili. Dalla centrale tro-
vano una pattuglia in borghese non
lontano da Piazza Mastai. Sono due
carabinieri della Caserma Farnese:
il vicebrigadiere Mario Cerciello Re-
ga e il suo collega Andrea Varriale.

Le coltellate
A quanto pare — ma il passaggio è an-
cora poco chiaro — è davanti a Cer-
ciello Rega e Varriale che Brugiatelli
contatta gli americani. L’appunta-
mento è alle 2 in via Pietro Cossa, vi-
cino all’hotel Meridien, dove Elder e
Gabriel sono tornati già da un po’.
Escono di nuovo, «entrambi indossa-
no felpe col cappuccio» dirà Varria-
le dopo l’aggressione. In spalla Ga-
briel ha lo zainetto, sotto la felpa El-
der ha una baionetta con una lama
di 18 cm. L’ha portata dagli Stati Uni-
ti, nella valigia nella stiva dell’aereo.
All’incontro Brugiatelli rimane na-
scosto dietro l’angolo della strada. E
quel che accade ora è nella testimo-
nianza del solo Varriale perché, a
quanto pare, nessun testimone di
passaggio vedrà, nessuno sentirà.
Tranne Brugiatelli, che tuttavia ha
la visuale ostruita. I due carabinieri
si avvicinano e si qualificano. Elder,
a verbale, dirà di non aver capito, di
essersi convinto che l’uomo che ha
di fronte è un amico del pusher. Pro-
vano comunque a scappare. Cerciel-
lo Rega è più rapido e riesce a cinge-
re Elder alla vita. Elder lo trafigge un-
dici volte con la baionetta, per otto
volte la lama affonda fino alla base
dell’impugnatura. Varriale è immo-
bilizzato dalla colluttazione con Ga-
briel Natale. Alle 2,45 il facchino del
Meridien Biagio Di Paola li vede rien-
trare, “con passo veloce”.

L’ultimo depistaggio
La notte non è finita. C’è un ultimo
inganno. I carabinieri si mettono sul-
le tracce di due assassini magrebini.
Perché questo racconta Brugiarelli.
E questo racconta Varriale. Che lo di-
ca il primo, è comprensibile: è in un
mare di guai. Ha imbrogliato due
americani che si sono trasformati in
assassini e ha mentito ai carabinieri,
mandandoli al macello. Che invece
si confonda Varriale è singolare. I
due giovani americani a tutto somi-
gliano meno che a nordafricani.
«I nostri due militari sono stati
presi alla sprovvista», dice il coman-
dante provinciale Gargaro. «Quanto
a Varriale, che peraltro ricorderà so-
lo in un secondo momento di avere
visto un ciuffo biondo e un tatuag-
gio degli aggressori, si è confuso.
Era in stato di choc. Bisogna capir-
lo». Se ne prende atto. Ma possibile
che sia stato neutralizzato da un 18
enne? «Ripeto, è stato preso alla
sprovvista. E comunque non è fisica-
mente grosso». Il tempo di Natale e
Lee è quasi esaurito. Arrivano a loro
tracciando le cellule del telefono di
Brugiatelli come le molliche di Polli-
cino. Li ammanettano tra bottiglie
di alcol, flaconi di xanax e gli antide-
pressivi di Elder.

Primo piano Il delitto della droga


Poi, a
discussione
in corso,
arrivano
quattro
carabinieri
È a quel
punto che
Gabe e Finn
scappano
con lo zaino
dell’uomo
a cui si
erano rivolti

La lama
usata per
uccidere è
lunga 18
centimetri:
portata
dagli Usa
nascosta in
una valigia
nella stiva
La prima
coltellata
è stata
al cuore

. Lunedì, 29 luglio 2019^ pagina^7

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