La Stampa - 29.07.2019

(Marcin) #1
.

Trasferito il carabiniere


che ha bendato l’accusato


Contro Rega 11 coltellate


L’Arma: avrà un incarico non operativo. Inchiesta della procura

Il derubato del borsello portava dagli spacciatori chi cercava droga

A 16 anni fu sospeso da scuola per aver picchiato un rivale in amore

Finnegan , dai campi da football


alle serate tra alcol e violenze


EDOARDO IZZO
ROMA
Nel giorno in cui è stata aperta
a Roma la camera ardente per
il giovane carabiniere trucida-
to nel centro della Capitale, di-
venta un caso l’immagine di
uno dei due ragazzi americani
accusati dell’omicidio del vice-
brigadiere, Mario Cerciello Re-
ga. Un’immagine che ritrae
Christian Gabriel Natale Hjor-
th - il più adulto tra i due giova-
ni di San Francisco, quello che
in via Pietro Cossa, venerdì
notte, avrebbe lottato con il ca-
rabiniere Andrea Varriale e
non con Rega - bendato e am-
manettato, seduto su una se-
dia, in attesa di essere interro-
gato. Per tutti una foto choc.
Un fatto gravissimo, condan-
nato subito dal comandante
generale dell’Arma, Giovanni

Nistri, che lo ha definito «inac-
cettabile». Poco dopo la diffu-
sione del post su una chat di
militari, da cui è poi trapelata,
i carabinieri hanno individua-
to il responsabile del tratta-
mento e disposto il suo trasfe-
rimento a breve ad «altro inca-
rico non operativo». E sono
scattate indagini per indivi-
duare l’autore dello scatto e
chi ha fatto circolare la foto. Il
Comando Generale dell’Arma
dei carabinieri ha preso «fer-
mamente le distanze dallo
scatto e dalla divulgazione di
foto di persone ristrette per l’o-

micidio del vicebrigadiere e
avviato accertamenti diretti a
individuare i responsabili». In-
formalmente l’Arma fa sapere
che il ragazzo sarebbe rimasto
bendato «per non più di 4 o 5
minuti, per non fargli vedere
elementi relativi alle indagini
che poteva cogliere nella stan-
za del comando di via In Sel-
ci». Mentre la procura di Ro-
ma aprirà un’inchiesta. I reati
contestati potrebbero essere
quelli di violenza privata e
maltrattamenti. «Valutere-
mo», aggiungono da piazzale
Clodio.
Da parte sua il Garante na-
zionale delle persone private
della libertà, Mauro Palma, ha
inviato una lettera al coman-
dante provinciale dei carabi-
nieri di Roma, Francesco Gar-
garo e al comandante genera-
le, Giovanni Nistri, esprimen-
do «profondo disappunto per
un episodio di grave di lesione
della dignità di una persona
privata della libertà, che peral-
tro testimonia: una pratica
configurabile come trattamen-
to inumano e degradante». E
per il Garante «è altrettanto
grave il comportamento di chi
ha permesso o tollerato tale
condotta senza denunciarla al-
le autorità competenti prima
che emergesse attraverso la
diffusione della foto».
Un primo chiarimento
sull’episodio è arrivato dal pro-
curatore generale di Roma,
Giovanni Salvi, che precisa:
«Le informazioni fornite dalla
procura di Roma circa le mo-
dalità con le quali è stato con-
dotto l’interrogatorio consen-
tono di escludere ogni forma
di costrizione in quella sede.
Gli indagati sono stati presen-

tati all’interrogatorio liberi
nella persona, senza bende o
manette. All’interrogatorio è
stato presente un difensore».
Sul fronte delle indagini,
le registrazioni delle telefo-
nate intercorse con il 112
hanno consentito di chiarire
uno dei punti più controver-
si relativi all’intervento dei
carabinieri in via Pietro Cos-
sa, dove il vicebrigadiere Cer-
ciello Rega è stato colpito da
11 e non 8 coltellate, moren-
do dissanguato, come emer-
so dall’autopsia.
Il derubato non aveva rap-
porti pregressi con uomini
dell’Arma o quanto meno nel-
le due telefonate non vi ha fat-
to nessun cenno. «Mi hanno
rubato la borsa - ha detto chie-
dendo l’intervento dei militari


