La Stampa - 29.07.2019

(Marcin) #1
.

ALFREDO FAETTI
CECINA (LIVORNO)
Il punto di svolta in Toscana è
arrivato nel 2015, quando la
Regione ha approvato il Piano
Paesaggistico che ha imposto
vincoli e limitazioni nelle co-
struzioni. Dopo quel momen-
to, l'edificazione lungo la co-
sta ha subito un brusco ridi-
mensionamento. Prima del
2015, però, il volto del litorale
era stato «inesorabilmente
modificato», per usare le paro-
le di Legambiente. Quasi la
metà dei 410 chilometri di co-
sta (il 44%) a partire dalla fi-
ne degli anni Ottanta era stato
interessato da interventi edili-
zi che ne hanno cancellato do-
dicimila metri. «Oggi la situa-

zione è migliorata dopo l'in-
troduzione del Piano Paesag-
gistico, che abbiamo chiesto a
gran voce alla Regione», spie-
ga il vicepresidente di Legam-
biente Edoardo Zanchini, tra i
relatori dell'ultimo report sul
pericolo cemento per le spiag-
ge toscane. «Gli interventi pro-
seguiti fino al 2011 hanno con-
seguenze ancora oggi», spie-
ga Zanchini. Un esempio è il
porto di Cecina: opera per cui
il via libera è stato dato nel
2009 ed è tutt'oggi in via di
conclusione, tra struttura, par-
cheggi, hotel ma anche dighe
sul fiume Cecina, ideate per li-
mitare le piene e che sarebbe-
ro dovute essere compensate
da interventi a salvaguardia

del litorale. Il risultato è stato
un altro: il tratto di spiaggia a
sud della foce, un tempo esteso
anche per oltre 100 metri, è
completamente sparito. «La
realizzazione di porti con crite-
ri discutibili è una questione an-
cora aperta – riprende Zanchini


  • Interessa il tratto a sud della
    Toscana, quello è stato quello
    in cui si è costruito maggior-
    mente negli ultimi anni. Nella
    zona nord invece il danno è sto-
    rico». Il riferimento è alla zona
    della Versilia e della costa apua-
    na, là dove gli stabilimenti bal-
    neari hanno incorniciato la
    spiaggia con l'edilizia. Il risulta-
    to del periodo delle grandi co-
    struzioni vista mare, terminati
    solo pochi anni fa, è riassumibi-
    le nel dato fornito da Legam-
    biente: dei 410 chilometri di co-
    sta, solo 160 oggi hanno ancora
    le caratteristiche che gli ha con-
    ferito la natura. —
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VALERIA D’AUTILIA
GALLIPOLI (LECCE)
Da un lato mare incontamina-
to. Dall’altro stabilimenti che
si trasformano in location per
matrimoni o discoteche. La
Puglia dei due volti conquista
i turisti con i suoi 865 km di co-
sta, ma necessita anche di con-
trolli costanti per la sostenibi-
lità e tutela dell’ambiente ma-
rino. Nel Salento, il Sib (sinda-
cato degli stabilimenti balnea-
ri che fa capo a Confcommer-
cio) chiede più regolamenta-
zione.
Come a Gallipoli, considera-
ta meta del “divertimentificio
giovanile” e dei beach party.
Qui il Samsara Beach, simbo-
lo in tutt’Italia della movida
pugliese, quest’anno aprirà

sotto un’altra veste. Sempre a
pochi metri dal mare. Era sta-
ta la capitaneria di porto ad
evidenziare il presunto uso il-
legittimo della spiaggia, di-
ventata discoteca a cielo aper-
to. Stessa sorte per altri ritro-
vi estivi, esempi di cementifi-
cazione selvaggia in aree di
importanza comunitaria o sot-
toposte a vincoli ambientali e
paesaggistici.
«Alcuni arenili- spiega Al-
fredo Prete, presidente Sib
Lecce - possono trasformarsi
in sale da ballo, ma occorrono
precise licenze. Un’ordinanza
consente musica massimo
per 4 ore al giorno e mai nella
fascia dalle 13.30 alle 16».
Qui 260 km di costa e circa
200 lidi, quasi tutti con manu-

