roma — Elly Schlein, lei a
Bruxelles era relatrice per il suo
gruppo, S&D, degli obiettivi
sullo sviluppo sostenibile nel
- Perché in Italia non
decolla il partito dei Verdi?
«Viviamo un paradosso: le piazze
del Fridays for Future sono piene,
ma quelle dei partiti vuote. Il
successo dei Verdi in molti paesi
europei si spiega col fatto che non
si sono appiattiti su una visione
monotematica, ma hanno
espresso un disegno complessivo
della società, capace di tenere
insieme la questione sociale e
quella ambientale».
Forse perché esprimono una
radicalità?
«L’ultimo sondaggio tedesco dice
che i Verdi sono al 26 per cento, al
pari della Cdu».
Vuol dire che parlano alla
classe media, non solo alla
generazione Greta?
«Parlano di ambiente, diritti civili,
disuguaglianze, lotta alla
corruzione, lavoro, digitale con un
linguaggio nuovo, moderno.
Offrono modelli organizzativi
rispettosi della parità di genere:
hanno spesso un doppio
segretario, un uomo e una
donna».
In Italia è un problema di
leader?
«No, non solo. Al Global strike for
Future c’erano in piazza 470mila
persone, 100mila soltanto a
Milano, più che in Germania,
eppure tutto questo non si
traduce ancora in politica. Il
ritardo è dovuto a metodi
superati».
Questa radicalità perché piace
a un numero crescente di
europei?
«Perché non è solo testimonianza,
ma è politica. Perché risolve i
problemi, coniugando radicalità e
pragmatismo. Senza perciò venir
meno ai principi. E poi i giovani
portano queste idee nelle case, si
sintonizzano in famiglia su
questioni che ormai ci riguardano
direttamente».
Che segnali coglie in Italia?
«I ceti produttivi, ma anche il
mondo sindacale, sta capendo
che si tratta di questioni non più
eludibili. Gli effetti
dell’emergenza climatica sono
devastanti, sulle persone,
sull’agricoltura, sui trasporti. È la
questione per eccellenza».
Come si trasforma questa
consapevolezza in politica?
«Costruendola dal basso. Certo
non per gemmazione, o per una
sommatoria di partiti già esistenti,
considerando che anche cattolici
e liberali si stanno interrogando
sul tema. Pensi all’importanza
dell’enciclica Laudato sì del
Papa».
È vero che Zingaretti l’ha
cercata per occuparsi di questi
temi nel Pd?
«Zingaretti mi aveva chiesto di
candidarmi alle Europee, ho
preferito non farlo, ma del resto
non abbiamo parlato». — c.ve.
di Concetto Vecchio
roma — L’ultimo sondaggio dà i
Verdi tedeschi appaiati, o addirit-
tura in vantaggio rispetto alla
Cdu. Alle Europee, in Francia, Spa-
gna, Regno Unito, gli ecologisti
hanno superato il 10 per cento. In
Olanda esprimono un leader gio-
vane, Jesse Klaver. Una tendenza
ormai in atto in molti paesi. Per-
ché in Italia, nonostante le piazze
strapiene dei Fridays for future,
sono imbullonati al 2 per cento?
«La sinistra sarà ambientalista o
non sarà», ha detto ieri l’ex segre-
tario del Pd Walter Veltroni nell’in-
tervista a Repubblica.
«E io sono d’accordo con lui», di-
ce Rossella Muroni, già presidente
di Lega Ambiente, deputata di
Leu. «Viviamo un paradosso. Mol-
ti cambiamenti nello stile di vita
sono ormai patrimonio comune,
dalla lotta contro la plastica alla
mobilità collettiva, ma la politica
appare come impermeabile. In
quasi un anno e mezzo che sono
in Parlamento non è passata una
sola legge di carattere ambienta-
le».
«Veltroni è un po’ ingeneroso
con noi», si lamenta Angelo Bonel-
li, il coordinatore nazionale dei
Verdi. «Il partito dei Verdi esiste, e
contribuì alla nasciata dell’Ulivo,
ai tempi di Veltroni vicepremier,
Walter dovrebbe ricordarselo. Ma
è il Pd che deve decidere da che
parte stare. Con Vincenzo De Lu-
ca, che in Campania propone con-
doni edilizi? Con Stefano Bonacci-
ni, che nella riforma sull’Autono-
mia insegue la Lega sul decentra-
mento delle politiche ambienta-
li?».