  • ho richiamato col telefono e
    mi hanno chiesto il riscatto.
    Ora io devo fare denuncia,
    dentro ho i documenti, non vi
    dico i soldi, il codice fiscale, pa-
    tente tutto. Se potete venire vi
    do il numero e se loro vi rispon-
    dono forse potete rintracciar-
    li». In ogni caso il 45enne, Ser-
    gio Brugiatelli, che non ha nes-
    sun precedente penale, sareb-
    be a rischio di denuncia per-
    ché, agendo come guida a di-
    sposizione di possibili clienti
    nelle strade di Trastevere, ha
    condotto i ragazzi dallo spac-
    ciatore, fermato ieri. —
    c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


NICOLA PINNA
ROMA

L

a fatica più grande, in
un’altra giornata di la-
crime e di indagini da
completare, è quella
di riuscire a conciliare due
stati d’animo contrastanti. Il
dolore, di fronte alla bara di
un collega giovanissimo, e la
rabbia per quella foto che ri-
schia di compromettere
un’inchiesta avviata a tempo
di record e di danneggiare
l’immagine dell’Arma. «Ben-
dare un arrestato, meno che
meno uno che è ancora so-
spettato, non è un comporta-
mento accettabile. È un fatto
gravissimo». Il generale Fran-
cesco Gargaro è il comandan-
te provinciale dei carabinieri
di Roma e davanti alla came-
ra ardente del vicebrigadiere
Mario Cerciello Rega si ritro-
va a piangere uno dei militari
più valorosi e a firmare la pu-
nizione immediata per un al-
tro dei suoi uomini. «Quello
che ha avuto l’idea di benda-
re il ragazzo americano lo ab-
biamo subito trasferito. È sta-
to assegnato a un altro ufficio
e non avrà per il momento in-
carichi operativi: era giusto
intervenire subito per non in-
taccare la nostra credibilità e
per onorare il sacrificio del
collega vicebrigadiere».
La spiegazione che è stata da-
ta inizialmente non ha convin-
to neanche voi?
«Non c’è alcuna giustificazio-
ne per un comportamento del
genere. Bendare una persona
fermata non è previsto da alcu-
na procedura. È stato un com-
portamento inammissibile».
Per quanto tempo il ragazzo è
stato tenuto in quelle condi-
zioni?
«Dai nostri primi accertamenti
è rimasto bendato al massimo
cinque minuti. Chi ha avuto
questa idea dice di averlo fat-
to per impedire al giovane di
visionare documentazione ri-
servata che si trovava in caser-
ma. Comunque sottolineo
che è stata un’azione total-
mente arbitraria. E anche pe-
nalmente rilevante. Così co-
me lo è il comportamento di
chi ha scattato e divulgato
quella fotografia. Questo, in-
fatti, è oggetto degli ulteriori
accertamenti. Sul fatto co-
munque abbiamo inviato una
dettagliata informativa alla
procura della Repubblica».
L’inchiesta sull’omicidio del
vicebrigadiere, invece, a che
punto è arrivata?
«Il quadro è abbastanza chia-
ro. Direi che la dinamica dei
fatti è cristallizzata integral-
mente. Abbiamo capito come
si è svolta l’intera sequenza:
dal furto dello zaino fino al bru-
tale accoltellamento».
Qualche punto poco chiaro
sembra esserci ancora. Il pri-
mo: che ruolo aveva il pro-

