La Stampa - 29.07.2019

(Marcin) #1

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Stallo sulla Gregoretti


Salvini resta solo,


nessuna sponda


da Conte e Mattarella


Il sospetto di una vendetta per la Torino-Lione

E la nave resta bloccata nel porto con 131 migranti

FEDERICO CAPURSO
ROMA
Questa volta Matteo Salvini se
la dovrà cavare da solo. La na-
ve Gregoretti è ormeggiata da
ieri al porto militare di Augu-
sta, con i suoi 131 migranti a
bordo, ma nel governo, lonta-
no dai lidi leghisti, inizia a
prendere forma l’idea di non
agire più come fatto in passa-
to, offendo sponde e collabora-
zione attiva al ministro dell’In-
terno per risolvere in tempi ra-
pidi la situazione. La nave del-
la guardia costiera rimane
bloccata nel porto ma Di Maio
preferisce andare in Calabria
per un incontro con gli attivi-
sti; Giuseppe Conte, invece, fa
visita alla camera ardente per
il carabiniere ucciso a Roma.
Nessuno dei due, almeno per
ora, sembra volersi occupare
del dossier.
«L’Europa risponda», è l’ulti-
ma invocazione politica di cui
si tiene traccia nella giornata
di ieri, lanciata dal ministro
dei Trasporti Danilo Toninelli.
Ma se i partner europei devo-
no «rispondere», offrendosi di
prendere in carico una quota
dei 131 migranti, qualcuno
dall’Italia dovrà contattarli
per chiederglielo. Eppure, il
premier - che in passato si era
reso più volte protagonista del-
le intese con i partner dell’Ue -
questa volta assiste da spetta-
tore. «Per ora non si muove
nulla», fanno sapere da palaz-
zo Chigi. Il telefono del presi-
dente del Consiglio, ieri, non

si è mai alzato. E la stessa rispo-
sta viene riportata dal ministe-
ro dell’Interno, dove si è co-
stretti a confermare lo stallo.
È «una strategia rischiosa»,
ammettono uomini di gover-
no sponda Cinque stelle, per-
ché rischia di far esplodere un
nuovo caso-migranti tra le ma-
ni di Salvini e, di conseguenza,
di attrarre nuovi consensi ver-
so la Lega. Ma se la situazione
dovesse protrarsi a lungo –
questa la strategia – allora po-
trebbero iniziare ad arrivare
anche le grane per il titolare
del Viminale. Innanzitutto,

perché verrebbe resa indispo-
nibile per più giorni una nave
della Guardia costiera, e poi
perché a bordo ci sarebbero
delle donne e sedici minori
non accompagnati. Tutti ele-
menti capaci di rendere poco
agevole una prolungata prova
di forza da parte del Viminale.
Si lascerà comunque a Salvini
piena libertà di iniziativa, nei
limiti dei suoi poteri di mini-
stro, ma l’appoggio dell’intero
governo, di cui avrebbe godu-
to mesi fa, potrebbe venire a
mancare. Gli inusuali silenzi
di Di Maio e di Conte sulla vi-
cenda sono un primo campa-

nello d’allarme. E senza solu-
zioni alternative a quella di te-
nere ferma la nave in porto, l’u-
nico epilogo possibile potreb-
be diventare quello di far sbar-
care i migranti. Insomma, una
sconfitta per Salvini sul suo
campo di battaglia.
Tra le file del Carroccio ini-
zia a prendere piede il sospetto
che intorno al caso della nave
Gregoretti, i grillini stiano co-
struendo la loro vendetta per
la Tav. Salvini aspetterà anco-
ra l’inizio della settimana per
capire in che direzione si sta
muovendo palazzo Chigi ed
evitare di rivivere situazioni
spiacevoli. Come quando lo
scorso luglio a essere ferma nel
porto di Trapani era la Diciotti,
anch’essa della Guardia costie-
ra, e dovette intervenire il Presi-
dente Sergio Mattarella, con
una telefonata a Conte, per
sbloccare l’impasse e far sbarca-
re i migranti, nonostante la con-
trarietà di Salvini. Una situazio-
ne che in casa Lega si preferi-
rebbe non rivivere, visti anche i
rapporti ormai logori con i part-
ner di governo e i pericolosi ri-
svolti giudiziari che ne potreb-
bero scaturire. Se Salvini tor-
nasse di fronte alla commissio-
ne per le Autorizzazioni a pro-
cedere del Senato, infatti, do-
vrebbe fare i conti con un cam-
bio di atteggiamento da parte
degli alleati e affidarsi a un
gruppo, quello dei senatori dei
Cinque stelle, non più compat-
to come qualche mese fa. —
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AMEDEO LA MATTINA
ROMA
Se fosse chiaro il percorso che
si aprirebbe in caso di crisi di
governo, Matteo Salvini non
avrebbe nessuna remora a
percorrere l’autostrada che lo
porterebbe alla vittoria eletto-
rale. La convivenza con il
M5S è diventata una camicia
di forza. Il leader del Carroc-
cio però non stacca la spina. È
convinto che il Parlamento
non verrebbe sciolto, si forme-
rebbe un governo di emergen-
za elettorale che farebbe una
manovra economica dettata
dalla nuova Commissione
Ue, lasciando ad un altro tito-
lare del Viminale il compito di
portare al voto gli italiani. Po-
trebbe però succedere un gra-
ve incidente, ragionano i le-
ghisti, che Luigi Di Maio conti-
nui a perdere pezzi in Parla-
mento, al Senato in particola-
re, dove i numeri sono balleri-
ni, come potrebbe accadere
su decreto sicurezza bis. L’uni-
co modo per tenere insieme il
Movimento è far finta di tene-
re duro sulla Tav presentan-
do a Palazzo Madama una mo-
zione contro l’opera che do-
vrebbe essere discussa e vota-
ta il 7 agosto. Negli stessi gior-
ni in cui arriverà il voto finale
sul decreto sicurezza bis. C’è
il rischio del corto circuito e a
quel punto il capo dello Stato
dovrebbe prenderne atto che
la maggioranza non c’è più.
Salvini ha perso la pazien-
za e manda in campo i capi-