Se si domanda a Bonelli le ragio-
ni dell’anomalia italiana risponde
con il contesto nostrano, cita il
«fatto storico» che ha visto i Verdi
mai superare il 3 per cento, dimen-
ticando le liti, i personalismi, di
un mondo spesso autoreferenzia-
le. E poi aggiunge che quello spa-
zio lì, da noi lo ha occupato il M5S.
«Ora si apre uno spazio politico,
perché loro hanno deluso molta
gente».
«Adesso si aprono praterie»,
concorda Muroni. «Ma bisogna
uscire dalle vecchie logiche, ag-
ganciarsi ai Verdi europei, supera-
re l’esistente». In passato - dice -
persone di valore come Ermete
Realacci, o Giovanna Melandri,
erano entrate nel Pd per spender-
si sui nostri temi, ma senza che la
loro presenza diventasse nel tem-
po una proposta politica. I verdi
italiani si sono chiusi a riccio. Biso-
gna fare. Il mutamento climatico
è un fatto di sicurezza nazionale,
si muore per le alluvioni».
«È difficile fare breccia, anche
se la domanda c’è. Manca l’offer-
ta», ammette Annalisa Corrado,
ex Green Italia, capolista civatia-
na di Europa Verde nella circoscri-
zione Centro. «Eppure nella socie-
tà il tema è cresciuto, anche
nell’industria c’è una nuova consa-
pevolezza, per molte aziende la so-
stenibilità è un valore aggiunto
della propria reputazione. E an-
che negli enti locali, alle prese con
i disastri del maltempo. Solo la po-
litica al potere non sembra capir-
lo, o irride le emergenze climati-
che, come Salvini, che ha letto il
grande freddo di maggio come un
fatto rassicurante, quando signifi-
cava esattamente il contrario». I
giovani che scendono in piazza
per Greta non sanno per chi vota-
re. La radicalità che esprimono
non trova rappresentanza. Ci sa-
rebbe tanto da costruire. «Il 70%
della plastica monouso consuma-
ta in Europa è prodotta in Italia.
Le alternative ci sono, ma nessu-
no si cura di cosa offrire in cambio
ai lavoratori del comparto».
f
kFridays For Future Una manifestazione
del movimento nato dalle battaglie di Greta
©RIPRODUZIONE RISERVATA
kL’intervista a Veltroni
Ieri l’intervento dell’ex segretario
del Partito Democratico
Su Repubblica
L’intervista
Elly Schlein
“È paradossale
piazze piene
e sezioni vuote”
Elly Schlein
Attivista
per l’ambiente
ed ex euro
parlamentare
ALESSANDRO SERRANO’ / AGF
g
Mi auguro che
nascano forze
ecologiste
E un nuovo
partito verde non
potrebbe che stare
nel centrosinistra
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Forza Italia
Toti prevede il flop
del Tavolo delle regole
Sembra sempre più vicino
l’addio di Giovanni Toti a Fi. Il
governatore ligure, che ieri ha
partecipato alla festa della
Lega a Golasecca (Varese) ha
espresso scontento sulla
riorganizzazione del partito di
cui è coordinatore nazionale
insieme a Carfagna. «Come sta
andando il tavolo delle regole?
Auspico bene, penso non
bene», replica sibillino ai
giornalisti. Scettico anche sul
rinnovamento del centrodestra
che «per adesso prosegue
zoppicando», dice. «Ma io
credo che andrà avanti
comunque, con o senza Forza
Italia». Anche perché «c’è
bisogno di un centrodestra
nuovo, che non abbia nostalgia
del passato ma con il coraggio
di costruire un’offerta politica
che duri per i prossimi 20 anni».
Un nuovo
partito verde
“Non si perda
più tempo”
Le anime della sinistra ambientalista replicano
all’idea lanciata da Veltroni su Repubblica
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. Lunedì, 29 luglio 2019 Politica pagina^9