fatti amovibili. In cemento ne
sono rimasti una ventina. «La
normativa regionale prevede
che occupino il 40% della su-
perficie fruibile, lasciando li-
bero il restante 60 %». Per il
costo d’ingresso, invece, si fa
appello al buonsenso.
«Non ho mai visto una per-
sona che entra in uno stabili-
mento solo per fare una nuota-
ta e poi va via. In quel caso è
giusto sia gratuito. Garantia-
mo pulizia, qualità, salvatag-
gio: per chi vuole sostare è pre-
visto un biglietto. Infine, ci so-
no le spiagge libere con servi-
zi: si paga il noleggio di lettini
e ombrelloni». Solo l’estate
scorsa, la guardia costiera ha
scoperto molti casi di occupa-
zione abusiva di aree dema-
niali marittime, dal Gargano
al Salento, «restituendo al
pubblico tratti di arenile occu-
pati da gestori improvvisati di
strutture non autorizzate». —
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L’INCHIESTA L’INCHIESTA

MARIA ROSA TOMASELLO
ROMA

I


l nuovo Eldorado dei
balneatori si chiama Si-
cilia. In una regione in
cui appena il 22% delle
spiagge sabbiose è occu-
pato da stabilimenti, cam-
peggi e complessi turistici e
non esiste un limite al nume-
ro di concessioni, gli impren-
ditori preparano una presa
della battigia. Lo dicono i nu-
meri: sono 600 le richieste di
nuove assegnazioni o di ade-
guamenti, cifra che determi-
nerebbe il raddoppio delle at-
tività esistenti in un territo-
rio poco sfruttato, ma ad ele-
vato potenziale: l’isola conta
425 chilometri di spiagge, al-

le spalle di Calabria (
km) e Sardegna (595). La ra-
gione di questo boom im-
provviso sono le nuove linee
guida per il rilascio delle con-
cessioni, al momento sotto la
lente della Corte costituzio-
nale dopo che il governo ha
impugnato la legge regiona-
le del 22 febbraio 2019: nor-
me che allentano i vincoli
consentendo una riduzione
dal 100 a 25 metri della di-
stanza tra le concessioni e un
aumento consistente dello
spazio concesso agli stabili-
menti, che potranno passare
da 3.000 a 5.000 metri.

Discoteche sul bagnasciuga
La trasformazione delle spiag-
ge italiane, proprietà inaliena-
bile dello Stato, in luoghi dedi-
cati a divertimento e ristora-
zione gestiti da privati appare
irreversibile e in alcuni casi,
denunciano gli ambientali-
sti, senza controllo. Oggi le
concessioni demaniali marit-
time sono 52.619: di queste,
11.104 per stabilimenti bal-
neari e 1.231 per campeggi,
circoli e resort, che rappre-
sentano il 42% di occupazio-
ne delle spiagge. «I dati sono
molto diversi tra nord e sud,
ma la tendenza è univoca: au-
mentano ovunque le spiagge
in concessione, e laddove
non avviene è perché non ci
sono più spiagge libere, co-
me in Versilia e Romagna, e
in alcuni tratti della Liguria»,