prietario dello zaino?
«Nessuno. La sua chiamata al
112 lo dimostra in modo mol-
to chiaro. Se avesse avuto qual-
che rapporto con i militari
avrebbe usato i loro numeri di
cellulare. Abbiamo deciso di
divulgare l’audio della chiama-
ta proprio per fugare i dubbi
che si sono insinuati nelle ulti-
me ore sui comportamenti dei
carabinieri e su inesistenti rap-
porti con le persone coinvolge
nei fatti».
Non era un informatore dei
carabinieri della stazione?
«No. Sui suoi comportamenti
precedenti al delitto ci saran-
no altri approfondimenti».
Come mai i carabinieri non
hanno tirato fuori le pistole
per difendersi?
«Il nostro addestramento pre-
vede che l’arma venga estratta
solo quando la soluzione è mol-
to critica e non ci sono altre so-
luzioni. In questo caso, comun-
que, tutto si è svolto nell’arco
di sessanta secondi: i militari
hanno provato a difendersi
ma la situazione è degenerata
in un minuto».
Altro dubbio da chiarire: co-
me mai nessun altro carabi-
niere è intervenuto per soc-
correre i due militari aggredi-
ti e fermare subito gli ameri-
cani? C’erano davvero altre
pattuglie in zona?
«C’erano, è ovvio. Ce n’erano
almeno quattro. Ma l’aggres-
sione è avvenuta davvero in
un minuto e non c’è stato il
tempo di fare intervenire gli al-
tri colleghi. Tutto è avvenuto
in pochissimo tempo».
Adesso cosa resta da chiari-
re?
«Continueremo a svolgere tut-
ti gli accertamenti che l’autori-
tà giudiziaria richiederà. Ma
mi sembra che i fatti abbiano
una sequenza logica e com-
prensibile, oltre che estrema-
mente drammatica». –
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ROMA


L


aura vive a Roma da
quasi due anni, ha 25
anni e frequenta l’uni-
versità americana.
Anche lei è di San Francisco e
casualmente ha frequentato
lo stesso liceo a cui era iscrit-
to Finnegan Lee Elder, il ra-
gazzo col ciuffo viola accusa-
to di aver infierito sul vicebri-
gadiere di Somma Vesuvia-
na. Da due giorni raccoglie fo-

to e testimonianze e con gli al-
tri ragazzi del liceo Sacro
Cuore ricorda le disavventu-
re di quel ventenne troppo in-
cline alla rissa. «Ce lo aspetta-
vamo, che prima o poi potes-
se combinare qualcosa di gra-
ve - racconta - Era particolare
fin da piccolo. Anche violen-
to: gli sono sempre piaciuti
gli eccessi. E infatti si era già
ritrovato nei guai». Il primo
fattaccio Laura lo ricorda be-
nissimo: risale al 2016. Finne-
gan ha solo 16 anni e già mo-
stra di avere un certo caratte-

rino. In quel periodo i genito-
ri pensano (e sperano) che
possa diventare un campio-
ne di football. Invece, abban-
dona lo sport e inizia con le
cattive compagnie.

La rissa negli Usa
Una sera d’autunno, alla fine
di una festa, il litigio con un
compagno di scuola rischia
di finire in tragedia: «Si sono
picchiati, botte fortissime in
mezzo alla strada, perché si
contendevano una ragazza -
racconta la ragazza - Una zuf-

fa conclusa davvero molto
male: uno dei due è finito in
ospedale in gravi condizio-
ni». In pericolo di vita, spiega-
vano in quei giorni i giornali
locali. Il fatto sconvolge la
scuola privata Sacro Cuore e
per questo Finnegan viene su-
bito sospeso. «Era minoren-
ne e per questa ragione non è
stato arrestato e il suo nome
non è neanche stato pubblica-
to sui giornali», dice un altro
ragazzo di San Francisco che
dagli Stati Uniti scrive sulla
chat creata dagli ex compa-
gnia di scuola: si raccolgono
informazioni e si condivide
l’indignazione per il dramma-
tico omicidio di Roma. «An-
che i vicini di casa stati intervi-
stati dalle tv locali - aggiunge
Laura - raccontano che Finne-
gan è sempre stato un ragaz-
zo difficile. Spesso ubriaco,
sempre pronto a innescare la
rissa. Ci aspettavamo che pri-

ma o poi perdesse la testa:
certo non potevamo immagi-
nare che potesse essere coin-
volto in qualcosa di così gra-
ve». Nel quartiere di Stern
Grove - dice la ex compagna
di scuola - Finnegan Lee El-
der lo conoscono in tanti: fa-
miglia perbene, frequentazio-
ni discutibili e troppe serate a
base di alcol. «Tutti i nostri
amici sono indignati. Questa
è una brutta figura anche per
noi. E anche per la nostra
scuola, che negli Stati Uniti è
molto conosciuta e considera-
ta di buon livello. Sapere che
uno di noi è protagonista di
un fatto del genere in Italia è
drammatico».