gruppo del Carroccio Riccar-
do Molinari e Massimiliano
Romeo. «Se per i 5 Stelle la To-
rino-Lione è un delitto, uno
spreco, un crimine, un regalo
a Macron e al partito del ce-
mento, che ci stanno a fare in
un governo che la realizzerà?
Se vogliono possono dimetter-
si, nessuno li obbliga». I 5 Stel-
le non ci stanno a subire il «bul-
lismo» di Salvini che si copri-
rebbe «dietro ai numeri di Pd e
Berlusconi». «Se ogni forza po-
litica votasse per sè - dicono in
una nota - passerebbe la mo-
zione M5S. Solo votando insie-

me Lega e Pd o Lega e Forza Ita-
lia passerebbe la loro mozio-
ne. Lo dicano ai cittadini, dica-
no che dopo il famoso patto
della crostata ora se n'è siglato
un altro di patto, quello del ce-
mento per regalare 2 miliardi
di euro delle tasse degli italia-
ni alla Francia di Macron».
Una risposta durissima alla
quale si aggiunge il sospetto
dei grillini che Salvini stia alzan-
do un polverone per prepararsi
a dire tre no: al salario minimo,
al provvedimento sull’acqua
pubblica ancora fermo alla Ca-
mera e al «salva-mare» del mi-
nistro dell’Ambiente Sergio Co-

sta. Poi una spruzzata di vele-
no: fonti M5S sostengono i le-
ghisti hanno chiesto di limitare
il campo d’azione della Com-
missione d’indagine sul finan-
ziamento ai partito alle ultime
due legislature, evitando così
di ficcare il naso sui 49 milioni
«scomparsi» dalle casse del Car-
roccio e su cui sta indagando
anche la magistratura.
Salvini è costretto a tirare
dritto: «Se non gli va bene, sia-
no loro a lasciare il governo.
Se sono divisi sul decreto sicu-
rezza, noi lo approviamo lo
stesso». Può contare sul soccor-
so di Fratelli d’Italia e di buona
parte di Forza Italia. «La mo-
zione contro la Tav i grillini se
la votino da soli. Se hanno il co-
raggio», spiegano dalle parti
del Carroccio, salgano al Quiri-
nale e dicano al presidente
Mattarella che è tutto finito:
«Non saremo certo noi a far-
lo». Oppure si dimetta solo il
ministro Danilo Toninelli che
«si è reso ridicolo» non firman-
do la lettera diretta a Bruxelles
con cui l'Italia ha detto sì alla
Tav. Sulla Torino-Lione si va
avanti, come ha detto il pre-
mier Giuseppe Conte e grazie
a quella clausola di salvaguar-
dia che ha consentito la pubbli-
cazione dei bandi e l’avvio del-
le procedure di gara. Guarda
caso i leghisti ricordano la clau-
sola proposta da Armando Siri
di cui M5S avevano chiesto e
ottenuto la testa del sottose-
gretario alla Infrastrutture.—
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La nave Bruno Gregoretti della Guardia costiera davanti al porto di Catania

ANSA
Lavori per la linea ferroviaria Torino-Lione nel cantiere TAV a Chiomonte, Torino

ANSA

La Lega attacca i 5S

“Non volete la Tav?

Allora dimettetevi”

I grillini: fate i bulli

“Dopo il patto della crostata, quello del cemento”


Ma il leghista tira dritto, anche sul decreto sicurezza


LE SPINE DEL GOVERNO

A bordo ci sono
delle donne
e anche 16 minori
non accompagnati

Il leghista non stacca
la spina, è convinto
che il Parlamento
non verrebbe sciolto

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