avverte Legambiente nel suo
rapporto Spiagge 2019, che
La Stampa ha letto in antepri-
ma. «Siamo di fatto l’unico
Paese europeo che non pone
un limite alle spiagge in con-
cessione, lasciando alle Regio-
ni queste scelte». Ma la situa-
zione è sfuggita di mano, se a
Forte dei Marmi, Rimini, Alas-
sio, San Benedetto del Tron-
to, a Mondello, «un cittadino
dopo aver fatto il bagno può
solo andare a sdraiarsi sul
marciapiede a prendere il so-
le o andare in un tratto di co-
sta vietato alla balneazione».
Una giungla di dati e rego-
le diverse, ma una certezza.
L’attività balneare è molto
redditizia a fronte di canoni
spesso ridicoli, al netto degli
investimenti degli imprendi-
tori. A marzo fu Flavio Briato-
re, patron del Billionaire in
Sardegna e del Twiga a Mari-
na di Pietrasanta (Lucca) ad
ammettere che le tariffe so-
no inadeguate e dovrebbero
essere «almeno triplicate».
Con un fatturato di 4 milioni
di euro, infatti, il Twiga paga
17.619 euro l’anno: incassa
cioè 227 volte l’affitto. Nell’e-
sclusivo beach club si può ar-
rivare a spendere fino a 1000
euro per 2 letti marocchini,
tavolo, 4 lettini, musica e tv
su richiesta. E non è l’unica
struttura che ha fatto del ma-
re un lusso: all’Hotel Romaz-
zino a Porto Cervo (Sassari)
si pagano 400 euro per un
ombrellone, due lettini e l’u-
so dei servizi, 300 euro all’E-
co del Mare a Lerici (Sp) per
cabina privata deluxe, om-
brellone più lettino e altri an-
nessi. Così negli stabilimenti
d’élite. I costi in media sono
più abbordarbili: secondo sti-
me Adoc quest’anno il prez-
zo medio a persona per una
giornata al mare è di 26 euro
per sdraio e lettini, in aumen-
to rispetto al 2018, con un ab-
bonamento mensile di 697
euro in agosto e 1.718 per
uno stagionale contro i
1.368 dello scorso anno. Una
cifra comunque molto eleva-
ta per una famiglia a reddito
medio-basso che dovrà quin-
di ripiegare su una spiaggia li-
bera. Ammesso che ci sia. E
Lo Stato che benefici ha? Po-
chi. Incassa per il demanio
marittimo solo le briciole:
103 milioni l’anno nel 2016
(ultimi dati disponibili) per
un giro d’affari stimato da No-
misma in 15 miliardi di euro
l’anno: 6.106 euro a chilome-

tro quadrato, 4 mila euro l’an-
no di media a stabilimento.
Oggi la percentuale di
spiagge libere e balneabili si
è ridotta al 40%. In Liguria
ed Emilia Romagna quasi il
70% delle spiagge è occupa-
to da stabilimenti, in Campa-
nia il 67,7%, nelle Marche il
61,8%. Dimenticate le dune
che ondeggiavano la costa su
cui si giocava da bambini, le
lunghe spiagge incontamina-
te bordate dall’ombra delle
pinete, i picnic con la borsa
frigo trasportata a fatica sul-
la sabbia sotto il sole a picco.

Interessi e potere in gioco
I cambiamenti radicali delle
abitudini e l’attivismo degli
imprenditori stanno trasfor-
mando radicalmente il pae-
saggio dei nostri litorali. Un af-
fare che, in alcuni casi, sostie-
ne Legambiente, sconfina
nell’illegalità, «come a Ostia,
o a Pozzuoli, dove muri e bar-
riere impediscono di vedere e
di accedere al mare, o di dune
sbancate nel Salento per rea-
lizzare parcheggi e tirare su
stabilimenti». Il problema di
Ostia «non sono i clan, ma l’at-
teggiamento dei balneari, e i
pezzi di amministrazione che
negli anni hanno agito nell’in-
teresse degli imprenditori, o
non hanno voluto mettersi in
contrasto con loro perché dal
mare deriva potere - accusa
Agostino Biondo, del comita-

to Mare per tutti di Ostia - L’an-
no scorso siamo riusciti a otte-
nere il rispetto dell’ordinanza
che prevede i controlli, ma su
75 verifiche in 57 stabilimenti
ci sono stati zero rilievi. Abbia-
mo presentato una querela al-
la procura contro l’ammini-
strazione». Con le costruzioni
che per chilometri impedisco-
no la vista del mare (cabine, ri-
storanti, recinzioni fuori leg-
ge e edifici fuori misura)
Ostia è un caso emblematico:
«Su sette km, le spiagge libere
sono pochissime, quasi tutte
inagibili», spiega Biondo.
L’abbattimento, a partire dal
2018, degli 8 chioschi a cui
erano state ritirate le conven-
zioni dopo il no dell’Anac al
bando si è rivelato un boom-