Gli americani nella Capitale
Il pub di piazza Campo dei fio-
ri per gli americani è diventa-
to una specie di rifugio. Non
un nascondiglio, ma un luo-
go di ritrovo sicuro. Quasi un

confessionale. «In questi gior-
ni siamo rimasti in pochi, per-
ché quasi tutti gli studenti so-
no tornati a casa negli Stati
Uniti, oppure sono andati in
vacanza. Qui ci confortiamo
a vicenda, perché ciò che è
successo ha sconvolto anche
noi». Non hanno paura, ma
se potessero fuggirebbero tut-
ti al più presto: «Con gli italia-
ni andiamo d’accordo - dico-
no Tom e Anthony, due tren-
tenni di New York che sorseg-
giano una birra sotto l’insoli-
ta pioggia estiva - Siamo certi
che nessuno si vendicherà
con noi, ma vorremmo che
tutti sapessero che siamo ad-
dolorati: ci sentiamo un po’
in colpa se un nostro conna-
zionale commette un reato
così grave. Noi non abbiamo
alcuna colpa e questo lo san-
no tutti. Ma vogliamo scusar-
ci a nome dei nostri connazio-
nali». «Siamo un po’ preoccu-

pati - dice la cameriera del lo-
cale - Qualcuno è venuto a fa-
re delle foto, speriamo che
non succeda niente di grave.
Qui tra l’altro anche i carabi-
nieri sono di casa: i militari
della stazione vengono da
quasi ogni sera».

Le foto
Sulle chat, intanto, arrivano
altri messaggi e altre foto. Fin-
negan non è un grande fre-
quentatore dei social net-
work e il suo profilo Insta-
gram è inaccessibile. Ma da
San Francisco qualcuno fa gli
screenshot e fa arrivare le im-
magini. In tutte il giovane ac-
cusato di aver accoltellato il
vicebrigadiere ha lo smalto
nero sulle unghie, la capiglia-
tura stravagante e quasi sem-
pre una bottiglia in mano. In
una anche un coltellaccio in
pugno. NIC. PIN. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

FRANCESCO GARGARO
COMANDANTE PROVINCIALE
DEI CARABINIERI DI ROMA

INTERVISTA

2

LA TRAGEDIA DI ROMA

LA CHIAMATA AL 112
DELL’UOMO CHE
HA SUBITO IL FURTO

E’ stata fatta
una scelta
del tutto arbitraria
La procedura
non la prevede

4


  1. Christian Gabriel Natale Hjorth nella caserma dei carabinieri/ 2.
    I due amici americani in fuga / 3. L’omaggio sul luogo dove è stato
    ucciso Mario Cerciello Rega / 4. Il ricordo del carabiniere davanti
    alla casa della famiglia / 5. Cerciello con la moglie


LA TRAGEDIA DI ROMA

1

«Sono stato
derubato del
borsello, ho
chiamato sul mio
cellulare e i due
mi hanno chiesto
in cambio soldi
per restituirmi il
borsello.
Sono a piazza
Gioacchino
Belli. Mi hanno
chiesto 80, 100
euro per riavere
la borsa... Me
l’hanno presa
alla fontanella...
Quei due li ho
visti scappare in
una traversa...
Almeno vi do il
numero e se vi
rispondono
provate a
rintracciarli, così
gli dico: vi do i
soldi»

ANSAANSAANSA

3
AFP

Indagini anche
sull’autore della foto
e su chi
l’ha divulgata

Il procuratore
di Roma: “Nessuna
costrizione durante
l’interrogatorio”

Nelle foto Finnegan Lee Elder; a destra ha in mano un coltello

5

PERSONAGGIO

FRANCESCO GARGARO

Comandante provinciale carabinieri di Roma

“Nessuno può essere


trattato in quel modo


Non è giustificabile”


2 LASTAMPALUNEDÌ 29 LUGLIO 2019
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