rang : «Ha lasciare sporche e
senza servizi le spiagge libere
su cui le strutture sorgevano,
costringendo le persone ad
andare negli stabilimenti». Le
battaglie per garantire il dirit-
to di accesso al mare ha pro-
dotto miglioramenti, ma i di-
sagi restano: «A Ostia i corri-
doi previsti dal piano urbani-
stico non esistono, se si esclu-
de un varco creato dalla Capi-
taneria». Quindi «per arrivare
alla battigia bisogna passare
attraverso gli stabilimenti»,
dice Biondo.«Siamo riusciti a
ottenere l’apertura di quelli
centrali durante il giorno, ma
se non sai che hai il diritto di
passare liberamente per rag-
giungere la battigia, c’è chi ti
chiede i soldi per entrare e chi
ti caccia». Restano insanati,
poi gli abusi che si sono cri-
stallizzati negli anni, con
«stabilimenti che dove han-
no trovato spazio si sono spin-
ti in avanti o lateralmente in-
vadendo spiagge libere o con-
cessioni abbandonate», in

un puzzle difficile da ricom-
porre: «Con un accesso agli
atti abbiamo richiesto le pla-
nimetrie alla data delle con-
cessioni: tranne che in un ca-
so, ci hanno dato quelle di 10
anni dopo, in cui risultano sa-
nate le opere realizzate».

La mancata riqualificazione
Il problema, rileva Legam-
biente, è che in alcuni Comu-
ni si arriva al 90% di spiagge
occupate da concessioni, e in
alcune aree «il continuum di
stabilimenti assume forme
incredibili, come in Versilia,
dove sono presenti 683 stabi-
limenti sui 1.291 dell’intera
regione». Non è un caso isola-
to: in Romagna, tra Cattolica
e Cervia si snodano 906 stabi-
limenti sui 1.209 totali (il
74,9%): qui lungo 51,5 chilo-
metri di costa è libero solo
l’8,9%, compresi tratti non
balneabili. A Fregene, altra
spiaggia di Roma, gli stabili-
menti si susseguono per 4,
km «senza soluzione di conti-

nuità» anche se il Comune si
è impegnato a introdurre var-
chi ogni 300 metri. Alla pro-
gressiva compressione della
libertà di accesso si aggiunge
un’ ulteriore riduzione: oggi
quasi il 10% delle aree costie-
re sabbiose è vietato alla bal-
neazione per l’inquinamen-
to. In molti Comuni le aree
non date in concessione so-

no vicine a fiumi, fossi, scari-
chi fognari. Tratti non bal-
neabili: mare “di serie B”.
In mancanza di una norma-
tiva nazionale, sono le Regio-
ni a fissare le percentuali
massime che possono essere
date in concessione. Ma po-
che, rileva Legambiente, «so-
no intervenute con leggi a tu-

tela della libera fruizione».
In cinque regioni (Friuli, Ve-
neto, Basilicata, Toscana, Si-
cilia) non esiste limitazione,
come se tutte le spiagge fosse-
ro virtualmente «sul merca-
to». In realtà, anche laddove
le regole e i paletti esistono,
spesso non vengono rispetta-
ti. In Puglia ci sono comuni,
come Monopoli, per esem-
pio, che hanno deliberato di
non allineare le concessioni
alle indicazioni regionali. In
Liguria la legge non viene ap-
plicata perché non prevede
sanzioni. Chiosa Edoardo
Zanchini, vicepresidente di
Legambiente. «Nessuno nel
nostro Paese si occupa di co-
ste, perciò occorre approva-
re una legge nazionale in ma-
teria di aree costiere, premia-
re la qualità dell’offerta nelle
spiagge in concessione e pre-
vedere canoni adeguati, uti-
lizzando le risorse per la ri-
qualificazione dell’ambiente
costiero. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

GLI IMPRENDITORI DEL BUSINESS BALNEARE


“I controlli sono già abbastanza rigidi
Chiediamo di lavorare con regole certe”

IN PUGLIA IL “DIVERTIMENTIFICIO GIOVANILE” CAMBIA IL PAESAGGIO MARITTIMO


Stabilimenti sempre aperti


Sulla sabbia bistrò e locali


«Non vogliamo essere i pa-
droni delle spiagge. Devono
esserci standard nazionali»,
afferma Maurizio Rustignoli,
presidente di Fiba Confeser-
centi esortando a ripartire
dalla legge di Bilancio che,
prorogando per 15 anni le
concessioni per tutti gli stabi-
limenti balneari, «fissa palet-
ti». La legge rimanda a un de-
creto che è ancora in via di de-
finizione. Ma è da qui, sottoli-
nea Rustignoli, che si deve ri-
partire «dicendoci: vi esten-
do il titolo concessorio ma
queste sono le regole da se-
guire: accesso ai disabili, ac-
cesso libero ogni tot metri in
base alle caratteristiche del
territorio, tutela dell’ambien-
te». Ma il dettato più impor-
tante della legge 145, sottoli-

nea, è che obbliga Stato, Re-
gioni e Comuni a fare entro
due anni una mappatura esat-
ta di tutte le concessioni ita-
liane. «Oggi se si va al ministe-
ro di competenza o al Dema-
nio e si chiede, questi dati
non ci sono o sono impreci-
si», evidenzia. Però sui litora-
li, garantisce, la situazione
non è più quella di qualche
anno fa: «Forse c’è stato un
momento in cui la spiaggia è
stata terreno di conquista,
ma non è più così: certo, qual-
che furbetto ci può essere
sempre, ma credo che i para-
metri oggi siano rispettati
nel 95% dei casi. Negli ultimi
dieci anni i controlli si sono ir-
rigiditi e hanno riportato il
giusto equilibrio». M.R.T —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Spiagge da garantire alla libera
fruizione secondo le norme regionali

I canoni pagati in alcuni
noti stabilimenti balneari

Puglia
Sardegna
Lazio
Liguria
Molise
Calabria
Marche
Emilia Romagna
Campania
Abruzzo
Friuli V.G.
Veneto
Basilicata
Sicilia
Toscana

60%
60%
50%
40%
30%
30%
25%
20%
20%
20%
0
0
0
0
0

Canone
annuale
versato
(in euro)

«Lido Punta Pedale» S. Margherita Ligure 7.

«Continental» S. Margherita Ligure 1.

«Bagno Felice» Forte dei Marmi 6.

«Carmen Bay» Capalbio 3.

«Luna Rossa» Gaeta 11.

«Spiaggia Hotel Cala di Volpe» Porto Cervo 520

Fonti:
Legambiente
e Ministero della Salute,
anno 2018

670 euro

Per un abbonamento
mensile si spende
in media

lo scorso anno era 1.368 euro

1.718 euro

Per un abbonamento
stagionale

LA STAMPA

IN TOSCANA PORTI TURISTICI, HOTEL E PARCHEGGI HANNO DIVORATO IL LITORALE


In tre chilometri su quattro


le coste sono “modificate”


Ecco in esclusiva il dossier di Legambiente: addio all’ingresso libero

Per una giornata al mare servono 26 euro a testa. Prezzi su del 20%

Spiagge da 15 miliardi


ma lo Stato incassa


soltanto 103 milioni


In Emilia e Liguria
il 70% dei litorali
è occupato da impianti
turistici e chioschi

Gli arenili ad accesso
gratuito sono quelli
vicini a fiumi, fossi,
scarichi fognari

La privatizzazione
della battigia si
accompagna alla
cementificazione

LUNEDÌ 29 LUGLIO 2019 LASTAMPA 15
PRIMO PIANO
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